Alla notizia, Namiir si sentì investito da un’ondata di emozioni: felicità, paura, preoccupazione, curiosità….
”Sì, sì, ora che guardo bene, somigli proprio a quegli uomini che accompagnavano una donna mascherata…vi siete già spinti fino qui in centro?”L’uomo non si rendeva conto di quello che aveva visto, non poteva saperlo, ma il giovane rashemi cominciò a capire: uomini robusti, una donna mascherata, tratti simili ai suoi…se davvero era così, doveva correre a cercarli.
Per fortuna la locandiera sosteneva di averli avvistati poco dopo l’alba nei pressi del santuario di Chauntea: ora il sole era alto in cielo, potevano essere ancora nei dintorni.
Impetuoso come il vento invernale, il giovane guerriero lasciò rapido la locanda del Vecchio Teschio, portando con se Koreg.
Aveva trovato il goffo poeta intento a scaldarsi davanti al fuoco, e subito si erano ritrovati a chiacchierare come due vecchi amici, separati dalle mille trame del tempo. Il senza meta, come suo solito, trovò parole di incoraggiamento per un giovane ragazzo un po’ abbattuto, per gli ultimi eventi, e per la piega che il suo dajemma stava prendendo: Ledah era da tempo scomparsa ormai, e lui stava cominciando a fossilizzarsi nei dintorni di Shadowdale. Non voleva certo ridursi come alcuni giovani rashemi, che partono con buone intenzioni, ma vanno a perdersi nell’alcool e nella violenza. No, lui era un vero guerriero dell’Est, lui onorava le tradizioni che i suoi padri avevano tanto insegnato, lui avrebbe continuato il suo dajemma, a testa alta. Aveva solo bisogno dell’occasione per riscattarsi, per continuare; e di una persona da proteggere a costo della vita, onorare e servire.
Giunti al tempietto, l’istinto e il fiuto di Namiir si attivarono immediatamente: le tracce non erano facili da seguire, in mezzo al fango e al fogliame, ma di sicuro un Lupo non si faceva scoraggiare da così poco. In qualche minuto infatti, il giovane barbaro trovò la pista giusta, e la seguì assieme a Koreg.
Rimase senza fiato, il cuore pareva saltargli in gola: a qualche passo da lui, tra il fitto dei boschi di Shadowdale, un gruppo di persone era indaffarato attorno ad un piccolo accampamento.
Uomini robusti, dai tratti famigliari, parevano seguire gli ordini di una figura inequivocabile per il giovane rashemi: le lunghe vesti voluttuose, il bastone saldo in pungo, la maschera misteriosa che copriva il viso. Non c’era dubbio, quelli erano fratelli.
Namiir avanzò per presentarsi: passata la sorpresa iniziale, i guerrieri riconobbero il connazionale, e risposero al suo caloroso saluto, abbracciandolo a loro volta. Con riverenza poi, Namiir si voltò verso la Hatran, chinandosi davanti a lei e presentandosi:
”Namiir Iltazyara di Rashemen, della Loggia del Lupo.”
”Sapevo che Balla ci avrebbe portato aiuto. Namiir della Loggia del Lupo, incontrarti è per noi segno di speranza…"Dei rashemi, dei fratelli, lì, a Shadowdale! Un intero gruppo di valorosi guerrieri e una Strega, proprio davanti a lui. Le Tre dovevano davvero averlo benedetto, per farli incontrare, così lontani da Casa, così lontani da Rashemen.
La felicità di incontrare volti famigliari dopo molto tempo però lasciò presto spazio alla preoccupazione: se una Hatran, accompagnata da un intero gruppo di uomini, erano fuori dai confini della loro Terra, significava che qualcosa non andava.
Le preoccupazioni del giovane guerriero vennero confermate: la donna annunciò che degli Spiriti le avevano parlato, avvertendola di un grande pericolo. Una minaccia incombeva sulle magiche lande della loro Terra, e a lei era stato affidato l’incarico di occuparsene.
La tensione del barbaro aumentò quando capì che nella faccenda erano immischiate pure quelle maledette serpi rosse. Ma al guerriero non servì chiedere di poter aiutare, perché lo fece la Strega.
Il suo vagare durante il dajemma lo aveva portato a conoscere molti luoghi, questo era certo, e molte persone. Il suo aiuto poteva essere fondamentale e di sicuro un rashemi non si sarebbe mai tirato indietro di fronte a una cosa simile: la sua Terra era in pericolo, doveva agire.
Namiir promise sul suo onore che avrebbe combattuto per salvare la sua Terra e i suoi fratelli, in qualsiasi modo, a costo della morte. La donna affidò lui l’incarico di riunire un gruppo di persone fidate, di cui sua sarebbe stata la responsabilità, e di raggiungere poi nuovamente il gruppo di rashemi in un altro luogo. Congedatisi, Namiir e Koreg lasciarono il gruppo, che partì verso est.
Era la sua grande occasione, era il momento di far vedere chi era Namiir Iltazyara della Loggia del Lupo: un grande guerriero che avrebbe combattuto fino allo stremo pur di aiutare la sua gente, il suo popolo. Se davvero voleva diventare un uomo, entrare nella leggenda, non doveva esitare: il suo stesso cuore, il suo stesso spirito selvaggio lo chiamava, lo incitava. Sì, avrebbe difeso con tutte le sue forze la sua Terra.
Tornando verso la locanda, Koreg rincuorò il giovane ragazzo, dapprima confuso per il flusso di emozioni così rapido, poi convinto nella sua posizione.
”Le tue parole sembrano bende su piccole ferite dell’animo.”
”Il bello delle ferite è che si possono curare…”Koreg, agli occhi di Namiir, era sicuramente un uomo giusto e saggio; un po’ impacciato magari, non un grande guerriero, ma pur sempre un brav’uomo.
”Lingua di poeta è lingua che sa dire belle cose; ma se lingua è unita a mente giusta e cuore sincero, allora parole sono sì belle, ma anche vere…”Ora doveva solo riposare un po’, riflettere su ciò che era accaduto, e riunire un gruppo di persone affidate e amiche.
Una, ne era certo, l’aveva già trovata.
Edited by Adry_ - 15/11/2006, 14:39