Faerûn's Legends

E il viaggio continua

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Bran Crow
view post Posted on 23/10/2006, 13:22




BRAN
Bran aveva iniziato a viaggiare da qualche mese ormai.

Aveva vagato in lungo ed in largo, aveva conosciuto molta gente, simpatica, strana (addirittura bambini con la barba scorbutici che si facevano chiamare Nani!!) e cattiva.

Quel dì da quando era partito dal suo villaggio era maturato molto.

Ora non era più il bravo ragazzo tanto amato dalle donne della contea, ma non era neppure un avventuriero vero e proprio.

Si sentiva come un pesce fuor d'acqua, tutta quella gente così diversa fra loro, ma soprattutto da lui.

Molte persone gli avevano fatto capire come girava il mondo.

Persone come La gnoma "pikkoletta" denterotto, Airghal il guerriero, Artemis l'alchimista, il primo a pagarlo per una scorta, e molti altri.

Era partito Da tirluk per arrivare alle terre di pietra, come le chiamavano gl'uomini del sud.

Si era proposto come guardia ed aveva lasciato un messaggio in bacheca per parlare con il barone Biim (un nome molto strano per un umano).

chi sa cosa avrebbe fatto l'indomani?

sicuramente lo avrebbe fatto in nome di tempus


ZETO
Biim lesse il messaggio nella bacheca e rispose. Finalmente le cose stavano cominciando a girare nel verso giusto, una guardia assunta, una camera data in affitto e un'altra aspirante guardia si era presentata.
Dopo la sconfitta degli orchi, la Baronia era diventata solo un luogo di passaggio, ma Biim aspirava a farla diventare un luogo di sosta con tutti i benesseri possibili che un viaggiatore potrebbe mai desiderare.

"Bene, speriamo che questa persona sia in gamba e che accetti il lavoro."


BRAN
Bran aveva deciso di lasciare l'isoletta sperduta definitivamente.
Prendendo la sua roba e salutando le persona a lui care si diresse verso il porto e partì.
arrivato allo scalo per il braccio amico, la rinomata locanda punto d'incontro sulla costa della spada meridionale, incontrò poco fuori di essa due personaggi molto particolari.
una donna di nome Mia che colpì Bran per la bellezza, ed un un uomo dall'aspetto malaticcio, ma la voce suadente, quasi incantatoria.
Quest'ultimo si faceva chiamare DarkNight.
si rivelò un cantore.
spiegò che i cantori, o bardi, erano delle persone che girovagavano di città in città in cerca di storie da scrivere e tramandare.
Darknight decise di accompagnarlo fino alle terre di pietra, luogo in cui Bran attendeva al risposta del barone Biim per la sua offerta come guardia.
Bran durante il viaggio iniziò a raccontare uan delle storie che gli narravano da piccolo.
gli narrò la fiaba del licantropo maledetto e della principessa cieca.
il bardo rimase entusiasta della storia.
nel frattempo un mezzorco si avvicinò al loro tavolo.
non disse il suo nome, ma nacque un piccolo dibattito.
il mezzorco parlava il comunque meglio di Bran.
bran ri iniziò il discorso interrotto, ma poco dopo un'altro avventore si avvicinò.
era un mercante di nome pegason.
il tale cercava un'altro uomo, ed allo stesso tempo farsi propaganda.
Bran sempre più spazientito liquidò lo scocciatore dicendo di averlo già sentito nominare da degl'uomini che lo accusavano di truffa.
per tutta risposta il commerciante se ne andò a passo spedito ma tremante verso l'uscita più vicina, molto probabilmente le calugne erano fondate.
finalmente Bran riuscì a finire la storia.
Darknigh gli parlò di un manufatto ceh possedeva e che sarebbe stato felice di barattare in cambio di qualche monetina gialla chiaro.
In cambio di 15 monetine senza valore, bran ricevette uno scudo rotondo molto antico ma in ottimo stato, in un metallo rosso come il sangue, con finemente inciso il simbolo di tempus la sua divinità.
Orgolioso di tale onere si andò a coricare.

[...]

Bran si era svegliato presto, voleva dirigersi verso il tempio di Waterdeep.
Prima di tutto si diresse verso l'altare che si trovava a Shadowale.
Benedì il proprio martello nel nome di Tempus, e il proprio dio lo ricoprì di un'aura che lo rendeva più potente.
In banca incontrò un uomo e due donna che parlavano amabilmente.
ad una di esse chiese se conosceva una maga di nome Nadia, poichè Bran aveva ritrovato il suo libro magico.
essa rispose che non conosceva nessun mago e che lei non trattava la magia.
bran imparò a non fidarsi delle donne.
Difatti appena davanti alla banca, evocò un cavallo magico e se ne andò al trotto verso ovest con i suoi due amici.
Bran si diresse poi verso nord a waterdeep.
Per La strada
incontrò una donna leggermente ferita.
Aveva steso un orchetto arciere da sola ma pareva provata.
Bran si chiedeva cosa facesse una donna da sola in piena notte nel limitare del bosco.
l'aiutò a fasciarsi e si offrì di accompagnarla in sembia .ella rifiutò sostenendo di sapersela cavare da sola. Bran sorrise alla testardagine della donna e la lasciò fare.
si presentò come suo solito uso, ed essa rispose di chiamarsi Labelle e di essere una mercenaria.
Salutando la donna in fine, si diresse verso Waterdeep.
Arrivò al tempio Di tempus e pregò il suo dio insieme alla sacerdotessa li presente.
Le città del sud erano molto strane per lui.
donne guerriere, donne sacerdotesse di tempus, donne governatrici.
Bran si trovava spaesato e confuso, ma era deciso a resistere in quel mondo così diverso da lui.
Si diresse a nord e trovò un cavallo selvaggio.
riuscì ad addomesticarlo grazie a degli zuccherini e se lo portò dietro.
percorse la via nera fino a Shadowale e li finalmente si riposò, meditando su gl'avvenimenti frenetici che lo aveva avvolto in quei giorni.

in quei giorni bran nona veva fatto nulla di significativo, aveva vagato in lungo ed in largo alla ricerca dia vventure, ma aveva trovoato solo prati e boschi.
poi un giorno dopo essere uscito dalla locanda "l'elmo e il mantello" vide una donna, che poi si presentò come Sel, trascinare una ragazza al tempio di Tyr.
La ragazza era morta.
Subito il sacerdote accorse ad aiutarla, mentre bran e sel la sollevavano per le scale.
Bran chiese spiegazioni a sel, ma quella rispose che era di fretta e che si dovevano dirigere verso un forte.
Arrivato al forte dell'ordine del falco, Bran capì cosa stava succedendo.
Stava avvenendo un processo.
Un uomo accusato di Pirateria (verbo che mai bran aveva sentito nominare) e sel disse che Bran avrebbe dovuto testimoniare sulla morte della donna.
Poi si mise in piedi in fondo all'aula,e dall'altezza dei suei 2 metri osservò la scena.
molti mormoravano che il giudice era corrotto (altro termine che bran non capiva ma che intuì si riferisse alla lealtà del giudice).
Quei popoli erano davvero strani.
Stavano parlando per ore ed ore, usando termini come "obbiezione" e simili.
Perchè quello che parlava non era l'uomo più possente e dalla voce tonante, invece di una donna debole?
Questi ed altri misteri opprimevano Bran.
Quando poi vide che la situazione stava divenendo incandesciente, decise che era giunto il momento di andarsene, visto che quel fatto non gli riguardava.
L'indomani iniziò a scrivere una sorta di avventura nelle terre del sud come diario personale. aveva imparato a scrivere da poco, e la calligrafie ara rozza e poco curata, ma Bran era soddisfatto del suo operato.
L'indomani avrebbe cercato di contattare il Barone biim.


a bran erano successe molte cose in quel periodo, così tante che non aveva avuto il tempo di rifletterci su.
Qualche giorno prima aveva incontrato lo gnomo Kurgas alla locanda del braccio amico dove pernottava da qualche dì.
I due scoprirono di avere origini in comune per così dire, essendo entrambi delle tribù del nord.
Poi kurgas parlò di una grande battaglia che stava organizzando un uomo.
poco dopo venne molta altra gente lia l braccioa mico e unitosi alla congrega si diresse nella foresta.
in una radura l'uomo che li guidava (che impugnava una strana arma da lui chiamata Frusta) aprì un portale, incitò i presenti a varcarlo.
alcuni guerrieri si avvicinavano lentamente al portale magico, am Bran lanciando un possente urlo di guerra corse verso il teletrasporto e si ritrovò in una stanza con tre porte.
poco dopo tutti gl'altri lo raggiunsero, e si ritrovarono spaesati.
Luomo parlò di trappole nei cunicoli e accennò ad una strana cosa di nome "labirinto".
Bran cercò di individuare le trappole tramita l'intercessione del suo dio, che none bbe esito.
Si incamminò dunque insieme agl'altri nei cunicoli del' labirinto.
delle creature enormi li attaccavano e più d'una volta Bran venne stordito.
poi una creatura mutaforma lo aggredì e di li il buio.
[...]
Bran aprì gl'occhi lentamente.
era nel labirinto, solo, affamato e ferito.
Dopo qualche minuto si alzò armato; e armatosi di coraggio si addentrò nell'oscurità.
Dopo qualche ora riuscìa trovare una stanza. li v'era un'altro portale.
Bran decise che era la sua unica possibilità di fuga e sperando di ritrovarsi nel luogo da dove era venuto varco al soglia magica.
Si sentì lo stomaco e la testa sottosopra, e per un po' temette che realmente qualcosa era andato storto, molto probabilmente dovuto alla magia che si stava indebolendo.
Ma le dis'aventure non erano finite.
Sotto di se trovò un terreno molliccio che gli arrivava a metà stinco.
Togliendosi l'elmo cornuto si guardò intorno.
Secondo i punti di riferimento che vedeva doveva trovarsi nella regione paludosa a sud del faerun, migliaia di miglia da casa.
Si diresse verso la costa che riusciva ad intravedere.
da li costeggiò il mare interno, senza fare strani incontri fortuitamente.
poi la salvezza.
trovò la strada.
Si diresse verso nord-est. arrivò fino alle colline dei thay e proseguì verso al città degli gnomi.facendo varie tappe.
Al limitare della foresta però trovò una strana arcata azzurra.
Bran credeva che fosse il resto di qualche antico edificio.
ci passò sotto, poichè dalle sue parti era segno di buon auspicio,e risentì la senzazione di nausea.
Aprì gl'occhi.
annusò l'aria e osservò la flora e la fauna.
era tornato nei pressi del bosco ammantato, nella foresta che ne costeggiava le mura.
Era in un territorio che poteva definire casa.
Bran arrivato spossato alla locanda e il suo caro amico oste gli offrì la camera senza chiedere l'anticipo e gli mandò delle vivande gratis.
Prima di addormentarsi si fece una promessa.
Non avrebbe mai più varcato dei portali magici senza sapere dove portavano esattamente.
 
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