| Erano tornati nel luogo maledetto che aveva visto il risveglio della loro Nemesi. Lì, Darkivaron era sicuro che avrebbero trovato delle risposte...ma le risposte che ebbero non furono di gradimento di nessuno. La speranza, veniva lentamente strappata da loro, con la stessa facilità con cui il Demone avrebbe strappato loro la carne e l'anima con i suoi artigli. Il Non- Morto, l'Alto Mago Elfico Rilend, che un tempo aveva affrontato con i suoi compagni, ora solo ossa e polvere, quel malvagio essere, non ricordava neanche il suo nome: per scoprirlo, il gruppo dovette a aspettare i risultati della ricerca condotta a Candlekeep da Velkar e da Alisea.
Centinaia di anni prima, un valoroso gruppo di eroi elfici, tra cui un umano, era conosciuto come cacciatori di demoni. La Compagnia del Terzo Artiglio, si facevano chiamare. Tutto iniziò dal giorno in cui trovarono quella lancia misteriosa, in grado di uccidere demoni con estrema facilità. Finchè i demoni erano deboli. La Lancia però, li attirava tutti, come una luce in una notte buia, senza riguardo per il loro potere. La Compagnia, da quando la aveva trovata, non aveva avuto più pace: quello che prima per loro era un lavoro, era diventato un bisogno, per sopravvivere. Fino al giorno, in cui, in quella che doveva essere la loro ultima missione prima di sciogliersi, si presentò loro non uno spirito minore, ma un Vero Demone Antico. Un demone che niente, neanche l'Alta Magia Elfica , poteva ferire, tranne lo stesso oggetto che ne aveva attirato la furia. Ma la lancia era spezzata, e nessuno, a quanto pareva dalle informazioni raccolte fino a quel momento nella Grande Biblioteca, dallo smemorato Rilend, e a Elventree, era in grado di riforgiarla.
Non che l'arma fosse maledetta, ma come disse con tono rassegnato il giovane Zhentilar, mentre osservava Lord Velkar che ne stringeva in mano i resti "Come un Paladino sa scovare il male per distruggerlo, così i Demoni, creature di pura malvagità, possono percepire il grande potere benigno di quell'arma...è come un faro per loro" Chiunque la deteneva, sarebbe stato il primo ad essere rintracciato. L'origine del suo potere benigno, rimaneva un mistero.
[.....................]
Lo sconforto aleggiava nel cuore di Darkivaron. La sua sicurezza di affrontare la situazione, vacillava. Incoraggiava i compagni con determinazione, sostenendo che avrebbero ucciso il Demone, ma era il primo a non crederci più. Neanche affrontando un Grande Dragone Nero, neanche guardandolo dritto negli spietati occhi di rettile, si era sentito cosi impotente. Ma non era solo per colpa del demone. Era colpa di Laurelion. Era colpa della fiducia in sè stesso che aveva vacillato, quando era accaduto, durante il viaggio verso Elventree, un fatto che lui considerava un Fallimento personale.
Quando avevano creduto, in un primo momento, che le informazioni che cercavano si possero trovare a Evermeet, l'isola dove solo gli elfi poteva approdare illesi, gli occhi di tutti erano caduti su Laurelion e su Nei, gli unici elfi del gruppo. Ma Laurelion, contravvenendo agli ordini dei suoi superiori, si era irremovibilmente rifiutato di recarsi la, per qualche oscuro motivo che era da ricercare nella sua vita passata. "Se è necessario, tu andrai sull'isola" disse Alaric, con un tono che non ammetteva repliche. "Ti sei dimenticato che è colpa tua se forse moriremo tutti?"- disse stizzosamente l'elfo, con rabbia -"TU non puoi Darmi ordini!!" continuò, alludendo al fatto che Alaric non era un suo superiore. "Ma io si." tuonò improvvisamente Darkivaron con tono gelido, sentendo l'ira che saliva"E ti dico che andrai su quell'isola...è un ordine, e tu sei una recluta degli Zhentilar. TU OBBEDIRAI!" Ma nè queste parole, ne le minacce di morte fatte da Lord Imoden e Alaric servirono. Insubordinazione totale e inequivocabile. La punizione per la recluta, e per l'uomo che ne era responsabile, il suo addestratore, poteva essere una sola. Morte.
"Tu...sei stato il mio più Grande Errore, Laurelion", disse, Darkivaron Salas, pallido in volto, ma con un tono spietato e uno sguardo fiero, prima di smontare da cavallo e portarsi davanti al suo Capitano. "Ho fallito nel mio dovere di addestrare la recluta, Signore. Sono pronto ad essere decapitato come era pattuito" Lo sguardo di Imoden era indecifrabile. Tutti fissavano quella scena surreale, mentre la pioggia continuava a cadere. Alaric non riuscì a trattenere uno dei suoi tremendi scoppi d'ira "Piuttosto che permettere che un uomo come Darkivaron muoia, elfo, ti uccido io, qui e subito, senza leggi di Zhentil!".Altre parole vennero pronunciate, ma ormai Salas non ascoltava più. Attendeva solo di udire il suono dell'ascia che calava sulla sua testa. Aveva Fallito, se lo meritava. Aveva creduto di poter cambiare quel'elfo pazzo, ma aveva sopravvalutato le sue capacità.
Allora Laurelion cambiò idea. "Faremo così. Io andrò a Evermeet. Non ho paura di morire, ma mi secca che un altro muoia per colpa mia. ANDRò a Evermeet, e voi libererete Darkivaron da qualsiasi responsabilità nei miei confronti. Poi, mi esilierete da Zhentil. D'accordo, Capitano?" Per instanti senza fine, Il Capitano delle Guardie Imoden'id Erotaroda restò in silenzio, senza tradire emozioni. Poi, con voce inespressiva, parlò. "Lo Zhentilar Darkivaron è liberato da ogni responsabilità verso la recluta Laurelion." La pioggia imperterrita, continuava a cadere...
[...............]
Al ritorno a Zhentil, Darkivaron si ritrovò a parlare con il Becchino, Thug, che non vedeva da tempo. Parlarono dell'accaduto, a lungo. Thug dissentiva da molte delle parole dello Zhentilar, e in particolare da queste, pronunciate nello stesso tempo con crudeltà e amarezza: "Se non altro, l'elfo ha un merito. Mi ha insegnato, che non ci si può fidare di nessun altro se non di sè stessi... Ho imparato, che posso contare solo su due cose. La mia Spada, e il mio Dio... Non commetterò lo stesso errore una seconda volta"
[..................]
Poi, più tardi, nel Cimitero Sud di Zhentil, a Thug vennero mostrate due tombe da Salas...le tombe dei suoi genitori. "Se il Demone avrà la meglio, e mi ucciderà...ho un favore da chiederti. Voglio essere sepolto accanto a Loro." Thug annuì, solennemente e con rispetto. "Ricordati solo una cosa, Darkivaron...quando sentirai la morte che si avvicina, stringi due monete di rame nella mano. Servirà a pagare Kelemvor per lasciarti passare"disse. Con un tono stranamente convinto, tra il solenne, l'ironico, e l'amareggiato, Salas replicò: " Mi cederà il passo. Io rispondo solo a Bane, non dimenticarlo." "Ma prima di arrivare da Bane, dovrai sottoporti al Giudizio di Kelemvor" "Lo so." -sentenziò con fare furbesco-"Ho solo detto che mi cederà il passo" "Comunque"-prosegui serio Thug-"dammi retta...non vorrei che tu aspettassi il tuo giudizio fino alla Notte dei tempi" "Quando morirò, probabilmente lo farò stringendo la mia spada in mano. Vorrà dire, che mi farò strada con quella"replicò, con la spavalderia e il coraggio che hanno solo gli uomini che sanno di aver poco da vivere. Il Becchino osservò la spada. "Credo che gli piacerà" "Non intendo donargliela" furono le ultime parole di Salas prima di accommiatarsi... E forse, le sue ultime parole in assoluto.
|