Faerûn's Legends

Ombre dalla foresta.

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Haytram
view post Posted on 12/6/2007, 19:36




Il silenzio era scalfito solo dagli zoccoli dei tre destrieri che avanzavano inquieti nella boscaglia morta. L'atmosfera era più prossima ad una realtà onirica che a qualcosa di vero, in carne ed ossa. Immersi nel silenzio, Imoden, Anthonius e Nei si rammendavano qualche ferita mentre dagli alberi sembravano giungere mille e più occhiate. Pochi attimi prima, un'aria gelida e fredda come una lama di ghiaccio aveva sommerso i tre uomini di Zhentil Keep, in compagnia di spettri e fantasmi che sembravano spuntare dagli angoli più reconditi di quell'immota e disgraziata foresta.
''Restiamo compatti e avanziamo verso sud'' fu il primo ordine di Imoden, che si ritrovava a combattere con la peggior lama che un guerriero potesse mai tenere in mano.

Numerosi incontri interruppero la cavalcata dei tre uomini; scheletri, spettri e figure evanescenti si accompagnavano ai mephit e alle normali creature della foresta. Un elementale d'acqua lasciò una grande pozza sull'erba dopo essere caduta sotto i colpi dei tre guerrieri. Non era un sogno, il dolore e la stanchezza erano troppo vivi per poter cercare, da qualche parte, un appiglio alla vera realtà.
A stento raggiunsero il sentiero che si inerpicava sul fianco di un'angusta montagna. I colpi di Imoden ed Anthonius fendevano il vuoto ogni volta che uno spettro appariva dianzi a loro, solo le freccie di Nei riuscivano a trafiggere e a ferire quelle figure diafane.

Un cavaliere si fece avanti mentre gli uomini erano occupati con le bende. La sua figura eterea e vestita di ferro nero era a malapena visibile sotto il cielo altrettano buio e cupo.
Il fantasma parlò dopo pochi secondi.
''Voi... che cosa ci fate nel mio territorio di caccia?''
Imoden rimase fermo davanti alla figura, lo scudo ben saldo in avanti e il tono di voce duro e conciso.
''Non vedo nulla che delimiti il tuo territorio, cavaliere. Che cosa vuoi?''
Il cavaliere scoppiò a ridere e richiamò a sè quelli che dovevano essere alcuni componenti del ''suo esercito''. Altri due spettri vennero abbattuti con difficoltà dalle freccie di Nei.
I tre uomini si schierarono nuovamente davanti al cavaliere che aveva osservato placido il combattimento.
''Nel nome di Bane, che diavolo vuoi, cavaliere? Parla o vattene per la tua strada''.
''Bane... ahahhah'' il cavaliere pronunciò qualche parola di scherno nei confronti dell'Oscuro Signore.
Anthonius si fece avanti e rispose con fermezza alle risate del cavaliere, che finì ben presto lo slancio ilare osservando come intimorito i gesti e la figura rabbiosa del ranger. ''Un'altra parola su Bane e la tua fine arriverà presto''
''E' una sfida?'' pronunciò il fantasma.
''E' una promessa.''

Il cavaliere sembrò rianimarsi per chiamare a sè il suo esercito ma venne interrotto dalle grida di Imoden che incitavano alla carica.
''ATTACCATE!!'' i tre uomini caricarono il fantasma riuscendo a sopraffarlo dopo pochi colpi messi a segno.

Dopo che ebbero ripreso la strada in direzione di Zhentil Keep, un'altra figura spettrale arrivò davanti a loro; era privo di testa e camminava sfiorando appena il terreno. Passò attraverso Imoden che gli si era parato davanti pronto a riceverlo. Null'altro fu possibile sapere da quella figura grottesca e ambigua.
Lungo la pianura fecero l'ultimo incontro di quella giornata. Era un uomo dalla barba lunga che si professava un figlio di Zhentil Keep. Diceva di conoscere il capitano delle guardie, un certo Ilius, di cui era amico dal 1100. Quell'uomo era indietro di quasi 300 anni di calendario.
I tre uomini, ai quali si era aggiunto anche il Thayan Zeross, riuscirono a sapere poche altre informazioni da quella figura che sparì nel nulla.

Le ombre dei morti sembravano essere tornate fuori dalla foresta...
 
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Seyka
view post Posted on 12/6/2007, 20:35




La giovane elfa era sulla strada per i ghiacciai, quando incontrò il mago Zeross.
Insieme si aiutarono a sgominare le creature del posto, stranamente fitte di nonmorti... Il thayan fece qualche incantesimo sull'elfa che, seppur spaventata dalle sue magie arcane, ne rimase sorpresa quando vide che riusciva a saltare più in alto di prima e che si sentiva protetta dai colpi nemici.
Il mago se ne andò, dicendo che tornava a Zenthill, e Nei era in procinto di proseguire la strada quando, mentre era intenta a curarsi quelle poche ferite superficiali che aveva riportato, trovò con grande sorpresa davanti a sè Anthonius e un altra figura, coperta dall'elmo, che si rivelò essere Imoden, il capitano delle guardie. Imoden era rabbioso poichè aveva perso parte del suo equipaggiamento, forse a causa di quei grossi vermi che infestavano la zona.
In breve l'atmosfera si fece cupa e terrorizzante per Nei, che guardatasi attorno, vide per un attimo gli animali scappare, poi più nulla. Solo il silenzio e un maledettissimo sentore di essere osservata pervadeva l'animo scosso dell'elfa, che però aveva l'arco pronto in una mano e una freccia nell'altra.
Spettri e fantasmi cominciarono a uscir fuori da non si sa quali tenebre remote della foresta, e Nei si fece pian piano più sconsolata quando vide che solo i suoi colpi andavano a segno, mentre i suoi compagni colpivano attraverso i nemici; a fatica, si liberarono del pericolo, ma, usciti dalla foresta, un cavaliere fantasma equipaggiato con alabarda e piastre nere, intimò loro di lasciare il "suo territorio".
Nei deglutiva spesso, come si fa quando si ha una paura molto forte.
Tuttavia, le risposte "a tono" del capitano e di Anthonius le ridiedero molto del coraggio che aveva perso, e si dette notevolmente da fare contro gli spettri evocati da quella figura ombrosa, che purtroppo solo lei poteva colpire... forse grazie a quell'arco trovato nell'alveare...
"Nei, datti da fare!!" Gridavano i due, che cercavano di tenerli occupati, seppure i loro colpi passavano attraverso le ombre.
"Ci sono!" Rispose l'elfa, che in sella al suo cavallo cercava di mettere a segno più frecce possibile.
Sconfitti, gli spettri si dissolsero così, come se niente era accaduto, e una smorfia di rabbia comparì sulla bocca di Nei quando si accorse che il cavaliere, nel mentre, era rimasto immobile a "godersi la scena"...
Bastò una frase di scherno a Bane per far infuriare come diavoli i suoi valorosi compagni, che non avrebbero tollerato altre insolenze.
Bastò vedere il cavaliere in una sorta di stato di "trance" per capire che si accingeva a richiamare altri "sudditi", per far scattare dentro Imoden quella molla che fece dare il segnale d'attacco.
Bastarono pochi colpi a segno per farlo nuovamente scomparire nel nulla, così com'era apparso.
Bastò questo per far tornare l'atmosfera dei paraggi alla normalità, per far svanire quell'orrorifico senso spettrale.
Ma non bastò a risolvere i misteri... un'altra figura fantasma, a piedi, con un pugnale in mano, camminava verso di noi, e passò avanti attraverso di Imoden. Nei rabbrividì.
Intanto anche il mago Thayan, Zeross, si fece vivo, fece qualcuno di quei incanti che mettevano tanta ansia alla giovane elfa e ci disse che ci avrebbe seguiti da Invisibile.
Preoccupati di cadere in una trappola, i quattro tardarono un poco a andargli dietro, così non lo ritrovarono più, seppure si fossero spinti quasi fino ai ghiacciai; tornarono allora indietro, attraverso la boscaglia, con l'intento di tornare alla nera città, ma nella radura in mezzo alla boscaglia videro un uomo in armatura di pelle e con un piccolo scudo. Aveva una lunga barba e dei capelli gonfi, come chi non va dal barbiere da un anno.
"Sei un brigante?" chiese uno dei due uomini, mandando su tutte le furie l'uomo che si sentiva offeso dalla parola "brigante".
Invocava Bane, quindi non poteva essere un nemico di Zenthill, pensò Nei molto perplessa.
"Stai parlando con il capitano delle guardie di Zenthill Keep, uomo" Fece notare l'elfa alla figura misteriosa, che intanto si guardava attorno spaesato.
"Uh, tu menti, il capitano io lo conosco molto bene, e si chiama Ilius!!!" Ribattè l'uomo, che intanto aveva estratto una spada nera come la pece, nella quale forse solo Nei, che al buio poteva vedere bene, aveva notato due iniziali: T.I.
La convinzione dell'uomo fece emergere la perplessità nell'animo dei quattro.
"Lo conosco bene io, sin dal 1100, stando al calendario delle valli!"
Era evidentemente rimasto indietro di qualche anno, stando al calendario delle valli, e questo lo capì anche Nei, che non era proprio una cima in deduzione.
Era un figlio di zenthil, come lui stesso affermava, e in qualche modo conosceva quel Ser Claus, il cavaliere fantasma: disse che Illius, da Claus ucciso, era morto come solo un figlio di zenthil sa morire...con la spada in pugno e lo sguardo fisso sul nemico.
"Già, intanto però ha tirato le cuoia sul ceppo..." Pensò Nei, che non riusciva a tirar le parole fuori di bocca, vedendo la figura che pian piano si dissolveva nel vuoto... un altro fantasma.

"Diavolo..!! è svanito!"

Edited by Seyka - 25/6/2007, 04:01
 
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view post Posted on 12/6/2007, 23:42

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Non un alito di vento correva fra quelle fronde: gemiti, stridore di denti e lamenti strazianti riempivano l'aria, quella notte.
Nubi gonfie di pioggia coprivano il cielo, come una plumbea coperta. L'atmosfera tutt'intorno era pesante e tetra, di quelle che si percepiscono in rituali oscuri a divinità da tempo dimenticate.
Non un animale si udiva, non una foglia cadere. La foresta era come pietrificata, oppressa.

"Mi domando che ci facesse Imoden in un posto come questo, a quest'ora... Meglio prendere ciò che ha perduto ed andarsene."

I tre compagni si trovarono ben presto ad affrontare creature incorporee, che solo Nei, dotata di un arco magico, poteva ferire.
Anthonius ed Imoden facevano il possibile per tenere a bada tali creature, mentre l'elfa le bersagliava.

Proseguendo nel folto della foresta, si palesò colui che sembrava l'origine di quella tetra e grottesca atmosfera: Ser Claus, una figura bardata in armatura nera, a cavallo di ciò che sembrava un incubo.

"Cosa ci fate sul mio territorio di caccia?" chiese Ser Claus, più con un ringhio che con parole.
"Non vedo nulla che delimiti il tuo territorio, cavaliere. Che cosa vuoi?'' rispose freddamente Imoden.

Con una sonora e spettrale risata, il cavaliere chiamò a se due creature incorporee, aizzandole contro di noi mentre si godeva il combattimento: Nei si dava da fare più che mai in quanto era l'unica in grado di ferirli scoccando frecce una dietro l'altra, mentre Anthonius ed Imoden tenevano a bada come potevano gli spettri.

Sconfitti gli spettri, Imoden chiese:
''Nel nome di Bane, che diavolo vuoi, cavaliere? Parla o vattene per la tua strada''.
''Bane?' Il cavaliere proruppe in una risata.
"Non osare pronunciare quel nome con tanta leggerezza... o ne subirai le conseguenze!" Disse Anthonius, infuriato, avanzando con fare minaccioso.
Il cavaliere sembrò quasi privato della sua sicurezza: smise di ridere e tacque per qualche istante.
''E' una sfida?'' disse freddamente il cavaliere.
"E' una promessa." Incalzò Anthonius.

Gli occhi del cavaliere divennero bianchi, un'aura spettrale si animò intorno a lui: stava per richiamare qualcosa di grosso.

"ATTACCATE!" Urlò con prontezza Imoden, e subito i tre scoccarono frecce e menarono fendenti, abbattendo con rapidità Ser Claus, il cui cadavere sparì, dissolvendosi.

L'atmosfera tornò alla normalità, la foresta sembrava tornata alla vita, col suo regolare ritmo di sempre.

Il gruppo dei tre incontrò il mago Zeross, Thayan dell'Enclave di Zhentil, che si unì a loro, dopo averli protetti con diversi incantesimi.

I quattro percorsero il sentiero verso casa, finchè una figura senza la testa e levitante passò letteralmente attraverso Imoden.

Il gruppo si interrogò sul da farsi, decisero per seguire la creatura. Tuttavia non trovarono traccia.

Tornati sulla strada di casa, si palesò un uomo che impugnava una spada dalla lama nera come la pece.

Dopo averlo scambiato per un brigante, si scoprì che l'uomo sosteneva di essere nel periodo intorno al 1100 C.V.: secondo lui infatti il Capitano delle Guardie era un certo Ilius, e non Imoden. Mentre parlava, la figura diventava sempre più eterea.
Raccontò di come un suo compagno, anche lui figlio di Zhentil, perì a causa di un cavaliere. Perì con onore, gli fu mozzata la testa, non scappò di fronte al nemico.
A quanto pareva il cavaliere di cui parlava era Ser Claus.

"Ti farà piacere sapere che l'abbiamo ucciso, allora." Disse Anthonius.

"Non può morire..." rispose l'uomo. Dopo poche altre parole, svanì completamente.

"Sarà meglio chiedere ai sacerdoti e cercare nella biblioteca cittadina informazioni a riguardo..."

Il cavaliere stava probabilmente leccandosi le ferite, nella foresta, aspettando di poterci incontrare di nuovo e di mostrare il suo potere...

Edited by .Arael. - 13/6/2007, 11:16
 
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Horeness
view post Posted on 13/6/2007, 16:23




***Zeross***

Dopo un breve riposo, ai piedi della montagna poco distante dalla strada che conduce alle lande ghiaciate, con gesto veloce, il mago evocò un cavalvatura per fare ritorno alla Nera città.
Tornando lungo il percorso, si accorse che tutto ad un tratto la strada fu invasa da varie creature, così, decise di capire costa, o chi, avesse attirato la loro attenzione.
Si rese invisbile, e percorse la strada in senso contrario alla meta preposta.
Non sembrava esserci nulla di strano, quando ad un tratto, intravide un gruppetto di persone a cavallo, in pessime condizioni.
Con passo lento si avvicinò, ed una volta riconosciuti, tornò visibile tra di loro con un gesto della mano.
Erano Imoden, Anthonius e l'elfa Nei, pensò fossero duqnue loro la causa di tutto questo trambusto lungo la strada, ma così non era, i tre erano in pessime condizioni e subito dopo raccontarono al mago in cosa si erano imbattuti.
Zeross perplesso ascoltava attento la vicenda, massaggiandosi il mento, quando una figura senza testa, si avvicinava a loro fluttuante.
Passò attraverso Imoden, i 4 compagni rimasero fermi non sapendo cosa dire ne tanto meno cosa fare, fino a quando decisero di provare a seguirlo per capire meglio la situazione in cui si erano imbattuti.
Il Thayan, notato le pessime condizioni in cui erano i comagni, lanciò loro alcuni incantesimi di protezione, per poi procedere nella cerca di questa misteriosa figura che li aveva da poco superati.

Percorsero la strada quasi sino ai Ghiacciai, ma della strana figura non v'era l'ombra, così, attraversando la foresta, decisero si tornare sulla via del rientro.

Uscirono da una folta foresta per immettersi in una distesa di prato verde, quando scorsero un'uomo, pareva essere un brigante, con le amri impugno si avvicinarono senza timore.

[...]


Decisero così di tornare alla Nera città, avrebbero effettuato qualche ricerca nella biblioteca cittadina, cercando di comprendere meglio in quale strana vicenda si erano imbattuti.
 
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Haytram
view post Posted on 15/6/2007, 04:19




Due buchi nell'acqua. L'anagrafe e la biblioteca cittadina non avevano dato alcun risvolto positivo nella faccenda se non quello di aggravare maggiormente l'alone di mistero che avvolgeva i fatti.
Imoden, Zeross e Anthonius sedevano in locanda a meditare su quanto era stato detto in quella giornata.
Nella biblioteca c'era un vuoto di notizie per il periodo che i tre ricercavano e la cosa sembrò molto strana anche alla stessa bibliotecaria, una ragazza fin troppo schietta.
All'anagrafe, invece, era stata strappata una pagina e nulla di concreto riuscirono a sapere nè di Ilius, capitano delle guardie, nè di tale Ser Claus, a detta degli archivi nomato 'Il valente'.
Forse l'aiuto di un chierico o di un divinatore avrebbe dato una svolta alla vicenda...
 
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Horeness
view post Posted on 15/6/2007, 09:13




Era sicuro duqnue, che in quel periodo era accaduto qualcosa di veramente particolare, e che non si voleva far conoscere....
Sia alla biblioteca che agli uffici dell'anagrafe era stato ribadito che gli anni intorno al 1100 erano anni difficili, cupi...
Se qualcuno non voleva far scoprire i fatti accaduti sarebbe riuscito a tenerlo nascosto in città, sotto la propria sorveglianza, ma sicuramente altrove qualcosa avrebbero trovato, pensò il mago...
Si può tenere nascosto nella città che si tiene sotto controllo ma non si può controllare tutto il faerun e qualche via di fuga delle infomazioni ci deve essere stata sicuramente....la verità prima o poi viene sempre alla luce..
 
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view post Posted on 17/6/2007, 11:23

Decapitatore di Mind flayer

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"Che t'è successo, Anthonius?" Chiedeva Imoden vedendo l'uomo con uno squarcio nel braccio, appoggiato alle mura delle città, col volto contratto dal dolore.

"Feh! Che vuoi che sia successo? Ero a caccia di viverne, vorrei fossero state quelle a farmi questo! *sputa a terra*
E' stato Claus!" Rispose Anthonius.

E così, Claus si era fatto vivo ancora.
Già il giorno precedente era apparso alle porte di Zhentil, però in quell'occasione Anthonius e Claus avevano solamente "abbaiato", per così dire.

Ora si era passati ai fatti: Claus, avendo colto Anthonius fuori dalla città, aveva evocato un paio di spettri, dai quali Anthonius era fuggito, ben sapendo di essere inefficace contro esseri incorporei. Claus gli era corso dietro ed era quindi iniziato il combattimento.

Era divenuto estremamente più forte della volta precedente, quella in cui "lo uccisero".
Non riusciva nemmeno a fargli cadere di mano quella sua dannata falce, così, alle strette e gravemente ferito, Anthonius si affidò alla velocità di Bucefalo, il suo potente destriero, per fuggire da una morte certa.

"Bisogna trovare qualcosa... qualsiasi cosa su di lui... dobbiamo sconfiggerlo, è diventata una questione personale ormai!"
 
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Horeness
view post Posted on 17/6/2007, 12:11




Zeross e Anthonius si erano fermati a discutere sul dafarsi....il ranger gli raccontò anche che il Cavaliere si era spinto sino alle porte di ZhentillKeep...se così era, era sicuramente un forte segnale...Ser Claus non aveva paura...

Poi tornarono a discutere su come trovare infromazionie per capirne di più su questa storia.

"A zhetnillKeep qualcuno non voleva far conoscere la faccenda, ma si sà...le notizie hanno sempre una scappatoia...Qualcuno sicuramente presente all'accaduto avrà scritto su carta quegli eventi ... quale miglior posto dell'immensa biblioteca di CandleKeep per poter cercare notizie?
In quella cittadella girano scritti di ogni genere, e provenienti da ogni luogo..." affermò il thayan

Quella sarebbe stata la loro prossima meta; così, i due, salirono le scale dell'enclave, il mago passò in rassegna alcuni libri presenti nello scaffale, per sceglierne uno adeguato da donare al custode che avrebbero incontrato a CandleKeep.
 
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Horeness
view post Posted on 18/6/2007, 08:41




Si erano ritrovati in locanda a ZhentillKeep. Imonden, Anthonius, Zeross, e a loro si era aggiunto darkivaron..al quale spiegarono la situazione.

Prepararono alcune copie di libri da donare al custode una volta giunti a Cabdlekeep.

Il viaggio fu piuttosto tranquillo, raggiunsero la bilioteca e donando i testi precedentemente preparati vi entrarono.
Le ricerche iniziarono, la biblioteca era enorme...avrebbero perso giorni...chiesero aiuto anche a qualche monaco lì presente per velocizzare e sfturrare al meglio i tempi..

Sembravano non trovare nulla di interessante, così uscendo dalla biblioteca il mago disse ad un monaco poco vicino a lui che sarebbero rimasti nella cittadella per qualche giorno, avrebbero alloggiato alla locanda, e che se avessero trovato qualcosa, riguardante le loro ricerche, di cui già precedentemente parlato, di farglielo sapere e che ne sarebbero stati molto riconoscenti.
 
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Seer Undead
view post Posted on 19/6/2007, 02:53




*da qualche parte*

Con lentezza la figura del cavaliere si stava manifestando nella sua essenza terrena,il procedimento era ancora lungo e doloroso,ma ciò non lo turbava.Pedine,pedine da muovere,pedine da controllare pedine da abbattere.Una lunga interminabile e misteriosa partita a scacchi era iniziata.Prima l'incontro con coloro che ebbero la sventura di risvegliarlo,lo avevano sconfitto......lo credevano morto....
morto? può forse la morte morire?,la cosa in se ha un chè di comico,pensava il cavaliere,che si godessero pure la loro effimera vittoria,avrebbero scoperto a caro prezzo il loro errore.
Un altra pedina venne da lui,e lui ci giocò,la ferì ma non la uccise.Sarebbe finito subito il suo nuovo gioco,no non poteva finire subito,no non doveva finire subito.
Ferita ma viva la pedina tornò alla sua casella....
Poi decise di giocare di nuovo con le sua pedine,giocare davanti le loro caselle,comparire lì per dimostrare la sua potenza....
Un gioco divertente.....un gioco inutile forse....
In quella strana partita mancava qualcosa.....mancava l'araldo del suo avversario.....e chi poteva essere se non lui.....
Lo chiamò a se....la pedina tentò una sortita....futile cosa....
ora l'araldo aveva un messaggio da consegnare alle prime pedine di quel gioco....
quali sarebbero state le altre pedine in gioco......
la partita era ancora lungi dall'esser conclusa
 
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Haytram
view post Posted on 22/6/2007, 06:48




Calò la nebbia sulla foresta di Zhentil Keep ed ogni rumore fu assorbito da un silenzio grottesco e angosciante. L'unica fonte di suono era data dalle voci di Imoden e Nei, che dopo pochi minuti si ritrovarono davanti la funesta figura incorporea che rispondeva al nome di Ser Clatus.
Le spettro proruppe in una risata, altezzose e colme di scherno le sue parole.
''Il mio araldo vi ha consegnato il messaggio?''.
Clatus parlava di pedine e di intrattenimenti, si prendeva gioco degli uomini di Zhentil Keep davanti alle porte della Città.
L'impulsività di Lauro lo portò allo svenimento sotto i colpi di Clatus nel giro di pochi secondi, la figura sembrava immune agli attacchi.

Imoden rimase fermo e rigido davanti al cavaliere spettrale apostrofandolo con parole secche e quasi imperiose.
''Che cosa vuoi esattamente?''
''Oh, una pedina per volta, non vuoi giocare? Sei una pedina inutile?''

Mentre Clatus spariva da dov'era apparso, nel nulla, rivolse una domanda al guerriero rosso:
''Dimmi capitano, anche tu tradirai?''
 
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Horeness
view post Posted on 22/6/2007, 09:07




Zeross e il capitano Imonden si erano spinti sino alla biblioteca di Waterdeep per cercare informazioni, parlarono con la bellissima bibliotecaria Misty, alla quale affidarono le ricerche, sarebbero passati di lì a pochi giorni a "ritirare" le informazioni, se ne avesse trovate..
 
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Seyka
view post Posted on 22/6/2007, 16:31




La giovane elfa era con il capitano Imoden, la notte era calata da poco, la boscaglia davanti a loro era tranquilla.
Poi il silenzio, un velo di terrore calò su di Nei e gli unici suoni che le arrivavano erano quelli delle loro voci, rimbombanti: l'atmosfera spettrale e inquietante, come ogni volta che compariva quel dannato Clatus. Era comparso, così dal nulla, nella sua figura evanescente.
Nei si fece immobile, il suo respiro pesante, gli occhi fissi su quello spettro e il cuore pieno di ansia e terrore, mentre clatus "il valente" sembrava voler "giocare" con le sue "pedine"...
Il messaggio era stato portato, l'araldo aveva ricevuto l'avvertimento, i due si guardavano bene dal cercare lo scontro: forse neanche le loro armi permeate di magia stavolta avrebbero potuto nulla: l'impotenza dello stesso Alaric incuteva timore e terrore nell'elfa. Ma non potevano sottomettersi, ancora una volta il cavaliere fantasma si era spinto sin vicino le porte di Zhentil, manifestandosi a quelle che lui chiamava le sue pedine, a coloro i quali aveva intimato di non osare sfidare il suo potere.

Poche parole, parole di uno spettro troppo vuote di significato senza che ci sia dietro una precisa cognizione di chi diavolo fosse quell'uomo in vita: quali erano i suoi rapporti con la città, con bane, ma soprattutto con il capitano delle guardie del tempo, Ilius, e con quell'uomo, o meglio fantasma, che diceva di essere un figlio di zhentil e di odiare a morte Clatus.

I due, con gli occhi fissi sullo spettro, videro di lì a poco giungere l'elfo Laurelion, che presto sfoderò la sua ascia.
"Fermo, idiota!" Tuonò l'elfa, con una decisione nel tono che era venuta molto a mancare quando si rivolgeva allo spettro, impaurita.
"Tu non attaccherai mai senza un mio ordine" intimò il capitano, con tono autoritario.
Ma l'elfo era troppo incosciente e spavaldo, la morte non sembrava una possibile eventualità per lui, eppure fu fortunato.
Cadde sotto i colpi di falce di Clatus, incapace di colpirlo, fu fortunato: svenì, e lo spettro non sembrava aver interesse a finirlo, per lui era solo un'altra "pedina"...
Nei non si sognò nemmeno di attaccare il cavaliere assieme a Laurelion.
Il capitano, dentro di sè, sapeva che sarebbe stato inutile.
Ancora poche parole, poi la figura svanì nel nulla così com'era apparsa.
"Anche tu tradirai, capitano?"

Cosa intendeva? Un tradimento verso cosa? O chi?
Verso la propria carica di capitano? Verso la città? O forse verso Bane?
I dubbi erano infiniti, le risposte nulle, la ricerca di informazioni a candlekeep non aveva dato frutti, così come la biblioteca e l'anagrafe della nera città. L'unica speranza di ottenere informazioni, per ora, era data da una bibliotecaria di waterdeep, tale Misty. Forse aveva un libro utile alla causa.

Il respiro dell'elfa era ancora pesante, i suoi movimenti nulli, il suo cuore ancora pieno d'ansia.
Passarono del tempo, in quattro poichè era giunto anche Darkivaron, a cercare di far luce sulla faccenda. Ma si sa, sulle faccende di spettri e fantasmi di luce non ce n'è mai... e questo spaventava Nei.
 
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Hextar
view post Posted on 27/6/2007, 14:33




Tornando verso Zhentil attraversò la baronia delle Terre di Pietra, le attraversò in silenzio e a denti stretti, ancora ferito dal duello, riflettendo sulle parole di Clatus.
Prima che lui stesso facesse erigere quelle mura, ora in mano al Cormyr, quanti grandi uomini camminarono per quelle stesse strade?
Da ancor prima del 1100 si immaginava studiosi, teologi e sacerdoti, seduti intorno a un tavolo, domandarsi come potevano uomini mortali ormai scomparsi piegare il destino dell'Abel-Toril sotto il loro volere, come fosse un sottile filo di acciaio.
Cosa avevano in comune i condottieri di ogni luogo e di ogni tempo?
Anche quando ormai aveva superato la baronia poteva quasi udire, appena percettibile, il mormorio concitato di quegli spettri del passato seduti attorno al tavolo. La fede, il coraggio, la determinazione, i giusti valori, questo era l'eterno pozzo da cui avevano attinto i grandi uomini.
Poi vide uno di quegli spettri alzarsi, aveva il macabro aspetto autoritario di Clatus, tutti gli altri in silenzio si limitarono a fissarlo.

"L'odio" disse.

Alaric annuì, era l'odio, l'odio insegnava a rialzarsi dopo ogni sconfitta, a vendicarsi, insegnava come riprendere a respirare, la vendetta alimentava la rabbia e la rabbia diventava forza.
L'odio dava il vigore di guidare eserciti, di infiammare animi.
Un uomo che parla con odio è sicuro di parlare ad ogni anima, poichè non tutte le anime hanno fede, hanno coraggio o virtù, ma sin dalla nascita del Toril tutte le anime sanno odiare.
Ed ecco che sembrava tutto ricollegarsi, sconfitto ancora una volta dal potere di Torm provava odio con tutto se stesso. Ogni boccata d'aria era più amara della precedente, ma quel sapore sempre più aspro lo istigava a proseguire, in quel momento, si accorse di essere ancora più simile a Ser Clatus di quanto immaginasse. Si accorse che per due secoli il cavaliere non morto aveva respirato la stessa aria, in cerca di un araldo.

E così, avevano fatto un patto, un patto alla quale dama Nei aveva avuto la sfortuna, o la fortuna, di assistere, ed ora ne restava legata, con un pugnale a mezz'aria che le avrebbe minacciato il petto per i successivi giorni a venire.
Un patto macabro, il cui solo pensiero avrebbe fatto rabbrividire molti uomini.
Portava con se il pegno maledetto di quest'alleanza, un fardello che lo identificava come araldo.

Tornò a Zhentil da solo, aveva troppi pensiero, e pregò Bane di concedergli un sonno senza sogni, il riposo più ambito dai guerrieri. Ma così non fu.

Quando chiuse gli occhi si riconobbe sopra il bastione delle terre di pietra, dal quale svettavano neri vessilli.
Osservava i volti presenti, sembravano volti di uomini vissuti troppi anni fa per averli conosciuti, ma vestivano come zhentilar.
"Generale, mio generale"
Fu uno di loro a parlare, Alaric si voltò appena per fissarlo.
"Zhentil ha deciso di inviarci rinforzi, un esercito nero sta arrivando per rinfoltire le nostre armate."
In quello stesso sogno si riconobbe smarrito, passato e futuro sembravano mischiarsi senza che gli dei gli concedessero un filo logico.
Decise di avvicinarsi alle mura del bastione, per osservare in lontananza neri vessilli che si avvicinavano, guidati da due figure a cavallo.
"Siamo pronti per omaggiare il Cormyr come i guerrieri che siamo."
Le parole uscirono quasi spontaneamente dalla bocca del guerriero, ma senza vigore alcuno, come se l'esito di quella battaglia si trascinasse incerto da troppo tempo, poi proseguì.
"Chi comanda i rinforzi?"
"Il capitano Imoden, mio generale."
"Vi sono sacerdoti?"
"Si mio signore, capeggiati da dama Alyssa Elmwood."

In quel momento il sogno volle che l'esercito apparisse piu' vicino di quanto avrebbe mai potuto percorrere in pochi secondi, in prima fila riconobbe le figure al comando. I capelli del rosso capitano, molto simili a quelli della sacerdotessa, che attendeva al suo fianco.
Si svegliò di soprassalto, nel sogno come nella realtà si ritrovo come per istinto con l'elsa stretta nella mano destra.

Avrebbe atteso vigile fino all'alba, pensando a chi sarebbero stati i nemici fuori dalla città nera.
 
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Seyka
view post Posted on 27/6/2007, 16:21




L'ennesima apparizione. Non la più terrorizzante per Nei, ma di certo la più inquietante.
Poche parole, pochi convenevoli... poi l'elfa fu costretta ad allontanarsi, l'araldo doveva parlare con Clatus.
Passò quei interminabili momenti affianco al suo cavallo, seccatissima dal modo in cui lo spettro le si rivolgeva e con un pesante velo di inquietudine e paura; più tardi si decise ad avvicinarsi furtivamente e in silenzio.
Le due figure a cavallo si parlavano, ma lei non era abbastanza vicina da poter sentire le loro parole.
"l'araldo vivrà, elfa, ora vai"; Nei cercava conferma a queste parole, così si era avvicinata, dopo un'attesa snervante, per scoprire se Clatus non avesse in effetti intenzioni sanguinarie.
Poco dopo vide Alaric girarsi, in cerca di qualcosa con lo sguardo, a scrutare la fitta boscaglia nella quale, provocando timore e stupore nell'elfa, Clatus aveva riconosciuto la figura di Nei, intenta a guardarli da lontano.
Poche parole, gelide come il vento che li aveva colpiti, quel vento che preannunciava la sua apparizione e che riempiva ogni volta il suo cuore di inquietudine, incertezza e timore; poche parole che le dicevano di venir fuori.

Ora la via da percorrere era stretta, buia, senza scorciatoie, senza via d'uscita, e senza la possibilità di tornare indietro.
Ora era legata da qualcosa che la terrorizzava, la spiazzava nel profondo e la confondeva.

I volti verso i quali si trovò a dare spiegazioni erano tutto fuorchè rassicuranti... Ci si immagini una ragazzina di elfa che viene sorpresa a spiare da un cavaliere fantasma con tanto di falce e da un'insolitamente intimidatorio Alaric Ganondorf.
Sì, la spada che le venne puntata contro era stretta dal vigoroso pugno di Alaric Ganondorf; per qualche istante era più terrorizzata dal fatto che Alaric potesse muovere la propria lama contro di lei che da Clatus.
Una lama che non ha l'effetto della paura e del terrore, ma quello dell'inconsapevolezza di quello che sta succedendo e di quello che succederà, quello della profonda inquietudine e della preoccupante confusione.
"Hai paura, elfa?"
Le parole uscivano dalla bocca di alaric con tono gelido.
*deglutisce* "Come non averla di un uomo che mi punta la spada contro..?" -rispose lei con voce spezzata
"Come un brigante?"
"Il brigante non si chiama Alaric Ganondorf, dannazione!"-il tono di Nei si fece più arrabbiato. Una rabbia che comparve con una smorfia sul suo volto, non sopportava che il fedele banita insistesse per avere la conferma del fatto che le sue lunghissime orecchie avessero potuto sentire qualcosa, gliel'aveva già detto, non le era gradito che insistesse a quel modo.

Qualche ora prima aveva minacciato di morte l'altro duellante, se solo avesse osato muovere la lama contro Nei.
Una lama insolita, quella stretta dall'ex-governatore, cupa come le sue parole.

Un pugnale, la cui lama era come quella del valoroso guerriero, comparve fluttuando a mezz'aria, puntando minaccioso verso il petto di Nei.
Era chiaro. Quel pugnale rappresentava la sua possibilità di scelta, di decisione.
Avrebbe accettato le condizioni di Clatus e del suo "generale", o sarebbe morta trafitta lì, sul posto, all'istante.
Poche parole cupe... e ora il cuore dell'elfa abbandonava la paura per la propria vita, lasciando posto alla gelida inquietudine.
Non temeva più per la sua incolumità come prima, ma per la sua sorte.

Era una pedina, ma avrebbe ucciso molti dei suoi amici solo per saperne di più, solo per disfarsi di quella confusione attanagliante che la perseguitava.

...Tornò a Zhentil, dopo aver fatto un pezzo di strada con lo stesso Alaric.
Il letto della locanda non le dava conforto, non dava riposo al suo cuore stretto in una gelida morsa.
Dopo qualche ora prese sonno.
Al risveglio, aprì appena gli occhi per poi richiuderli, era in stato confusionale e s'illudeva che tutto quello ch'era successo potesse essere stato un sogno.
Quando capì che così non era, i suoi occhi si aprirono di colpo e il suo cuore cominciò a battere forte, rendendo il respiro pesante.
 
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