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18 Marpenoth 1377Cv....La Battaglia di Zhentil Keep
ULTIMA PARTE
Era possibile udire un "calpestio diffuso", tutt'attorno a loro, provenire dai boschi circostanti. Dopo una breve attesa, fu possibile intravedere l'Avanguardia dell'Esercito dei Non morti.
Darkivaron si guardò attorno, spaesato. L'attacco era iniziato e ne Lord Imoden nè Lord Velkar erano nei paraggi. Eppure qualcuno doveva prendere una decisione, su che tattica adottare...qualcuno doveva dare ordini. I Soldati lo guardavano, spaesati più di lui. Aspettavano che lui dicesse loro cosa fare.
Aveva comandato piccoli drappelli di Zhentilar, in passato...ma era la prima volta che si trovava a dover dare ordini ad un intero esercito...la prima volta a trovarsi in una vera Guerra. Aveva poco tempo per i dubbi, e non poteva permettere di farsi travolgere dalla tensione. Si guardò attorno, considerando le possibilità strategiche che gli offriva il terreno. La prima: retrocedere da subito dentro le mura, perdendo terreno a favore dei non morti, ma evitando che i soldati si esponessero agli incantesimi, e armi da tiro degli avversari...ed evitando che il dracolich, se esiteva, planasse in mezzo a loro facendo una strage. La seconda: Occupare il ponte di terra che separava Zhentil dalla terra circostante, e che il nemico era per la maggior parte obbligato ad attraversare, se voleva raggiungere la Nera città. Tenere finchè fosse stato possibile, sfiancando il nemico, a costo di tutte le perdite necessarie...costringendolo a dimostrare le sue reali forze se voleva passare, fin da subito.
Infine fece la propria scelta. Quel ponte di terra era una posizione di vantaggio per chi lo teneva..retrocedere da subito, sarebbe stato un errore. I morti ci sarebber stati in ogni caso, e non doveva temere questo: la Prima Linea esisteva appunto per questo...costringere il nemico a mostrare le sue carte.
" Soldati! Che Nulla Oltrepassi questa striscia di Terra!! Arcieri, ai Vostri posti!! "
Ponendosi alla testa della Prima Linea, volle al proprio fianco le reclute che fino a quel giorno aveva addestrato. Le guardò in voltò.
Askard, mezzorco...e Cyrita. All'inizio lo aveva odiato per la sua fede. I Cyriti...gli avevano levato tutto. Seguire l'ordine di addestrarlo era stata una delle cose più difficile che aveva dovuto fare in vita sua. Nonostante avesse in seguito rinnegato più di una volta la sua fede, affermando che credeva solo per convenienza e non gli importava degli dei, Darkivaron non gli aveva mai creduto pienamente: Cyric, dopotutto, era il Principe delle Menzogne. Si era proposto di addestrarlo al meglio...e di farlo diventare un degno avversario...e il giorno che la tregua tra Baniti e Cyriti fosse giunta al termine, lo avrebbe ucciso per questo motivo con ancora più gusto. Questo si ripeteva sempre, questo, aveva detto senza mezzi termini, allo stesso Askard. Eppure, il mezzorco, aveva sempre mostrato semplicità d'animo, fedeltà, rispetto e disciplina...tutte qualità che non avrebbe mai pensato di trovare in un Cyrita. Aveva sopportato stoicamente tutte le prove crudeli e i maltrattamenti ai quali Darkivaron lo aveva sottoposto. Con il tempo, si era guadagnato, anche se non la totale fiducia, il riluttante rispetto del Maestro D'armi.
Nadia, la guerriera fedele a Tempus. Giovane, più giovane di Darkivaron...e con la fibra d'acciaio che che tutti i veri guerrieri possedevano. La prima volta che la aveva vista e sentita parlare, la aveva fortemente voluta tra le fila degli Zhentilar, riconoscendo un'anima affine alla sua per molti versi. E lei, aveva accettato...solo per poter avere, un uomo come lui come condottiero, di entrare a far parte delle Nere Armate. In ogni suo gesto, sembrava incarnare l'ideale del vero soldato. Guardandola, non poteva fare a meno di pensare, che se il dovere, e l'essere lei una recluta, e lui il suo Maestro, non li avesse tenuti a distanza, e non lo avessero costretto ad essere spietato, freddo e inflessibile per il suo stesso bene, le cose si sarebbero potute evolvere in modo inaspettato. Ma erano solo Sentimentalismi...dai quali non voleva farsi influenzare.
La prima ondata nemica colpì il loro schieramento, infrangendosi contro di esso. Poi la seconda, poi la terza. Il Ponte di Terra era tenuto saldamente e senza grandi difficoltà dagli Zhentilar, che sembravano imparare a reagire meglio, ad ogni attacco nemico, invece che indebolirsi.
Infine, Lord Imoden e Lord Velkar, avvisati dell'attacco, sopraggiunsero...in tempo per vedere il nemico cambiare tattica. Le orde non morte si fecero più numerose e insistenti, mandando avanti componenti del loro esercito sempre migliori. Un'infinità di scheletri, alti parecchi metri, attacco più volte i Difensori, infrangendosi contro di essi, mentre ai feriti veniva dato continuamente il cambio. Si fecero avanti gli arcieri nemici, e i primi incantatori. Una marea di frecce piombò sulla nera armata, ma la maggior parte di loro riuscì a ripararsi dietro i propri scudi...fino a quando un drappello non fece una sortita sbaragliando gli arcieri nemici.
Dopodichè , il nemico fu costretto a svelare alcune delle proprie pedine più potenti... E fu così che il passo venne perduto, come previsto. Spettri a centinaia..esseri incorporei, che le armi non potevano ferire, e capaci di distruggere e uccidere con le sole parole, si fecero incontro a loro. Attaccarli alla cieca esponendosi ancor di più era fuori questione...ma prima che una soluzione fosse trovata, incanti letali li colpirono, lasciando diversi cadaveri fumanti a terra.
" Ritirata! Presto, Dentro le Mura!"
Diversi fulmini e piogge di fuoco di abbatterono su di lui, come mai ne aveva sopportati, ma pur a stento, riuscì ad rientrare dentro le mura di Zhentil sulle proprie gambe, ma non tutti furono così fortunati, e quando le possenti saracinesce della Nera furono calate, molti di loro restarono fuori, a nutrire i non morti, rinfoltendone le fila. Ogni morto per Zhentil, era un soldato in più per Clatus.
Da fuori le Mura...Si udivano le urla festose dei Generali nemici per aver tolto loro la posizione. Alaric...Alisea...Clatus. Urla di sfida e di disprezzo. "Morirete Tutti!" "Vieni, Bane!!"
L'ira mista a paura serpegiava tra gli assediati, mentre coglievano l'occasione per leccarsi le ferite, e prepararsi alla prossima mossa degli avversari. Gli arcieri scoccavano frecce dalle mura, abbattendo i nemici più deboli e cercando di tenere quantomeno a distanza gli altri. Furono tentate diverse sortite per disperdere il nemico, ma senza alcun successo come prevedibile. Clatus, Era sceso in campo con i suoi Generali.
" Voglio che i Generali nemici siano tutti Uccisi o Catturati! Concetratevi sui generali!"Le Parole dell'Eletto erano state chiare, e insieme alle parole del vero Alaric, e a tutto quello che avevano scoperto fino ad allora sul Non Morto. Clatus, non poteva mettere piede a Zhentil. Non ne aveva il potere, non poteva opporsi a Bane. Per questo, aveva dovuto servirsi di Araldi...per questo, Alaric e Alisea sarebbero dovuti entrare al posto suo dentro la città, e uccidere l'Eletto per lui, dissacrando il templio di Bane...
Uscire dalle porte, ora, era una follia. Avrebbero dovuto affrontare Clatus, che era inarrestabile..probabilmente, finchè i suoi generali erano in piedi. Dentro Zhentil, sarebbero stati più forti, dovendo affrontare "solo" Alaric e Alisea, e il loro infinito esercito. Tutti, Velkar, Imoden e Anthonius , oltre che lui, erano consapevoli di questa cosa.
Darkivaron si avvicinò a Velkar, parlando con lui per mettere in comune le idee, e uscire da quella fase di stallo. Ma a quanto pareva, non potevano fare nulla che aspettare. Poi, tetramente, messo davanti ai fatti, Darkivaron intuì il ruolo del Dracolich. Clatus aveva pensato a tutto. " Signore...se attacchiamo uscendo, non risolveremo nulla..eppure, se Clatus vuole ciò per cui è venuto, deve trovare un modo per penetrare le mura e condurre qui il suo esercito... Se è vero, che ha un Drago Non morto dalla sua...lo userà per...." Velkar non fece in tempo ad annuire per far capire che condivideva quei timori, che un'Ombra gigantesta scese su Zhentil.
" Il Drago!!!" urlarono diverse voci disperate. Sarebbe stata quella, la carta di Clatus per sfondare le mura di Zhentil e farvi marciare il suo esercito.
Il Drago scheletrico volò sopra le mura, scaricando le sue letali fiamme su arcieri e difensori che vi si erano appostati...finchè volava, nessuno poteva colpirlo. Urla di terrore e disperazione provenivano da ogni parte, mentre un incendio divampava per tutta la lunghezza delle mura poste all'ingresso principale. Non potevano fare nulla salvo prepararsi. Il fumo arrivava da ogni parte confondendo la vista. Infine, dopo essersi liberata dei soldati sulle mura, fece quello per cui era venuta: Sfondò i Cancelli. Colpi poderosi, risuonarono per tutta Zhentil. Infine, il Clangore allo stesso tempo cupo e tintinnante delle saracinesche infrante...il nemico aveva aperto uno squarcio nella loro Armatura ed era deciso ad arrivare al Cuore, per squarciare anche quello. Nella confusione che seguì, iniziarono ad entrare i primi non morti, ma non riuscirono a oltrepassare le truppe interne alla città. Tuttavia, il Dracolich piombò dall'alto, proprio in mezzo alle loro schiere, disperdendoli e spargendo morte e distruzione intorno a sè, senza la minima difficoltà. In Mezzo al fumo, che lo circondava, Darkivaron caricò la Bestia, per dare il tempo alle truppe di riorganizzarsi, e per far portare via i feriti. Non erano pronti, ma Lord Velkar con la sua magia, se avesse avuto il tempo, avrebbe escogitato qualcosa. Il Testa a testa fu oltremodo Breve. Dopo due o tre colpi di artigli, il Drago lo strinse tra le fauci, per poi sbatterlo a terra e calpestarlo come fosse una mosca, facendogli perdere i sensi.
Al suo risveglio, il Drago non c'era più, ma la battaglia imperversava. Mentre zoppicava, sanguinante, alla ricerca di un luogo dove medicarsi, vide i Corvi che avevano catturato, armi in pugno, marciare tra di loro. Per un attmo pensò che lo avrebbero finito, ma non fu così. " Curatevi Darkivaron..cercate un chierico, recatevi al templio " proferì una voce, Nomad o Alec..il sangue che aveva sugli occhi gli impediva di vedere correttamente. Qualcuno, gli spiegò in breve tempo che erano stati liberati per combattere contro i non morti...come tutti gli altri prigionieri. Le sue ferite, la sua stanchezza, e la necessità di non indugiare, gli impedirono di esprimere i suoi forti dubbi sulla loro fedeltà. Già se li immaginava correre al fianco di Clatus. Eppure, non lo avevano attaccato...più tardi, scoprì di essere stato ingiusto a dubitare.
Le Sale del Templio erano colme di feriti. i Sacerdoti di Bane che non erano impegnati a a combattere i non morti,si prodigavano per curare gli Zhentilar ancora in grado di combattere, abbandonando invece i mutilati al loro destino. Nessun Non morto averva ancora osato attaccare direttamente il templio,ma il fumo della città in fiamme era arrivato anche li...insieme al sangue dei feriti.
Rimesso in sesto da un incantesimo, il maestro D'armi si avvio cupamente per le strade, pronto a combattere ancora. Nel caos, non era quasi possibile comprendere cosa accadeva tra le strade della città. Svoltato un angolo, era possibile trovare di tutto..da soldati appoggiati a un muro, che cercavano di fermare copiose emorraggie, a ghoul che si cibavano dei cadaveri di cittadini inermi. Zhentil Keep, non era mai stata un paradiso, ma ora la Guerra la aveva resa un vero Inferno, per chiunque. Facendosi largo tra scheletri e spettri a denti stretti, giunse in prossimità delle Mura. " Le Mura sono Nostre!!" urlò una voce. La riconobbe: era la voce di Alaric Ganondorf.
Tuttavia, non era completamente vero. Ancora, era tutto in gioco: come loro erano entrati, loro potevano uscire. Camminando, inciampò in qualcosa. Una Testa. La testa, e il corpo orrendamente squartato, era di Imoden...il Vicegovernatore. Il nemico aveva segnato un punto importante. Si ricongiunse a Velkar, che gia era al corrente della notizia. Da fuori le loro mura, iniziarono ad arrivare, insieme ai Non morti, Demoni. Probabilmente, li mandava ALisea. Montato a cavallo, notò delle persone che tentavano un attacco contro la retroguardia dell'Esercito nemico, dove c'erano Clatus e Alisea. Clatus, difendeva strenuamente i suoi generali...come se dalla loro vita dipendesse tutto. Già nella prima fase della battaglia, era stato respinto dallo spettro, che con un gesto aveva convoncato a se, una marea di non morti dal nulla, proprio mentre era vicino ad aver ragione della potente sacerdotessa, colta di sopresa da una sua carica quando meno se lo aspettava. Ora, aveva l'occasione di ritentare: questa volta, Clatus era lontano, impegnato in altro. Fulmineo e veloce, colpì con tutta la forza che aveva in corpo, lasciando dietro di sè un corpo immobile riverso al suolo. Poi Clatus arrivò, costringendolo alla ritirata...e rimettendo in piedi con il suo potere la sua servitrice non morta. Era chiaro. Per uccidere definitivamente gli Araldi, dovevano farlo dentro le mura di Zhentil, dove il loro Padrone non poteva fare nulla per rialzarli.
Non morti di orrenda potenza correvano per le strade della città, alcuni in grado di usare la magia e di convocare creature provenienti da altri mondi. Mentre li combatteva, isolato come tutti e impossibilitato a rimanere fermo, o a ricongiungersi a un gruppo o ad un altro, ebbe la notizia. Alaric, il Comandante dell'Esercito Nemico, era stato abbattuto. Ciò restitui sicuramente fiducia a lui e a molti altri...ma non c'era tregua per nessuno. Rimaneva Alisea..e migliaia di creature orrende tra loro e la vittoria. L'Eletto accorse, incitandoli a combattere. Camminando in quel panorama di ossa, sangue e cenere, si avviò verso un punto dal quale poteva osservare fuori dale mura. I Corvi..insieme a Clatus. C'era da aspettarselo. Poi, notò che Clatus teneva qualcosa in mano: una testa. Alec Crownguard...aveva sbagliato a dubitare di lui. Sicuramente si era opposto allo spettro, e quella era stata la sua fine.
Una nuova feroce schiera di esseri dannati irruppe tra le truppe, oramai disperse, e e senza una tattica che non fosse quella di combattere finchè ancora ne avevano la forza. Darkivaron incredulo, vide Zhentilar a lui ben conosciuti che combattevano l'uno contro laltro. Traditori! Ma chi era il Traditore, chi l'uomo da uccidere? Mentre lo pensava, sussultò per una ferita alla gamba che si era appena riaperta...ma sussultò ancora di più quando si voltò per vedere un "qualcosa" che lo caricava. E vide la sua faccia. Era chiaro...quegli esseri potevano emulare l'aspetto dell'avversario..e a quanto sembrava, la forza. Darkivaron Salas, si trovò a incrociare la lama con Darkivaron Salas, pervaso dall'ira: non avrebbe permesso a quella creatura di andare in giro a uccidere Zhentilar , con il SUO aspetto. Una volta abbattuta, torno a quello che era: un cumulo di ossa annerite,pervase di un potere sacrilego.
Ma ci fu poco tempo per rallegrarsi...ne arrivarono altre, tutt'attorno a lui e ad altri compagni. E questa volta, il Maestro D'armi Vero, dovette cedere il passo al Maestro D'armi Falso. Un velo di tenebra scese sui suoi occhi......
Quando la magia di qualche chierico lo riportò tra i vivi, la battaglia era ancora in corso, ma lui non era in grado di combattere. Lo stesso chierico, morto, al suo fianco, ucciso da chi sa cosa mentre era distratto. Salas, strisciò per le strade respirando a stento, quasi soffocando nel suo stesso sangue, appoggiandosi sul suo spadone, in attesa che qualcuno lo trovasse, amico, o nemico.. Aiwaz, Nadia..e Alyssa, lo soccorsero. Dopo averlo medicato in modo di impedire che ricadesse nelle braccia della morte, gli consigliarono di nascondersi da qualche parte, dato che non era in grado di combattere...ma lui ostinatamente, rifiutò. Era solo un bersaglio, e lo sapeva, ma non si sarebbe nascosto come un coniglio mentre Zhentil lottava per sopravvivere. Nadia insisteva per accompagnarlo, ma ciò avrebbe sottratto guerrieri alla lotta. Non riusciva quasi a parlare..ma con uno sforzo, riusci a dare un ultimo ordine quella giornata...un ordine secco quasi stizzoso e rabbioso. " Va, e combatti...la battaglia non è finita!!"
Anche Alisea era caduta. Le ultime sacche di non morti vennero debellate..ma buona parte si nascose nelle catacombe e nelle case abbandonate della città. Anche a battaglia finita, gli Zhentilar sopravvissuti si sarebbero dovuti impegnare seriamente, per eliminarli. Si diceva Che L'Eletto avesse distrutto Clatus. Zhentil, ancora una volta, viveva. A caro prezzo, ma viveva. --------------------------------------
La gioia della vittoria, era, come in tutte le battaglie, offuscata dalle morti... ma quel giorno ci fu qualcosa di peggio: un uomo, che non aveva colpa, fedele a Zhentil,fu costretto a pagare, per qualcosa di cui non aveva veramente colpa. Alaric, liberato dalla maledizione di Clatus, dall'Eletto, venne condannato ad assistere alla decapitazione della propria madre..e condannato a perdere tutto se stesso.
La piazza silenziosa, davanti a una scena straziante. Chiunque avesse ancora un'anima, non potè fare a meno di rimanere scosso, nelle proprio convinzioni, e nel proprio credo. La donna arrivò. Camminava con grande dignità. Accarezzò il figlio, ne accarezzò il viso...come solo una madre sapeva fare. Alaric piangeva, e a sua volta la abbracciava. Con la forza della disperazione si liberò di coloro che lo trattenevano, per dare l'ultimo saluto alla madre, implorando di prendere lui e non lei. Ma L'Eletto del Tiranno, non ebbe alcuna pietà. La decapitò...e gettò la testa tra le mani del figlio, che la prese al volo..baciando quel volto, i cui occhi erano ancora aperti, quasi ignari di quanto accadeva. Così, in questo modo straziante, Alaric accompagnò la donna che lo aveva generato, nel suo ultimo viaggio. Verso il Muro delle Anime, dove la sua anima sarebbe stata assorbita e distrutta, come se non fosse mai esistita.
Il "pubblico", era disgustato, impressionato, terrorizzato. Molti distolsero lo sguardo. Il Maestro D'armi, rimase con lo sguardo incollato, pallido. E mentre guardava, rivedeva la fine dei suoi genitori.
Quel giorno, molte delle certezze che lo avevano sempre guidato, vacillarono. E non sapeva se le avrebbe recuperate mai. Come nonostante tutte le giustificazioni che si fosse dato in futuro per digerirlo, forse, non avrebbe mai saputo comprendere quel gesto. Essere simile a Bane, era sempre stato il suo obiettivo. Ma non si era mai sentito così lontano da lui come in quel momento.
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Alaric, era ormai libero. Libero..con una vita distrutta, senza una madre, senza una città e senza un dio in cui credere. Tutto quello che Darkivaron riusci a fare per lui quel giorno, fu dargli le sue condoglianze. Non avrebbe trovato altre parole, nè per Alaric, nè per se stesso.
Era debole fisicamente per le ferite..e ora, lo era anche spiritualmente.
" Hai visto, hai trionfato..ma non sei felice, non sei appagato..non te ne rendi conto?per cosa combatti?" Gli disse Laurelion qualche ora dopo, prima di abbandonare Zhentil per sempre. "Se abbandono è colpa tua in un certo senso...per tutto quello che mi hai insegnato sul coraggio, sull'onore...tutto quello che ho visto oggi va contro questo. Un tempo, non mi sarebbe importato di vedere uno spettacolo del genere...ma ora.. non mi sono mai vergognato di combattere al tuo fianco..fino a oggi." "Tu combatti per Bane perchè dici che è inutile opporre resistenza...che un giorno lui dominerà su tutto...perchè è il più forte...E forse è vero. Forse un giorno ci sarà solo Bane. Ma a me non importa..." "Vigliacco...." concluse con disprezzo Laurelion
Darkivaron sopportò tutto, in silenzio. Un altro giorno, avrebbe ribattuto. Un altro giorno, lo avrebbe preso a pugni o peggio. Ma quel giorno...no.
Dopo aver affidato Alaric a Nadia, affinchè lo chiudesse in cella, per il suo stesso bene, perchè non si togliesse la vita, si avviò verso la caserma, per riposare, e dimenticare.
"Non spetta a me giudicare le scelte dei miei superiori...io, sono solo uno Zhentilar.."furono le sue parole. Ma le ultime, piene di stanchezza e di sofferenza, appena udibili.. furono queste. " Uno Zhentilar...uno Zhentilar..stanco..."
Edited by Darkivaron - 25/10/2007, 17:31
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