Faerûn's Legends

A Twisted Tale, Kevin Moonsoul - Principio

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Pericolante
view post Posted on 12/2/2017, 12:06




Era ormai giunta la sera e gli ultimi raggi del sole proiettavano lunghe ombre nella valle, accarezzando timidamente il Vecchio Teschio, l’imponente promontorio di bianco granito che incombe sul paese di Shadowdale. Garold stava già finendo il proprio giro per accendere le luci per le strade, mentre un bambino e suo padre percorrevano la via centrale con un carretto vuoto ed il ricavato della giornata. La calma di quella sera venne scossa dalle urla di esultanza e gioia di Robert, il panettiere.

“Sono tornati! La compagnia MaceStorm è qui!”

Si alzò presto un gran vociare, erano passati dodici giorni dalla partenza del gruppo di avventurieri ed in giro si era sparsa l’idea che la missione non fosse andata a buon fine.
Il bambino guardò il padre riuscendo a stento a trattenersi, non era necessario che esprimesse a parole il proprio desiderio.

“Va bene, vai.. Ma non tornare tardi, lo sai che tua madre sta in pensiero!”

Il bambino si girò ed iniziò a correre verso la montagna di granito.




~~~~~~~~~~~~~


Lui e padre Hammond si erano salutati da ormai due settimane. Con l’armatura in una sacca e lo zaino in spalla aveva percorso a piedi la via che conduce a Tilverton, per poi proseguire a sud verso il Cormyr. Era ancora molto combattuto sull’utilità di questo viaggio, sul suo significato. Che cosa avrebbe rappresentato per lui ricominciare? Era giovane, forte e talentuoso. Ma si sentiva schiacciato dal dubbio e dal senso di colpa, intrappolato in un vortice di emozioni che gli impedivano di uscire per riprendere fiato.

Forse aveva ragione padre Hammond, il viaggio lo avrebbe aiutato. Aria nuova, nuovi volti, nuove storie. Continuava a ripeterselo mentre arrostiva la carne sul fuoco scoppiettante del campo che aveva preparato per la notte. Prima che il sole tramontasse, a sud, aveva intravisto alte guglie sulle quali sventolavano fieri stendardi purpurei.


~~~~~~~~~~~~~


Il bambino arrivò appena in tempo. Cinque uomini giungevano a cavallo davanti alla Locanda del Vecchio Teschio. In testa al gruppo era Dorian MaceStorm, fiero ed imponente nella sua armatura completa e con la sua famosa mazza appesa dietro la schiena. Dietro di lui i gemelli WindBow, due elfi dai capelli argentei e dall’eleganza quasi disarmante nonostante i lunghi giorni di viaggio. A chiudere il gruppo Wallace BearHand, campione di bevute, e Rolemas, un tipo misterioso e sempre incappucciato sul quale giravano tante voci in paese, ma del quale in pochi sapevano realmente qualcosa.

Non erano questi i patti con la madre, ma era disposto a ricevere una punizione pur di ascoltare la storia che di lì a breve Wallace avrebbe animatamente raccontato a tutti gli avventori. Così mentre sgattaiolava vicino al camino la ragazza dietro al bancone lo apostrofò.

“Kevin! Non dirmi che sei scappato di nuovo!”



Edited by Pericolante - 13/2/2017, 09:12
 
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Pericolante
view post Posted on 12/2/2017, 12:56




~ Gli eroi dell'infanzia ~

10 anni dopo


Il ragazzo stava in piedi allineato ad altri sei uomini mentre Dorian MaceStorm li esaminava con sguardo severo ed inflessibile. L’uomo in armatura completa era diverso da quello impresso nei ricordi del giovane. Il volto era segnato dall’età e l’espressione fiera lasciava trasparire la stanchezza di occhi scavati ed ormai quasi spenti, occhi di chi ne aveva viste anche troppe. Due mesi prima la Compagnia MaceStorm era rientrata a Shadowdale con un compagno in meno, uno dei gemelli WindBow era caduto in circostanze che in paese rimasero poco chiare.

Dopo diversi minuti ad esaminare i sette uomini in piedi davanti a lui, ed un breve confronto con Wallace seduto poco più indietro su un tronco d’albero abbattuto, Dorian additò uno dopo l’altro tre dei candidati.

“Voi tre potete andare. Voi invece” – disse rivolto ai quattro rimanenti – “fatemi vedere come usate quelle spade.”




~~~~~~~~~~~~~



Infine era giunto. Aveva varcato con grande stupore l’imponente accesso alla capitale del Cormyr ed ora vagava senza una meta precisa tra le affollate strade della città che nulla avevano a che fare con i luoghi a cui era abituato. I suoi passi lo avevano condotto ad un’ampia piazza con una regale statua color oro al centro, ed interamente circondata da una corona di spaziosi portici che ospitavano i banchi di numerosi mercanti. C’era davvero di tutto, dai prodotti della terra alle vesti di seta, armi ed armature, pozioni alchemiche dai colori sgargianti e strani artefatti magici.

Attraversando il portico sul versante sud della piazza il suo sguardo sì posò su una ragazza intenta a riordinare alcuni abiti su un banco. Si guardò i vestiti, erano ancora quelli che un contadino gli aveva prestato lungo il viaggio dopo che i suoi erano rimasti in brandelli dal feroce scontro con un orsogufo.

Facendosi forza ed un po’ di coraggio cancellò quella cupa espressione che lo accompagnava ormai da diversi mesi, fece un respiro profondo, si costrinse a sorridere e si avvicinò con determinazione alla ragazza.



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Si sentiva alle strette. Con la loro superiorità numerica gli orchi erano riusciti a dividere il gruppo. Aveva già avuto la meglio su tre di loro ma ora, stanco, dava le spalle ad un grosso albero mentre due avversarsi gli chiudevano le vie di fuga. Approfittando della scarsa difesa di quello sulla destra riuscì ad affondare la spada nel suo addome, ma questo con le ultime forze afferrò l’elsa impedendogli di estrarla.
Il ragazzo guardò alla propria sinistra e con terrore vide l’orco caricare l’enorme ascia con entrambe le braccia. L’istinto prese il controllo. Lasciò la presa sulla propria arma ed alzò le braccia per proteggersi, chiudendo gli occhi ed aspettando l’inevitabile.

Rimase così per diversi secondi, con il cuore che gli batteva nel petto come gli zoccoli di un cavallo al galoppo, ma nulla accadde. Riaprì gli occhi abbassando le braccia e vide l’orco steso a terra ormai esanime, trafitto al petto da un’arma invisibile. Poco più indietro Rolemas lo stava fissando da sotto quel suo cappuccio con sguardo inquisitore. I due continuarono a guardarsi per alcuni istanti che al ragazzo sembrarono un’eternità. Era evidente che allo stregone la sua presenza non fosse affatto gradita.
Ad interrompere quel glaciale silenzio fu Dorian, emergendo dagli alberi con la possente mazza ancora grondante di sangue appoggiata sulla spalla.

“Questi erano gli ultimi. Ben fatto ragazzo, non te la sei cavata male.
Ricorda però, non abbandonare mai la tua arma! Farlo equivale ad abbandonare te stesso.”



Edited by Pericolante - 13/2/2017, 09:13
 
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Pericolante
view post Posted on 13/2/2017, 09:18




~ Il nuovo inizio ~


Era un caldo pomeriggio estivo. Il giovane Kevin era seduto ad un tavolo con Wallace e Silvryn WindBow in una piccola casa nella campagna vicino a Shadwodale. Poco distante da loro, in un angolo ombroso della stanza, Rolemas tagliava una mela con sguardo meditabondo e probabilmente per la prima volta Kevin lo vedeva senza il consueto cappuccio. Nessuno parlava, neanche Wallace sembrava in vena del proprio fare scherzoso e probabilmente questo pesava a tutti i presenti, sintomo che qualcosa di brutto fosse successo, o stesse per accadere.

Ad interrompere quella irreale quiete furono dei rumori provenienti dal piano si sopra. Dei passi claudicanti si avvicinarono alle scale dove fece la sua comparsa la figura di Dorian, come Kevin mai si sarebbe aspettato di vederlo. Vestito con abiti semplici ma con la solita postura fiera e ricca d’orgoglio si appoggiava saldamente ad un bastone per sopperire all’assenza della gamba destra.
Quando iniziò a scendere le scale tutti si alzarono in piedi guardando il proprio capitano con rispetto e ammirazione, ma anche una innegabile nota di profonda amarezza.

Quel pomeriggio la Compagnia MaceStorm fu sciolta.



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Seduto sulla riva di un fiume lavava la spada pensando alle giornate trascorse.

Insieme ad alcune nuove conoscenze si era avventurato fra le montagne a nord della città. Era abbastanza soddisfatto di come il suo corpo aveva risposto a i lunghi mesi di riposo. Non che si aspettasse di aver perso troppa manualità, ma la fluidità dei movimenti era rimasta perfettamente invariata, cosa che di certo non si poteva dire del fiato. Problema, comunque, che qualche settimana di allenamento avrebbe potuto risolvere.
Aveva anche scoperto una piacevole sinergia in combattimento con quel giovane sacerdote, con il quale probabilmente avrebbe provato a coltivare una buona amicizia.

Non poteva lamentarsi, non stava andando poi così male anche se mascherare le proprie insicurezze dietro una maschera di sorrisi era un peso gravoso che a stento riusciva a sopportare.

Mentre elaborava questi pensieri si accorse di una cosa. Per la prima volta dopo tutti quei mesi non aveva pensato ai propri compagni, almeno fino a quel momento. Gli tornarono in mente le parole di padre Hammond e pensò che sì, forse questa poteva essere la sua occasione per ricominciare.



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Per i mesi successivi continuò a far visita a Dorian ogni volta che ne aveva occasione. Quando la compagnia era ancora attiva il loro capitano era diventato per lui un vero e proprio maestro di vita, e la triste piega presa dagli eventi questo non lo avrebbe cambiato. Dorian gli insegnò tecniche di scherma e strategie di combattimento, cercando di trasmettergli il frutto di anni di esperienze finché un giorno lo invitò a seguirlo al piano di sopra di quella sua vecchia casa di campagna.

In una stanza piena di polvere e vecchi ricordi, tenendosi saldamente appoggiato al bastone, il vecchio guerriero prese un paio di lucenti orecchini e li mise fra le mani del ragazzo.

“Ti ho insegnato tutto quello che ho potuto Kevin. La mia ormai è una storia che giunge alla fine. Tu invece è tempo che scriva la tua.”

 
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Pericolante
view post Posted on 14/2/2017, 00:06




~ Compagni ~


Chino sul collo del cavallo sfrecciava al galoppo nella notte di luna piena con l’aria fredda che gli graffiava il viso. Raggiunse fulmineo quella figura che correva nel tentativo di raggiungere il bosco più fitto e con un rapido movimento del braccio gli fece perdere la presa sull’arma, facendola cadere a qualche metro di distanza.

Il suo avversario però non si fece sorprendere e con estrema prontezza scartò di lato estraendo due pugnali affilati da un fodero nascosto dietro la schiena preparandosi a combattere.

Un sibilo, l’elfo scuro si trovò costretto ad inginocchiarsi con una freccia saldamente piantata sul retro del ginocchio. Kevin saltò giù da cavallo e gli si avvicinò inesorabile, parò un disperato tentativo di difesa con la spada, spinse a terra l’avversario con un calcio e, sovrastandolo, gli piantò la spada nel petto.

Ilyel emerse dall’ombra degli alberi con un’altra freccia già incoccata e pronta ad essere scagliata. La sua voce suonò calma ed inflessibile.

“Con questo fanno cinque.”



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Osservava quell’uomo con ammirazione. Si ergeva lì, possente, sul cadavere di quel gigante con lo sguardo rivolto all’orizzonte ed il vento che gli agitava i folti capelli rossi. La gigantesca mazza di quell’ettin lo aveva colpito al torace devastando la sua corazza, ma sembrava che questo non avesse minimamente scalfito il suo animo, al contrario. Non aveva mai visto nessuno colpire con simili determinazione e furia.

Dren si accorse si essere osservato. Guardò il ragazzo con aria risoluta e la voce gli uscì dal petto come se quelle che stava pronunciando fossero parole rivelatrici di una profonda verità.

“Anche nudo un uthgardt può strappare il cuore ad ogni lercia bestia.”

Proseguirono il cammino tra le sabbie di quel deserto combattendo fianco a fianco nel rispetto l’uno dell’altro.


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Il sangue iniziò ad allargarsi sul terreno avvolgendo in un ultimo caldo abbraccio i bianchissimi capelli dell’elfo scuro che giaceva ora con lo sguardo rivolto al cielo stellato.

Poco distanti i cinque compagni si riunivano verificando le proprie condizioni. Era stata una notte lunga e stancante, ma la loro grande coordinazione unita ad una buona strategia gli aveva consentito di avere la meglio sui loro avversari.

Non restava che tornare a Shadowdale e godersi il meritato riposo.

 
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Pericolante
view post Posted on 15/2/2017, 13:05




Soundtrack consigliata
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~ La luce della Luna ~



Una discreta quantità di gente si era riunita attorno alla pira al calare del sole. Il corpo di Wallace BearHand giaceva steso sul letto di legna con l’espressione rilassata. C’era da aspettarselo dal vecchio Wallace, era morto così come aveva sempre vissuto, con un sincero sorriso sulle labbra.

Dorian MaceStorm si sporse sul corpo dell’amico con il viso rigato dal dolore e vi lasciò tre le possenti mani l’inseparabile ascia. Kevin lo aiutò a tornare qualche metro più indietro mentre Silvryn iniziava ad accendere la pira con una torcia.

Le calde e crepitanti fiamme avvolsero l’eroe nel loro distruttivo abbraccio, proiettando tutto intorno le ombre silenti degli affranti spettatori venuti a dargli l’ultimo saluto.




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“Qualcosa non va?”

La voce della ragazza lo riportò alla realtà da quel pozzo di pensieri in cui era caduto nell’attesa. Lo stava guardando con quegli occhietti curiosi ed i biondi capelli arruffati.
Kevin provò a sorridere e dissimulare l’espressione che doveva avere assunto, evidentemente con scarsi risultati. Fortunatamente lei non sembrò volere insistere, ma neanche si arrese.

“Ti va una torta?”

Qualche ora dopo, sdraiato sulla riva del fiume sotto la luce della luna piena, le parole di padre Hammond gli furono improvvisamente chiare e cristalline. Era bastato un semplice gesto di quella ragazza a liberarlo dalle catene alle quali da solo si stava costringendo, almeno per una sera.
Aveva capito di non potere affrontare quel percorso da solo, ora ne era certo. Guardando la Luna riuscì a percepirne l’amore e per qualche istante si sentì, finalmente, in pace.



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Aprì gli occhi colpiti dai primi raggi del sole e l’aria fresca del mattino ed il profumo dell’erba bagnata dalla brina gli invasero i polmoni.
Ilyel era seduto accanto a lui, con la schiena poggiata al tronco dell’albero sotto al quale si erano accampati e l’arco puntato a terra e stretto con entrambe le mani. Quando sì girò per mettersi seduto l’elfo aprì gli occhi, come se non stesse realmente dormendo.

“Buongiorno Kevin. Marcus si è già alzato ed è andato a pregare. Svegliamo Tharen per la colazione?”

 
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Pericolante
view post Posted on 19/2/2017, 14:26




~ Prospettiva ~


Sul calare del sole i compagni giunsero finalmente ad Elventree, luogo di nascita di Ilyel, dove dei globi di luce soffusa li accompagnarono attraverso le serpeggianti vie di quel pacifico villaggio sul Mare della Luna che coesisteva in perfetto equilibrio ed armonia con la natura.

L’elfo guidò i compagni fino ad una abitazione costruita a diversi metri da terra attorno al grosso tronco di un vecchio albero, e che sembrava collegata con altre costruzioni simili per mezzo di alcuni ponti sospesi fra i rami.

Dopo alcune cerimonie di benvenuto si misero subito a lavoro con il gruppo di elfi che li aveva chiamati, passando le ore successive ad analizzare delle mappe e stabilire una strategia sulla base delle informazioni che erano riusciti a raccogliere.
Sembrava che un’avanguardia di elfi scuri avesse individuato l’ubicazione di una vecchia armeria nascosta nei pressi della Corte Elfica, e stesse ora setacciando la zona per poterla depredare.




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Strinse il nodo della benda con uno strattone deciso per essere sicuro che non si allentasse, accompagnando il gesto con una leggera smorfia di dolore. Rimise al suo posto la piastra dell’armatura che aveva sganciato per facilitare il lavoro, si alzò da quel muretto di mattoni in parte sgretolato ed una leggera folata di vento freddo gli si insinuò dentro il colletto facendolo per un attimo rabbrividire.

Cercò il compagno con lo sguardo e lo trovò fermo su quella che un tempo doveva essere l’elegante terrazza di quelle vecchie rovine, intento a scrutare l’orizzonte con occhi carichi di ferma determinazione. Lo raggiunse, accompagnato dal rumore della propria armatura, e senza proferire alcuna parola si unì a lui in quella tacita contemplazione.

Avevano nuovamente combattuto l’uno al fianco dell’altro con stili completamente diversi ma in qualche modo complementari. Erano scesi nelle profondità della terra affrontando la morte e la non-morte, fino a riemergere su quel promontorio, dove l’aria fredda li stava purificando come un generoso respiro di vita.

Lì in alto, da quella prospettiva, tutto assumeva una sfumatura diversa. La folta foresta da cui erano giunti, nella quale difficilmente si riusciva a spingere lo sguardo oltre una decina di metri, ora appariva come una verde e quieta distesa di morbide foglie. Da quell’altura non esistevano limiti o vincoli, ma al tempo stesso non si riusciva più a vedere cosa era celato sotto quelle rigogliose fronde.

Chiaro, era tutta questione di prospettiva. Così come per quella foresta anche per lui.
Arrivando da un fitto labirinto di ostacoli stava ora per addentrarsi tra più tetre profondità di sé stesso, ma non era più da solo, ed ora sentiva di poterci riuscire. Affrontare sé stesso, il proprio passato ed il futuro, ed arrivare un giorno su quel promontorio dal quale tutti gli ostacoli sarebbero sembrati solo piccoli granelli di sabbia.



~~~~~~~~~~~~~



Lo scontro era stato più violento delle aspettative, ma l’impeccabile strategia concordata era riuscita a garantire la vittoria al prezzo di soli quattro feriti.

Le armi degli avversari erano talmente affilate da aver fatto a pezzi le loro armature quasi come fossero fatte di stoffa, ed ora Kevin stava aiutando Marcus, il chierico di Lathander, a passare degli unguenti su una brutta ferita dietro la scapola destra di Tharen. Ilyel e Alberot riposavano in uno spiazzo sotto la luce della Luna.

Ferneryen, il capo del l’altro gruppo che era andato a verificare le condizioni dell’armeria, emerse dall’ombra degli alberi con i pezzi di una magnifica corazza bianca tra le mani.

“Kevin Moonsoul, ti prego di accettare questa armatura in segno della nostra riconoscenza. Non dimenticherò il valore tuo e dei tuoi compagni.”


 
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Pericolante
view post Posted on 25/2/2017, 15:32




~ I Cinque dell'Ombra ~



Era passata ormai una settimana da quando avevano iniziato la traversata delle Montagne della Bocca del Deserto. Attraversare le montagne invece di aggirarle a nord era stata un’idea di Marcus, che preferiva evitare che il gruppo si imbattesse in una delle pattuglie Zhentarim che sorvegliano la Strada Nera.

Il paesaggio che ora si apriva innanzi a loro era completamente diverso da quello che si erano lasciati alle spalle, ma anche da quello che Kevin si era immaginato. Aveva sempre pensato all’Anauroch come una immensa distesa di lunghe dune di sabbia, ma quello che vedeva ora era un terreno sì arido, ma anche roccioso e frastagliato.
A qualche decina di miglia ad ovest si riuscivano a distinguere i profili di quelle che dovevano essere le Spire della Scimitarra. Prima di partire Marcus aveva parlato ai compagni di quei giganteschi obelischi di nera roccia che abbracciano quello che è conosciuto come il Mare D’Ombra, un vasto lago di limpide acque sovrastato da una fitta coltre di tenebre, ed a nord del quale incombe una nera e misteriosa città fluttuante.

Di qualsiasi cosa si trattasse Marcus spiegò di essere stato messo bene in guardia dall’avvicinarsi a quel luogo.




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“Guardate qui!”

L’elfo sfilò il braccio dal torace della viverna sollevandone sopra la testa il cuore ancora caldo ben stretto tra le dita. Sul suo volto era dipinto un miscuglio di emozioni che andavano da un profondo stupore alla risoluta soddisfazione.

“Ho sentito che ha delle notevoli proprietà alchemiche!” - continuò l’elfo, quasi indispettito dalle espressioni disinteressate del barbaro e del guerriero.

Dren e Kevin si guardarono quasi simultaneamente ed insieme esplosero in una fragorosa risata lasciando che i nervi si liberassero di tutta la tensione accumulata fino a quel momento.

Quasi inconsapevolmente il ragazzo sentì dentro di sé le braci di un fuoco passato animarsi di una nuova fiamma.
Vecchie sensazioni che pensava dimenticate gli pervasero i pensieri, costringendolo ad una quieta e risoluta nostalgia.




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Il sole si stava abbassando ad ovest, ormai quasi scomparso oltre le cime dei monti che il gruppo aveva tanto faticato a superare. Un branco di strane creature li aveva circondati, ed i cinque compagni ora erano pronti a combattere spalla contro spalla. I possenti felini con la testa di falco ed occhi di ghiaccio giravano in tondo tenendo a bada le loro prede, finché Ilyel prese l’iniziativa.
Con un movimento fluido e perfettamente controllato caricò l’arco con due frecce e le scoccò con infallibile precisione. La creatura colpita emise un stridio acuto ed assordante, provocando la carica dei suoi simili.

Kevin era stanco. Il caldo soffocante dell’armatura gli annebbiava i pensieri, ma in quel momento fu come se il suo corpo sapesse cosa fare, agendo indipendentemente dalla mente.

Scartò a destra ed alzò lo scudo parando una artigliata e rispondendo con un montante che andò a segno al ventre delle creatura, costringendola a balzare indietro.
Sentì Alberot alla sua destra cadere a terra. Facendo scorrere indietro il piede si voltò per aiutare il compagno, ma Ilyel fu più veloce e piantò una freccia dritta nell’occhio della creatura che incombeva su di lui.
Istintivamente Kevin alzò lo scudo dietro la testa per parare una seconda carica del suo primo aggressore che, come previsto, si avventò pesantemente su di lui costringendolo ad inginocchiarsi.
Il ragazzo spinse con tutta la forza che riuscì a sprigionare con le proprie gambe scrollandosi la creatura di dosso, poi si girò e la colpì nuovamente, questa volta al collo.
Il grosso felino vacillò e si riprese, ma prima che potesse tentare altro la mazza di Marcus calò sulla sua testa con impeto prepotente.

Per quanto quelle creature fossero del tutto estranee a I Cinque dell’Ombra -così avevano deciso di farsi chiamare- la sinergia in battaglia di questi era ormai tale da riuscire ad affrontare simili imprevisti senza difficoltà.
Lo scontro si consumò nel giro di pochi minuti. Ancora una volta i cinque avevano superato la prova.

 
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Pericolante
view post Posted on 2/3/2017, 10:41




~ Obiettivi ~



Il loro soggiorno nelle aride terre dell’Anauroch si era prolungato ben oltre le aspettative. Dopo aver assistito da lontano ad un feroce scontro tra un grosso drago senz’ali e un possente gigante a due teste, il gruppo era stato costretto a spostarsi ad ovest, avvicinandosi così a quell’area dalla quale Marcus era stato messo in guardia.

Dopo due settimane di cammino sotto il sole cocente e con le scorte d’acqua ormai quasi esaurite, la vista della limpida distesa di quel lago sembrò un invito fin troppo allettante per essere rifiutato. Inoltre i loro passi li avevano guidati nella parte meridionale della depressione, esattamente sul versante opposto a quello sopra il quale torreggiava la misteriosa città volante.

Uscire allo scoperto da quel fitto reticolo di rocce giusto per il tempo necessario a riempire gli otri non sarebbe stato un rischio eccessivo, o almeno così credevano. Decisero allora di attendere il calare del sole per potersi muovere con il favore delle Tenebre.




~~~~~~~~~~~~~



Kevin era steso sul letto della camera che lo stava ospitando da quando era arrivato a Suzail. Per terra nell’angolo davanti a lui era ammucchiata in modo più o meno ordinato la magnifica armatura elfica ancora sporca delle fatiche della settimana trascorsa. Puntate a terra e poggiate sul davanzale della finestra invece le due spade, una nel nuovo fodero e l’altra con ancora legata la cintura. Dalla stessa finestra la tremante luce di un lampione faceva timidamente capolino nella stanza, passandogli sopra le gambe per poi bloccarsi contro la pesante porta di legno.

Se ne stava lì, con le mani giunte dietro la nuca e l’ovattato vociare degli avventori al piano di sotto, ad osservare la polvere sospesa in quel sottile fascio di luce incapace di prender sonno.

“Qual’é il tuo obiettivo?”

Quella domanda apparentemente semplice della ragazza, alla quale credeva di aver dato una risposta sincera, era tornata ad assillarlo. Era partito dalla Valle d’Ombra con uno scopo, e su quello non aveva dubbi. Ma cosa avrebbe fatto quando finalmente le ferite che si portava dietro si fossero chiuse? Era davvero così chiaro?

Durante tutto il tempo trascorso a Suzail non aveva potuto fare a meno di notare che tutte le sue nuove conoscenze in un modo o nell’altro sapessero praticare un mestiere. Ma lui era diverso, c’era solo una cosa che gli riusciva, in cui eccelleva, ed era combattere.

Sin da quando era un bambino non aveva desiderato altro se non diventare come quegli eroi che vedeva spesso fermarsi a Shadowdale, ed aveva dedicato tutto se stesso al raggiungimento di questo obiettivo.
Aveva combattuto prima nella Compagnia MaceStorm, che lo aveva inspirato sin da quando era un ragazzino, poi come capitano de I Cinque dell’Ombra.
Ma per cosa? Non per soldi, non per fanatismo religioso né tanto meno per amore della propria terra.

Nel buio delle propria stanza si arrovellava alla ricerca di una risposta a quella domanda. Una risposta che non fosse solo soddisfacente, ma che potesse giustificare un’intera vita, per quanto breve, dedicata anima e corpo ad affinare l’arte del combattimento.

Fu vagando tra ricordi non troppo lontani che questa risposta iniziò a cristallizzarsi all’ombra di una sempre più chiara verità: le esperienze passate definiscono chi siamo nel presente e chi potremmo essere nel futuro. Il Kevin che aveva iniziato quel lungo percorso era molto diverso da quello che ora lo stava percorrendo. E seppur strettamente legati ad una acerba origine, anche i pensieri e gli obiettivi di quel ragazzo erano in continuo mutamento, in qualche modo ormai prossimi ad un saldo punto di equilibrio.



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Riempiti gli otri il gruppo era già tornato all’ombra delle formazioni rocciose. Era difficile nell’oscurità della notte che Kevin, Alberot e Marcus lo notassero, ma Ilyel e Tharen ebbero l’inquietante sospetto che la luce del cielo stellato sopra di loro si stesse ulteriormente affievolendo.

Furono colti totalmente di sorpresa, rischiando davvero il peggio. Alberot aveva perso i sensi dopo essere stato colpito da una improvvisa scarica di fulmini, ma fortunatamente i compagni avevano avuto la meglio sui due avversari dalla pelle nera e gli occhi privi di iridi.

Da quello dei due che presumibilmente era l’incantatore, Kevin prese uno strano braccialetto dorato, decisamente appariscente in mezzo a quegli abiti scuri.

Avevano fatto un errore a sottovalutare la pericolosità di quel posto. Fortunatamente anche i loro aggressori avrebbero dovuto fare meglio i loro calcoli.

 
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Pericolante
view post Posted on 4/3/2017, 11:39




~ Vive in te ~


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Kevin correva. In quella notte senza luna correva con il corpo ormai completamente sopraffatto dal veleno della paura. Sentiva le vene del collo ingrossarsi mentre il cuore pompava ad un ritmo che avrebbe potuto sostenere ancora per poco. L’impaccio dell’armatura gli impediva di alzare bene le gambe, il piede destro si incastrò sotto una radice troppo sporgente, ed il ragazzo cadde lasciando al suolo un profondo solco.

Si pulì il volto dall’umida terra che aveva trascinato con se nella caduta, sputò quella rimasta sulle fredde labbra e sentì una mano afferrargli il braccio.

“Non ti fermare Alberot, corri!”

Vide il compagno alzare lo sguardo colmo di terrore. Alberot lasciò il braccio di Kevin ed estrasse il suo affilatissimo pugnale curvo, mettendosi in guardia. E così rimase, immobile.

Kevin ebbe giusto il tempo di voltarsi per vedere l’enorme creatura caricare un violento colpo di artigli. Alzò lo scudo pronto ad accusare il colpo, ma sentì solo il sordo ad agghiacciante rumore della roccia che si frantuma. La testa di Alberot rotolò pesantemente vicino al suo braccio destro, cui non cercava di rialzarsi da terra. Gli occhi dell’amico lo guardavano, incastonati nel volto di pietra.

Sentì un urlo di Tharen, e poi uno schianto. Il nano aveva caricato il gigantesco ragno costringendolo ad indietreggiare.

“In piedi Kevin! Non è ancora finita!”

Marcus, era tornato indietro anche lui.

Spalla contro i spalla i tre compagni cercavano di individuare il nemico nell’oscurità. Si voltarono insieme nella direzione da cui sentirono distintamente venire il crepito di un ramo spezzato.
Con la coda dell’occhio videro Tharen schiantarsi al suolo, improvvisamente privato dell’appoggio di una gamba. L’enorme creatura lo afferrò nelle proprie fauci e Kevin e Marcus lo videro inghiottito nel buio senza poter far nulla per impedirlo.
Kevin fece il primo disperato passo per inseguire la creatura e l’amico, ma una acida risata alle sue spalle lo fermò.

L’elfa scura nella sua elegante armatura purpurea emerse dalle ombre con un malefico ghigno sul volto. Capelli, denti ed occhi bianchi creavano un inquietante contrasto in quella vuota e buia cornice.
Non era sola. Bastarono pochi istanti perché i due compagni capissero di essere ormai completamente circondati.
Marcus non ebbe esitazione, poggiò una mano sulla spalla di Kevin e con voce rotta pose fine alla caccia.

“Casa.”



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Gli sembrò di rivivere un’esperienza passata. Falandir riposava vicino alla tiepide braci del fuoco, immerso in quel misterioso stato di dormiveglia tipico della razza elfica. Dren dormiva profondamente, appoggiato con la schiena al grosso tronco di un albero caduto. Il suo volto così sciolto e rilassato fece pensare a Kevin che stesse davvero raccontando, con orgoglio e fierezza, la battaglia della notte scorsa ai suoi antenati.

Approfittando delle prime luci dell’alba il ragazzo prese dallo zaino quel suo diario sul quale era solito scrivere delle lettere. Lettere che non aveva mai invitato, ma che conservava gelosamente come simbolo di un legame non ancora del tutto perduto.
Bagnò la penna nella boccetta di inchiostro ormai quasi vuota, e con calma iniziò a parlare ad un vecchio amico.



~~~~~~~~~~~~~


“Caro Tharen,

Sono passate ormai quattro stagioni da quando le nostre vite sono state crudelmente separate.
Il tuo ricordo e quello di Alberot sono ancora limpidi nei miei pensieri, anche sei i vostri volti iniziano a sbiadire. Capisco di non potermi arrendere, lo devo a me stesso e soprattutto a voi.

Qui ho conosciuto molte persone, alcune di loro ti piacerebbero molto..

[…]

Per sempre tuo amico e compagno,
Kevin”

 
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Pericolante
view post Posted on 11/3/2017, 15:16




~ Equilibri ~




Quelli che seguirono furono mesi difficili.
Ilyel era tornato pochi giorni dopo di loro, ferito e malconcio, ma ancora vivo.

Era ormai ben chiaro a tutti che non ci fosse alcuna speranza che Tharen fosse sopravvissuto. Ed in una sorte di triste e tacito accordo I Cinque dell’Ombra erano ormai definitivamente sciolti.

Kevin rimase sospeso in una dimensione senza tempo. Alba e tramonto si susseguivano inesorabili, ma i suoi pensieri erano fermi a quell’istante, quel preciso istante, in cui il suo corpo e la sua mente si erano arresi alla chiara ed evidente sconfitta. L’immagine del sorriso sprezzante di quella donna ne tormentava il sonno.

Senza appetito e senza sonno si era abbandonato ad una passiva spirale di rassegnazione.





~~~~~~~~~~~~~




“L’ombra è dall’altro lato della nostra luce.

Se guarderete alla vostra luce,
non terrete sotto controllo la vostra ombra.

Se guarderete alla vostra ombra,
non vedrete mai la luce.”



Lat Nam Rehel





Quelle poche e limpide parole bastavano a semplificare un concetto tanto semplice quanto fondamentale.
Non esiste ombra senza luce, ne luce senza ombra. Entrambe coesistono e sono necessarie l’una all’altra.

In passato Kevin aveva sempre guardato alla luce dei propri successi, che per merito o fortuna lo avevano portato a migliorarsi e farsi forte di sé. A lungo andare, però, questo lo aveva portato a ignorare dei rischi e pagarne il conto.

Trovarsi nel buio lo aveva totalmente disarmato. Come poteva esistere una luce al di là di una simile oscurità?
E quando ormai pensava di essere rimasto completamente asciutto, prosciugato dal crudele silenzio del nulla, una luce era venuta in suo soccorso.

Non la accolse subito, rimase ad osservarla con malcelata diffidenza ed il profondo terrore che al solo sfiorarla essa si sarebbe infranta abbandonandolo nuovamente alla solitudine.
Finalmente provò a seguirla, ed ella lo ripagò crescendo di intensità. Coesistendo con il buio la luce si faceva forte della fiducia che lui le concedeva, e non solo.

I gesti d’affetto di chi incontrava lungo il cammino, e quelli che lui ad essi rivolgeva, contribuivano a nutrire quel caldo ed avvolgente sentimento di cui padre Hammond gli aveva tanto parlato.

E non era più solo luce o solo ombra, ma entrambi. Avrebbe smesso di fingere che non fosse così.

Ironico, pensò Kevin, che il significato implicito di quelle parole fosse a lui così limpido, e che colei che le aveva pronunciate non sembrasse averne colto la stessa essenza, o almeno così lasciasse credere.





~~~~~~~~~~~~~




Padre Hammond, l’uomo che lo aveva salvato da quella arida distesa in cui si era perso a vagare, sembrava convinto della sua idea.
Partire. Lasciarsi Shadowdale, la Valle d’Ombra e gli spettri dei propri amici alle spalle. Non per dimenticare, ma per imparare a ricominciare.

Così era partito. Con un pesante zaino in spalla e la certezza che i suoi passi non si sarebbero fermati.

 
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Pericolante
view post Posted on 5/4/2017, 19:07




~ Firma col sangue ~


Si sentì schiacciato da un travolgente sconforto. Era davanti ad una scelta troppo difficile.
Giocare tutto in una partita a scacchi con la consapevolezza di avere ben poche speranze di vittoria. O rimanere prigioniero in quel posto.
Avrebbe perso la partita e con quella la propria anima, perché mai avrebbe dato a quell’essere ciò che egli desiderava.


“Ho cambiato idea, non ci sto.”


Mentre si allontanava dal lungo contratto sospeso in aria davanti a lui provò un sottile brivido di piacere.
In qualche strano modo aveva vinto. Non si era lasciato corrompere da una promessa di libertà, potere e ricchezza.

Andrò a sedersi sul bordo della grande piattaforma di pietra ed iniziò a spogliarsi dell’armatura.
Furioso, rassegnato alla consapevolezza di non sapere quando e se sarebbe riuscito ad uscire quel posto, lasciarsi quello spaventoso incubo alle spalle e potersi di nuovo perdere i quei profondi occhi che così inaspettatamente avevano fatto breccia dentro di lui.
Provò una improvvisa sensazione di nausea e vertigini al pensiero che forse non la avrebbe più rivista, e che lei non avrebbe semplicemente più avuto alcuna notizia di lui, come se fosse sparito nel nulla.

Osservava quella innaturale volta di colori che avvolgeva quel piccolo mondo dentro la sfera, quando la voce del biondo marinaio lo riportò nel presente.


“E se invece noi ti liberassimo?”


In effetti il diavolo lo aveva ammesso, era anche lui prigioniero della sfera.
Inizialmente Kevin pensò fosse un’idea folle, ma amava troppo la vita per non fare un tentativo.

Un nuovo contratto. Una firma con il sangue. Una nuova sfida.
Osservò ancora l’espressione malignamente compiaciuta del diavolo, sentendosi rinvigorito da una crescente e ferma determinazione.


“Quando sarai libero, fuori da questa sfera, ti toglierò quel sorriso dalla faccia. E non ti piacerà.”


Poi il campo fu pronto ed i giganteschi pezzi in posizione. Non avrebbero giocato per la libertà ma per il tempo.
Kevin guardò ancora il marinaio, compagno di sventura ed ora unico amico ed alleato in una battaglia molto diversa da quelle che era abituato a combattere.

Insieme attraversarono la grande scacchiera raggiungendo la propria schiera, e la partita ebbe inizio.



Edited by Pericolante - 6/4/2017, 12:33
 
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Pericolante
view post Posted on 12/5/2017, 11:46




~ Disordine ~



Rabbia. Un veleno che si diffonde nel corpo come una goccia di inchiostro in un bicchiere d’acqua. Con ingannevole prepotenza si fa strada fino negli angoli più intimi e bui della mente, proponendosi di saziarli degli appetiti proibiti e dei desideri più oscuri, promettendosi soluzione di ogni problema.
Inizia con un formicolio alle mani e ai piedi. Poi pervade ogni muscolo come una possente scarica di adrenalina, annebbiando il pensiero e sciogliendo la lingua dalle costrizioni della ragione.

Kevin conosceva quella sensazione, ma anche questa volta quando ne fu colto non riuscì ad esserne più che un umile servitore.

La sua anima era finalmente salva, ma a che prezzo? Therysar, il diavolo autore del maledetto contratto ora era libero dalla prigione in cui era stato confinato, ed a liberarlo era stato il sangue di una povera vittima inconsapevole trovatasi in mezzo a forze ben oltre le proprie possibilità.
Come potevano gli altri rimanere così indifferenti innanzi al peso di una simile colpa?

Quando Evan lo colpì sul viso sentì persino il desiderio di ricambiare quel pugno. Ricambiare? No… in quel momento non si sarebbe limitato a questo. Se non fosse stato per la sua codardia forse le cose sarebbero potute andare diversamente. A Kevin sarebbe bastato un singolo sguardo di intesa per sfoderare la spada e scagliarsi con furia letale contro l’autore di quel massacro. Invece tutto quello che ebbe fu un fermo divieto di agire.
Ci vollero giorni per smaltire quel veleno, era estremamente restio e oppositivo al cambiare idea. Un po’ per una sorta di orgoglio, per non contraddirsi. Un po’, forse, c’era del vero anche nell’accusa di quella maga enigmatica. Darsi la colpa in qualche modo gli alleggeriva la coscienza.

E poi la giostra, il trionfo nell’arena, il bambino mannaro. Ed Eryeen. Un’ottima ricetta per distrarsi, non c’era dubbio.

Una sera però, mentre scriveva l’ultima delle lettere che non avrebbe mai spedito, non poté che domandarsi dove fosse diretto.
Il Cormyr lo aveva cambiato.

Aveva trovato una ragazza magnifica, alla quale sentiva di poter confidare fin al più intimo dei peccati. Ed era successo in un periodo in cui non si sarebbe mai aspettato di potersi legare così tanto a qualcuno.
Eppure ogni tanto aveva la terribile sensazione di non comprenderla ed il terrore di ferirla. Vivevano quella relazione in modo diverso, e purtroppo questo si era spesso tradotto in qualche delusione per la giovane Barda.

Poi c’era Philip, che lo aveva invitato a seguirlo alla Terre di Pietra come guardia personale. Kevin lo ammirava molto, per la sua determinazione e per gli ideali che si proponeva di perseguire, e per questo aveva accettato.
Era un’idea nuova, e come tutte le novità era esaltante ed affascinante. Ma era quello che voleva davvero? Philip gli aveva assicurato che non sarebbe rimasto all’ombra di un forte trascorrendo i giorni a rammollirsi, semmai il contrario.
Dentro di sé però Kevin provava ormai un irrefrenabile desiderio di tornare a casa, nella Valle d’Ombra. Sapeva che ad aspettarlo a Shadowdale c’erano tutti i suoi cari: la famiglia, padre Hammon ed il maestro Dorian MaceStorm, ed oltre a loro un futuro interamente da scrivere, magari con Eryeen al suo fianco.
Probabilmente una prospettiva meno invitante di quella offerta da Philip, almeno per molti. Ma non per Kevin.

Si deve lasciare andare il passato, questo è inevitabile. Ma mai dimenticarlo. E mai dimenticare sé stessi.

Posò la penna sul tavolo rileggendo con fredda rassegnazione le ultime parole della lettera che rappresentava l’ultimo saluto e l’ultima promessa a quelle persone che era giunto il tempo di salutare.
Avrebbe rimesso tutto in discussione per trovare quello che veramente era meglio per lui, e che non fosse solo la migliore delle opzioni per un caro amico.

E mentre iniziava a mettere ordine fra tutti i dubbi ed pensieri che gli affollavano la mente, una tazza di tè fumante gli scivolò davanti con discrezione. Alzò lo sguardo e si sentì quasi confortato alla vista di quella che ormai, anche dopo tante incomprensioni ed attriti, considerava un’amica.

 
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Pericolante
view post Posted on 26/5/2017, 10:40




~ Casa ~


Quel luogo era sempre lo stesso. La roccia di Tharen, l’albero di pere ed il vecchio tronco con le iniziali di tutti, incise il giorno che decisero di diventare una squadra. Nulla era cambiato, a parte il fatto che ora era lì da solo. Gettò altri due tronchetti sul fuoco ed andò a sedersi vicino al vecchio tronco. In quel momento gli sembrò che nulla fosse più bello, e allo tempo stesso doloroso, di stare in quel posto.

Con un nodo alla gola tirò a se il vecchio zaino da viaggio e ne estrasse i due pesanti libri che negli ultimi mesi aveva appesantito di parole ed inchiostro, ne aprì uno e lo sfogliò velocemente.
In quelle pagine erano contenuti tutto il dolore, tutta la colpa e tutto l’amore per quegli amici che aveva scoperto di considerare fratelli.
Quelle lettere erano una parte di lui. Una parte del suo passato ed un pezzo del suo cuore che probabilmente non sarebbe mai più riuscito a recuperare.

Per questo, mentre tornava alla prima pagina, non si stupì di aver perso la determinazione che lo aveva portato in quel luogo ed di essere colto da un attimo di profonda incertezza.
Volse il capo verso le incisioni sul tronco illuminate ormai dalla sola luce del fuoco. Il tempo le aveva consumate, certo, ma erano ancora tutte ben visibili. Prese un profondo respiro per farsi coraggio e strappò una pagina, per poi gettarla tra le fiamme.

E così fece per tutte quelle a seguire. Una dopo l’altra le lettere vennero strappate e consegnate al premuroso messaggero. Kevin rimase in silenzio ad osservare il fuoco nutrirsi di quelle parole che ora viaggiavano alla ricerca dei cari a cui erano rivolte. Poi prese il liuto, chiuse gli occhi, ed iniziò ad intonare qualche nota che sperava lo aiutasse a sciogliere quel nodo che ancora sentiva nel petto.

Era tornato a casa, ma ora aveva di nuovo la sensazione di esser rimasto solo.

 
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Pericolante
view post Posted on 21/6/2017, 17:42




~ Lo stiletto ed il velo ~


Kevin si sfilò il guantone e lo lasciò cadere a terra guidando velocemente le dita verso le fibbie dello spallaccio sinistro. Con movimenti rapidi ed esperti slacciò le cinghie lasciando che tutto il bracciale dell’armatura si sfilasse sotto il proprio peso. Afferrò il quadrello ancora piantato appena sotto la clavicola e, trattenendo il fiato, lo tirò via con uno strappo secco. Controllò la punta per esser certo che non fossero rimaste schegge e lo gettò via, portando poi di nuovo la mano alla ferita per controllarne i contorni.

Erano ormai passati due anni dall’ultima volta che si era spinto tanto in profondità in quella foresta. Due anni che lo avevano cambiato al punto da fargli vedere quelle fronde con un’aria diversa. Non riusciva a spiegarsi cosa vi trovasse di diverso, tutto sembrava rimasto in una sorta di stasi, identico a come era rimasto impresso nella sua memoria. Eppure non era più così spaventoso. Ricordava nitidamente il terrore provato in quella lontana notte, tale da renderlo incapace di muoversi. Era convinto che rivedere quei luoghi avrebbe riacceso in lui la miccia della paura, ma così non era stato. Aveva paura sì, ma in un modo totalmente differente. Paura di aver atteso troppo a tornare in quel luogo, che ormai fosse tardi per trovare il “rimedio” del quale Evan gli aveva parlato. Paura che con il trascorrere delle ore si era trasformata in delusione e rassegnazione. Non c’era traccia di quello che stava cercando, e non riusciva a spiegarsene il motivo.

Tenendosi ancora la spalla e zoppicando per via di un brucente taglio dietro il ginocchio si avvicinò ad una grossa roccia e vi si appoggiò per riprendere fiato. Intorno a lui giacevano i corpi esanimi di sei drow, tutti maschi. A giudicare dall’equipaggiamento e da come erano riusciti a fiaccarlo e ferirlo Kevin stimò che non dovesse trattarsi di semplici ricognitori. Inoltre pur non essendo granché singolarmente erano riusciti a far valere con estrema efficienza la loro superiorità numerica mettendolo in seria difficoltà, segno di un buon addestramento ed anni di esperienza alle spalle.

Si spinse con la mano e con la spalla destre per sollevarsi dalla roccia ed andare a recuperare la spada ancora saldamente ancorata nel petto dell’elfo che gli aveva consegnato il quadrello quando un particolare attirò la sua attenzione. L’incantatore ed il più abile dei quattro spadaccini avevano un tatuaggio sul collo: uno stiletto avvolto in un velo. Lo stesso simbolo che aveva visto due anni prima, inciso sullo scudo della drow che gli aveva dato la caccia. Lo stesso simbolo era anche ricamato su una borsa che l’incantatore portava legata alla cintura. Kevin si avvicinò e, appoggiandosi alla propria gamba, si inginocchiò per slacciare la borsa.
Mentre la tirava a sé rivolse uno sguardo all’espressione terrorizzata ancora impressa sul volto dell’elfo, come aspettandosi che questo potesse improvvisamente riprendersi e protestare.
La lasciò vicino al piede e la aprì frugarvi dentro con la mano ancora sporca di sangue.

Due pergamene, una mappa ed un diario. Tutto scritto con caratteri per lui del tutto estranei.
Richiuse la borsa e la prese con sé alzandosi. Estrasse la spada dal torace del balestriere e si tirò faticosamente in sella pronto a far strada verso casa.

 
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13 replies since 12/2/2017, 12:06   360 views
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