Pericolante |
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| ~ Disordine ~
Rabbia. Un veleno che si diffonde nel corpo come una goccia di inchiostro in un bicchiere d’acqua. Con ingannevole prepotenza si fa strada fino negli angoli più intimi e bui della mente, proponendosi di saziarli degli appetiti proibiti e dei desideri più oscuri, promettendosi soluzione di ogni problema. Inizia con un formicolio alle mani e ai piedi. Poi pervade ogni muscolo come una possente scarica di adrenalina, annebbiando il pensiero e sciogliendo la lingua dalle costrizioni della ragione.
Kevin conosceva quella sensazione, ma anche questa volta quando ne fu colto non riuscì ad esserne più che un umile servitore.
La sua anima era finalmente salva, ma a che prezzo? Therysar, il diavolo autore del maledetto contratto ora era libero dalla prigione in cui era stato confinato, ed a liberarlo era stato il sangue di una povera vittima inconsapevole trovatasi in mezzo a forze ben oltre le proprie possibilità. Come potevano gli altri rimanere così indifferenti innanzi al peso di una simile colpa?
Quando Evan lo colpì sul viso sentì persino il desiderio di ricambiare quel pugno. Ricambiare? No… in quel momento non si sarebbe limitato a questo. Se non fosse stato per la sua codardia forse le cose sarebbero potute andare diversamente. A Kevin sarebbe bastato un singolo sguardo di intesa per sfoderare la spada e scagliarsi con furia letale contro l’autore di quel massacro. Invece tutto quello che ebbe fu un fermo divieto di agire. Ci vollero giorni per smaltire quel veleno, era estremamente restio e oppositivo al cambiare idea. Un po’ per una sorta di orgoglio, per non contraddirsi. Un po’, forse, c’era del vero anche nell’accusa di quella maga enigmatica. Darsi la colpa in qualche modo gli alleggeriva la coscienza.
E poi la giostra, il trionfo nell’arena, il bambino mannaro. Ed Eryeen. Un’ottima ricetta per distrarsi, non c’era dubbio.
Una sera però, mentre scriveva l’ultima delle lettere che non avrebbe mai spedito, non poté che domandarsi dove fosse diretto. Il Cormyr lo aveva cambiato.
Aveva trovato una ragazza magnifica, alla quale sentiva di poter confidare fin al più intimo dei peccati. Ed era successo in un periodo in cui non si sarebbe mai aspettato di potersi legare così tanto a qualcuno. Eppure ogni tanto aveva la terribile sensazione di non comprenderla ed il terrore di ferirla. Vivevano quella relazione in modo diverso, e purtroppo questo si era spesso tradotto in qualche delusione per la giovane Barda.
Poi c’era Philip, che lo aveva invitato a seguirlo alla Terre di Pietra come guardia personale. Kevin lo ammirava molto, per la sua determinazione e per gli ideali che si proponeva di perseguire, e per questo aveva accettato. Era un’idea nuova, e come tutte le novità era esaltante ed affascinante. Ma era quello che voleva davvero? Philip gli aveva assicurato che non sarebbe rimasto all’ombra di un forte trascorrendo i giorni a rammollirsi, semmai il contrario. Dentro di sé però Kevin provava ormai un irrefrenabile desiderio di tornare a casa, nella Valle d’Ombra. Sapeva che ad aspettarlo a Shadowdale c’erano tutti i suoi cari: la famiglia, padre Hammon ed il maestro Dorian MaceStorm, ed oltre a loro un futuro interamente da scrivere, magari con Eryeen al suo fianco. Probabilmente una prospettiva meno invitante di quella offerta da Philip, almeno per molti. Ma non per Kevin.
Si deve lasciare andare il passato, questo è inevitabile. Ma mai dimenticarlo. E mai dimenticare sé stessi.
Posò la penna sul tavolo rileggendo con fredda rassegnazione le ultime parole della lettera che rappresentava l’ultimo saluto e l’ultima promessa a quelle persone che era giunto il tempo di salutare. Avrebbe rimesso tutto in discussione per trovare quello che veramente era meglio per lui, e che non fosse solo la migliore delle opzioni per un caro amico.
E mentre iniziava a mettere ordine fra tutti i dubbi ed pensieri che gli affollavano la mente, una tazza di tè fumante gli scivolò davanti con discrezione. Alzò lo sguardo e si sentì quasi confortato alla vista di quella che ormai, anche dopo tante incomprensioni ed attriti, considerava un’amica.
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