Faerûn's Legends

Realizzare i Sogni, una pergamena per la volontà degli uomini

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Gm Kirshan
view post Posted on 22/10/2006, 19:28




- Alisea -

... era cio' che questo Vemos diceva di aver scoperto di poter fare.
Avevo iniziato quella ricerca con i miei due compagni d'arme e amici per pura curiosita', volevo vedere cosa era secondo quell'uomo la vera essenza della fede, come lui la definiva nelle poche pagine rimaste intatte del suo libro.
Dai briganti vicino la strada dove l'avevano trovato morente Alek e Ariel eravamo riusciti ad ottenere due pagine, ma dovevano essere nove stando a quello che era scritto.
Sembrava un racconto... Un racconto che avrebbe dovuto fugare le paure del suo ancora piu' misterioso amico. Chissa' cos'era a spaventarlo tanto dal far decidere ad un suo conoscente di prendere e viaggiare alla ricerca della vera essenza della fede...
A Suzail scoprimmo parte della storia del Sognatore, come chiamava Vemos chi lo aveva conosciuto.
Aveva bruciato tutti i suoi appunti prima di partire, perche'? Era qualcosa di cosi' pericoloso oppure cosi' unico che soltanto il suo amico avrebbe potuto benificiarne?
L'unico modo per scoprirlo era rimettere insieme quelle pagine, Alek aveva detto che alcuni briganti se l'erano svignata quando li aveva affrontati ed era probabile che le pagine mancanti fossero in mano loro. Certo era che briganti comuni non si interessano a racconti di sognatori, dovevano essere stato pagato da qualcuno che era venuto a conoscenza delle ricerche di Vemos.

Dopo aver parlato con una donna che non aspettava nient'altro che il ritorno dell'ormai defunto studioso, provammo a tornare verso il campo sperando di essere attaccati dai briganti, ma non successe.
Alek aveva ragione, se erano stati pagati per prendere quel libro o per distruggerlo non avevano motivo di rimanere sulla strada... Avremmo dovuto stanarli noi, e in qualche modo diffondere la voce che cercavamo queste pagine affinche' cacciatori di taglie ed altra gente che si trovasse a combattere con dei briganti in zona non le ignorasse o le gettasse via...

Kurgas

Kurgas era al tempio di Uthgar che aspettava Arkiell che non arrivava per portare al sacerdote la statua del cavaliere che i due barbari erano convinti in precedenza essere un uomo, quando a un certo punto un mezzelfo con un liuto gli apparve davanti ringraziando gli dei.
Il mezzelfo era un bardo che era appena stato assunto al Falcone di pietra di Waterdeep, ma si era perso e non sapeva come arrivarci.
La grande foresta era un luogo pericoloso, Kurgas la conosceva bene era la sua casa, quel giovane mezzelfo non sarebbe arrivato vivo alla città con una sola indicazione, inoltre la strada principale che attraversava la Grande Foresta è anche la via più pericolosa, lo gnomo conosceva le strade meno battute dai briganti e dai mostri e pur non avendo paura pensò che affrontando pericoli frontalmente probabilmente lui non si sarebbe fatto nulla, ma il giovane bardo sarebbe sicuramente morto.
Così attraversardo la foresta, e osservendo varie traccie lasciate a terra da le varie creature che la abitavano, i due arrivarono in città senza incontrare nessun tipo di ostacolo.
Il bardo contento dell'aiuto ricevuto, volle ad ogni modo sdebitarsi con Kurgas, continuava a dire che era un guerriero valoroso e non solo lo aveva salvato ma lo aveva anche ispirato per una ballata che tutto il Faerun avrebbe conosciuto. Kurgas era compiaciuto dalle lusighe del bardo pur non dandolo a vedere, e soprattutto dalla birra e dallo stufato di Rothe che gli offrì arrivati in locanda.
Quando i due si stavano per salutare il bardo gli mostrò una pergamena che diceva aver comprato a una sola moneta d'oro:
" Questa è una pergamena che realizza i sogni, quando ero sperduto e non sapevo che fare, ho chiesto che arrivasse qualcuno ad aiutarmi e sei apparso tu. Tienila magari ti sarà utile, è un mio dono per sdebitarmi del tuo aiuto."

Kurgas che era già soddisfatto del pasto si trovò in difficoltà, nella sua tribù rifiutare un regalo era segno di disprezzo ma allo stesso tempo non voleva nulla di magico, quando il bardo gli assicurò che la pergamena non era magica, Kurgas decise di accettarla volentieri e offrì il suo mulo al mezzelfo come scambio reciproco di doni.

I due si salutarono e Kurgas tornò nella Grande Foresta, guardò la pergamena non capendo nulla di quello che c'era scritto, la strinse col pugno e disse:
"Se ezzere vero che tu realizza sogna, realizza il mio.... un giorno Kurgas diverrà campione di Uthgar, fare arrivare presto quel giorna..... "

Alek

Nonostante l'ora tarda Alek si trovava disteso sulla branda al campo sembiano, le mani dietro la testa e lo sguardo fisso davanti a sè verso il soffitto della tenda: non poteva fare a meno di ripensare a quell'uomo, quel tale di nome Kederas Vemos, alla ferita mortale che portava all'addome e al suo viso sereno, nonostante il decesso fosse inevitabile.
Alek si sentiva in qualche modo colpevole, la vita di quell'uomo si era spenta lì, davanti a lui ed Ariel che non potevano fare altro che guardarlo morire, impotenti. Negli ultimi secondi di vita Vemos chiese ai due di portare a compimento ciò che stava facendo, portare un tomo ad un amico, alla città degli.. Kelemvor non lasciò all'uomo il tempo di terminare quella frase.
I due sperarono di trovare maggiori risposte nel volume, che sfogliarono insieme ad Alisea una volta tornati al campo; sfortunatamente il libro era privo delle pagine più importanti, visibilmente strappate, e i tre riuscirono soltanto a capire il nome dell'uomo e a grandi linee di cosa trattasse il volume.
Quella sera passata insonne i pensieri di Alek non andarono nemmeno per unistante all'oste di Suzail che era stata così bendisposta e disponibile nei suoi confronti, e dalla quale avevano ottenuto alcune informazioni su Vemos, ma si soffermarono sulla morte di quell'uomo e sulla sua richiesta d'aiuto: chiunque fosse stato così meschino da far uccidere un innocente per il contenuto di un libro l'avrebbe certamente pagata.

Ion Solostaron

La storia della statua di bronzo trovata in mezzo alle uova della regina di quello strano alveare iniziava davvero ad infastidire Ion.
Non c'era alcuna valida ragione logica per cui quello una volta doveva essere un uomo di carne e sangue; Arkiell iniziò a dire che se c'erano mostri che ti tramutavano in pietra perche non dovevano esistere quelli che ti tramutavano in bronzo e Kurgas, convinto che al tempio del suo dio si sarebbe risolto tutto, blaterava che di certo in vita la stuatua era servo della Triade, motivo per cui i poteri di Uthgar non volevano operare correttamente.
Ion provo con alcune delle preghiere in grado di distruggere, disperdere e spezzare la magia in atto su qualcosa...ma quale magia c'era da spezzare su una statua di bronzo che non emanava nemmeno uno scintillio di incantamento?
Poi Arkiell ebbe la geniale idea di usare una "pegamena che avverava i sogni".
Kurgas raccontò a Ion di come l'aveva ottenuta salvando un cantastorie nel bel mezzo della Grande Foresta e di come il cantastorie avesse invocato il potere della pergamena in cerca di salvezza; la risposta era stata la comparsa di Kurgas.
Ion prese la pergamena e la apri incuriosito: all'interno vi era quello che sembrava un pezzo di un racconto apparentemente senza capo ne coda...
Il vecchio pensò che chiaramente Kurgas era stato gabbato.
Lasciando la statua al tempio del dio dello gnomo si diressero verso Waterdeep visto che la notte stava ormai scendendo.

Kurgas

Kurgas era tanto contento che un bardo stava scrivendo una ballata in onore del guerriero, ciò avrebbe portato prestigio alla sua tribù, questa sarebbe stata temuta da tutti e perchè no anche lui stesso avrebbe portato timore anche a quei guerrieri che ancora non lo conoscevano.
Era così contento che ogni amico che incontrava non poteva far a meno di racconarlo, ma nella discussione con Alek e una sua amica che faceva parte dei corvi di cui Kurgas non conosceva il nome venne fuori che anche loro conoscevano la pergamena dei sogni, anzi le cercavano e gli raccontarono la storia su un guerriero morto e sul voler restituire il suo libero.
Kurgas era dispiaciuto all'idea di separarsi dal quel dono, ma alla fine se per il suo amico Alek era importante incominciò a pensare di chidere al bardo se poteva donargliela, infondo Alek aveva chiesto di poter conoscere il bardo per sapere doveva aveva comprato la pergamena quindi Kurgas avrebbe sicuramente potuto esporre il problema.
Ma questa idea naufragò quando l'amica di Ariel una volta ricevuta la pergamena da Alek, del quale Kurgas si fidava e gli aveva dato la pergamena senza problemi, gliela sotituì con una pergamena magica. Questo fu un grave errore perchè Kurgas non avrebbe distinto quella pergamena da un altra, ma sapeva bene distingue le pergamene magiche ne aveva distrutte a centinai, lui odiava la magia, e prima di prendere quella pergamena dal bardo si era assicurato che non fosse magica. Lo gnomo si alzò inpiedi infuriato e arrabbiato, la donna capendo la situazione si scusò subito e disse che era un errore, Kurgas disse di crederle e riprese la sua pergamena, ma il suo sguardo non si tolse da lei nemmeno per un secondo, lo gnomo non credeva negli errori, e il suo istinto gli diceva di non fidarsi; daltraparte non voleva offendere Alek o sfidarlo anche se la fiducia nel guerriero di Tempus da parte dello gnomo incominciava a vacillare: " Forse questa pergamena davvera realizza sogna se tutti vuole, beno li aiuterò ma non lasciare lei, anche Kurgas ha sogna da realizzare... "

Biim

Dopo una interminabile giornata passata a parlare con clienti, collaboratori, guardie, sacerdoti e passanti, Biim aveva proprio volgia di andare a mangiare e a riposare. Purtroppo l'arrivo di Khor Wolfrik, il nuovo inquilino, ritardò ancora il momento del riposo. Dopo aver sistemato provvisoriamente la stanza del nano, Biim uscì e si ritrovò nel corridoio del dormitorio, davanti a lui una giovane ragazza che sembrava un pò spaesata. L'halfling le chiese se aveva bisogno di aiuto e lei timidamente rispose: "Si vede così tanto?", il Barone sorridendo le disse: "Solitamente chi entra qui dentro non sta nel corridoio, ma entra in una stanza per riposare". La ragazza gli confessò di essersi confusa e che in realtà cercava qualcosa da mangiare, così Biim che vide infrangersi il suo sogno di un meritato riposo, accompagnò la ragazza da Kai, spiegandogli che attualmente non c'era una locanda alla Baronia dato che molti lavori dovevano essere completati.
L'halfling a quel punto, restituì la moneta d'argento pagata dalla ragazza per accedere al dormitorio e congendandosi dalla ragazza la lasciò con Kai ma la ragazza non fù d'accordo. "Non brindare con una ragazza con un bicchiere di vino è segno di sfortuna nel mio paese", Biim più che per superstizione ma per far felice i suoi clienti si piantò di scatto e tornò indietro. Chiese a Kai il miglior vino che avevano disponibile e brindò con la ragazza che lo lasciò libero dalla "sventura". Finalmente l'halfling che pregustava la sua cena incoraggiò la ragazza ad acquistare qualcosa da mangiare ma invece fu proprio lei a voler vendere qualcosa a Biim. "Questa pergamena mi è stata donata dicendo che è magica, sarò sincerò con lei, io non credo che lo sia ma contiene un racconto che sembra una favola per bambini. Mi è stato detto però che chi è in pericolo deve stringerla a sè ed esprimere un desiderio e quello si avvererà".
Il Barone si mise a ridere e la ragazza lo guardò un pò meravigliata non capendo il perchè, finito di ridere disse:"Il destino mi prende in giro, questa pergamena allora mi sarebbe servita durante la guerra con gli orchi, lì si che ne avrei invocato il suo aiuto" e sorrise alla ragazza che si mise anche lei a ridere. "Magari potrebbe essere di uno scrittore famoso... E quanto costerebbe questa pergamena?" "Un buon pasto ed un bicchiere di vino" rispose la ragazza sorridendo, un pò per compassione e un pò perchè non ce la faceva più a tenere gli occhi aperti, Biim disse: "Se fosse davvero magica non mi parrebbe equo come cambio" così la ragazza gli sorrise e aggiunse "Se si dovesse un domani scoprire che è magica allora tornerò e mi offriete un banchetto da re..." Biim con un sincero sorriso disse "Farò molto di più, se dovesse essere magica le regalerò un bel gioiello. Aspettatemi qui" ed entrò in una porta, prese il vassoio che era in camera sua e sollevò il coperchio, un profumo invitante di pesce lo pervase e la sua fame si fece insistente. Richiuso il vassoio tornò dalla ragazza, barattò il banchetto a base di pesce con la pergamena e i due si congedarono.
Biim entrò in camera aprì un forziere a caso e ci lanciò la pergamena senza neanche guardarla, la stanchezza accumulata era tanta e si mise a dormire subito. Dopo un pò che si rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno si alzò e si rivestì in fretta. Aveva capito una cosa molto importante! Era impossibile per un halfling andare a letto senza cena, così tornò da Kai e si fece preparare qualcos'altro da mangiare.

Louis

Louis era molto stanco, e stava portando alle Terre di Pietra un carico di rocce che aveva preso poco lontano da li. Tirava per le briglie mulo e cavallo, e arrivato a pochi metri dalle mura distrutte della fortezza, un uomo gli si voltò contro senza motivo, con in mano un pugnale.
Il guerriero lasciò subito la presa dei due animali per impugnare prontamente il suo spadone e difendersi dall'uomo che gli si gettò contro.
Lo scontro volse in poco tempo al termine. Louis sferrò un colpo decisivo che trafisse lo stomaco dell'uomo che cadde a terra senza vita.
"Un brigante, maledezione, spero non abbia dato fastidi ai lavoratori nell'area della fortezza!"
Rapidamente esaminò l'uomo a terra. Osservando nella sua sacca, notò una pergamena. La aprì e ne lesse uno strano messaggio, poi la ripose.
Prese il corpo dell'uomo e lo trascino nel boschetto vicino, dove lo seppellì "Kelemvor possa guidare la tua anima verso la pace"
Nel frattempo, Bran, altra guardia della Baronia, giunse sul luogo.
Insieme, i due si accertarono che non fossero stati causati disagi dall'uomo e poi perlustrarono la zona in cerca di possibili compagni, ma con esito, per fortuna, negativo.
Si ridiressero all'iterno della Baronia ed il giovane capitano disse al suo sottoposto "Devo scrivere un rapporto per il Barone. Miraccomando, tieni gli occhi aperti e se nel frattempo succede qualcosa avvisami.."
"Ya Kapo" disse annuendo Bran
"Bene" rispose Louis salutando cordialmente il sacerdote per poi andare nel suo alloggio.
"Dovrò riferire tutto al barone e fargli vedere questa strana pergamena"

Ariel Khelek

Erano mesi ormai che Ariel stava alle miniere nel tentativo di procurasi una scorta di minerali sufficente a trovare un suo spazio all'interno dell'emporio della compagnia dello zaffiro di Waterdeep.
Il cielo sempre coperto e il paesaggio così povero di colori alimentava la malinconia del giovane elfo mentre il suono della piccozza scandiva il tempo nelle sue giornate.
Erano cominciati i mesi più freddi e un caldo mantello era diventato ormai indispensabile per poter restare su quella montagna a lavorare; ben coperto e motivato dal desiderio di raggiungere i suoi obiettivi estraeva minerali a ritmo quasi frenetico.
Una sera, in cui il freddo alleviava il dolore per le ferite alle mani, un mezzorco si avvicinò al giovane fabbro; aveva vesti lise e imbrattate di sudore e fango, un'espressione ingenua e ambigua allo stesso tempo.
"Hey amico" disse il mezzorco ad Ariel interrompendolo nel suo lavoro; l'elfo si girò e credendo di aver trovato un cliente si avvicinò allo strano figuro "salve signore, ci conosciamo?"
Le presentazioni non avevano effettivamente senso e il mezzorco passò subito al sodo:
"Oggi non ho potuto lavorare perchè mi sono divertito con amici"; aveva ancora l'alito pesante per le birre bevute durante la giornata.
"Amico, mi servono lingotti e non te lo sto chiedendo" continuò subito il mezzorco.
Ariel cominciò ad avere paura, i denti marci riempivano un sorriso terrificante.
"Sentiamo, che lingotti vi servirebbero?" disse l'elfo; "acciaio e bronzo, devo portarli al mio padrone oggi stesso".
Ariel aveva paura, ma l'acciaio gli serviva per aprire il negozio; optò per la via della diplomazia: mi spiace ma per quanto riguarda l'acciaio non posso fare davvero nulla, invece per il bronzo se ne può parlare. cosa avete da offrire in cambio?". Subito il mezzoroc replicò dicendo: "non ho chiesto un favore, io devo avere del bronzo e dell'acciaio".
Ariel cercò di controllarsi, avrebbe voluto scappare dalle guardie a chiedere aiuto, ma cosa avrebbe potuto dire? Il mezzorco non aveva ancora fatto nulla di illegale.
"Cosa mi dareste dunque in cambio di alcuni lingotti di bronzo?" disse l'elfo.
Il mezzorco cercò qualcosa nello zaino, subito estrasse una pergamena e la porse all'elfo: "prendi questa, è magica" ancora una volta mostrò quei pochi denti marci che gli erano rimasti.
Ariel prese la pergamena e la lesse: "Mi spiace ma temo che non sia magica" subito dopo aver pronunciato queste parole desiderò profondamente di non averle mai dette.
Il mezzorco sembrò irritarsi: "ma come?" con un tono arrogante proseguì subito il discorso, "l'ho rubata a un tizio dopo averlo bastonato! mi ha assicurato che era magica!".
Ariel sbiancò, temeva per una sorte simile e non aveva che le sue capacità diplomatiche per cercare di non fare la stessa fine di quello sventurato che aveva incontrato il mezzorco prima di lui.
"Ho un'idea!" Disse Ariel sorridendo, cercava di nascondere la sua paura e di evitare che i suoi occhi descrivessero i suoi reali pensieri. "se voi mi fondete del minerale grezzo avrete in cambio alcuni lingotti, così il vostro capo sarà contento" Il mezzorco accettò l'offerta, ma non era in grado di spiegare il numero dei lingotti: doveva sicuramente essere ignorante e analfabeta.
Una scena curiosa: da un lato un elfo impaurito che cercava di spiegare i conti con le dita e dall'altra un goffo mezzorco che mostrava una debolezza imbarazzante che non aveva nulla a che fare con le sue braccia.
L'accordo si concluse; nessuno si fece male e Ariel, tutto sommato, non ci rimise nulla.








 
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Cloud83
view post Posted on 24/10/2006, 08:30




- Alisea -

Ariel e Alek mi avevano informato degli aggiornamenti.
Certo, l'idea che una delle pagine ce l'avesse Kurgas non mi rendeva entusiasta... Era capace di arrivare a volercela consegnare solo se accettavo di sposarlo. Ma tuttavia non eravamo neanche tenuti a renderlo consapevole della mia presenza nella ricerca.
Se era vero che quella era una delle pagine che cercavamo, era anche vero che ormai erano ben frammentate e ormai fuori dalla Sembia visto che era stata recuperata a Waterdeep... Ariel e Alek volevano interrogare l'uomo che l'aveva donata a Kurgas, io proposi anche di vedere di parlare con qualcuno della fortezza delle Terre di Pietra, passava un sacco di gente di li' e magari qualcuno ne aveva viste.
Inoltre qualche annuncio qua e la' avrebbe attirato chi altro aveva cercato per primo il libro e l'aveva fatto dividere, sempre ammesso che le nostre ipotesi fossero fondate.
Certo non era una cerca per nulla facile, ma con un po' di fortuna e impegno ne saremmo venuti a capo.

Edited by Cloud83 - 24/10/2006, 10:21
 
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Hiso
view post Posted on 24/10/2006, 20:13




Non sapendo dove partire per la ricerca delle pagine mancanti, Alek Alisea ed Ariel si misero in viaggio diretti verso Shadowdale, convinti che un messaggio lasciato sulla bacheca situata nella piazza cittadina avrebbe potuto dare qualche frutto. Arrivati notarono le frecce magiche lasciate dal saggio Elminster, e decisero di far passare qualche tempo prima di lasciare un messaggio lì "Di sicuro con quelle frecce davvero poche persone noterebbero il nostro annuncio" aveva detto il ragazzo, con una scrollata di spalle.
In piazza incontrarono Nomad, il quale raccontò ai tre una breve e poco chiara storia circa un medaglione che sembrava essere in mano a qualche brigante nei territori sembiani, e ricercato da alcuni fedeli di Lathander.
Un ottimo motivo per ripartire verso la Sembia: Nomad avrebbe cercato il medaglione, Alek Ariel ed Alisea eventuali pagine in mano ad altri briganti in quella stessa zona, e avrebbero garantito la sicurezza entro i confini della regione, com'era loro dovere.
Il viaggio e le ricerche di eventuali campi di banditi presero gran parte della giornata, e quando tutto quel girare cominciava a sembrare inutile avvistarono un uomo a cavallo che imbracciava un arco, o forse è meglio dire che l'uomo a cavallo avvistò i quattro.
"Potrebbe essere una sentinella in esplorazione, forse ci siamo."
Non fu troppo difficile seguire la pista lasciata attraverso la boscaglia, fino ad arrivare al campo di briganti, che venne in poco tempo messo a ferro e fuoco, nel vero senso del termine: una volta uccisi i banditi e cercato a lungo pagine strappate, medaglioni o qualsiasi cosa potesse far capire i loro intenti in quei territori, senza successo, i quattro soldati decisero di distruggere quel campo. Nomad osservava in sella al suo destriero mentre Alek ed Alisea iniziavano a raccogliere legna ed accendere fuocherelli sparsi; il vero colpo di grazia alla struttura lo diede Ariel, con la sua sfera infuocata.
"Questi sono i nostri territori ed è nostro dovere proteggerli. Ogni volta che la feccia come questa varcherà i confini avrà le nostre lame ad attenderla."

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[Nota OFF] Devo segnalare con page targhet il campo in questione? Oppure viene considerato come un campo X e quindi va bene così? Grazie
 
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Biim
view post Posted on 31/10/2006, 11:23




Alek, Alisea ed Ariel arrivarono alla Baronia accompagnati da Louis, anche Kurgas era lì e dato che anche lui aveva un pezzo del racconto partecipò alla riunione.

I 5 discussero a lungo ed alla fine decisero che il modo migliore per trovare le altre pagine era fare in modo che i vari possessori si facessero vivi da soli.

Biim avrebbe chiesto il permesso per organizzare un'asta a Suzail e tra le varie cose che avrebbe venduto ci sarebbero stati gli ultimi appunti del famoso scrittore Vemos.

I 5 si congedarono ed ognuno partì per la sua strada, presto si sarebbero ritrovati per pianificare meglio l'operazione.

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Missiva indirizzata all'ufficio per l'organizzazione dei giochi nell'arena.

Gentili signori,
io Biim, Barone delle Terre di Pietra ho l'intenzione di affittare per una sera la bellissima arena che la città di Suzail offre per creare dei magnifici spettacoli.
La mia intenzione è quella di creare uno spettacolo di diverso tipo, atto ad entusiasmare la gente di tutti i ceti facendoli partecipare a delle aste. Saranno messi in vendita oggetti rari partendo da prezzi accessibili a tutti e potremmo così attirare anche nella città molti forestieri, contribuendo all'arricchimento della città.

Tra le rarità che saranno messe all'asta ci saranno gli ultimi appunti del famoso scrittore Kederas Vemos che era, e rimarrà, sempre molto caro ai cittadini di Suzail.

Questo evento, come detto prima, porterà in città molti forestieri e sarà un'ottima occasione per mostrare di quale stuttura è dotata la bellissima Suzail. Sono sicuro che una volta vista l'arena molti vi vorranno tornare per ammirare i giochi che vi si terranno in futuro.

Conscio che la mia richiesta incontrerà sicuramente una vostra felice adesione, vi porgo i miei più sinceri saluti.

*Biim*


Edited by Biim - 31/10/2006, 14:46
 
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Biim
view post Posted on 15/11/2006, 17:13




Biim affisse in bacheca un lungo messaggio avvisando che ci sarebbe stata presto un'asta, avrebbe comprato degli oggetti oppure li avrebbe messi all'asta per conto terzi dietro compenso.

La cosa avrebbe attirato sicuramente la curiosità di molti e non appena Suzail avrebbe dato il consenso ad utilizzare l'arena, gli altri compagni di ricerca sarebbero andati ad affiggere messaggi in giro per alcune delle maggiori città, evidenziando alcuni oggetti rari in vendita tra cui gli ultimi appunti del famoso scrittore Vemos di Suzail.

[...]

Biim rilesse il messaggio e sentì che la porta dietro di lui si aprì, Bran gli si parò davanti salutandolo. Il barone ne approfittò quindi per dare la paga mensile all'uomo e subito gli chiese se avesse intenzione di accompagnarlo all'asta. Bran felice di aiutare annuì, le guardie sarebbero state essenziali per proteggere la mercanzia da malintenzionati.
 
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Kurgas
view post Posted on 21/11/2006, 00:51




Kurgas era al villaggio che aiutava i suoi fratelli nei preparativi del Torneo, quando a un certo punto Trugvald dalla postazione di guardia vide Ymir e un altra figura.
Riconosciuto Ymir, questi venne fatto entrare e avendo garantito per Argoth, l'amico che aveva con se, si fermaro a chiaccherare con Kurgas su un fatto molto strano che era accaduto al suo amico Grande Verme.
Ymir raccontò che un brigante lo assalì ai confini della grande foresta, che questo brigante aveva con se una pergamena, e che una donna insisteva per far dare questa pergamena alle guardie..... Detto ciò a Kurgas venne subito in mente, che anche a lui avevano cercato più volte di portare via la pergamena che avverava i sogni affidatagli dal bardo del falcone di pietra, e così chiese a Argoth di leggerla: il racconto combaciava era un altra pergamena del libro che lo gnomo cercava di completare coi suoi compagni, convinto che gli avrebbe permesso di arrivare al cospetto di Uthgar.
Kurgas era molto felice e raccontò tutto quello che sapeva ai due, ciò provocò grossa gioia a Ymir che avrebbe condiviso il sogno dello gnomo molto volentieri, e Argoth notando i due Uthgardth così felici disse che sapeva dove trovare un altra di quelle pergamene:

" Credo che un altra di queste pergamene ce l'ha un marinaio, me la farò dare e la darò a Ymir così da esservi utile, tanto io non ho desideri da soddisfare...."


Kurgas lo guardò con sospetto, possibile che un uomo del sud poteva essere cosi leale e gentile con loro, poi pensò che Ymir lo conosceva quindi avrebbe potuto fidarsi. Lo gnomo comunicò ai due che sarebbero stati presentati ai suoi amici che avevano le altre parti del raccontro, ma prima doveva capire se questa donna che voleva portare via la pergamena a Ymir aveva a che fare con l'omicidio dell'autore.

Arrivato a Waterdeep trovare la donna non fu molto difficile in quanto questi era la bibliotecaria, Kurgas si avvicinò a lei molto infuriato, anche lui aveva subito in passato la stessa situazione di raggiro ( o almeno cosi credeva ) e di certo non si pose con la donna e il mezzelfo che era con lei in modo affabile, anzi la minacciò dicendo che se aveva a che fare con questa storia e stava mentendo l'avrebbe punita a modo suo.

Detto questo salutò i suoi due amici e ripartì per il villaggio, ora c'era da aspettare la pergamena del marinaio e partire per le terre di pietra, e se l'uomo di mare non avrebbe vuoluto collaborare di certo gli Uthgardth sapevano come costringerlo a farlo.
 
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Hextar
view post Posted on 21/11/2006, 16:01




Nella taverna a nord della città umana di Waterdeep il grosso utghardt si slacciava i guanti dell'armatura osservando gli altri due presenti.
Il figlio di Grish continuava a metterlo in guardia per la pergamena, gli uomini di sud erano subdoli, avevano tentato di scambiare la pergamena di Kurgas con un altra approfittando del fatto che lui non sapesse leggere.
Argoth osservava la scena attento, ma senza proferire parola, Ymir annuiva alle parole di Kurgas, avrebbe fatto attenzione a quella pergamena, non sarebbe stato il figlio di Hjorin a spezzare il sogno di un fratello, un sogno così vicino al suo.
Forse gli uomini del sud non erano tutti così subdoli, ma Kurgas era stato un grande compagno fin dal loro primo incontro al tempio di Utghard, avrebbe ascoltato le sue parole e sarebbe stato attento.
Con le mani libere apri' la pergamena sul tavolo girando la parte non scritta verso l'alto, mentre estraeva un coltello dalla cintola e lo sollevava.
Argoth intuì, il viso dell'utghardt si sforzava per restare fiero senza alcuna smorfia di dolore, il guerriero del Cormyr si diresse dall'oste a chiedere un panno.

"Uoma di sud no scambiara mia pergamana con altra..."

Senza distogliere lo sguardo l'uomo incise col coltello il palmo della sua mano, facendo modo di macchiarsi palmo e dita con il suo stesso sangue, sangue di utghardt.
Poi posò la mano sulla pergamena, lasciando impressa la sua impronta di sangue, Argoth alla sua destra annuiva e gli porgeva uno straccio per pulirsi, se era vero che Ymir non sapeva leggere sarebbe stato quel simbolo a fargli riconoscere quella pagina tanto importante.

I tre si salutarono, si sarebbero rivisti presto, Kurgas tornò al suo villaggio, Ymir assicurò lui che avrebbe tenuto sempre con se la pergamena, non si fidava delle banche della città.
Argoth era deciso a proseguire con il suo intento, si sarebbe diretto a cercare il marinaio in possesso di un altra parte del racconto, senza chiedere nulla in cambio avrebbe agito affinchè i due utghardt vedessero realizzato il loro sogno.

"D'altronde io non ho sogni così importanti..."

Ricordava quelle parole dette con noncuranza al villaggio dell'Albero Fantasma, no Ymir non aveva visto male sul suo conto, non tutti gli uomini delle città erano subdoli e sleali, non avrebbe dimenticato questo gesto di Argoth.
 
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view post Posted on 13/12/2006, 05:56
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Decapitatore di Mind flayer

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Era notte fonda quando il primo fiocco di neve, dell’ormai morta giornata, nacque dalle nubi planando dolcemente fino a terra. Come al solito i primi ad accorgersene furono i bambini, quelli di loro ancora svegli a quell’ora; affacciati alle finestre a scrutare il cielo nero, aspettando gli altri fiocchi di neve che avrebbero seguito il primo: araldo di una bianchissima invasione. A intervalli più o meno regolari nevicava da settimane ormai. Bambini e ragazzini, troppo giovani per essere impiegati come garzoni o bottegai, scorrazzavano di giorno per le vie e i viottoli di Zhentil Keep, raccogliendo la neve non ancora lordata dagli stivali dei passanti e scagliandosela tra di loro tra risa e imprecazioni, suscitando le ire di qualche mendicante preso troppo di mira o di qualche calzolaio eccessivamente infastidito dagli schiamazzi dei ragazzini.
Quando sopraggiungeva la notte e cittadini e viaggiatori cessavano di percorrere, indaffarati o annoiati, le strade della città, tanta era la neve che incessante continuava a cadere, che si era creatoun candido manto su strade e tetti. Quasi uno scherzo, una burla. Il gioco di una qualche divinità, divertita dal ricoprire di neve bianca la “nera” città.
Un mano avvolta da uno stretto guanto di pelle blu scuro afferrò un mucchio di neve, con l’altra mano, ugualmente avvolta nello stesso materiale, la modellò in una forma sferica. La mano soppesò bene la sfera, la alzò e poi la scagliò con forza e decisione verso una figura lontana.
Un ubriacone che si appoggiava malamente ad un muro venne preso in piena faccia e la sue reazioni furono un espressione di paura e una precipitosa fuga sulla strada alle sue spalle, sputacchiando la neve che gli era entrata in gola. Alla vista della precipitosa fuga dell'ubriacone la figura che aveva scagliato la palla di neve rise sommessamente.
“Era proprio necessario Lauro?” La voce del compagno risuono cordiale nel freddo tagliente della notte.
“Si signore, impossibile resistere.”
“Ma non ti avevo detto che ti era impedito ridere recluta?” Il tono era sempre cordiale ma con una sfumatura più fredda di prima.
“Infatti signore; ma non stavo ridendo, starnutivo, mi deve essere entrata della neve nel naso…”
“Cosi impari a comportarti da idiota…” Il tono era tornato cordiale ed era passato ad un suono più divertito.
Erano in due, incedevano a passo sicuro lungo la strada, nonostante la solitudine, il freddo e il buio che li circondava. Erano entrambe due figure che sembravano avvolte dalla tenebra e dalla notte, entrambe scure, ma con una palpabile differenza. La prima era ammantata di un nero più profondo rispetto a quell'altro, come a sottolineare un animo più rigido e inflessibile, la seconda era ammantata di un nero altrettanto scuro ma che virava verso un blu profondissimo, come se il buio delle sue vesti non potesse nascondere completamente il fremere caotico e frenetico dell'anima di chi vi era celato. Il primo era un umano, chiuso in un armatura in ferro scuro e avvolto da uno spesso mantello di un profondo color nero; il secondo era un elfo, ma irriconoscibile per quello che era. Un'armatura di pelle blu scuro lo avvolgeva e lo stringeva completamente celando ogni parte del corpo. Poi, se il corpo era completamente celato dall'armatura, non lo era di meno il viso: una maschera di stoffa tirata su fino agli occhi e un pesante cappuccio calato sul volto ne mascheravano perfettamente i lineamenti. Infine era la stessa corporatura, alta e robusta e del tutto insolita per la sua razza, che ne impediva il riconoscimento per l'elfo che era.
Era stato l’elfo incappucciato a raccogliere e scagliare la palla di neve e l’uomo, naturalmente, a rimproverarlo.
Le due figure continuarono a camminare senza fretta, passando sotto finestre buie e vicoli deserti. Attraversarono la zona del porto dirigendosi verso i quartieri più ricchi della città, dove si ergevano le sontuose case in pietra di maghi, gioiellieri e sacerdoti. Percorsero cortili, portici, si fermarono per rispondere al “chi va la” di qualche pattuglia e infine imboccarono una via più larga delle altre. Le finestre che si affacciavano sui lati della strada erano tutte buie. Tutte tranne quelle di una singola casa, sulla cui porta erano incise strane rune e glifi.
“Siamo arrivati.” Fu l’uomo a parlare fermandosi davanti il portone di una grande casa in pietra, accanto alla casa dalle finestre ancora illuminate. Darkivaron spazzò irritato il nevischio che si era depositato sul batacchio e sulla serratura e inserì la chiave nella toppa aprendo la porta.
“Prego entra pure, questa è la mia casa”
Lauro non indugiò un momento ed entrò incuriosito, sciogliendo i fermagli che tenevano la maschera e abbassando il cappuccio.
Sapeva che lo Zhentilar aveva recentemente comprato una casa, casa acquistata con i risparmi accumulati dopo anni di fatica e di privazioni, ma non l’aveva ancora vista. Davanti a lui si ergeva una grande sala; mentre Darkivaron era entrato a sua volta e si apprestava ad accendere le torce affisse ai muri, l'elfo mandò lo sguardo all'ambiente che lo circondava, alla scala che si dipartiva verso il primo piano e all'altra che, sotto di quella, scendeva verso quella che presumibilmente era la cantina. Ma oltre a quello c'era poco altro da notare: la sala era vuota, se non per un vecchio camino, un tavolo e pochi altri mobili.
Quasi come si fosse accorto di cosa stesse pensando l’elfo, Darkivaron spiegò, finendo di accendere l'ultima torcia, che non l’aveva ancora potuta arredare.
“Non si nota assolutamente” Fu la replica serissima dell’elfo.
Darkivaron non rispose ma si incamminò verso la scala che scendeva nella cantina facendo cenno all’elfo di seguirlo.
La cantina era anch’essa quasi del tutto spoglia, la arredavano un piccolo braciere, una piccola libreria in legno del nerfall, un baule e due sedie. I passi risuonarono gravi quando uomo ed elfo scesero lungo le scale di pietra. Lauro percepì il chiaro odore di umidità, muffa e acqua salmastra che filtrava dalle pareti. Erano molto vicini al mare e li sotto si sentiva.
“Di cosa mi volevi parlare Recluta?” Esordì Darkivaron indicandogli una piccola sedia di legno, e sedendosi sull'altra posta di fronte.
Lauro si accomodò, l'argomento era spinoso, confuso e potenzialmente pericoloso, erano informazioni che passavano di molto le sue competenze.
“Volevo chiedere informazioni sugli elfi scuri; sui drow signore.” A Lauro non piaceva questa storia di dare del “lei” a Darkivaron ne di chiamarlo signore. Ma non per spirito di insubordinazione, tutt'altro. Lauro stimava e apprezzava molto lo Zhentilar, Darkivaron era una delle poche persone che conosceva che poteva definire amico; erano stati compagni di molte scorribande, indagini e avventure. Rivolgersi a lui come “signore” gli dava fastidio dal momento che Lauro si rivolgeva così solo agli idioti che riteneva troppo pomposi, o con dei superiori fastidiosi, così come dava del “voi” a gente di eguale risma. Parlare in quel modo ad un suo amico lo faceva sentire lievemente ipocrita e in qualche strana maniera irrispettoso, ma sapeva che Darkivaron lo faceva con buone intenzioni; del resto se l’elfo era ancora vivo lo doveva solo a lui e questo era un piccolo prezzo da pagare fintanto che fosse rimasto una recluta.
Ma a Lauro riusciva lo stesso difficile.
Parlarono per un po’ delle idee che l’elfo si era fatto sugli elfi scuri e sulla situazione dei barbari Uthgartdh. Parlò con cautela, dei suoi dubbi e delle sue supposizioni, stupendo Darkivaron sulle conoscenze che era riuscito a mettere insieme sul ruolo degli elfi scuri nella vicenda, ma ad un certo punto lo Zhentilar fu irremovibile, disse che il discorso andava subito troncato, che gli ordini imponevano la massima segretezza su quella questione, specie se si considerava il fatto che loro due non avrebbero dovuto e potuto sapere nulla a riguardo.
“Allora quando ti ho chiesto di parlarne perché hai accettato?” Lauro era in piedi, il discorso sui barbari e sui drow aveva lievemente esasperato l’elfo, che evidentemente non condivideva o non riusciva a cogliere la preoccupazione dei suoi superiori, tanto da farlo passare dal “lei” al “tu” nei confronti di Darkivaron.
“Ho accettato appunto per avvertirti di tenere la bocca chiusa, ma soprattutto perché avevo bisogno di parlarti.”
“Parlarmi? A proposito di che cosa?”
“Ho incontrato Deril Keos”
Deril Keos era un nome che aveva la capacità di accendere immediatamente l'attenzione dell'elfo. Era il nome di un pirata e contrabbandiere e tagliagole e criminale generico, che pochi giorni addietro aveva tentato di contattare Darkivaron per un oscura faccenda dai risvolti ancora più misteriosi. La faccenda incuriosiva enormente Lauro e infatti la sua reazione fu immediata: dimenticò all'istante i problemi sui barbari e la guerra, gli occhi si illuminarono di curiosità, e il volto si concentrò in completa attenzione. Lauro si risedette immediatamente davanti a Darkivaron.
“Racconti tutto”
“Se ben ricordi la nostra ultima chiacchierata ti avevo detto di avere una vaga idea di chi fosse Deril Keos…”
“Si un pirata con cui avevi avuto a che fare ma…” Darkivaron faceva segno di no con un dito sorridendo.
“Non di un pirata si tratta, ma di qualcuno di molto più pericoloso credo. Mi ero sbagliato, non era la persona che credevo che fosse.”
“E quindi sarebbe?”
“Non ne ho un idea precisa, ma pare sia un malavitoso di Calimport. Qualcuno con molto potere nella città, ma farò meglio a raccontarti tutto dal principio.” L’elfo non fiatò aspettando che l’amico iniziasse.
“Come ti avevo detto, pochi giorni dopo averti parlato mi sono diretto alla volta di Calimport, dopo interminabili giorni di viaggio sono arrivato in quella detestabile città. Ho alloggiato per diversi giorni in una sordida bettola, molestato dagli insetti, dal caldo e dagli idioti abitanti di quella fogna, il tutto senza nessun risultato. Nessuno mi si era avvicinato. Nessuno era venuto a cercarmi. Niente di niente. Quindi passata una settimana decisi di andarmene.”
Darkivaron si interruppe un attimo e poi proseguì.
“Ero deciso a partire di notte, evitando che il caldo asfissiante arroventasse la mia armatura arrostendomi dentro come un povero maiale in un forno. Così al tramonto sellai il cavallo e mi apprestai alla partenza."
Darkivaron si fermò di nuovo, si divertiva a cuocere a fuoco lento il suo amico elfo.
"Ma quando stavo per andarmene chi mi cercava si fece vivo. Dal folto dei boschi sono spuntate due persone e una delle due si è presentata come Deril Keos. Ero appena fuori città e mi misi a parlare con loro.”
Lauro imprecò
“Cosa c’è?”
“Due persone e tu da solo? C’è che dovevo esserci anche io! Hai rischiato troppo a recarti in una città da solo, avrei dovuto essere con te per aiutarti! E’ stata una mossa imprudente.”
“Ho sempre un modo per svincolarmi e tenevo d’occhio la situazione” Darkivaron sorrise poi proseguì.
“Infatti sono riuscito a far continuare il discorso rientrando nella città, ci siamo diretti verso una locanda nel quartiere del Pashà e li abbiamo iniziato a parlare seriamente. A quanto pare qualcuno con la lingua troppo lunga ha parlato molto eloquentemente e molto bene dei miei trascorsi come mercenario al Gate e questo ha attirato l’attenzioni di Deril che a quanto sembra ha deciso di ingaggiarmi.”
“Ingaggiarti per cosa?” Lauro era seduto in punta sulla sedia, teso in avanti ad ascoltare attento.
“Devi sapere che tempo fa a Suzuail c’era un uomo di nome Vemos, uno scrittore. La cui ultima opera consisteva nella redazione di uno scritto, uno scritto che interessava Deril ancor prima che fosse finito, una pergamena. Pergamena di cui Deril voleva impossessarsi assolutamente."
Un altra pausa, poi l'uomo riprese immediatamente.
“Immagino tu ti stia chiedendo perché volesse cosi tanto quello scritto”
“Credo che la domanda più importante sia che cosa ci fosse scritto”
“Una buona domanda, ma sull’argomento è rimasto sempre evasivo - "Incapace" fu il commento di Lauro verso Deril - Mi ha infatti raccontato che ingaggiò nove banditi per pedinare lo scrittore e sottrargli il libro, ma qualcosa andò per il verso sbagliato e nonostante lo scritto venne recuperato l’autore morì.” Altra pausa, Lauro annui lievemente e l’uomo proseguì.
“A quel punto i banditi si misero in testa che il loro compenso era troppo basso, quindi divisero lo scritto, divisero la pergamena quindi, in nove parti, nove frammenti che si spartirono. Poi mandarono il più sprovveduto - e sacrificabile - del gruppo a mercanteggiare. Deril fu paziente, ascoltò il rappresentante dei banditi e una volta che ebbero finito di mercanteggiare..."
“…Deril divise a sua volta il bandito in nove parti e le rispedì ai suoi compari.” Lo interruppe l’elfo.
L'uomo si fermò e sul volto di Darkivaron si dipinse un espressione di sincero stupore: “Come lo sai?”
“So come ragionano in certi ambienti, ma continua”
“Sì,” Riprese lo Zhentilar ”Uccise il bandito e lo smembrò in nove parti, pezzi che spedì ai restanti banditi, che al quel punto decisero di dileguarsi. In mano a Deril era rimasto il frammento finale della pergamena, inservibile a suo dire; spese le sue energie nel tentativo di rintracciare i pezzi mancanti, ma con fallimentari risultati. Sembrò che la storia fosse destinata a finire li e che la faccenda si fosse dovuta concludere con un nulla di fatto, ma tutto questo era vero solo fino a qualche tempo fa. Pare, infatti, che il nostro intraprendente pirata sia riuscito a rintracciare i frammenti restanti, le pergamene andate perdute e chissà perché ha pensato che io fossi l’uomo adatto per recuperarle e mi ha affidato questo incarico.”
Lauro mentre ascoltava le parole di Darkivaron si era alzato dalla sedia e aveva preso a passeggiare su e giù per la stanza, la mente assorta sui propri pensieri incentrati al racconto che stava ascoltando. Darkivaron non si scompose, pretendere che l’elfo rimanesse quieto per troppo tempo (a meno che non si trattasse di appostamenti) era praticamente impossibile quindi senza badare troppo al comportamento di Lauro continuò:
“Pare che fra qualche giorno nella Baronia delle Terre di Pietra si terrà un asta e indovina cosa c’è tra gli oggetti offerti?”
“Una pregevole teiera d’argento orchesca?” Commentò ironico l’elfo continuando a camminare.
“Forse, ma penso tu possa immaginare cos’altro”
“I frammenti della pergamena naturalmente”
“Naturalmente” Annui Darkivaron. “Quindi sono stato incaricato di recuperarli, e io ho accettato”
L’elfo si fermò in mezzo alla stanza fissando Darkivaron che replicò al suo sguardo.
“Se, come dici tu Lauro, conosci certi ambienti capirai che rifiutare un incarico del genere dopo che ti è stato detto tutto…”
“Non sarebbe sano” Concluse per lui l’elfo.
“Esatto. Ho informato Lord Velkar e si è dimostrato compiaciuto della mia decisione dandomi il suo appoggio, ritenendo opportuno che prima di consegnare le pergamene lui le possa consultare per poi deciderne cosa farne. Questo è quanto, mi sono recato nella Baronia e come ho detto avvicinare gli oggetti prima dell’asta è impossibile, quindi la cosa migliore sarà aspettare che qualcuno li compri – se non riesco ad acquistarli io – e poi sottrarglieli”
Darkivaron tacque, Lauro si era spostato verso il fondo della cantina, si era seduto sul baule, i gomiti appoggiati alle ginocchia, la faccia appoggiata alle mani chiuse a coppa e si era messo a riflettere.
“Ci sono un paio di cose che non mi tornano”
“Dimmele e vediamo se sono gli stessi dubbi miei”
Darkivaron rimase ad ascoltare.
“Senza offesa signore ritengo che un incarico del genere sia più adatto a me che non a lei. Mi spiego. Questo è un lavoro da tagliagole, da feccia, feccia discretamente abile è vero, ma sempre feccia rimane, non si affida un incarico del genere ad uno Zhentilar della Città Nera con un trascorso da soldato e da ex mercenario.”
Darkivaron si limitò ad annuire attento.
“E non è strano che questo Deril sia un tale cosi sprovveduto da non compiere delle ricerche sulle persone che assolda?” Le mani dell’elfo si chiusero a pungo, sempre reggendo il capo assorto nei suoi pensieri.
“Sono gli stessi dubbi che sono venuti a me,” Annui Darkivaron. “ma come hai ben detto tu l’altra volta, difficilmente un malavitoso abbandona il suo territorio troppo a lungo, specie se detiene un grande potere. Forse Deril non era, e non è, in grado di allontanarsi da Calimport per troppo tempo considerando che a Zhentil non avrebbe nessun potere.”
“Quindi” Lauro continuò per lui “Probabilmente ti ha visto a Calimport, sapeva del tuo passato di mercenario e ha colto l’occasione. Magari cercava proprio un uomo che venisse fuori da Calimport”
“Un uomo che non possa essere collegato a lui in nessun modo” Concluse Darkivaron.
Lauro annui, rimase fermo a riflettere per qualche minuto poi si alzò. Gli stivali frusciarono accarezzando il pavimento di pietra polverosa della cantina.
“Dovrai vederti con lui prima dell’asta?”
“No non avremo più contatti fino a lavoro ultimato”
“E se tu dovessi parlargli?”
“Ha detto che sarebbe apparso quando c’è ne sarebbe stata necessità”
“Dilettante…” Fu, di nuovo, il commento annoiato di Lauro, poi proseguì:
“Mi interessa perché volevo chiederti come la prenderà quando saprà che io sarò con te, perché è assolutamente ovvio che io non ti lascerò fare il lavoro da solo”
Darkivaron sorrise divertito.
“Mi ha lasciato carta bianca su mezzi e uomini, tanto il prezzo concordato è sempre quello, quindi non creerà problemi. Ma perché ti interessa tanto?”
“Scherzi? Se ti dovesse succedere qualcosa rischierei di perdere queste splendide chiacchierate” Lauro replicò con voce divertita.
“Soprattutto perché non troveresti più nessuno disposto a starti sentire” Sorrise lo Zhentilar.
“Appunto, quindi mi aspetterebbero noia e apatia. Orrore!”
Darkivaron rise e fece finta di non accorgersi del sorriso di Lauro. Parlarono della cosa ancora un poco poi lentamente i discorsi scivolarono su storie e decifrazioni di vecchie mappe, rotte commerciali e vino del Calishman.
Fuori la casa, oltre i vetri freddi e gelati, sopra la nerà città, sotto un cielo ancora più nero, turbinavano incessanti i fiocchi di neve…

Edited by Laurelion - 10/3/2007, 01:04
 
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Darkivaron
view post Posted on 6/3/2007, 00:45




La penna di piuma di corvo si muoveva lentamente ma con decisione, inesorabile, tracciando una miriade di segni su un foglio.

Ogni tanto, improvvisamente si fermava, in risposta ai comandi di chi la impugnava, il cui volto, appena illuminato dalla luce delle lanterne sparse in quella cantina che egli aveva trasformato nel suo studio, si contraeva, quasi sofferente, per lo sforzo dovuto alla concentrazione.
In quei momenti, l'uomo fissava il risultato del suo lavoro, fissava le lettere ancora fresche d'inchiostro, e richiamava velocemente a sè i pensieri da cui esse avevano avuto origine: nomi di persone e città lontane si affacciavano velocemente alla finestra della sua mente.

Ad un ipotetico osservatore, lo sguardo non avrebbe ricordato quello di uno scrittore che dava libero sfogo ai suoi pensieri, ma di uno stratega che si preparava a scagliare l'attacco decisivo per una battaglia.
Dopo un lasso di tempo variabile, serrando la mascella con decisione e assumendo un'espressione solenne, annuiva a sè stesso impercettibilmente, come se avesse preso una decisione, per poi riprendere a scrivere.
Di volta in volta, depennava intere righe per poi annotare correzioni a bordo pagina.
A lavoro finito, riesaminò il tutto.
Sospirò sommessamente.

Finalmente aveva un piano.
 
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Darkivaron
view post Posted on 18/6/2007, 02:15




"Bisogna rispettare gli impegni presi, se non si vuole incrementare il numero dei propri nemici"


Un messaggio che lasciava poco spazio agli equivoci.
Il suo datore di lavoro voleva che si spiacciasse.
Con tutto quello che stava succedendo in quel periodo...ci mancava anche un lestofante Calishita che gli alitava sul collo sussurrando minacce di morte.


Come se con quelle due informazioni che gli aveva dato fosse un gioco da ragazzi trovare le pergamene.
Ancora peggio, i contatti ai quali aveva pensato per ottenere informazioni, erano in parte stati compromessi da eventi recenti...doveva rivedere tutti i suoi piani .

Tramite Nei, si era rivolto a Lady Alisea In'Gia affinchè assumesse informazioni per suo conto sui possibili proprietari delle pergamene...che militavano tra i Corvi D'argento.
Sapeva solo che degli ufficiali di questo esercito mercenario avevano parte di esse.
Ma quali tra gli ufficiali? E quali tra i numerosissimi campi dei Corvi sparsi per tutta Sembia?
L'unica sua speranza era qualcuno che, operando da dentro l'organizzazione, riuscisse ad assumere le informazioni in modo discreto, ed efficiente.
Alisea era l'ideale.
L'unico neo: non sembrava avere troppo in simpatia le gente di Zhentil Keep, sopratutto a causa di un "incidente", se così si poteva chiamare, e della conseguente lite, con il capitano Imoden'id Erotaroda.
Per fortuna, sembrava che lei e Nei fossero buone amiche...e la cosa poteva andare a suo vantaggio.

Incontrò Alisea al Vecchio Teschio di Shadowdale, su scelta di quest'ultima...posto che non era esattamente di suo gradimento.
Se sventuratamente qualcuno lo avesse riconosciuto per quello che era, uno Zhentilar della Nera Città, difficilmente se ne sarebbe andato con le sue gambe.
Ma per fortuna non accadde.
Alisea fu disposta ad ascoltarlo, e sorprendentemente, si rivelò essere proprio lei in possesso delle pergamene di Vemos.
Ma non intendeva cederle. Evidentemente, interessavano anche a lei.
Tutto quello che riuscì a ottenere fu la promessa di avere delle copie.
Non sapeva se delle copie avrebbero egualmente soddisfatto il suo datore di lavoro...ma almeno per il momento,a lui sarebbero andate bene.
Gli avrebbero dato se non altro un'idea del contenuto di queste fantomatiche pergamene...e poi non intendeva mettersi contro quei Corvi D'argento in particolare, dopo averli visti in azione, e di certo non contro quella donna, che poco tempo prima aveva evocato dal nulla e con estrema facilità un Gelugon davanti ai suoi occhi: non era pagato abbastanza per una cosa simile.


Ma fu quando Alisea pronunciò il nome di un altro dei possessori delle pergamene, che gli cascarono le braccia.
"Una delle pergamene, se vi interessa, è in mano a uno gnomo di nome, Kurgas" disse la donna con voce divertita, facendogli andare di traverso il vino che stava sorseggiando...
 
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Cloud83
view post Posted on 23/7/2007, 23:05




L'asta della pergamena di Vemos era stata a due parti praticamente.
Velkar, Alisea e Kurgas rilanciavano fino a cifre folli, poco male per gli ultimi due che erano d'accordo con Biim... Ma il fatto che Velkar fosse disposto a sborsare tali cifre iniziava a dare alla giovane sacerdotessa da pensare.
Darkivaron le aveva detto di non conoscere il suo mandante, ma aveva lasciato intuire che c'era in gioco la sua vita. Che fosse Velkar il suo mandante e il resto fosse una menzogna?
In piu' di un'occasione Alisea aveva visto in quel guerriero lo stesso spirito di Alaric, in un certo senso si fidava di lui, ma dall'altro sapeva di non doversi lasciar ingannare dalle apparenze e non escludere nessuna possibilita'.

Alla fine vinsero lei e Kurgas l'asta. Velkar si era ritirato, due persone a lei sconosciute avevano rilanciato una sola volta... Il campo si era ristretto a quei due, Velkar e Horeness. Erano le persone piu' interessate agli appunti di Vemos di tutta la gente presente.
Alisea e Kurgas lasciarono immediatamente la Baronia. La speranza e il piano originale era di essere inseguiti o cadere in un'imboscata, e poter cosi' guadagnare qualche informazione. Cosi' mentre andavano a prendere i cavalli la ragazza lancio' alcuni incantesimi di protezione fisica e dalle paralisi, ma non accadde nulla.

Avevano implicitamente scelto i bianchi per quella partita e avevano aperto, ora era il turno degli avversari. Apertura pericolosa e avventata, pero' era senz'altro quella migliore per trarre allo scoperto i pezzi di rilievo dello schieramento nemico... O almeno era quello che pensava la sacerdotessa.
Non c'era che da aspettare la loro mossa.

A Shadowdale Alisea copio' la pergamena in modo da averla con le altre, sarebbe anche dovuta tornare da quell'halfling a riportargliela e per comunicargli che non era successo niente di rilevante.


Edited by Cloud83 - 24/7/2007, 01:31
 
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Kurgas
view post Posted on 23/7/2007, 23:31




Il gioco era fatto, la loro mossa era stata giocata nel modo più visibile possibile, dovevano attirare l'attenzione su di loro non c'era alternativa, Kurgas sapeva bene che non poteva arrivare facilmente ad avere tutte le pergamene, l'unica cosa che poteva fare era tenere ben stretta la sua e quella di Ymir e fare in modo che le altre arrivassero ai barbari da sole.

La posta in gioco per lui era troppo alta, il sogno della sua vita era li a portata di mano, poteva vederlo ma ancora non riusciva ad afferarlo; era cresciuto con la convizione che Uthgar l'aveva portato via dalla gente di sua madre perchè aveva capito che in quello gnomo c'era il suo miglior guerriero, Kurgas lo sapeva che un giorno il dio gli sarebbe apparso e come Tempus prima con lui avrebbe scelto il barbaro, ma aveva bisogno di sentirselo dire, avere la certezza che Uthgar lo stava guardando per lui era importante, e chi meglio di Uthgar stesso poteva dargli questa certezza.....

L'occasione era li... un desiderio a portata di mano, nessuno avrebbe potuto portaglielo via..... nessuno...
 
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Biim
view post Posted on 24/7/2007, 19:27




L'asta stava andando benissimo, tutto prometteva un gran finale con i migliori oggetti tenuti fino alla fine di proposito, ma ad un certo punto quel necromante rovinò tutto, non solo l'asta ma tutti gli sforzi fatti da Biim ed i suoi compangi per creare la baronia si volatirizzarono.

Tutto quello che ne seguì fu come un sogno, anzi un incubo, dopo un attimo di panico la gente anche se impreparata cominciò ad affrontare l'inaspettato attacco su entrambi i fronti, Biim si vide con la balestra a tirare dal tetto poi quando alla distanza apparve il grosso del nemico si mise al trabocco e scagliò un macigno ma questo non creò affatto panico, quelli non erano orchi continuavano ad avanzare come se niente fosse. Venivano abbattuti e si rialzavano, scese e combattè insieme ad altri finchè poterono poi con le lacrime e la rabbia in volto si ritirò assieme agli altri senza neanche voltarsi.

Giunti a Baldur's Gate qualche chiacchiera sembro ridestarlo dall'incubo, andò a letto come gli altri e pensò al da farsi anzichè dormire. Avrebbe affidato a Gildak il compito di chiedere aiuto per l'assalto con la forza e lui avrebbe pensato ad un altro modo di riprendersi quello che era ormai suo. Avrebbe cercato Kurgas e Alisea, doveva trovare tutte quelle pergamene e vedere se davvero potevano realizzare i desideri...
 
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Gm Kirshan
view post Posted on 24/7/2007, 21:19




Quella stanza non era poi così grande, o forse lui non era più così piccolo...
Innanzi all'imminente pericolo, la maggior parte degli uomini avrebbe cercato una via di fuga, fisica o verbale che fosse, ma pur sempre una strada verso la salvezza, ed invece no, per lui no. Il suo sguardo spaziava dai mobili al tappeto, dalle finestre agli arazzi, dai candelabri ai sontuosi vasi, erano passati venti lunghi anni, lui era cresciuto mentre quella stanza era rimpicciolita, ne era sicuro, si, era così.

"Quando hai finito di contemplare il mondo che ti circonda sarei lieto di ascoltare le tue giustificazioni"
"Non giustificazioni mio signore, ma fatti accaduti"
"Chiamali come voi, resta il fatto che non hai la pergamena"
"Non in questo momento mio signore"
"L'ha presa lui?"
"No, non lui"
"Chi?"

Un attimo di silenzio, e poi la risposta.

"Uno gnomo ed una donna"
"Uno gnomo ed una donna!?" L'uomo vestito di nera pelle soppesò le parole. "I miei uomini più fidati sono stati superati da uno gnomo ed una donna. E ditemi per gli dei quale potente forza hanno esercitato contro di voi?"
"Denaro, mio signore. Quella pergamena fa gola a diverse persone, più di quante possiate immaginare"

Un colpo improvviso saettò all'interno della stanza, un bicchiere in frantumi, vetri macchiati di sangue.

"Non dovreste reagire in questo modo mio signore. La vostra mano, avete un pezzo di vetro conficcato nel palmo."
"Quando avrò bisogno di un chierico al mio fianco ve lo farò sapere, per adesso voglio un uomo che non conosca la parola errore!"

Due tocchi secchi ed una porta che si apre lentamente.
Un uomo grassoccio e con la testa calva entrò lentamente nella stanza trascinado una giovane donna singhiozzante dai capelli color grano.

"La ragazza che avere ordinato mio signore"
L'oscuro uomo esaminò la ragazza e si rilassò nel piacere di vederla tanto terrorizzata.
"Avevo detto di volerla con i capelli rossi"
L'uomo balbettò una serie di scuse e si affrettò ad uscire.
"Fermo! Portala nella mia stanza e trova subito una ragazza dai capelli rossi, tra poco avrò finito e potrò dedicarmi a loro"
"Mio signore il sole è altro come posso..."
"Se non ricordo male la tua ultima figlia ha dei bellissimi capelli ramati"
"Mio Si...si... mio..."
"Se non ci sarà una ragazza dai capelli di fuoco nella mia stanza quando entrerò verrò a prendere tua figlia"

L'uomo corse via, gli dei solo sanno verso quale luogo.

"Tornando a noi, andate dal mio uomo, nella città nera, e portategli questo"
Il suono di un sacco pieno di monete si interruppe nel momento in cui toccò terra.
"Denaro? Per un fallimento? Ma ..."
"Tacete! Osate forse contraddire i miei piani?
"Mio signore in quanto vostro braccio destro ho il dovere di..."
"... Di tacere e consegnare al nostro uomo anche questo"
Un cupo rumore si diffuse nella stanza.
Si chinò a raccogliere il sacco e lo aprì per capire cosa contenesse. Non fu necessario guardare, il fetore che respirò disegnò il macabro spettacolo e gli occhi videro senza guardare.
"Posso sapere chi era, mio signore"
"Certo, era il mio braccio destro prima che decidessi di dare l'incarico a te"
"Partirò questa notte, mio signore"
"Bene, e date i miei saluti al nostro caro amico"
"Sarà fatto mio signore"

Uscito dalla stanza percorse il corridoio, lì vide una ragazza dai capelli rossi lottare contro un uomo grasso e viscido che le stava legando i polsi. Il grano o il fuoco, chi sarebbe sopravvisuta dopo l'incontro con il suo signore?
Uno strano sorriso si dipinse sul suo volto.
"Hei schifoso grassone, scommetto 20 monete d'oro che morirà la rossa"
"Ed io 30 che vivrà"
Avrebbe presto riscosso quel denaro, quel giorno il suo signore era logorato dalla rabbia e dalla frustrazione, voleva vedere scorrere sangue, avrebbe tagliato quei riccioli di fuoco e li avrebbe innaffiati con quel giovane ed innocente sangue, e magari il grano sarebbe sopravvissuto, magari, per essere tagliato un'altra volta.
 
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Darkivaron
view post Posted on 26/7/2007, 02:41




Nelle miniere di Zhentil Keep c'era una insolita calma quel giorno.
La maggior parte dei minatori erano ormai tornati a casa...tutti tranne uno, che con forza e ostinazione continuava a vibrare colpi violenti e precisi con il proprio piccone, contro la parete.
Era ormai molto che lavorava, e la stanchezza iniziava a sentirsi, ma almeno quel lavoro duro gli impediva di pensare per un pò all'infinità di problemi che lo aspettavano appena uscito da quelle grotte...
Mentre si asciugava la fronte dal sudore, qualcosa interruppe il suo lavoro: una risatina acuta e fastidiosa che veniva dall'entrata. Si avvicinò a metà tra l'incuriosito e il seccato, per capire chi era a produrre quel rumore fastidioso.

Erano in due, armati di tutto punto...e li aveva già visti in precedenza, in un luogo che ormai ora non esisteva più.
Se la risata era stata fastidiosa, le parole che seguirono lo furono molto di più.

"Guarda che ratto grosso che abbiamo trovato...Squit" disse uno dei due.
"Già, un ratto...le miniere non sono molto sicure di questi tempi per i minatori...ma sento una puzza...che sia paura?" replicò l'altro ridendosela.
Evidentemente pensavano di essere due gatti.

L'uomo, che non era esattamente un minatore, ma era il Maestro D'armi della Nera Città, avrebbe con piacere provveduto na mostrare a quei due che le miniere di Zhentil potevano essere pericolose anche per altre persone oltre che per i minatori...ma considerando chi probabilmente li mandava,e che al contrario di loro non era protetto da nessuna armatura nè armato di tutto punto, e che erano in due e non ne conosceva le capacità, decise di esprimere la sua irritazione il meno possibile.

"Visto chi probabilmente vi manda qui...sorvolerò sul fatto che mi avete chiamato ratto...avrete delle cose da riferire, e io voglio riferirne a voi." disse con tono duro, avvicinandosi a loro dopo averli guardati a lungo...ostentando volutamente sicurezza, intuendo che mostrare la benchè minima debolezza con quei tipi avrebbe peggiorato la situazione, facendogli credere che potevano comportarsi come volevano senza conseguenze.

"Vi sentite chiamato in causa?" fu la replica, leggermente meno sbruffona, come a voler lasciar cadere la faccenda del "ratto", apparentemente presi in contropiede dalla sua reazione.
"No" fu la risposta secca e dura.

La discussione, continuò su tono ambigui, in alcuni casi derisori.
Poi gli consegnarono due sacchi. In uno, dei soldi. In un'altro, una testa mozzata.

L'ira iniziò a salire. Demoni antichi, Dragoni, Cavalieri Spettrali e creature vomitevoli di ogni dove avevano attentato e ancora attentavano alla sua vita. La sua città era minacciata.
Da un momento all'altro poteva scoppiare una guerra con più di un nemico.
E due sgherri di bassalega si presentavano davanti a lui, minacciandolo tutt'altro che implicitamente di morte, presendo a lui una testa mozzata, pensando di impressionarlo come un ladro di periferia. Pensando di farlo tremare e correre come una donnetta.
A lui che aveva impalato davanti alle mura di Zhentil talmente tante teste da averne perso il conto.
Forse era ora di far capire al suo datore di lavoro, che non aveva assunto ne uno smidollato, ne tanto meno uno schiavo, a costo di rischiare le sue ire.
Se non lo avesse fatto, le rischieste sarebbero state sempre maggiori....e sarebbe diventato veramente il suo schiavo.
Era un Banita: sapeva che la Paura era un mezzo per soggiogare la volontà altrui.
Mai far capire di avere Paura. Mai Sottomettersi, se non a Bane.


"Riprendetevi quei sacchi, e spalancate bene le orecchie...Dite al vostro capo che io sono un uomo di parola, e porterò a termine l'incarico, se ci riuscirò. Non voglio soldi che non mi spettano secondo gli accordi. Se non riuscirò, restituirò quanto già ricevuto.

Le minacce non erano incluse nell'accordo. Se il vostro capo intende continuare su questa linea, e ha in mente altre conseguenze in caso di non riuscita,potete considerare l'accordo concluso, da ora.Non sono uno dei suoi lacchè, nè lo schiavo di nessuno."
Il suo tono fu ancor piu duro, e freddo, privo di cedimenti.

"Suvvia, una minaccia...non siete avvezzo ai doni del nostro signore.."


"Un dono eh? Volete che mandi anche io una bella testa in dono al vostro signore?" Disse. Non ci voleva troppa fantasia a capire a quale testa alludesse.
"Non sottovalutatemi..." rispose seccato lo sgherro.

"No." proferì scandendo bene le parole "Voi non sottovalutate Me."

[....................]

Alla fine, si rifiutarono di prendere i sacchi e se ne andarono, dopo aver ricevuto le novità sulle pergamene in suo possesso.
Era chiaro, che se fossero tornati indietro con quei sacchi, il loro padrone li avrebbe puniti, trasformando le loro teste in altri "doni".
Aveva a che fare con un individuo pericoloso, non da sottovalutare.
Ma un vecchio proverbio che gli dicevano da piccolo, recitava "Fai vedere al cane che hai paura di lui, e ti morderà..."
Probabilmente il loro padrone non avrebbe preso bene le sue parole...o forse, avrebbe apprezzato di avere a che fare con un uomo con un pò di spina dorsale per una volta.
Non importava.
Fissò per qualche instante la testa e il denaro.
Dopo averli raccolti, li scaraventò nel fuoco della fornace...in un misto di rabbia e cupa soddisfazione.

Doveva parlare al più presto con Alisea...
 
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26 replies since 22/10/2006, 19:28   1173 views
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