Faerûn's Legends

Legami: La Fiamma di Thay

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 14/2/2016, 05:02
Avatar

Assassino di Briganti

Group:
Maghi Rossi del Thay
Posts:
403

Status:




Baldur's Gate, Anno 1384 del Calendario delle Valli.
Torre dell'Arcimago Aoth Sideiros, Khazark dell'Enclave dei Maghi Rossi





Era una sera come tante nella cittadina di Baldur's Gate, e l'Ombra dell'alta torre davanti alla piazza antistante
il tribunale cittadino era di ritorno dal suo giro consueto, dopo aver toccato le sagome degli edifici vicini,
complice il sole, che ormai esausto si preparava a cedere alle lusinghe della signora notte, per appartarsi con
lei in luoghi dove gli occhi indiscreti dei mortali non sarebbero arrivati.


L'occupante di quella torre, tutt'altro che interessato alle indecenze degli Astri, ringraziava però la calma e
il silenzio che le avrebbero accompagnate, e che gli avrebbero permesso di prendersi quel che agognava da tutta la
giornata: del tempo per sè stesso.

Non dell'occasionale conoscente bisognoso di aiuto o di consigli in materia arcana, non dell'importante visitatore
straniero giunto dal Mare della Luna a proporre affari, non del funzionario locale che annunciava l'ennesimo
disastro accaduto in città, non del marmocchio locale che tentava di introdursi non invitato per rubare
dalla sua dispensa, e nemmeno del solito mezzorco orfano di buone maniere: suo soltanto.

Solo allora poteva godersi il suono delle pagine dei suoi libri mentre li sfogliava, e il loro peso gentile tra le
sue mani, tanto in contrasto con il peso schiacciante del sapere che contenevano.

Tanto più che il nostro "occupante" era un Arcimago, e quelli che sfogliava erano in buona parte tomi di incantesimi.

Forse, fu proprio per quel peso "schiacciante" che non la udì arrivare, quando fece irruzione nella casa, defraudandolo
della pace a lui cara, assassinandola senza pietà con la ferocia e l'incuranza che solo un criminale incallito
avrebbe avuto.

Forse.

O forse perchè le aveva dato le chiavi.

Certi misteri, sono destinati a rimanere senza risposta.


***************

La Donna dallo sguardo vispo e acceso, che le dava l'apparenza di essere perennemente entusiasta per motivi
incomprensibili alla gente comune (e anche a quella meno comune) entrò nel salone principale guardandosi attorno,
alla ricerca di quello che fino ad ora abbiamo soprannominato l'Occupante, passando in rassegna quell'Ambiente
esotico che era tanto in sintonia con il carattere di quest'ultimo.

Se non fosse stato per la tutt'altro che sporadica opera d'arte antica recuperata da paesi lontani, o i misteriosi
e inquietanti manufatti arcani che la facevano da padroni, le accoglienti sale della torre si sarebbero potute definire
semplici ed essenziali, ma al di là di questo vi era un Qualcosa, che anche qualcuno con poco spirito di osservazione avrebbe
percepito inconsciamente, che avrebbe dato a quella definizione un profondo senso di inadeguatezza.

Questo qualcosa, era un Ordine Maniacale.

Infatti, dall'arazzo più lussuoso al tavolino di legno peggio tenuto, quasi tutto sembrava suggerire alla mente dei
visitatori di trovarsi dove si trovava (e non qualche millimetro più in là) per una ragione tanto inesorabile quanto
importante nell'ordine dell'universo, lasciando sottointendere che il minimo spostamento di un portacenere
avrebbe potuto provocare catastrofi irreparabili su scala planetaria.

Naturalmente, ciò era una palese esagerazione: al massimo chi avesse provato a trafugare i tomi di magia
protetti da maledizioni avrebbe perso qualche arto, come era lecito aspettarsi nella dimora di un incantatore degno di questo nome,
ma persisteva un'impressione capace (insieme all'aria carica di magia del posto)
di creare un tacito terrore in individui superstiziosi come Samandra dell'Albero Fantasma,
coraggiosa eroina delle tribù barbare, che le poche volte che si era recata li aveva ringraziato gli dei di
esserne uscita viva.

L'essere l'occupante un membro dei famigerati Maghi Rossi di Thay, organizzazione dalla fama assai sinistra, certo
non aiutava.

In compenso, vi era una un certo numero di pericolosi individui che sembrava essere immuni a questo problema.
Creature portatrici di Caos e Scompiglio, Nemiche dell'ordine e della tranquillità.

Ovvero gli Halfling della vicina Accademia Hin e in minor misura (difficile dire se per motivi di mera inferiorità numerica),
la donna di cui parliamo, Suholy Fiamal, al secolo Bibliotecaria della città e salvatrice "non ufficiale" della città.


Eppure, proprio perchè il luogo era espressione del suo proprietario, chi lo conosceva meglio aveva la possibilità
di intuirne un altro aspetto, il lato fondante di tutto quell'ordine quasi patologico.

Un desiderio di conoscenza, protezione, pace e tranquillità, per sè stesso e per i propri ospiti, nascosto
sotto quella scorza di Controllo Assoluto che poteva essere confuso per tirannia,
ma più interiore che esteriore, e tanto sincero quanto difficile da credere.

**********************

Suholy era quasi arrivata allo studio del mago, situato ai piani superiori, dove il profumo caratteristico dei
vari reagenti e delle componenti per incantesimi proprie di quella professione si faceva più intenso.



"Aoth!" disse con voce squillante, all'uomo dal capo rasato e ricoperto di tatuaggi rappresentanti indecifrabili simboli arcaici e geometrici.
"Sono passata qui per vedere se c'eri...disturbo?"

Il Mago, intento a trafficare con penna e calamaio su una pagina vergine, alzò gli occhi stancati dalla continua ricerca di sapere, portandoli sulla donna.

Lei, giovane, bella e formosa, dall'abbigliamento e dal portamento a volte sin troppo esuberante, accostata al quieto studioso dai modi impeccabili e misurati,
spiccava come una colata lavica in un paesaggio bucolico.

Nonostante l'interruzione del suo momento "privato" sorrise educatamente, replicando con estrema gentilezza
"Sai che non disturbi Mai Suholy. Qui sei sempre la benvenuta".

I due, così diversi l'un dall'altro, condividevano ormai da anni una specie di "gioco delle parti" in cui lei era la "seccatrice espansiva" e lui
il "brontolone pignolo al quale non andava mai bene nulla ma troppo educato per dirlo apertamente"; con il tempo e con le avversità passate insieme come avventurieri
nei periodi più bui della loro città, il gioco probabilmente aveva perso di mordente, più o meno il giorno in cui i due si erano scambiati le chiavi delle rispettive
abitazioni, in segno di totale fiducia.

Aoth era di norma sempre gentilissimo con i visitatori, persino con i mezzorchi molesti dalla dubbia igiene che si presentavano sporcandogli i tappeti di fango,
ma con pochi era genuino come con la bibliotecaria.
Il Fatto, era che era davvero arrivato ad apprezzare quelle interruzioni nonostante tutto: gli avevano dimostrato che anche lui poteva permettersi
di essere umano (almeno in parte).

Abituato a guardarsi le spalle e a trattenere le sue emozioni per proteggersi dai rivali, convinto nel considerare amicizia e amore idiozie sul piano concettuale,
non aveva mai coltivato le relazioni interpersonali oltre lo stretto necessario, e Suholy era la prima persona dopo moltissimi anni della quale si era
fidato quasi completamente.
Questo, perchè era stata la prima persona che si era presa la briga di tentare di capirlo, e di questo gli era infinitamente grato.

In fin dei conti, era abbastanza consapevole di essere un soggetto discretamente complesso.

Un persona che rifiutava dichiaratamente di usare la parola "amico" limitandosi a dire che aveva solo "conoscenti" e "persone con cui aveva ottimi rapporti"
per quanto fine e corretta non era certo normale e rassicurante da avere attorno.
Per non parlare del malcelato fastidio davanti a tentativi di contatto fisico, quali potevano essere un innocente bacio sulla guancia o un abbraccio, in grado
di impietrirlo come fosse stato immerso nell'acqua fredda.

Quindi, per usare le sue parole, i due "conoscenti in ottimi rapporti", trascorsero la serata a chiacchierare davanti a una tazza di the caldo e biscotti,
come loro solito, scambiandosi pettegolezzi e confidenze, ricordi e in qualche rarissimo caso, battute.

Poi ci fu quella domanda.

"Aoth, ti arrabbi se ti chiedo una cosa?"

"Tecnicamente non lo sapremo mai finchè non me lo chiedi."disse con il solito tono neutro e calmo "E comunque credo di avere un buon autocontrollo" concluse
con leggera ironia.

"Sei mai stato innamorato?" chiese con una fervente curiosità.

Il Viso del Mago di Thay diventò rosso come le sue vesti.
Inspirò, mentre la mente ricordava, come una spada potrebbe ricordare il fuoco della forgia che la aveva vista nascere.

Seguì un lungo silenzio.

"Scusa, non volevo essere inopportuna..."

"No, non preoccuparti. Va bene. Tu ti sei confidata con me su molte cose. Non sarei equo se non facessi lo stesso."


"Fu ai tempi dell'accademia, ero poco più che un giovinetto. E Lei era..."

[OMISSIS...]

***********************

Alla fine del racconto, Suholy si congedò, tornando a casa.

Dandogli un casto bacio sulla guancia, di cui ormai non aveva più paura.

Un debole sorriso affiorò sulle labbra del mago.

Chissà che fine aveva fatto, LEI.

Non la aveva mai cercata, nemmeno con la sua magia.

Sarebbe stato facile.

Ma sarebbe stata una debolezza.

Mai Rimuginare, su ciò che non è più e non è mai stato.

Eppure, ciò che era la doveva anche a lei, in parte.



"No, non lo farò" si diceva.

Anche se non lo avrebbe saputo nessuno.

Legami del passato dovevano rimanere nel passato.

Sarebbe stato patetico il contrario.

Non lo avrebbe fatto

Crystal_ball

Probabilmente.






Edited by Thayan4ever - 2/4/2016, 03:48
 
Top
view post Posted on 3/3/2016, 01:56
Avatar

Assassino di Briganti

Group:
Maghi Rossi del Thay
Posts:
403

Status:


"Lei era una Ammaliatrice. Bella, Astuta, Crudele.
E la amavo.
Sciocco.
Essere usati è un modo triste e doloroso di imparare a non farsi condizionare dai sentimenti...ma Efficace.
Fu una brava Maestra."

Aoth Sideiros a Suholy Fiamal, parlando di Aeisha Kaar


******************************************************



Città di Saerloon, Sembia. Anno 1384 del Calendario delle Valli.


Le due Sorelle camminavano insieme, quasi in simbiosi, sorridendosi a vicenda,
amandosi e allo stesso tempo a malapena sopportandosi.

Eppure condividevano molto.


Il Colore dei capelli, il loro profumo, la loro sostanza fiera e indomabile, che ricordava la forza e il tepore
del fuoco.

Gli Occhi vivaci, di un verde altezzoso nella sua intensità, incastonati nel viso come delle gemme in un
gioiello, che sembravano involontariamente ammiccare con derisione a chi cercasse di intuire quali pensieri nascondevano.

L'Ambizione, il Desiderio, un Egocentrismo smisurato.

Le Certezze, i Dubbi.

Un'Anima, Un Corpo.





La Prima, la più "giovane", portava il nome della donna che aveva cresciuto entrambe,
l'unica persona che avevano realmente amato, che le aveva realmente conosciute.
Kaia l'incantatrice, Kaia di Messemprar.

La Seconda, quella che esisteva da più tempo, portava il nome dato a lei dai genitori che nemmeno considerava tali.
Aeisha Kaar l'Ammaliatrice, Aeisha Kaar di Bezantur.

Spietata e dai molti segreti, laddove Kaia ne aveva uno solo: il non essere reale.

Un simulacro, nato dal bisogno e dagli scarti delle emozioni, dei desideri e delle paure di Aeisha.

Nato da ciò che la gente attorno a lei voleva sentirsi dire, nato da ciò che bisognava essere per affascinare.


Kaia non era una Menzogna. Era una Mezza Verità.

La bugia alla quale avrebbe rischiato di credere anche chi la raccontava.


Ma erano in questo tanto diverse? Aeisha era forse più reale?


Non avrebbe saputo darsi una risposta soddisfacente, e ciò la innervosiva.

Forse l'ambizione, i capricci, i vecchi rancori ormai la avevano resa troppo simile a una Fiamma.

Una Fiamma che sapeva solo fare una cosa, Bruciare.

Sè stessa e gli altri.

Bruciare, sempre di più, senza limiti.

Senza interrogarsi sul senso del suo ardere, persa nel conforto che le dava della Luce e del Calore che ciò produceva, ma allo stesso tempo mai soddisfatta.





Erano troppi anni ormai che aveva fatto del mentire una abitudine, talmente tanti che non riusciva nemmeno più a essere sincera con sè stessa.

Ed era un Male?

La Verità nella sua vita aveva sempre rappresentato il Dolore.

la Bevanda tanto agognata, ma troppo amara per essere bevuta.

Nessuno aveva mai sofferto per le sue bugie, aveva sofferto quando erano state svelate.

In genere la "Verità" su chi lei fosse veramente.

Ma ancora una volta si chiedeva: Verità era poi tanto differente da Menzogna?


*********************************************

Gli Ingannati.

Erano il suo trofeo, il suo vanto e la sua vergogna, ma con quest'ultima sapeva convivere.

Ricordava tutti i loro Volti.

Ricordava tutti i loro Nomi.


L'Ultimo come il Primo.

Che fosse il povero marinaio naufragato, Victor, ucciso in modo disumano dalle sue apprendiste
dopo che lei lo aveva crudelmente illuso di essere ormai in salvo, o il suo vecchio compagno di studi Aoth, tutti le erano rimasti impressi.

Non aveva e probabilmente non avrebbe mai avuto, la pietà di risparmiarli.

Gli doveva almeno questo: la gentilezza di non dimenticarli.

Molti di loro le avevano dato, anche per poco, anche se per un imbroglio,
quel che nemmeno il suo incantesimo più potente le poteva dare:
essere amati, adorati, o anche solo apprezzati, in maniera autentica.

Forse era per questo, che aveva dedicato tutti i suoi studi alla Scuola dell'Ammaliamento, più che per una voglia di controllare il prossimo.

Eppure tutto quello che riusciva a ottenere erano surrogati di affetto.

Con tutto il potere e l'abilità accumulata, non riusciva ad avere nulla di "Vero"...anzi, riusciva solo

a calpestare e rovinare le poche, possibili, relazioni genuine alle quali avrebbe potuto aspirare.

Ma ancora una volta si chiedeva: Verità era poi tanto differente da Menzogna?

Più lo faceva, più sentiva di perdere il contatto con la realtà e con sè stessa.

Chiunque lei fosse...

Leliana_in_Inquisition





Edited by Thayan4ever - 3/3/2016, 02:25
 
Top
view post Posted on 2/4/2016, 17:28
Avatar

Assassino di Briganti

Group:
Maghi Rossi del Thay
Posts:
403

Status:


Thazar Ka.





il_340x270.893701306_s6t6


***************************************

"Da Oggi tu mi chiamerai "Padrone" Thazar Ka.
Ovviamente ancora non lo credi veramente, ma imparerai...o si, imparerai..."

Thazar ka lo schiavista a una inerme Kaia di Messemprar


***************************************


Il Thayan teneva la donna imbavagliata e con le mani legate al guinzaglio con una corda, facendosi guidare attraverso le terre della Sembia verso la loro meta.

Con il terrore negli occhi e il dolore che le attraversava il corpo, Kaia cercava di avanzare senza cadere, conscia
che per un simile errore sarebbe stata punita...di nuovo.

La sua mano sanguinante, lo spazio vuoto lasciato dall'unghia fatta saltare via dal dito con un coltello,
il segno della sua impotenza e del potere di quell'uomo su di lei, gli impedivano di dimenticarselo.

Non che avesse fatto nulla per meritarsi l'orrendo trattamento, frutto di crudeltà gratuita del suo "padrone".


Qualche ora prima non avrebbe mai pensato di fare quella fine...essere venduta, forse morire.

Non LEI.

Eppure era li.

Aveva incontrato quello sconosciuto a Saerloon, per caso, e dopo aver saputo della sua intenzione di recarsi all'enclave
Thayan, aveva pensato di non rendere manifesta la sua vera identità finchè non fosse stata completamente sicura della
persona con cui aveva a che fare, esattamente come aveva fatto con Uth Wyvern.
Lei, Untherita interessata a visitare l'enclave per commerciare, si era offerta di accompagnare il viaggiatore ignaro
della sua locazione, e lui le aveva offerto un compenso.
Sembrava tutto così semplice che non aveva minimamente preso in considerazione il fatto che non chiedere
l'ammontare del compenso avrebbe fatto nascere sospetti in quell'uomo, evidentemente per natura portato a escludere
che qualcuno potesse offrire aiuto senza secondi fini.

La situazione era quasi ironica: ora lei pagava il prezzo per non avere chiesto quello per i propri servigi.

A metà strada, era riuscito ad avvicinarsi abbastanza da immobilizzarla e puntarle una lama alla gola,
minacciandola di morte.
Era convinto, non erroneamente, che lei non fosse chi diceva di essere, ma una qualche spia, forse addirittura una "rashemi".

Provare a resistere sarebbe stato estremamente rischioso, rivelare la propria identità avrebbe potuto significare
salvezza o morte istantanea, a seconda delle intenzioni di quello strano individuo.

Portò avanti la sua "mascherata", fiduciosa delle sue capacità di rimediare a quell'errore con le sole parole.
Implorò di avere salva la vita, spiegò che non aveva chiesto l'ammontare del compenso perchè dovendo andare in ogni
caso all'enclave, una offerta era si benvenuta, ma non la aveva reputata poi tanto importante da mettersi a trattare
a riguardo, anche perchè lei stessa avrebbe beneficiato di una "scorta" lungo la strada.


Funzionò...in parte.

L'uomo si convinse della versione.
Ma si convinse anche che poteva fare un bel gruzzolo dalla vendita di una donna come lei.

Poi..un colpo netto e il buio, per svegliarsi e ritrovarsi totalmente incapace di reagire.
Incapace di parlare, era troppo tardi per ricorrere a incantesimi o per rivelare chi era, qualora avesse
deciso di rischiare.

Malediceva lui, malediceva se stessa.

Si disperava.

Poi lui parlò, chiedendole imperativamente, senza rendersene conto, l'unica cosa che la avrebbe potuta salvare.

"Ora Tu mi condurrai all'enclave."

Per fortuna il dolore era ancora abbastanza intenso impedirle di ridere.

*******************************************


Lo schiavista Thayan probabilmente non capiva.

Non capiva perchè le guardie Thayan lo circondavano, armi in pugno, e slegavano la sua nuova schiava.

Quando le fece era tardi.

La Tremante Kaia se ne era andata, lasciando il posto a qualcun altro.

Una risata femminile, resa assai strana dal dolore per le ferite e dalla rabbia che la accompagnavano, annunciò
la presenza della Maga Rossa Aeisha Kaar di Bezantur.

Inginocchiandosi, Thazar comprendeva quel che aveva fatto, e quale sarebbe stato il suo destino, accettandolo.

La donna umiliata nell'animo, furente, disgustata dall'esser stata colta dai suoi sottoposti in una situazione simile,
avrebbe voluto infliggere al suo aguzzino torture capaci di far impallidire un Diavolo dei Nove Inferi...

Ma poi si rese conto dei mormorii, delle occhiate sconcertate.

Cosa avrebbero detto i suoi adepti, gli altri Maghi Rossi, quando avessero saputo che si era lasciata catturare?
Avrebbero pensato che era stata debole. Il suo prestigio ne avrebbe risentito.
Alcuni non la avrebbero più temuta, e questo la avrebbe messa in pericolo.

No, doveva salvare la situazione, capovolgerla a suo vantaggio.

Sorrise diabolicamente all'uomo, guardandolo in maniera ancor più malevola per quel che era costretta a fare.

Ancora una volta, doveva ricorrere alle Bugie.

Stavolta raccontate a voce alta, con un pubblico.

L'uomo che aveva condotto lì, ingannandolo di proposito, aveva superato la prova alla quale lei aveva scelto di sottoporlo.
Tutto era calcolato, e la maga doveva accertarsi semplicemente non si trattasse di una spia...e così aveva fatto.
Avrebbe avuto senso uccidere qualcuno che aveva semplicemente risposto come ci si aspettava a un piano geniale?

No, sarebbe stato uno spreco, ma un affronto a una Maga Rossa, andava comunque punito.

La vita del Thayan sarebbe stata salva...ma la avrebbe pagata con l'Agonia.
Tutte le unghie di mani e piedi gli sarebbero state strappate.

**********************************************************

Aeisha osservava pensosa, impressionata, l'uomo, il "demone" che odiava e temeva.

Era svenuto, sul tavolo delle torture, dove tre delle sue unghie giacevano in un mare di sangue, fuori dal posto
loro di diritto...le mani.

Quel demone non solo non aveva urlato, ma aveva chiesto e ottenuto di strapparsele da solo, in segno di penitenza,
criticando le guardie per la loro incapacità di procurargli dolore.
Poi il corpo aveva ceduto.

Massaggiandosi la mano, mentre un artefatto magico di rigenerazione già riparava, non senza causarle fitte,
ai danni subiti, Aeisha prese una decisione.

Un altro rischio, un altra opportunità.

Voleva che quel che aveva subito fosse in qualche modo ricompensato.
Voleva quelle capacità al suo servizio.

Anche se ogni volta che lo guardava, o pensava a lui, il suo sorriso veniva meno e sentiva un brivido
di paura percorrergli la schiena.

Nei giorni a venire i suoi allievi avrebbbero notato che il suo consueto atteggiamento frivolo e arrogante
si accompagnava sempre più spesso a uno maggiormente sobrio, riflessivo, e a tratti inquietante.

Forse, non si sarebbe mai più sentita al sicuro da nessuna parte.

Ma Ucciderlo ora, la avrebbe indebolita, non solo "politicamente": se lui ora rappresentava le sue paure,
doveva affrontarle e dominarle, non scappare da esse...o sarebbe rimasta una debole per sempre.

Per la Vendetta ci sarebbe stato tempo.



Edited by Thayan4ever - 2/4/2016, 19:50
 
Top
view post Posted on 17/5/2016, 22:20
Avatar

Assassino di Briganti

Group:
Maghi Rossi del Thay
Posts:
403

Status:


Video


loveneverlowres

"Re Azoun Obarskyr IV fu il nostro amato sovrano dal 1336 al 1371 del Calendario delle Valli.
Sotto la sua protezione il Cormyr conobbe un'età dell'oro che forse non si ripeterà mai più.
Morì in battaglia durante la Guerra dei Goblin, ma non prima di sconfiggere coloro che
avrebbero voluto consegnare all'oblio il Regno delle Foreste.
Ricordati di come ha incarnato gli ideali della Vera Nobiltà, non solo Comandando, ma Servendo i
suoi sudditi, nella Vita come nella Morte.
Ricordati, perche' un giorno potrebbe toccare a te."

Tratto da "La Regola del Vero Nobile", di Hadast di Suzail, Precettore



************************************************


La Storia del defunto Azoun era in grado di suscitare diverse reazioni in chi la udiva: ammirazione, commuovere, o ilarità
negli individui più cinici per come era finita per lui.

Aeisha, nella sua ricerca su comparse di draghi nella storia recente del Cormyr, e su eventuali indizi su dove rintracciarli (off:"Ombre sul Cormyr" per i motivi https://faerunslegends.forumcommunity.net/?t=58702100)
si era trovata a leggere su di lui e del suo uccisore, il dragone Nalavarauthatoryl, più di quanto le sarebbe stato
realmente utile.

Eppure non riusciva a fermare la sua curiosità.

Era combattuta riguardo a quel Re Caduto che era già una leggenda.
Era morto, quindi aveva fallito, e il suo sacrificio rimaneva qualcosa di insulso agli occhi della Thayan.
Perche' darsi pena per salvare qualcosa quando significava non poterne beneficiare?
Senza contare che ora che ci sarebbe stato bisogno di lui, era in una tomba?

Eppure, nel profondo, il pensiero di quell'uomo, il modo in cui era riuscito a farsi amare da un intero paese,
la affascinava, come la affascinava ogni cosa bella, delicata o rude, sciocca o arguta, ma unica,
imperfetta ma irripetibile.
Ogni cosa, o essere vivente, che avrebbe voluto far sua, anche solo per poco, anche
solo per buttarla via poco dopo, oppure tenerla con sè per sempre.

Un Gioiello....un vestito di seta...
Proskur, Saerloon, il Cormyr, Thay, il Toril...
Wolfgang, Reclef, Keitel, Thazar Ka, Lilian, Mina, Nadifa, Shen....

Era una lista fatta di pensieri e capricci, sempre incompleta perche' tendente all'infinito.

Aeisha, Kaia, o comunque decidesse di chiamarsi, era fatta cosi' in fondo.

Proprio come aveva detto a Keitel diverso tempo prima.

*************************************************
the_witcher_3_close_up_geralt_hrrr

Keitel, il saggio veterano al quale il tempo e le esperienze della vita avevano donato la capacita'di esprimere idee e concetti
al di sopra delle menti piu' giovani e spensierate, ma avevano quasi del tutto tolto una capacita' più semplice ed elementare: Sorridere.

Ricordava di averlo visto sorridere davvero, se non si era ingannata, solo una volta, quella volta, una delle tante,
in cui cercando di capire cosa passava per la mente della maga dai capelli rossi la aveva indotta involontariamente
a comprendere meglio se' stessa.

Sembrava quasi una punizione divina il fatto di come alcuni "Ammaliatori" come Aeisha, o "Mischiamenti", come li chiamava Wolfgang,
fossero talmente ossessionati nel comprendere e controllare la mente altrui da avere talvolta difficoltà nell'essere introspettivi
e comprendere e controllare la propria.

Cosa ci faceva Kaia di Messemprar nel Cormyr? Cosa voleva ottenere? Perche' le era interessata una Compagnia di Avventurieri?

Prima di rispondere la maga chiuse gli occhi e inspirò.

"Ti è mai capitato nella tua vita, dopo che per tanto tempo avresti voluto fare un sacco di cose e non poterlo fare,
di poter fare improvvisamente quello che volevi e paradossalmente non sapere da dove iniziare? Non saper scegliere..."

Fu allora che sul viso di Keitel comparve un leggerissimo sorriso, carico di nostalgia ma senza ombra di dubbio sincero,
mentre la ascoltava e fissava un boccale di birra carico di schiuma, immerso nei ricordi.

"Mi sono trovato nella condizione che descrivi a diciasette anni, quando beh...ho cambiato tutto della mia vita.
Ma ce l'avevo qualcosa con cui iniziare." disse, tornando a guardarla dritta negli occhi, senza alcun imbarazzo
nonostante il silenzio, anche se protratto per lungo tempo.

"E' come se volessi Tutto. Ma poi improvvisamente non volessi Nulla.
Sono anni che va avanti cosi', da quando ho lasciato..."
La frase rimase per sempre lasciata a meta', interrotta da un sospiro.
Da quando Kaia aveva lasciato l'Unther, poteva dire.
Oppure poteva dire come le cose erano davvero.
Da quando Aeisha aveva lasciato il Thay, la sua famiglia, da quando il suo maestro era morto...da quando era una Maga Rossa.
Non disse nulla, amando quel silenzio che sapeva di verita' e di menzogna allo stesso tempo....un silenzio dove si sentiva a casa.


**************************************************

Probabilmente era per quello che non era mai soddisfatta. Una Parte di lei era rimasta nel passato, a diciassette anni.

Nonostante fosse capace di atti e pensieri spietati, abituata a muoversi tra gli intrighi, c'era sempre in lei quella Capricciosa Sognatrice, colei che voleva "tutto e nulla".

E Ora si trovava in quel paese, il Cormyr, un paese con ideali completamente contrari ai suoi, un paese che la
avrebbe odiata e che Aeisha avrebbe odiato a sua volta.

Aeisha la Maga rossa, ma non Aeisha la Sognatrice, non Kaia di Messemprar.

Lì, in mezzo a eroi che forse sarebbero state future leggende, futuri Azoun, per il momento
poteva concedersi di Sognare.

Sognare una vita e un destino diversi, facendo finta di essere qualcun altro, era piacevole,
sebbene sapesse che non sarebbe durato a lungo.

Essere soddisfatta a lungo di qualcosa non era nella sua natura.

E probabilmente, nemmeno essere felice.



Edited by Thayan4ever - 15/11/2016, 16:18
 
Top
3 replies since 14/2/2016, 05:02   322 views
  Share