Faerûn's Legends

Il Libro di Doug, Avventure e storie de "Il Monaco"

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Doug_IL_Monaco
view post Posted on 6/2/2017, 16:14




Attenzione temi forti e linguaggio scurrile

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Guardava le stelle mentre camminava verso il campo dove Victia gli aveva donato quei fiori.
Dentro di se sperava di incontrarla, ma sapeva benissimo che di notte ai campi non ci si lavora. Ma non gli importava, era a pezzi, e voleva conforto, anche la presenza di lei che ancora aleggiava nell'aria l'avrebbe perlomeno fatto sentire meno solo e miserabile.

Arrivato al campo il fragrante profumo dei fiori lo accolse, cristallizzando i suoi pensieri e calmando la sua anima.

Prese dalla borsa un libro, e fece la punta della matita a coltello. Scrivere un nuovo capitolo l'avrebbe calmato, e forse, vedersi in terza persona l'avrebbe aiutato a pensare.


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Capitolo 45° - Ipocrisia e verità.

"Possano i miei amici vivere a lungo per vedere i miei progressi"

I passi di Doug quella notte l'avevano portato ai campi dove Victia coltivava i suoi fiori.

"Un Philip per Doug".

Probabilmente quello non era un Philip, e il ragazzo ne conosceva il nome, ma non importava.
Tanta dolcezza nella vita di Doug era un lusso, e l'unica cosa che poteva fare era esserne felice.
Forse Victia era capace di vedere oltre l'inchiostro, oltre le parole, oltre il porto.
Forse. O forse il racconto della gente avrebbe scritto da sola la storia di Doug, decidendo il contenuto dall'inchiostro sulla pelle.

E si sarebbe sentito ancora più puro e miserabile.

Già. Perchè Doug è sempre stato un libro aperto per chi desiderasse leggerlo.
Che gli piaci è chiaro. Che gli stai sul cazzo pure.

Doug il coglione.
Doug il violento.
Doug lo sboccato.
Doug che si merita un coltello nello stomaco.
Doug che dovrebbe provare a vedersi in piedi, ma con la testa che rotola per terra.

Eppure, non era Doug semplicemente sincero? Non era semplicemente un'amante della verità?

Alla gente piace giudicare, perchè non ha il coraggio di parlare ad alta voce. Adorano trovare un capro espiatorio, o vedere un poveraccio che si piscia addosso mentre sta appeso per il collo.

Sì, la gente normale, quella per bene, quella dei bei quartieri per Doug era proprio così.
Lanciano il sasso, e nascondono la mano. In fondo civiltà e buone manieri permettono questo.
Si sorridono a vicenda, per studiare come metterselo nel culo a vicenda al momento più opportuno.

Una vita difficile, questo Doug lo concedeva. Non poter dire ad un idiota di farsi i cazzi suoi, non poter rimettere a suo posto chi offende un amico o prende per il culo la donna.
Star zitti quando una bellezza sconvolgente provoca più di un turbamento nella zona delle parti basse. Certo, tanta ipocrisia deve farti mangiar il fegato se vivi col tuo codice borghese del cazzo.

Allora tanto vale che chi non stà nel coro venga linciato, il sangue di un'altro ecciti almeno un po' nel profondo questi ipocriti senz'arte ne parte.

D'altronde, se i suoi compari preferiti eran finiti per esser teppisti, nani e mezz'orchi un motivo sicuramente c'era: quella gente non guarda certo la tua buona educazione per decidere che puoi anche crepare.

E quel giorno per Doug era stata una piccola conferma.
Il suo amico più sincero era probabilmente quel tonto del suo allievo.
Sgrunt, il mezz'orco che sembra proprio un orco. Lo conobbe prossimo al linciaggio, e vive assieme a lui ed a gente che ancora vorrebbero linciarlo.

Sapeva bene il mezz'orco lo credeva un pazzo, e forse aveva ragione, ed ogni tanto, la sensazione che facesse di tutto per farlo desistere e salvarsi la vita era chiara anche ad una testa calda come lui.

Per questo gli faceva girare il cazzo ancora di più quando il solito coglione insultava il suo non proprio sveglio amico. Per Doug era chiaro che Sgrunt era fondamentalmente un buono, un puro.
Il suo essere allo stesso tempo bersaglio e il non voler provocare guai lo rendeva ottimo per le frustrazioni dei poveracci.

Ed il pomeriggio precedente era stato la dimostrazione del teorema, gli assiomi il mezz'orco e un ometto coroaggioso in locanda.
Doug lo chiese alla bella Dilwen. Fammi un vestito per questo qui, uno che venga presa sul serio.

Sarà destino, sarà che Doug vestiva la sua giacca della Vendetta a propiziare l'arrivo del solito coraggioso.

"Pensi dovrebbe mettere addosso un sacco di merda?"

Eccolo, aveva pensato Doug in quel momento. Un bell'ipocrita nella sua mantellina da checca becca al solito Sgrunt.

"Porta rispetto al mio allievo, e poi vedi che razza di manto da fighetta che porti?"
"Che c'è hai problemi?"

Bella. Certo che uno ha problemi se chiede a Doug se ha problemi. Un po' di pugni non hanno mai fatto male all'educazione di nessuno. Bisognava pure sensibilizzare la gente sul problema orchesco.

Gli insulti di rito continuavano secondo copione, per qualche motivo che Doug non capiva il grosso e coraggioso omino voleva desistere dal prendersi una ripassata, ma forse credendosi ben parato da amici e guardie andava ragliando minacce di morte.

Ma sì, che vuoi che sia, per due pugni più della ramanzina e qualche notte al massimo non becco.

L'invito di rito ad andarci piano con le parole di Doug andò clamorosamente a vuoto, restava quindi una sola possibilità.

Dritto alla mascella, montante allo stomaco. Quel che seguì, fu per Doug molto strano.
Un bel taglio all'addome quasi gli aveva fatto uscire le budella li belle sparse per la pubblica piazza,
da li al solito, il nostro Doug fece quel che ogni persona, pure sana di mento avrebbe fatto: una incazzatissima raffica di cazzotti finchè il signore con lo spadone non cadde orizzontale.

Si calmo, guardando il proprio sangue sul ciottolato, se non era sventrato aveva comunque lasciato parecchie schizzate rosse qua e la.

La cosa incredibile, per Doug. Furono i presenti. Il povero coglione a terra era un poveretto pestato dall'amico dell'orco, peggio dell'orco di cui l'onore aveva difeso.

Al porto qualcuno gli avrebbe detto "Quello ti voleva far secco con quella! Dai ammazzalo!"
Ma li no. Se ne stava nel mezzo mentre fortunatamente la ferita si richiudeva grazie ad un ninnolo magico, mentre il sant'uomo a terra era un povero disgraziato che, miei Dei, era stato steso da quell'incivile e maleducato poco di buono.

Era chiaro, fosse morto, magari in maniera schifosa ed orribile, raccapricciante quanto era brutto ai loro occhi, ne avrebbero parlato con gioia in locanda nei mesi a venire.

Il senso di schifo e repulsione era più forte del dolore nell'animo di Doug. Non riusciva quasi a vedere qualcuno attorno, in quel momento, che non gli stesse terribilmente sul cazzo.

Solo più tardi, la predica di Kathoram in qualche modo l'aveva risollevato, ma dovette mettersi in strada a camminar da solo per trovare un po' di pace.

Nelle vie affollate vedeva gente e si chiedeva: chissà se quello ballerebbe felice sulla mia carcassa spaccata di botte.

Gli rimbombavano le parole di Gael in testa:

"Guarda che il tuo posto è qui, la non ti vogliono."

Già. Forse "la", con quelli bene, con la gente apposto, con il culo al caldo, non la volevano un anomalia. Qualcuno che non abbassa la cresta e dice le cose come stanno.

In fondo, da quando s'era preso per quella ragazza, Victia, da allora era tutto un "lei non è per te", "falla soffrire e te ne capitano di brutte".

"Ehy Doug, sei una merda, non dovresti sporcare una cosina bella come lei. Yeah".

Sorrise sicuro e solo, crogiolandosi mentre respirava la sua miseria.

Probabilmente Doug non si sarebbe mai arreso, probabilmente avrebbe continuato al costo di essere un presuntuoso e molesto schizzetto di merda sulla bianca facciata della città bene.
Probabilmente, ma quella notte, immerso nel profumo dei fiori, non ne era poi così sicuro.

 
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Doug_IL_Monaco
view post Posted on 17/2/2017, 02:48




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Capitolo 48°

Doug se ne stava nella sua stanza solo e beato. Sì aveva bevuto.
Aveva accompagnato Victia in camera sua, l'assassino prezzolato che avevano appena incontrato l'aveva scossa, ed Doug non aveva potuto che starle affianco finchè non prese sonno.

Di dormirle a fianco con quell'alito che quella birra buona e paglierina gli aveva lasciato in bocca non se ne parlava. Doug era un uomo di mondo, un uomo di porto, un uomo monaco, ma non uno che volesse avvicinarsi con quella fiatella all'amata.

Chiusa la porta, venne assalito dai pensieri.

Chi sono? Che faccio? Dove vado?

Davvero importa?

Nel bene o nel male alla sua età tutti avevano uno scopo, e la maggior parte di quelli che conosceva li riteneva dei gran coglioni proprio per averne uno.

Era folle in fondo, perchè mai una persona sana di mente doveva focalizzarsi su un sogno solo, invece di seguir la corrente, invece di sentir l'adrenalina di una scelta presa all'ultimo?

No, Doug come quella gente non voleva finire. Il fanatismo non è sano, si diceva.

Eppure, una sua piccola ossessione, quella sì, l'aveva.

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Chiamatela Victia, ma aveva in realtà un respiro assai più ampio. Sì, lei era importante, e pareva assolutamente normale a Doug assecondare il sentimento che lo spingeva verso la ragazza.

Ma aveva aperto una scatola, aveva creato un esplosione nella coscienza di Doug. Dei, se l'amore non era la forza più potente del creato, come era possibile che il monaco fosse tanto cambiato?

Aveva sempre pensato di essere il migliore, mai di poter migliorare.
Mai di DOVER migliorare. Ora sì, cazzo, lo pensava eccome.

Doug aveva amato le feste, gli eccessi. Aveva amato i piaceri della sua vita Sharessita. Non amato, adorato.

Eppure, nonostante avesse sempre ritenuto quella filosofia tremendamente sensata, vedere la faccia della ragazza al solo nominare la parola Sharess gli aveva dato infiniti dubbi.

Non solo: se uno dei suoi amici l'avesse avvicinata da buon fedele, sarebbe finita nel sangue.
Si conosceva Doug.

"Doug, l'hai capito, ammettilo. Tra amore e sesso, vince l'amore. Basta guardarti".

Se ne era convinto, e si era consultato con quel paladino equivoco di Raphael. Per quanto vestir rosa
e coi fiorellini non fosse roba per lui, le sue parole avevano un senso.
Aveva deciso, si sarebbe convertito a Chiomadifuoco.

Doveva solo cercare un sacerdote, e farsi affidare una "cerca" come diceva il mezz'elfo. Avrebbe provato d'essere maledettamente serio e sarebbe entrato nella grande famiglia dell'amore.
A modo suo, come sempre, Doug ce l'avrebbe fatta.

Travolgendo qualsiasi stronzo avesse messo in dubbio i suoi buoni sentimenti, come aveva fatto in tutta la sua breve vita.



Edited by Doug_IL_Monaco - 17/2/2017, 03:11
 
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Doug_IL_Monaco
view post Posted on 18/3/2017, 03:52




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Capitolo 53°

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Sempre più veloce.
Sempre più bastardo.
Sempre più innamorato.

La vita di Doug procedeva su dei binari allo stesso tempo semplici quanto complicato, questione che allo stesso tempo lo preoccupava e sollevava.

Già. Doug era una persona semplice, massacrata da una vita complicata.
Era allo stesso tempo duro e puro, e continua trasformazione.

Il punto era che Doug ben sapeva che, in fondo, gli era sempre fregato solo della sua illustrissima persona, fino ad ora.
Adesso gli fregava della sua illustre persona, e di Victya.

Era conscio di essere continuamente a metà via tra l'atarassia del santo e l'inquieto e perpetuo movimento del ribelle.

In se, il suo modo di vivere questo era: completa fedeltà a se stesso ed al suo amore. Ma la fedeltà ad un animo sempre in bilico è pur sempre un concetto in continuo mutamento.

Inconsistente o consistente fino all'eccesso? Doug proprio non sapeva rispondersi.

Cosa era? Poteva definirsi un uomo con uno scopo? O non poteva proprio... Cosa era uno scopo?
Se lo scopo cambia in continuazione, perde di valore o è segno di cristallina intelligenza? Seguire il flusso dei propri desideri era tanto male?

Doug seguiva il suo gioco, ma le regole erano in continuo movimento. Le condizioni di vittoria lo erano.

Avrebbe mai potuto vincere una partita in cui nemmeno intuiva le condizioni di vittoria? Forse no.

Era ora per Doug di inizare una lunga e penosa operazione di studio, avrebbe dovuto sondare il suo animo, e capire nella bolgia di emozioni che lo animavano cosa fosse flusso e cosa fosse caposaldo.

Quali erano i punti fermi del suo essere?

- Amava Victya. La amava. Lei era uno dei motori della sua esistenza.
- Amava essere famoso. Come lo sarebbe diventato era qualcosa da decidere.
- Amava quel che per lui era famiglia.
- Detestava i fottutissimi benpensanti: attitudine batte codice.
- Detestava l'ipocrisia. Sii uomo, difendi le tue cazzo di idee.
-Odiava profondamente chi invadesse il suo spazio. No, carissimi. A Doug non frega assolutamente nulla delle VOSTRE importantissime faccende e valori. Doug ha i SUOI importantissimi valori, e le SUE importantissime faccende. Crepate, maledetti invasori.

Doug guardò il soffitto della sua camera, e la splendida creatura dormente al suo fianco. Doveva darsi una regolata. Lo stile l'aveva, ma la direzione, la dannata direzione, quella mancava.
Si addormentò abbracciandola, certo che il tempo avrebbe dato un verdetto.




 
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Doug_IL_Monaco
view post Posted on 8/4/2017, 02:37




Capitolo sessantaquattresimo.

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Doug se ne stava in camera, e guardava il soffitto ascoltando il soffitto della sua Victya.

Doug aveva fatto strada. No. Non l'aveva fatta.

Fare strada non aveva alcun senso, poichè Duog non sentiva alcuna vita gli appartenesse. No, gente,
Doug era istinto, Doug era improvvisazione pura.

Doug era unico.

"Non è scandaloso, è solo bello."

Questo rispose a Vic alla proposta di vivere assieme.

Perchè no? Era tanto uno schifo essere in possesso del proprio fottuto destino?
Aveva capito che la sua dimensione preferita quella era: uno spirito libero, pronto ad infilarsi in avventure senza tempo. Sentiva l'adrenalina.

Antiche rovine? Affascinanti.

Vecchi segreti? Meraviglioso.
Questo l'aveva capito benissimo quando con il grandissimo Kathoram e l'altolocato Hendril, con la cortese partecipazione di Kevin ed Erian si era ritrovato in un guaio più grosso di lui in certe rovine netheresi nell'Anouroch.

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Aveva avuto modo di mostrare gli attributi vivendo con fatalità, dall'inizio alla fine un inferno di trappole, non morti, giochi sadici di maghi defunti. Fino al Phaerimm.

Diavolo, il Phaerimm, una bestia il cui nome faceva tremare la sua ragazza, e che per lui altro non era che una potente melanzana ricca di denti.

Scavezzacollo, avrebbe detto Kathoram. Avventuriero, avrebbe ribattuto Doug.

Eppure, quel genere di cose lo faceva sentire un uomo tra gli uomini.

E diavolo, che Talos si pigliasse un fulmine in culo, era una dolce vita quella....

 
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Doug_IL_Monaco
view post Posted on 22/4/2017, 02:54




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Capitolo Settantesimo,

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Era un guerriero o un filosofo della strada?

Se lo chiedeva intensamente in quei giorni, tanto impegnato nel riflettere sul senso della vita, e soprattutto sul senso delle stronzate della vita stessa.

Un pomeriggio aveva provato a giostrare. Era il pomeriggio prima di una giostra, in onore della fine della guerra, con cui si sarebbe scelto un nuovo Barone.

Uno, scambio, due, tre. Non se la cavava male contro il buon Kevin, ed ecco che subito un po' di gente se ne era accorta.

"Noi potremmo fare..." Doug nemmeno ricordava. Erano tutte frasi sussurrate, probabilmente intrighi per aiutar chissà chi nel diventare un nuovo Barone.

"No grazie, se partecipo me lo piglio io il titolo di Barone." Chissà, se avesse sentito di aver una possibilità con le giurie ed il popolo ci avrebbe provato, ma era pur sempre una di quelle belle gare taroccate duro, e seppur lo scompiglio lo compiacesse tanto, vincere ma "senza vincere" sarebbe stata una bella rottura di palle.

Così Kevin vinse, la Baronia aveva un nuovo Barone per qualche mese, ed il nostro se ne stava nel suo cantuccio a pensar al senso di tutto quello.

Cosa è un Eroe? Cosa una persona importante? Le teste coronate resistono meglio ad una bastonata?

Ma soprattutto, perchè non era ancora famoso in quella cazzo di città?

Incrociò le sue braccia, e pensò a quanta strada aveva fatto accumulando forza e conoscenza nel tempo passato. Era sopravvissuto sicuro ad alcune avventure piuttosto folli.
Hendril non era certo famoso come avventuriero, ma era cazzuto di certo. Gael? Gael chi se lo inculava? Ma cazzo, una forza della natura. Kathoram lui era famoso. Brutta mossa pestarlo PRIMA che lo diventasse, e non dopo. Ripestarlo no, ormai eran compari.

Di certo, il drago d'ombra non li conosceva. Il Phaerimm magari manco conosceva Azoun la nella sua tomba. Eppure, erano vivi, ricchi ed avevano fottuto creature che molti, moltissimi si sognavano di nominare. Molte le aveva ammazzate lui stesso senza saper come si chiamassero d'altra parte...

Quindi, ricapitolando.

Era forte, e tutto sommato, la gente lo seguiva.
Era culo e camicia con gente cazzuta.
Aveva, non scordiamolo, la maga più carina del Cormyr con se. Una poi, che nonostante la modestia, era dannatamente pericolosa se voleva.
Era finito in guai veramente gagliardi, ed alla fine, la peggio, l'ebbero i guai.

Allora perchè cazzo non si sforzava più di essere famoso? Perchè non lo diventava?

In cuor suo, Doug, aveva la sua risposta. Perchè non glie ne fotteva.

Contò il denaro, e se ne rallegrò. Poi si mise a riflettere su quale sarebbe stata la sua prossima impresa senza gloria.

 
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