Faerûn's Legends

L'uomo che inseguiva il vento

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view post Posted on 24/6/2022, 12:33
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Troll epico

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Le paludi di Napoli

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"Tu e io, fiori di uno stesso ciliegio,
sbocciamo sulle fronde dello stesso ramo.
Così come sbocciamo alla stessa data,
dovremmo cadere nello stesso giorno.
Siamo destinati a sfiorire con coraggio e insieme
per difendere il nostro onore."


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Il vento soffiava forte.
I suoi lunghi capelli, legati alla nuca, gli sferzavano il viso e le vesti quasi come se quella immane forza della natura lo volesse spingere nella direzione che si parava davanti ai suoi profondi occhi scuri.
I petali di quel ciliegio che riparo gli aveva offerto durante la notte erano destinati a cadere.
A cadere così come lui era caduto.

Le sue mani erano sporche.
Sporche del sangue di sua sorella.
Non aveva avuto scelta.
Se lo ripeteva di continuo.

Avrebbe potuto lasciarsi uccidere.
Ma poi? Quanti altri della sua famiglia sarebbero morti?
La sua povera madre? I suoi nipoti?
Aveva dovuto uccidere sua sorella.
Lei era posseduta da qualcosa di malvagio ed ora quel qualcosa era dentro di lui.
Lui aveva portato quella cosa lontano.
Lontano da chiunque potesse danneggiare.
Ed ora era lì, in quella fredda e brulla terra.
Una terra che vedeva, come nella sua, immonde bestie.
Orchi.
La cosa dentro di lui aveva bisogno di uccidere e uccidere era l'unica cosa che sembrava tenerla a bada.
Quelle immonde bestie porcine sarebbero state una buona medicina.
L'unica che gli avrebbe impedito di fare del male ad altri innocenti.

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[...]


Waterdeep - una locanda

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"Massì ti dico! Eravamo partiti da due giorni con un carico di ferro dalle miniere di Sundabar ed era notte.
Si la scorta l'avevamo ma non era abbastanza.
Cosa? Se era grosso? Mi credi? Era un orco corazzato alto almeno due metri.
No, no, non ho visto bene, ho solo visto questa figura che sembrava volargli attorno anche se non volava.
No, non ero ubriaco!
Aveva una spada ricurva, nono, più lunga di una scimitarra e più sottile di un falchion, mai vista così ti dico.
Come?
Li ha uccisi tutti.
Per un attimo ho temuto che volesse uccidere pure noi.
No, non sembrava un tipo di qui. Era "bassino".
Ci ha solo chiesto dove potesse trovare altri orchi ed andato via, dove dici?
Ah beh, gli abbiamo indicato le montagne..."
 
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view post Posted on 11/7/2022, 12:35
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Troll epico

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"I venti del destino soffiano quando meno ce l'aspettiamo. A volte hanno la furia di un uragano, a volte sono lievi come brezze. Ma non si possono negare, perché spesso portano un futuro impossibile da ignorare. Sei il vento che non mi aspettavo, il vento che ha soffiato più forte di quanto potessi immaginare."


Un mese dopo.

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Il waukeenita aveva sentito alcune storie al Portale Sbadigliante.
Storie di attacchi di orchi ai danni dei minatori che venivano da Sundabar.

Il ferro è più bello se te lo estrae qualcun altro del resto e gli orchi, a quanto ne sapeva, non erano famosi come minatori.
Decise quindi di indossare vesti più umili sopra l'armatura e, armato di carretto e asinello, trasportare, con somma lentezza, un grosso carico di ferro verso la Splendente.

Nel tratto più solitario, di notte, quando si era fermato per il giusto riposo sentì i tamburi.
Si alzò ed invocò la sua dea.

L'armatura brillò di luce.
La mente si fece lucida.
Un cerchio di energia lo avrebbe protetto dalla malvagità dei suoi aggressori.
Uno spadone lucente illuminava poi il tutto.

Non erano tanti, non per quello a cui le Sei Dita lo avevano abituato.
Dieci orchi.
Evan fu felice che ci fosse lui e non un gruppo di minatori con una semplice scorta e benedì la dea.

Non durò molto.

Ricoperto di putrido sangue orchesco la sua armatura aveva perso la lucentezza del platino.
Un paio di tagli alla coscia destra gli fecero stringere i denti.
E proprio mentre si apprestava a sorridere per quella che credeva essere la sua bravura senti una voce.

"Sei grezzo."

Si voltò, non vide nessuno nelle tenebre finché la figura non emerse dalle fronde alla luce della sua lama.

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"Sei grezzo."

Ripetè l'uomo in uno strano accento che il mercante non aveva mai udito.

"Ti affidi solo alla tua forza e si, funzionerà contro esseri ancora più grezzi di te, ma non contro chi sa davvero impugnare un'arma."

Evan piantò lo spadone a terra con un sordo tonfo e si levò l'elmo osservando quello strano individuo.
Lo guardò e qualcosa nel suo sguardo lo lasciò turbato.
Quell'uomo aveva gli occhi di una bestia affamata eppure il suo tono, modi e postura rendevano palese che non fosse lui l'oggetto di quella natura.
Sbatté le palpebre, distese un sorriso e fece ciò che sapeva fare meglio:

"Anche tu a fare una passeggiata per le Marche di notte? Ti va da mangiare?"

[...]

Qualche giorno dopo Evan era allo Zaffiro e chiamava sua cugina come un ossesso.


VANJAAAAA!!!

 
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