CAPITOLO IV - LA CASA DELLE BAMBOLE
Non ho mai amato l’esplorazione.
Né ho mai compreso come tale attività possa esercitare un tale ascendente su molti uomini.
L’infinita varietà della natura, in fondo, altro non è che un’interminabile riconfigurazione di elementi ripetitivi.
Non vedo dunque il fascino del mistero.
Cosa c’è oltre il mare che bagna la spiaggia sulla quale stiamo ora in piedi, scrutando l’orizzonte?
Un’altra spiaggia. Poi terra, pietra, alberi e piante, montagne e colline.
Varietà magari a noi ignote, ma che – possiamo starne certi – riportano le stesse caratteristiche primitive e rispondono alle medesime leggi.
Ma cosa accadrebbe se ci venisse data l’opportunità di visitare una dimensione sconosciuta, aliena al nostro piano materiale quanto, almeno in apparenza, a qualsiasi piano esterno noto agli studiosi?
Un luogo che risponde a regole tutte sue, bizzarre e folli, eppure intelligibili?
La questione a tal punto si fa ben diversa.
Tutto cominciò quando un losco figuro si presentò all’enclave chiedendomi udienza.
Fu solo per rispetto della natura commerciale dell’enclave che accettai il vil denaro che mi offrì.
In quanto alla missione, da quel poco che appresi inizialmente, giunsi all’errata conclusione che si sarebbe risolta in un totale spreco del mio tempo e delle mie capacità: una presunta “casa stregata” e alcuni casi non accertati di possessione demoniaca.
E’ inutile sottolineare quanto, in un luogo culturalmente arretrato come la Costa della Spada, troppo spesso la superstizione, l’ignoranza o il mero folklore vengano confusi con l’opera di diavoli e demoni.
Tuttavia più interrogavo lo sgangherato gruppo di avventurieri al quale ero stato assegnato e i testimoni oculari di quegli inspiegabili fenomeni, che avevano avuto come teatro una squallida casa poco fuori dalle mura, più cominciavo a persuadermi della genuinità di quella tesi a discapito della sua improbabilità: un’entità demonica stava interagendo in maniera sempre più audace e aggressiva sul nostro piano d’esistenza.
Dopo un accurato lavoro di ricerca nella biblioteca dell’enclave, riuscì poi a raccogliere una discreta mole di informazione sui demoni d’ombra: entità proprie del 73° girone dell’Abisso: i Pozzi dell’Oscurità.
Un particolare che attirò la mia attenzione e che portò la mia persona e il gruppo col quale lavoravo all’interno di quel non meglio precisato spazio extraplanare, fu la descrizione che il Maestro Willhelm Von Leybniez, autore del trattato demonologico, fece di un luogo particolare all’interno del girone, ossia “La Fortezza di Overlook”. Questa sarebbe di fatto un modello in scala rappresentante la fedele riproduzione del girone stesso. Così quando vidi quella casa delle bambole nello scantinato della casa infestata, sospettai una sorta di connessione.
Ci vidi giusto. Tutto ciò che poi seguì a quel violento ed improvviso viaggio planare fu ben meno lucido e decisamente frenetico. Fra simulacri di persone morte ed assurde bambole assassine, la nostra sopravvivenza, così come il nostro ritorno al Piano Materiale furono merito di una miscela di abilità e fortuna. Alcuni dei miei compagni di ventura si dimostrarono decisamente abili, specialmente in considerazione del loro umile retaggio culturale occidentale e Zoso – il mio savio e diabolico consigliere imp – si rivelò utile anche in un frangente simile, entrando in comunione con una ben più potente ed erudita entità infernale, che ci offrì alcune risposte su quel luogo, seppur in verità piuttosto vaghe e frammentarie.
Alla conclusione della missione, che il gruppo di avventurieri considerò un fallimento (forse per il dato del tutto marginale di una pargoletta morta o comunque prigioniera per sempre nell’Abisso), mi ero già riproposto di entrare in possesso di quella casa delle bambole, se non della catapecchia stessa, nello scantinato della quale era nascosto l’accesso a quel misterioso spazio extraplanare. Tuttavia, un brutale omicidio (probabilmente ad opera del demone stesso) mise in allerta il corpo di guardia cittadino, che prontamente ispezionò la scena del delitto, apponendo i sigilli.
Ad ogni modo nulla di irrisolvibile per chi porta sulle vesti il rosso di Thay e nel borsello il suo oro...
Edited by Salvador Limones - 21/8/2018, 00:41