Faerûn's Legends

Com'era iniziato tutto e come continuava a cambiare, [Backup 26/08/05]

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Hiso
view post Posted on 22/10/2006, 17:58




Alisea

Era buffo come tutto era cambiato tanto da quel giorno, quando avevo riincontrato Awenn per pura coincidenza.
Ero cosi' abituata a stare da sola che non mi dava nemmeno piu' fastidio, poi avevo ritrovato lei e avevo di nuovo un obiettivo, una vita tranquilla con quello che restava della mia famiglia.
C'era un'altra persona e non ero piu' sola, poi se ne aggiunsero altre ancora.
Amici... non avevo mai chiamato nessuno cosi' da quando ero bambina. Qualcuno che era qualcosa di piu' di un amico. Era bello pero' non sentire piu' tutto quel vuoto dentro, avere sempre qualcosa da fare, qualcuno per cui impegnarsi per non lasciarlo deluso.
Non potevo dire di conoscerli bene, non sapevo nemmeno con esatezza perche' avessero deciso di seguirmi. Ovviamente ognuno aveva i suoi scopi, i suoi risultati personali da raggiungere, era una cosa piu' che normale ma ne avevamo sempre discusso poco alla fin fine. Non avevo mai parlato dei miei, se non a Talas.
Forse era ora di parlarne a tutti, Awenn era andata via di nuovo, ma non ero sola. Anche se mi faceva male la sua lontanza lei in quel biglietto mi aveva augurato di trovare la felicita', e fosse cascato il mondo, il giorno che l'avrei riincontrata sarei stata davvero felice per non deluderla. Dovevo scegliere se cercarla lasciando tutti ai loro obiettivi personali, o proseguire con loro sulla strada che avevamo intrapreso, e scelsi la seconda. Non mi sarei mai rassegnata a perderla, avrei continuato a chiedere di lei nei posti dove passavo, alle persone che credevano di averla incontrata, ma non potevo lasciarmi tutto il resto alle spalle.
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Horeness

Quella ragazzina, Awenn, lo aveva colpito sin dalla prima volta che la aveva incontrata a Tirluk, una ragazza diversa dalle altre, indecisa su tutto e di tutti, con un caratteraccio per molti, ma all'elfo piaceva, aveva qualcosa in più di ogni altra ragazza che aveva incontrato.
Ogni giorno che passava, più le si affezionava, più stava bene con lei e più, gli piaceva, ma non voleva ammetterlo.
Un giorno Awenn decise di partire, voleva stare sola, chissà per quale motivo.. non si trovava bene con noi? cosa le avevamo fatto? nella testa di Horeness frullavano mille domande ma, senza avere in cambio una misera risposta...
Non si era mai preoccupato così per nessuno se non per suo fratello. Che gli stava succedendo? ogni giorno che passava senza di lei sentiva la sua mancanza sentiva del dolore all'interno di se, il suo stomaco, il suo stomaco bruciava, si ritorceva, come venisse malamente stritolato e poi schiacciato da qualcosa..
La sua mente gli proibiva di pensare che fosse amore, ma perchè? che c'era di male ad essere innamorato? il suo cuore, il suo cuore invece stava male, e quel male sembrava espandersi per tutto il corpo..
Non ce la faceva più, doveta togliersi quelli strani pernsieri ma, non ci riusciva e così decise di partire, partire per rimanere qualche tempo da solo così avrebbe potuto pensare, pensare, e pensare ancora, senza tutta quella gente che passava. senza tutta quella foga di correre di quà e poi di là..
Quel periodo vissuto in solitudine lo aveva aiutato, non un vero e proprio aiuto maaaa, i sentimenti avevano vinto, il "cuore" aveva vinto, e non poteva più fare a meno di quella ragazza...


Finalmente a Shadowdale, dopo un lungo cammino, finalmente ci erano arrivati, sani e salvi.
In quella città si decisero molte questioni, i vari destini, le varie perdite...
Le due sorelle e Talas sarebbero giunti sino a Zhentill Keep, il Guerriero Craig decise di seguirle e lo stesso fece Sarah, Horeness anchegli doveva giungere sino a Zhentill, la città in qui si era tolto la vita il fratello tempo prima, la città ora mai era un poco parte di lui e doveva raggiungerla, mentre ledah, aveva altri progetti per il suo futuro e così li lasciò...

Prima della partenza per Zhentill si fermarono a riposare nella locanda della città in qui erano appena giunti, riposare, bere mangiare qualcosa e poi di nuovo in cammino per la nera città ma, non fù così, non andò tutto come doveva, si divisero in due gruppi Craig, Sarah e l'elfo partirono per primi, il giorno seguente sarebbero arrivati tutti gli altri...
Come stabilito il giorno dopo tutti si ritrovavano ma, mancava qualcuno, Awenn era rimasta a Shadowdale, gli avrebbe raggiunti qualche giorno dopo...
Horeness sentiva che non era così, non gli avrebbe raggiunti, che gli aveva preso ancora? Perchè????ma erano solo presunzioni nulla era ancora accertato..
Dopo sei giorni tornarono a Shadowdale per incontrare Awenn, se ne era andata....
Nel sentire quelle parole Horeness rimase immobile esterefatto nonostante dentro di sè immaginava già che se ne fosse andata, sentiva il cuore battere forte, sempre più forte, più forte ancora, aveva il cuore in gola, non sentiva altro, solo il cuore che batteva forte e subito dopo mal di stomaco, proprio come era accaduto la prima volta che se ne era andata...
Uscì dalla locanda dove incontrò Ledah, gli disse di dire ad Alisea che sarebbe tornato a Zhentill nella locanda dove erano rimasti a pernottare, ma non era così, Horeness si mise in viaggio, doveva trovarla, avrebbe girato tutte le città per ritrovarla...
Che dirle una volta ritrovata? magari non lo voleva più vedere...e se fosse vermanete così? magari l'avrebbe ritrovata solo dopo anni e anni...e se fosse così magari avrà già una nuova vita....quante domande, quante domande, ma non gli importava doveva trovarla al resto ci avrebbe pensato dopo...
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Awenn

Avevi promesso che mi avresti detto quando sei arrabbiato con me.
Infatti. Io le promesse le mantengo.

Horeness aveva ragione. Sono solo una bugiarda. Sono come i sogni, promesse mai mantenute, miraggi di felicità che bruciano in un solo istante, lasciando per sempre la loro cenere amara.
Io sono come Waterdeep.
Ancora, ancora lì. La città che si è presa ogni cosa, la città degli splendori, che promette e deride, che tradisce, colei che interruppe per sempre il dolce sonno di una bambina.
Gli dei sono spietati.
E giusti, spietatamente giusti nel loro castigo.
Ancora lì, ancora lì. Le cose non si cambiano, è inutile fuggire la sorte. La mia evasione non ha fatto altro che riportarmi al primo carcere, là dove ogni sorriso è pagato.
Fuggire sino a tornare, con vecchie ferite e un nuovo dolore.
Gli dei sono spietatamente ingiusti nei loro castighi. La notte in cui ho tradito si è consumata ad Adbar, nel posto più stupefacente che abbia mai visto.
Sino alla condanna del mattino.
Io sono così, prometto la notte, sorrido agli uomini stanchi che cercano amore. E al mattino tradisco.
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Ledah

Mentre il letto scricchiolava sotto il suo corpo, le sembrò di rinsavire, come di risvegliarsi finalmente.
Strano come solo ora si rendesse conto del tempo, di come era stata ingenua e leggera, quanto ne era passato e quante cose sarebbero potute cambiare nel frattempo...
Sulla collina rimanevano due pietre in croce, che ancora si reggevano per ospitare giusto due vacche, e al piano superiore un granaio - uno spettacolo prevedibile - l'obbrobrio di vetro colorato era ancora là - non troppo incredibile a dirsi - così come la torre, e la locanda, e i campi, e la dimora del saggio...
Ma non riusciva a trovare, per quanto cercasse nel suo ventre, un legame a cui aggrapparsi, un senso di appartenenza, per dare un una ragione alla sua presenza in quel luogo, in quel momento.

E' tutto uguale, tutto uguale a prima... - posò il bicchiere di latte mezzo vuoto a terra; si distese sul fianco, abbracciando il cuscino - la solitudine non aveva mai rappresentato un problema.
Anzi... Era un sollievo non indifferente potersene stare in un cantuccio senza dover soffrire più la pressione, quegli occhi addosso - forse era semplicemente la loro compagnia, il loto contatto...? Il dover ammettere, seppur implicitamente, che i miei obiettivi potessero dipendere da loro? Da persone più sicure, forse più... pratiche?

Si ritrovava su un letto in locanda, senza quelle certezze che - si supponeva - avrebbe ritrovato ad attenderla...
E questo non l'allarmava più di tanto, al massimo aveva prolungato quello stato di sospensione, quella sensazione di distanza, come se la sua coscienza in qualche angolo remoto e invisibile della sua anima si curasse una ferita ancora troppo profonda e viva per affrontarla a viso aperto, e ogni tanto faceva capolino, come in quel momento di lucidità, mentre la pioggia continuava a cadere...
Tanta anticipazione, per pagare una stanza come qualunque forestiero, per essere riconosciuta a stento - "ossa più robuste, spalle più sicure"...?! - per sentirsi ancora una estranea, alla fine di tutto.

Tanta enfasi, per sguizzare via una volta arrivati, mentre erano tutti distratti, giusto il tempo di prendere da parte Sarah, aspettare che se ne andassero, nascosta...
E Alisea, ancora lì dopo una settimana nonostante i suoi progetti, Awenn che scompare senza uno straccio di saluto, Horeness che se ne va con quella bizzarra farsa.
Era stata nuovamente sprovveduta e aveva parlato troppo, cedendo alla fredda sicurezza di Alisea, ma ormai non correva rischi; e poi si era messa allo scoperto lei, così convinta del suo percorso ben tracciato - le strade sembrano essersi allontanate tutte - nonostante la sorella stessa, dopo tante storie, avesse deciso di abbandonarla.
Non poteva succedere più nulla, tanto. Il gruppo si era diviso.

E adesso?
Che senso aveva avuto quel cammino, se il traguardo era così inconsistente - davanti al caminetto si coricano le mucche, e il raccolto è al sicuro dove prima tenevo il mio libro e le mie scartoffie - doveva tornare per vedere questo?
Non avrebbe proseguito sulla strada verso Nord solo per non sentirsi sola. Doveva qualcosa a ognuno di loro, il senso dei gruppo aveva reso meno opprimente la percezione del vuoto intorno, e sicuramente aveva imparato più degli altri - inutile insistere, quando è così chiaro che la strada non è una per tutti... E poi a che pro?
Ricominciare da quel poco, raccogliere un pò di forza, e tentare la ricerca... Da sola?
Non avrenne avuto alcuna possibilità, ormai lo aveva capito.
No, la solitudine non avrebbe mai rappresentato un problema - finchè continuerò a fuggire.
Toccava solo capire se era il momento giusto per smettere, per fare altro.
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Horeness

Man mano la gente saliva nelle stanze al piano superiore, la locanda deserta, la notte imponente.

La solitudine era prorpio un brutto malessere, un male che non bruciava come una ferita, un male diverso da una forte botta che ti lascia sensa sensi per qualche minuto, ma un male che brucia, che brucia dentro....
Da quando era partito per cercare Awenn si sentiva solo, nulla di più brutto della solitudine, nessuno con cui confidarsi, nessuno con qui scambiare qualche parola, nessuno con qui litigare, perchè infondo, quando litighi litighi con qualcuno e non sei solo....
Horeness aveva passato notti nei boschi, notti in posti oscuri e buoi dove ogni minimo rumore lo si sente rimbombare dentro, dove ogni stupida e insignificante cosa può sembrare qualcosa di spaventoso per l'agitazione, tutto per ritrovare quella ragazza a qui tanto voleva bene e tanto amava....
Chissà dove era finita, chiedeva a tutti i passanti ma nessuno l'aveva vista, proseguiava segendo le strade, giungeve in città , le perlustrava, rimaneva ore seduto su una panchina e aspettare di sentire quei passi....quei passi che tanto amava, l'avrebbe riconosciuta senza neppure vederla, il suo profumo , sui capelli i sui rumori, conosceva tutto di lei tranne la cosa più importante, quella "cosa" che l'aveva spinta ad andarsene, andarsene ancora senza dire il perchè, senza dire dove, senza dire nulla....
Sperava solo che fosse tornata di sua spontanea volontà e in un messaggio lasciato da Ledah.... lasciato da qualche parte, in qualsiasi posto, tanto, prima o poi ci sarrebbe giunto, un messaggio che lo avvisava del ritorno di Awenn ma, ancora nulla...
Horeness non sarebbe mai tornato dagli "altri", da Alisea senza avere trovato prima la ragazza che tanto lo faceva "perdere", e girare a suo piacimento come fosse un bambolotto.....eh già!!! l'amore ti fa compiere cose che non avresti mai fatto....

La locanda deserta, l'oste puliva il bancone con uno straccio logoro...
L'elfo si alzò lentamente dalla sedia, si avvicinò alla porta, spalancò le porte, una ventata d'aria gli fece svolazzare i lunghi capelli....
Alzò lentamente il cappuccio del mantello, non una parola non un cenno all'oste e si diresse verso una nuova strada, nel buoio profondo fino a fare scomparire la sua sagoma...
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Alisea

E cosi' era tornata, da sola senza che la cercassi.
Era stata lei a dare una spinta al destino, mentre io stavo a guardare. Eravamo a pochi passi e non lo sapevo, sentivo che era lei quando se ne stava li' schiva con il cappuccio abbassato, ma avevo paura a scoprirlo.
Se non avesse voluto riavvicinarsi ed era li' per caso?
Se mi sbagliavo e non era lei?
Domande a cui forse mi aggrappavo per evitare di sentire quello di cui avevo paura, ma non ando' cosi'. Venne lei a parlarmi, e parlammo a lungo. Scuse da entrambe le parti, senza argomentare su chi ne avesse di piu' da fare, che vennero accettate da entrambi le parti perche' consce che entrambe avevamo le nostre colpe. E' sempre cosi', per quanto una persona abbia ragione ha sempre un po' di colpa.
Riprovare insieme a creare un futuro come ci piaceva, era una bella sfida ma ce l'avremmo fatta. Con lei e con gli altri potevamo fare tutto se lo volevamo.
Potevamo ricominciare da dove avevamo interrotto, passare insieme sotto quel grande arco di pietra che nascondeva una citta' grigia. Restava solo da rintracciarli tutti, c'era bisogno di discutere gli scopi comuni e tentare di portarli avanti.
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Persa, di nuovo, stavolta non per scelta di una delle due.
E' doloroso scegliere se cercare di salvare chi e' sicuramente ancora vivo, o cercare chi probabilmente e' morto. Avevo scelta la prima.
Ma non era morta, avevo trovato la sua spada, un suo libro, ma non era morta.
Avevo cercato in ogni angolo di quel bosco e non avevo trovato il suo corpo, o altri segni di combattimento, quindi stava bene, doveva stare bene.
Ero stata stupida a portare Awenn e Clorinda su quella strada, la avrei dovuta percorrere da sola come avevo deciso in principio. La strada verso l'est, non ci andavo da piu' di due anni li' e volevo tornaci. Non so nemmeno perche' quel desiderio era diventato cosi' forte, e non m'importava, ma non dovevo coinvolgere anche altri.
La camera del dormitorio sembrava immensa, il suo soffitto lontanissimo, era tutto vuoto. Gli altri sembavano essere spariti, inghiottiti dalla citta' nera. Ledah a Shadowdale era quella che vedevo di piu', e qualche volta Clorinda, ma gli altri dove erano finiti?
Ero di nuovo sola?

Tu non sarai mai sola, in nessun momento.

Presi il ciondolo che tenevo in tasca e lo guardai per un po'. La camera era buia, avvolta da una notte tempestosa, rischiarata solo dagli ultimi momenti di luce di una candela ormai troppo consumata. Infine anche la sua luce si spense, divento' buio. Non vedevo niente, ne' il soffitto, ne' il muro, ma stavo bene. Mi sentivo a mio agio quando non potevo vedere niente, quando ero li' da sola e ogni respiro sembrava forte e assordante come un urlo. La luce puo' essere spenta, a volte si stanca di risplendere, e quando brilla scaccia il buio solo vicino a lei ma creandone altro ancora dietro ogni oggetto che accarezza. Il buio invece se ne sta sempre li', senza mai stufarsi, nascondendo tutto sotto il suo mantello, senza poter essere spento.
Se gli altri non c'erano avrei continuato a cercarla da sola, non avrei dovuto rinunciare.
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Horeness

I forti colpi infertogli dal mostro lo fecero sbilancire e cadere a terra battendo il capo su un sasso....
La testa ferma e immobile su quell'enorme masso bianco, la bocca dell'elfo socchiusa e un fiumicello di sangue che usciva ininterrottamente dalle narici e dalla gola, passando poi per la bocca e scendo sul folto prato verde attraversando i solchi del grande masso.....
L'elfo Horeness era terra senza sensi, come fosse in un mondo distaccato, come fosse in una stanza buoia, solo, una stanza senza uscita, distaccato completamente da quello che era il reale mondo, un mondo silenzioso e solitario, l'unico rumore che poteva sentire era quello del suo cuore ed ogni volta che cercava di distaccare la mente dai sui pensieri per concentrarsi meglio lo sentiva battere più forte, sempre più forte...
Ad un tratto vide solo nero, nero sfuocato, e sentì un forte tonfo...
Continuava ad aprire e chiudere gli occhi come volesse mettere a fuoco qualcosa, se li strofinava, ma non accadeva nulla.... ad un tratto un forte dolore alla testa, isintivamente portò le mani al capo cercando di massaggiarlo; sentiva delle voci, borbottio, non riusciva a capire nulla di quello che sentiva, pian piano la vista tornava, prima una grossa macchia nera annebbiata, poi riusciva ad intravedere la sagoma di un uomo, i colori, la vista stava tornando normale...
Con fatica l'elfo si rialzò , un'uomo con un'armatura rossa bloodstone aveva ucciso il mostro che gli aveva fatto perdere i sensi poco prima...
Ezebedia era il suo nome, un chierico di Lathander...
Horeness ringraziò l'uomo per l'aiuto e poi si diressero verso la locanda del braccio amico per prendere qualcosa da bere...

Spalancarono la porta, solita gente, vi era sempre la solita gente, nessuno di nuovo.
I due si sedettero al primo tavolo, horeness offrì da bere e da mangiare all'uomo, come piccolo ringraziamento per averlo aiutato..
Parlarono un pò, e mentre parlarono Horeness decise di approfittarne e chiedere all'uomo se aveva conosciuto Awenn...
Non sapeva neppure lui se chiederlo o no, sai, quei dubbi che ti vengono anche su delle cose banali, che problema c'era a fare una domanda? a chiedere informazioni? al massimo ti avrebbe risposto con un no, che gli dispiaceva, che non ha mai sentito parlare di questa ragazza di nome Awenn, ma dentro di se Horeness alternava senzasioni.....Sì, mi faccio coraggio , no no non glielo chiedo... non capiva neppure lui il perchè di queste sue angosce interiori..
"percaso voi Ezebedia avete conosciuto o visto una ragazza con dei capelli corti di nome Awenn?" chiese l'elfo facendosi coraggio...
L'uomo rimase per qualche istante a pensare e poi annuì lentamente..
Si starà sbagliando, avrà confuso con qualche altra ragazza, non è possibile......pensava tra sè e sè l'elfo...
"sì, Awenn, la ragazza che faceva la mercenaria, accompagnava i minatori sino alle miniere di WaterDeep"
Gli occhi erano quasi fuori dalle orbite, l'elfo man mano si avvicinava all'uomo senza neppure farlo apposta, gli si avvicinava sempre di più preso dall'ego....
Era troppo felice, troppo contento di quelle sue parole, finalmente aveva sue notizie, l'avrebbe trovata, rivista, abbracciata e non l'avrebbe più lasciata un'altravolta....almeno così credeva......
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Hisoka

*calligrafia poco curata*

Saluti,

non sono mai stato bravo a scrivere, questo lo sai.
Cercherò di essere il più possibile conciso e breve: ho riflettuto, ho riflettuto molto circa me, noi due, il nostro gruppo. Sono arrivato a diverse conclusioni, nessuna è servita a chiarirmi le idee.

Ti amo, questo lo posso dire con sicurezza.
Me ne vado, forse per sempre.

Il motivo? Perchè ti amo, perchè le nostre sono razze diverse (se razza si può definire un incrocio), perchè sarebbe un amore combattuto, infelice, triste. Ho paura.
Ho paura di stare male, ho paura di vederti invecchiare mentre rimango come sono. Mi spaventa.
Ho deciso che partirò, non sprecherò la mia vita come quello stupido elfo suicida; non so ancora dove andrò, nè cosa farò, magari ci reincontreremo chi può dirlo.

Me ne vado triste ma in cuor mio felice, ho trovato per la prima volta in vita mia persone alle quali ho voluto bene, anche se ad alcuni non l'ho dimostrato.
Salutami tutti e segui sempre i tuoi sogni, nessuno ti ostacolerà mai finchè credi in te stessa. Allego a questa lettera tutti i miei soldi, come da accordi usali per il negozio che avevamo in mente di aprire.
Non potrò più darti colpi in testa quando ti sottovaluti, questo mi mancherà. Ho versato le mie prime lacrime per te e sono felice.

Talas.

*all'interno della busta sono stati messi alcuni petali di una rosa rossa*
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Alisea

Gulan aveva torto, non c'e' un limite al peggio.
Quando pensi di aver toccato il fondo il destino riesce matematicamente a sorprenderti facendoti cadere ancora piu' in basso.
Era silenziosa quella notte al ponte sul fiume che scorreva tranquillo verso il mare. Chiamai forte il suo nome verso il bosco, ma non ottenni risposta, se n'era andato. Partire da sola per cercarlo, lasciare tutti gli altri, come aveva fatto Horeness era la prima cosa che mi era venuta in mente. Ma era sbagliata. Lui non voleva che lo cercassi, e io non potevo cambiare la mia natura per far sparire le sue paure. Era una realta' immutabile, avevo capito, temuto, che sarebbe andata cosi' quando aveva detto che voleva stare da solo per pensarci su, non c'e' da pensarci, non c'e' soluzione, ma avevo continuato a sperare che quel problema ci avrebbe divisi il piu' tardi possibile.
Ero rimasta li' a piangere in mezzo al sentiero dieci minuti, o forse un'ora, abbracciata solo dal buio della notte.
I miei sogni, avrebbero dovuto realizzarsi in maniera cosi' grande dall'essere conosciuti dappertutto. Cosi' ovunque sarebbe stato lo avrebbe saputo che ci ero riuscita, era l'unica cosa che potevo fare.
Mi alzai e mi incamminai verso casa, ero stanca ed ero sola, non avevo piu' nessuno di cui potermi fidare ciecamente.
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Awenn

Fuoco sulla pelle. Brucia. Voglio che smetta.
Acido, fuoco, consuma piano, toglie il respiro.
Voglio morire.
Sento le ossa spezzarsi sotto le clave, i piedi pesanti. Le loro grida profonde, zanne di lupo. Orchetti. Le tempie perdono i battiti. Dormire. Finirà tutto presto.

Primo risveglio
Scoppia. Di nuovo il suono nella testa, dopo tanto niente.
Sento. Sono stesa, mi stanno portando.
Le gambe non vanno. Vedo buio. Forse mi hanno strappato gli occhi.
Sento. Il mondo ha ripreso a parlare.
Sento gli uccelli, i loro passi scalzi attutiti dal bosco, i rami spezzati che strusciano il viso.
Mi posano, sono stanchi, devo scappare.
Provo ad alzarmi, le gambe non vanno, non sento dolore.
Rotolo su un fianco. Li sento su di me, mi hanno scoperta. Scalcio, le gambe non vanno.
La spada. Non c'è. Non c'è più niente.
Sento male, i polsi battono forte.
Mi hanno ripresa. Ho fallito. Morirò così.
Buio, buio, poi amaro in bocca. Mi tocco il viso. Sangue.
Dov'è Alisea? Dov'è Clorinda?
Devo restare, devo vivere. Lascio cadere il sangue dalla bocca e fermo il respiro.
Suoni gutturali. Parlano. Non sanno.
Mi toccano. Sono ferma, sono fredda.
Sono morta, devo restare.
Mi hanno scoperta, mi sollevano per le caviglie. Resto ferma lo stesso.
E' la fine.
Un salto. Il vuoto. Cado. Mi hanno gettata. Sento l'acqua. E' fredda.
Sono in un fiume. Devo vivere, devo restare.
Mi hanno gettata, sento freddo.
Nelle orecchie si spegne di nuovo tutto. Non sento più.

Secondo risveglio
E' come andare a fuoco.
La bocca, la gola, la pancia che brucia.
Respirare è una tortura atroce, non riesco ad aprire la bocca.
Come andare a fuoco, sento solo questo.
Apro gli occhi.
Una luce accecante, poi tanto fumo, poi ancora la vista che ritorna, confusa e debole.
Sono distesa su rocce grosse e piatte. I vestiti sono strappati e la pelle scorticata. Accanto scorre il fiume.
Devo bere.
Riesco ad allungare un braccio e riempire la mano d'acqua.
E' come deglutire un sasso. Ma bevo.
Uno sforzo. Riesco a strisciare verso il fiume, immergo il viso.
Meglio.
Il bruciore un poco si placa, lasciando sentire le ferite, il dolore dei lividi e i crampi fitti della fame.
Mi ricordo tutto. Sin dal primo istante.
A malapena posso muovere le gambe, ma sono lucida.
Devo essere rimasta svenuta per diversi giorni. Sono stata fortunata.
Ora devo trovare la forza di alzarmi e procurarmi del cibo. E mi rimetterò alla ricerca di Alisea e Clorinda.
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“Per questo molti considerano i sogni degli obiettivi impossibili da raggiungere, perché non hanno la forza di battersi per essi, la forza di non perderli mai di vista e di riuscire a superare tutti gli ostacoli.
[…]
Non si vive senza un obiettivo.
Il sogno di molti è vivere felici, e forse quello è davvero l’unico sogno impossibile da realizzare.
La felicità vera forse è così irraggiungibile che nemmeno ce ne rendiamo conto quando viviamo quella provvisoria, quella pronta a svanire in un momento.
[…]
Il sogno di tutti pare una rincorsa ad una felicità irraggiungibile, e allora perché fare tante fatiche?” [Alisea Ing’ia, Sogni]


20 Marpenoth

Ero in ginocchio davanti al baule con tutti i suoi libri. Ero debole, stanca, schiava di quel silenzio terso, che non smetteva più.
Finì la notte e arrivò l’inverno. Ma al freddo sono abituata, è il gioco macabro della mia vita.
Pensavo a Belnor, alle cose che mi ha detto. Ad Alek, alla sua proposta. Ad Aelthas Selur. Ho voglia di passare un’altra notte a casa sua, in quel letto di velluto, protetta.
Stiamo male entrambi. Ho visto il ritratto di quella ragazza sulla sua sedia, ma ho fatto finta di nulla.
Era bagnato di lacrime. Siamo simili.
Mia sorella avrebbe voluto parlargli prima di andare, per via del dipinto in camera sua. Forse dovrei farlo io adesso. Forse lo farò.

(-9 Marpenoth, quaderni-
I giorni scorrono uguali, è come se tutto si fosse interrotto.
Sono due settimane che non parlo con nessuno, sto sempre chiusa in biblioteca a rovistare in quel baule.
Sento che tutto mi scivola addosso, forse non spero più nemmeno che torni)

Ripensavo ai Corvi d’Argento, alla proposta di Alek, alle cose che mi aveva detto. Ad Anya, al duello lungo il fiume, all’orgoglio che le sue parole avevano riesumato dopo giorni e settimane di vergogne e di squallori.
Alle parole di Belnor.
Esiste qualcuno per cui la mia vita possiede un significato, anche se non ne ha per me. E’ una cosa che dà forza. Per loro dovrei chiudere questo baule e inghiottire un altro po’ di amaro.
Mia sorella un giorno disse che la vita è un continuo leccarsi le ferite, che diritto ho io di rifiutare il sapore del sangue?
Io non so se questa è la fine di ciò che avevamo sognato. Se una famiglia non ci sarà più, se i nostri amici un giorno o l’altro torneranno, se avrò mai la vita in cui speravo.
Forse no, ma è il momento che prenda qualcosa di petto.
Per Belnor, per Alek, per mia sorella, per tutti quelli che ci sono o ci sono stati.
Questa notte è arrivato l’inverno. E chiuderò il baule. Resterà protetto dal mio cattivo tempo.
 
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