Faerûn's Legends

I Guardiani del Cormyr

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view post Posted on 18/11/2018, 02:38
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Assassino di Briganti

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*SGAMBETTO ALLA REGINA, GAMBETTO DELLA REGINA*

(Gambetto della Regina: nota mossa di apertura degli scacchi)

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Non tenevano il conto di quanti avversari avevano affrontato sino a quel momento, sarebbe stato inutile.

Ogni angolo nascondeva una nuova insidia, e il buio la faceva da padrone, trovando un ostacolo solo nel senso d'orientamento dei nani del gruppo.

Sapevano cosa cercavano, ma non sapevano con sicurezza che aspetto potesse avere o dove si trovasse.

Le ore passavano, e la disperazione li corteggiava a ogni passo.

La disperazione aveva un nome: Aurgloroasa.

Ogni volta che ricevevano o infliggevano un colpo, ogni volta che inalavano l'aria polverosa di quella città morta, era come un dialogare con Lei.

Voleva farli pentire di essere nati.

Thunderholme era diventata come una gigantesca scacchiera, usata per giocare una partita sleale dove c'erano più pezzi neri che bianchi.

L'Ombra Sibilante muoveva le proprie pedine, implacabili nel perseguire gli intrusi.

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Creature dannate li seguivano guidate dalle poche di loro che avevano ancora abbastanza coscienza di sé da poter pensare e dare ordini alle altre.

Tentavano di sbarrar loro la strada, di rallentarli in modo che tutte le orde della città si chiudessero su di loro, intrappolandoli in un abbraccio mortale.

Poi una speranza, sotto la più strana e improbabile delle forme.

Il fantasma di un nano uscì da una locanda in rovina, simulando uno stato di ubriachezza molesta e non badando a loro, come ignaro del fatto di essere ormai morto da secoli, concentrato su una vuota imitazione delle sue abitudini terrene.

Uno spettacolo che poteva suscitare in alcuni divertimento e in altri pietà, ma che nel loro caso significava qualcosa di molto concreto.

L'essere non li cercava, quindi non era sotto il controllo diretto dell'Ombra, o almeno aveva bisogno di ricevere ordini diretti, ordini che non aveva ricevuto.

E probabilmente non era un caso isolato.

Aurgloroasa poteva anche aver dannato tutta la città e averla resa sua schiava, ma i suoi poteri avevano dei limiti.

Proprio come ogni necromante poteva controllare solo un certo numero di non morti alla volta, che a loro volta ne controllavano altri, più stupidi, deboli e lenti.

I viventi, in pochi e veloci, potevano approfittare dei difetti e della lentezza della catena di comando per evitare di rimanere incastrati nel grosso delle truppe.

Muovendosi in continuazione, avrebbero guadagnato tempo.

Tempo per la loro mossa.

Loro, i pezzi del Drago Purpureo, potevano non sapere esattamente dove andare, ma era logico pensare che l'Anima di Azoun fosse ben difesa.

Se come era quasi certo avevano a che fare con un drago, la avrebbe tenuta come trofeo, come parte del suo tesoro.

Il loro obiettivo era esplorare gli edifici più imponenti della città, almeno quelli abbastanza spaziosi da ospitare la tana di un essere del genere, e non erano molti.

Scoprirono quanto era possibile avere tanto ragione e torto allo stesso tempo, quando entrando in uno di essi fecero la conoscenza dei due Alfieri di Aurgloroasa.

Le sagome delle creature draconiche, ridotte a ossa e carne decomposta, si delinearono senza preavviso nelle loro menti ancor prima che i loro occhi riuscissero
a metterle a fuoco.

Le loro labbra si mossero da sole, senza emettere suoni, nel tentativo di pronunciare il loro nome, per poi urlarlo.

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Dracolich.

Pur non potendo rivaleggiare con Nalavara, non troppo tempo prima un dracolich di quelle dimensioni aveva tramutato Philip in pietra e dato del filo da torcere a Reclef.

E ora erano in due.

Kaia indietreggiò rapidamente, risalendo le scale, intenzionata a guadagnare il tempo necessario a evocare una creatura che li aiutasse.

Con suo stupore, non fu necessario.

Vide la "prima linea" reggere l'impatto in maniera più che dignitosa, sottoponendo
le due bestie a un'ondata di colpi, sino a frantumarne completamente le ossa.

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Sollevata, constatò ancora una volta quello in cui aveva imparato a credere: il valore dei suoi compagni.

Purtroppo sapevano che la prossima mossa della Regina di Thunderholme, sarebbe potuta essere la loro fine.

Non si trattava solo dei nemici richiamati dal rumore dell'ultimo scontro, o di quelli che avrebbero incrociato nelle ore successive.

La temibile mossa, la più temibile di tutte, sarebbe stata soltanto....Aspettare.

Dove i morti giocavano in casa, essere vivi era una penalità.

Vagavano da troppo, e la stanchezza ormai era qualcosa di reale.

Riposarsi e fermarsi mentre tutta la città li cercava li avrebbe resi un pasto per le pedine dell'Ombra, e se non lo avessero fatto sarebbero diventati
troppo deboli per proseguire, ottenendo lo stesso risultato.


Ma la partita tra l'Ombra Sibilante e il Drago Purpureo era ben lungi dall'esser terminata.

Anche se loro non avevano pezzi sulla scacchiera, ma erano loro stessi i pezzi del Drago purpureo, c'era una fondamentale differenza nello stile
di gioco delle due parti.

I pezzi dell'Ombra erano senz'anima, creature asservite alla sua tirannia.

I pezzi che il Fato aveva messo dalla parte del Drago Purpureo erano diversi: poteva indirizzarli, ma non determinava la direzione in cui si sarebbero mossi.

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Poteva cercare di indovinare le loro scelte, ma non le poteva prevedere con esattezza.

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E lo stesso valeva per il suo avversario, incapace di capire che i suoi pezzi, eran molto più che pedine.



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Un pezzo somigliante a una donna dai capelli rossi si mosse di sua iniziativa.

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Kaia prese da una custodia la pergamena preparata in previsione di quell'occasione, iniziando a recitare l'incanto scritto su di essa.

Mentre le parole arcane venivano pronunciate, scomparendo dalla pergamena, un punto nello spazio di fronte a lei, della grandezza di una porta, acquistò un aspetto innaturale, diventando traslucido.

"Cosa è quello?" chiese Katho con diffidenza.

"Fidatevi di me.", furono le ultime parole della maga invitandoli a seguirla, prima di entrare nell'area dai contorni indistinti, sparendo nel nulla.

Quella magia aveva regalato loro la cosa più preziosa del mondo, là sotto come altrove.

Tempo.



Edited by Thayan4ever - 19/11/2018, 10:59
 
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view post Posted on 1/2/2019, 04:29
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**RIFLESSIONI FUORI DAL MONDO**



Thunderholme, il palazzo dello scontro con i dracolich

Vagava per il salone ormai deserto, bramando di strappare ad altri quello che da tempo aveva perso: la vita.

Poterla di nuovo assaggiare, anche solo per un momento, era tutto ciò che la mandava avanti.

Anche se sapeva che sarebbe tornata quasi subito a sentirsi vuota e senza un posto nel mondo.

Sentiva le sue prede vicine, eppure non erano lì.

Lei e altre anime perdute avrebbero dovuto cercare altrove il modo di soddisfare il loro disperato bisogno.

Lo spirito emise un suono carico di angoscia.

Carnefice, ma allo stesso tempo vittima, la creatura suscitava pietà, anche se lei non ne avrebbe mostrata alcuna.



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Thunderholme, ma non Thunderholme.
Stesso posto, diverso luogo.
Ovvero, uno Spazio Extradimensionale creato dall'incanto noto come "Reggia Meravigliosa di Mordenkainen"
.


"Benvenuti nella Mia umile dimora", furono le parole pronunciate da Kaia appena giunti nella reggia, con una teatralità e una frivolezza che non ostentava da diverso tempo.

In quei giorni passati lontano dal sole, la tensione e paranoia erano state compagne di viaggio molto più assidue.

Eppure, varcando la soglia qualcosa era cambiato.

Qualcuno degli altri, forse aveva imparato a conoscerla abbastanza bene da intuire cosa significasse quella fastidiosa affabilità.

Erano al sicuro.

Almeno per un pò.

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L'incantesimo aveva creato uno spazio al margine del mondo Materiale, collegato ad esso eppur separato, irraggiungibile con mezzi normali.

La sua creatrice sapeva che non era che una soluzione temporanea, e che difficilmente avrebbe funzionato più di una volta.

Qualcuno con le risorse dei loro nemici, avrebbe potuto espugnare la loro piccola "fortezza", ma prima che si rendessero conto dello stratagemma, o che individuassero il punto esatto in cui l'incanto era stato utilizzato e riuscissero a spezzarlo, sarebbe passato abbastanza tempo da concedere loro di riprendere le forze.

Tempo per pensare.

Alle mosse successive, e ad altro.

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Il "Non luogo" non era male.

Dal grande salone dove si trovavano, arricchito da una tavola imbandita di cibo per almeno una ventina di persone, si diramavano alcuni corridoi che conducevano a diverse stanze, abbastanza grandi da offrire le comodità di un piccolo castello.

La ciliegina sulla torta erano tuttavia, i servitori: figure trasparenti che sembravano fatte d'aria e vestite da camerieri, pronti a obbedire a qualsiasi richiesta.

Il tutto era abbastanza innaturale da suscitare la comprensibile diffidenza di chi vi si avventurava per la prima volta, e nel caso dei nani forse la seconda, la terza e via di seguito (se mai vi fossero state), ma rispetto a quel che si erano lasciati alle spalle e che presto avrebbero rivisto, era un paradiso.

Qualsiasi ritrosia avessero ad approfittare di quel che gli veniva offerto, capitolò di fronte alla fame e alla stanchezza.

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Eccoli lì, i suoi compagni, in tutta la loro gloria.

Aveva già in mente un piano riguardo a come muoversi una volta fuori dalla reggia, quindi non le rimaneva niente di meglio da fare che osservarli.

Brevi istanti che sembravano durare un'eternità.

Forse era quel luogo, o forse tutto quel che aveva passato, ma si sentiva quasi come quegli spettri vaganti che in quel momento probabilmente gli stavano dando la caccia.

Cercava la loro compagnia, per poter assaporare una vita che non gli apparteneva.

Se fosse sopravvissuta, la vita che la attendeva sarebbe stata molto diversa da una al loro fianco.

Sarebbe tornata quella di una volta.

Si soffermò ulteriormente sul pensiero, correggendo se stessa.

No, Bambina mia....Tu non tornerai mai più quella di una volta.

Era meraviglioso come certe volte riuscisse a essere altezzosa persino con se stessa, nella sua testa.

Si riteneva sempre come niente di meno che una persona fredda e spietata, e la considerava una cosa positiva, indispensabile per la sua sopravvivenza.

Per questo, nonostante la relazione con Phil, aveva pensato a qualcosa prima della partenza alla ricerca della pietra runica.

Aveva valutato quali vantaggi avrebbe ottenuto dal rubare l'anima di Azoun, quando la avessero recuperata,
e come sfruttarla per conquistarsi una posizione di rilievo nel Thay.



Non se lo sarebbe forse meritato? Le spettava.

Aveva affrontato la riflessione mettendo da parte qualsiasi scrupolo morale, cercando di ignorare l'umano disagio che provava all'idea di contrapporsi agli attuali compagni, per una questione di principio.

Aveva immaginato di combatterli, tradirli, e anche ucciderli.

Poi aveva scartato l'idea come una idiozia piena di falle.

Il risultato del gesto poteva essere non solo insoddisfacente, ma addirittura nocivo.

Non avrebbe avuto nessuna sicurezza sul tipo di ricompensa, avrebbero potuto tirarle un osso come si fa coi cani,
tenendosi la "polpa", o eliminarla come un testimone scomodo: del resto, non agiva ufficialmente per ordine di nessuno.

Chiunque in patria e oltre avrebbe potuto disfarsi di lei e derubarla a sua volta per prendersi il merito.

Aveva inoltre la certezza di diventare un bersaglio del Culto del Drago, del Cormyr e tutti i suoi alleati, e persino di qualche fazione dei Maghi Rossi, senza in cambio avere garanzie di protezione da parte di nessuno.

Sempre che le persone che tradiva non la uccidessero, ipotesi tutt'altro che remota.

Persino un demone dell'Abisso avrebbe dovuto riconoscere che non ne valeva la pena.

Sarebbe andata avanti con il piano originario.

Lucida, fredda, dritta al punto, moralità non pervenuta.

Si, da questo punto di vista, se non da altri, lei era la stessa di anni prima...ma c'era qualcosa di diverso.

L'impossibilità di trarre vantaggi maggiori avrebbe dovuto indispettirla.

E invece aveva provato distintamente tutt'altro.

Sollievo. Soddisfazione.

Perché nonostante tutto non era ancora in contrasto con quella parte disumana di lei che la aveva tenuta viva: la sua più cara amica.

E Perché trovava l'idea di ferire Reclef e gli altri, non solo Phil, sorprendentemente sgradevole: non Voleva farlo.

E la sua Volontà e l'affermazione di sé erano tutto, l'unico spartiacque tra il giusto e lo sbagliato, almeno per quanto la riguardava, sopratutto dopo gli eventi che la avevano condotta sino a Nalavara.

Avrebbe solo dovuto fare i conti, quando e se ne avesse avuto il tempo, su cosa ciò esattamente significasse in questo caso, e a lungo termine.



Edited by Thayan4ever - 1/2/2019, 22:30
 
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view post Posted on 17/4/2019, 20:18
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