Faerûn's Legends

La Voce dell'Ombra

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The Chosen One
view post Posted on 27/7/2016, 18:14




~ ♫ ♪ ♥ ♪ ♫ ~


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Cammino in un campo colmo di fiori colorati.
La brezza soffia lenta,
aria calda e salmastra che viene dal mare.
Il canto degli uccellini sugli alberi
si incontra col frinire dei grilli nell’erba,
creando una melodia tanto piacevole
da indurmi all’idillio del sonno ristoratore.
Una musica distante risuona nel vento... una voce mi chiama.
Mi avvicino lenta alla costa,
la sabbia calda scivola fra le dita dei piedi,
solletica piacevolmente la pelle.
Scorgo in lontananza una piccola barca, una vela colorata,
la intravedo cullarsi fra le onde calme,
sospinta dalla brezza verso riva.
Ma più la osservo, più mi rendo conto che qualcosa,
attorno a me… sta cambiando.
La mia mente divaga mentre il calore del sole
diventa sempre più freddo,
come se venisse risucchiato via dall’aria attorno.
Il canto e il frinire stridono all’improvviso,
odo il gracchiar dei corvi più neri, irrita le mie orecchie.
La sabbia sotto di me diventa fredda, bagnata, gelata.
Mi sento improvvisamente nuda, infreddolita, spaventata,
mentre il pallido sole svanisce dietro una coltre oscura.
E quella barca si avvicina… sempre più…
le vele ora nere, come la notte senza stelle.
Una figura in piedi, ammantata di nero,
mi indica facendo cenno di salire a bordo.
Ho paura. Paura di morire.
Eppure i miei piedi muovono verso la barca.
Una nenia risuona nell’aria pesante e tetra…
Ella mi sta chiamando…


"Sussurra... il... mio... Nome…"



Svegliarsi all’improvviso, ansimando e tremando. Passarsi le dita fra i capelli, guardandosi attorno, rendendosi conto che è ancora notte fonda. Un gesto secco della mano fa sparire le coperte, improvvisamente troppo pesanti da sopportare. Manca aria, si soffoca qui dentro, è il primo messaggio della mente ancora indolenzita dal sonno interrotto. Spalancare le finestre e respirare l’aria salmastra del Porto. Forse è stato un errore. Subito alla mente ritorna nitido il ricordo del sogno, mentre l’aria fredda del primo mattino le colpisce il volto come un pugno. Lo scroscio delle onde contro le banchine. Le navi scure dei pescatori che rientrano dopo la pesca notturna. La mente si risveglia all’improvviso, attiva e scattante come sempre. Una mente astuta e calcolatrice, ora distratta da una spiacevole sensazione di deja-vu. Di nuovo quel sogno, questa volta interrotto molto presto. Meno male, pensa lei. Ma ormai, l’incantesimo del sonno è spezzato ed è quasi mattino. Capita sempre più spesso nelle ultime notti, da quando si è recata nel Cormyr, sempre più distante da casa. Girare le città lungo la costa, fino a giungere a Suzail, la leggendaria Perla del Commercio. La dimora di Nobili e Re. Una metropoli splendida, capace di rivaleggiare con le civiltà meravigliose e sconosciute sparse per il Toril. Cavalieri in armature scintillanti e dame addobbate con miriadi di colori sfavillanti. Eppure, come ogni meraviglia baciata dal sole, anch’essa ha le sue ombre. Ed ella poteva contarle, una dopo l’altra, a cominciare da quel porto sudicio e puzzolente di pesce. Appoggiata allo stipite della finestra, poteva contemplare quelle ombre che lentamente si ritiravano, spaventate dall’Alba che a breve sarebbe sorta, per spazzarle via. Ma mai la Luce avrebbe potuto cancellare del tutto l’odiata sorella. In fondo, l’una dipende dall’altra, come due facce della stessa medaglia.

I ricordi la assalgono in una ondata impetuosa. Il passato nei suoi momenti migliori e peggiori. Gli anni felici dell’infanzia, dove nemmeno la povertà poteva scalfire la speranza di un cuore giovane e forte della vita. L’abbraccio caldo e affettuoso di una madre gentile. I ceffoni e le percosse di un padre ubriaco. Il tempo passato a sventrare pesci e ripulire carcasse di animali destinati al mercato. Le erbe raccolte con la madre nelle giornate di bello e cattivo tempo. I primi amori e successive delusioni. Quanti anni sono passati? Non abbastanza, dopo quell’episodio. Ma ormai erano solo ricordi, molto è cambiato ad oggi. Guarda le agili mani, dita lunghe e sottili, ben curate. Un vanto per una donna che non ha mai potuto vivere da signora, negli agi e nel benessere. Eppure l’apparenza è importante, la prima impressione sugli altri quella che conta. Sempre sicuri, mai esitanti. Quantomeno per chi pensasse all’apparenza. Ma si può sempre migliorare, l’importante è tirare avanti e non dimenticare mai l’obiettivo principale.

Chiude le finestre, si lava e riveste, un nuovo giorno inizia. E un nuovo, subdolo mal di testa affiora, succede sempre dopo quel sogno. Ed il pensiero della madre, ora stranamente intenso ed al tempo stesso dolcemente nostalgico, riaffiora con prepotenza. Ricacciare indietro le lacrime non è così facile, peggio singhiozzare con un nodo in gola.


“Avevi promesso che non mi avresti mai abbandonata…
mi manchi da morire, Madre mia.”


 
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The Chosen One
view post Posted on 4/9/2016, 12:10




~ ♫ ♪ ♥ ♪ ♫ ~


Coloro che percorrono i sentieri della Notte,
devono sapere come vedere al Buio.


Un ingaggio interessante e ben remunerato. Un’occasione di tornare a casa, che ella prese rapida al volo, come le stesse monete scintillanti offertole da quella donna. Nessuna domanda, doveva solo acconsentire o rinunciare a quell’opportunità. Un lavoro pulito e senza rischi. Ormai era da settimane a Suzail, la vita avventuriera andava bene e le sue tasche erano piene di oro. Ma qualche moneta in più non faceva certo male. Le era stato offerto tutto il necessario per finanziare la piccola impresa, viaggio in Sembia compreso. Non doveva far altro che trovare i vecchi amici, fare due chiacchiere, offrire qualche giro di rhum e infilare monete nelle tasche giuste. Le risposte sarebbero giunte poi, più o meno dirette in base all’argomento. A lei il compito di decifrare l’aneddoto sussurrato nella realtà effettiva. L’idea di indagare, curiosare e scoprire l’aveva sempre eccitata, il sapere è potere. Quanti segreti nascondono le persone, anche le più stupide e insignificanti. Eppure in questo caso, l’argomento richiesto necessitava di una certa dose di discrezione, stando all’avviso della sua cliente. Nulla che non si potesse gestire. Il tempo di riabituarsi all’ambiente e ai suoi giri, il sole stava calando, riflettendo gli ultimi raggi sulle onde leggere del mare. Sapeva dove andare, era certa di trovare le risposte che cercava.

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Un bell’ambientino, caldo e accogliente quanto la tana di un drago, quello della bettola più famosa del Porto di Saerloon. Famosa più per la pessima birra e le altrettanto pessime cortigiane. Ma lei di certo faceva la sua bella figura, in mezzo a quella marmaglia di pirati e ubriaconi, tanto che, appena entrata, fu sottoposta agli sguardi dell'allegra clientela. Si sentiva a casa. In breve fu avvicinata dal simpaticone di turno. Scambiar due parole non poteva far male, la speranza di ricavarci qualcosa di utile fu del tutto inattesa per la giovane ficcanaso. Man mano che se lo lavorava, lui si esponeva sempre più, interessato alle giovini virtù della fanciulla che offriva da bere quel giorno. Chissà cosa avrebbero potuto ricavare l’uno dall’altra. Quando si chiusero in camera però, lo sfortunato comprese troppo tardi che la sfrontata cortigiana non era proprio ciò che ci si aspettava di trovare.

Tanti giri di parole, sguardi lascivi e movenze sensuali, per confonderlo e dirigere il discorso nel verso giusto. Forse doveva ancora migliorare nell’arte della dialettica, ma lei sapeva difendersi bene non solo con una lingua tagliente. E non dovette neppure mostrar troppo di sé. Tant’è che, dopo frasi biascicate fra timore e desiderio, in un gioco di parole e movenze che catturava entrambi come una danza frenetica, si concluse con una soffiata e un accordo di fiducia. Ombre nella notte, strani individui a cui piaceva leggere. E fare brutte, brutte cose di nascosto. Nessuno doveva sapere nulla di quel discorso. Povero disgraziato pensò lei, quando mai la ragazza aveva mantenuto una promessa? Eppure stavolta, un brivido le scivolò lungo la colonna vertebrale. Come mai la descrizione di quelle persone così riservate e fuorviate, aveva acceso una candela nel suo inconscio? Il pensiero pareva quasi riaffiorare, mentre il blaterare di quell’uomo sullo stare attenta a quei loschi individui, veniva registrato passivamente dal suo udito affinato. Si, era meglio rimaner discreti stavolta. E no, non era affatto ubriaco. Era terrorizzato. Qualcosa le imponeva di fidarsi di lui…

L’obiettivo era stato pienamente raggiunto. Tempo di tornare da quella cliente così impaziente… forse con le giuste parole, avrebbe potuto tirare ancora un po’ sul prezzo.
 
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The Chosen One
view post Posted on 18/9/2016, 14:39




~ ♫ ♪ ♥ ♪ ♫ ~


Cala la Notte profonda, la Luce svanisce,
soffia sulla candela, o fanciulla assonnata.
Il Suo dolce abbraccio t’avvolge e ghermisce,
lascia che l'Ombra ti culli… è per te, la Sua serenata.



La luce del giorno stava lentamente scemando in uno splendido tramonto, mentre individui variegati e i commercianti delle bancarelle si affrettavano a tornare presso i loro giacigli e le locande. Oggi Selune non sarebbe apparsa in quel cielo color della pece bollita. Chi felice e chi deluso dagli affari del giorno, giovine o vecchio, uomo o donna, tutti così diversi fra loro. Eppure, tutti con un pensiero comune nella mente. Man mano che le ombre dei gargoille di pietra si allungavano, tendendo i loro orribili corpi verso le vie e palazzi, cittadini e viandanti di quella città si accingevano lesti a chiudersi dietro mura sicure. Accendevano tante candele, forse speranzosi di tener lontane quelle ombre, che si sussurrava fossero affamate di povere anime, quelle notti in cui Selune non vegliava sul mondo. Non era un segreto che la Notte senza Luna a Saerloon era tanto spettacolare, quanto letale per chi si attempava fuori dalle abitazioni. Solo qualche ubriaco fradicio e i tagliagole più audaci avrebbero avuto coraggio sufficiente a girovagare nelle tarde ore di quella notte. E qualcuno di loro sarebbe svanito, ghermito dalla gelida oscurità affamata di vita. Le voci delle locande narravano in mille modi coloriti quel che poteva accadere a quei poveri disgraziati. Ma quelle due donne, né ubriache né assassine ma convinte di poter sfidare le ombre, camminavano silenziose ed invisibili all’occhio meno accorto.

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Ancora una volta, l’istinto profondo della fanciulla era sospinto da quella strana sensazione che l’accompagnava ormai da anni. Un sentimento non espresso, un bisogno recondito, una voce che sussurrava parole incomprensibili dal profondo del suo cuore. Ella non aveva ancora compreso, forse era troppo presto per capire, diceva a sé stessa. Eppure era innegabile che questa storia d’intrigo in cui si era coinvolta, stesse smuovendo in qualche strano modo il suo istinto. Sentiva la pelle sottile e tirata come non mai. Un misto di timore e desiderio che l’assaliva, mentre si aggirava in quelle vie ormai prive della calda luce diurna. Forse era solo suggestione, forse il timore di fallire il compito. Si strinse nelle spalle, cercando di ignorare quella strana sensazione. Respiro leggero e passo felpato la rendevano ancor più invisibile di quanto non facesse la magia intessuta dalla maga che l’accompagnava. Tutt’altro che silenziosa quella, percepiva i suoi passi persino a una decina di metri di distanza. Quantomeno, avrebbero potuto beccare lei e non me, pensava la fanciulla. In breve i vicoli bui e silenziosi, di tanto in tanto rischiarati dalla luce di finestre oltre cui le vite famigliari proseguivano, le portarono verso la meta.

L’edificio, forse uno dei più antichi della città, aveva sculture notevoli appollaiate sui tetti spioventi, osservatori silenziosi dal cipiglio minaccioso e gli artigli di pietra. Ormai le bancarelle sguarnite erano avvolte dalle tenebre, ogni suono era bandito innanzi quel luogo di lettura e conoscenza. Ma a breve, alcune figure silenziose tanto quanto le due donne, s’avvicinavano con fare furtivo alle porte sprangate. Un colpetto alla porta, una breve frase, per poi veder uno spiraglio aprirsi dai pesanti battenti e avvolgere l’ospite desiderato, come fosse un’orribile bocca spalancata. Un’oscurità ancor più pesante emergeva dietro quei battenti, che parevano rinchiudere lo stesso Abisso separandolo dal mondo. Mormorii sussurrati si udivano all’interno, mentre l’udito sviluppato della fanciulla si nutriva di quelle parche parole. E quella sensazione risalì all’improvviso dal suo essere, carezzandole la colonna vertebrale fino a rizzarle i capelli sulla nuca e stringerle la gola. Si rese conto di tremare in quell’istante in cui udì una singola parola.


“…Sacerdotessa…”



I secondi per lei divennero prima minuti e poi ore, mentre la sua percezione si dilatava rapidamente, perdendosi nei ricordi del passato. Ripensò alla madre, che l’aveva accudita con tanto calore, l’unica che di lei amava tutto e non solo una parte, diversamente da uomini e donne che conosceva e avrebbe conosciuto nella vita. Gente che l’aveva aiutata e sfruttata, gente che la voleva amare e odiare senza prendersi la briga di chiederle permesso. Immagini distinte della vita scivolavano una dietro l’altra nella mente, mentre l’udito raccoglieva passivamente altri spezzoni di quel discorso che si teneva nell’edificio. Sussultò, rammentando il giorno in cui trovò la madre assassinata brutalmente da ignoti. In quell’istante, l’incanto parve spezzarsi all’improvviso, riportandola alla fredda realtà di quella notte senza Luna. Spostò rapidamente lo sguardo ai dintorni, nessuno pareva visibile. Non sentiva nemmeno i passi della compagna, presumibilmente immobile come lei ad ascoltare.

Pochi attimi per ricomporsi e portare a termine l’incarico, per poi ritrovarsi in quella squallida stanza della peggior locanda del Porto. Non prima di essersi divertita alle spalle di una povera ladruncola incontrata per caso. In fondo, dopo tanta tensione, un po’ di svago ci voleva per l’adorabile fanciulla della notte...
 
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