Diario di un'apprendista

"Cos'è realmente la morte? E cos'è realmente l'anima? Se è possibile risvegliare un corpo dalla morte, è possibile riportare indietro un'anima senza corpo?"

Lilian rileggeva quanto aveva scritto sul suo diario, titubante sull'ultima domanda che la assillava e che non aveva il coraggio di scrivere. Cosa succede all'anima quando il suo possessore diventa un golem di carne?

Erano mesi che aveva accantonato i suoi progetti in quell'ambito eppure qualcosa gli aveva fatto tornare in mente prepotentemente quelle domande. Più che qualcosa, qualcuno. Un uomo, col triplo dei suoi anni, sul cui successo negli studi non avrebbe scommesso nulla. Un trasmutatore con cui condivideva lo stesso interesse. Il laboratorio, e poi finalmente iniziare quegli studi...

I quesiti che la assillavano in realtà erano per lo più metafisici. Al di là degli studi, le sarebbe stato maggiormente d'aiuto se avesse chiesto a un chierico. Ma dove trovare qualcuno che potesse rispondere alle sue domande? Considerando quanto fosse una cosa delicata per lei, avrebbe dovuto necessariamente sceglierlo bene.

E poi, poco tempo dopo, le erano stati instillati quei dubbi. Ricordava il viaggio nel Priador e cosa era successo là. Il nuovo arrivato era sotto molti aspetti molto simile a lei. Troppo simile a lei.
Dubbi. Dubbi e pensieri.

"Padrona, padrona, padrona"

Le viscide parole del suo famiglio, anche se lei non lo credeva, avevano fatto in qualche modo breccia dentro di lei. Abituata com'era con Ricfire, non c'era da dubitare che avesse trovato una compagnia interessante l'altro diavolo che aveva incontrato.

Era imprigionato, tenuto in una cella da demoni schiavisti. Il diavolo della fossa aveva fatto a lei e ai suoi compagni una proposta in cambio della libertà ma le persone con cui si trovava la maga erano un fastidioso nano con aspirazioni da paladino e altri a cui la maga non voleva certo mostrare alcuni lati di sè. Inoltre non aveva pensato a un patto da formulare in modo da avere la certezza che il diavolo non le si fosse rivoltato contro successivamente, quindi aveva lasciato perdere.

Quel che è certo è che la fredda cortesia e la apparente pacatezza di quell'essere in qualche modo l'avevano affascinata. Mentre osservava il suo famiglio che si aggirava per lo studio si era ritrovata più volte a pensare che le sarebbe piaciuto sapere di più sulla sua specie.

Musica:

La maga rossa osservava un disegno anatomico di un troll, senza riuscire a concentrarsi su quanto stava cercando di studiare.
Troppi pensieri affollavano la sua mente.
Cresciuta da genitori ambiziosi e anaffettivi, non era mai stata baciata prima di quel giorno neppure su una guancia. Non biasimava quel ragazzo, si era comportato esattamente nel modo che avevano concordato, ma quel gesto per lei inusuale l'aveva congelata. Tutto ciò continuava a riportarle alla mente un altro ragazzo morto dodici anni prima davanti ai suoi occhi. Non si sarebbe più permessa un gesto di debolezza come quello di allora.
Scacciando quel pensiero molesto, la giovane donna era passata a un'altra tavola anatomica che si era ripromessa di studiare.

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Ma subito il secondo pensiero assillante le tornava alla mente. Il significato degli esperimenti che i due maghi stavano progettando. Ormai aveva probabilmente superato in potere il suo vecchio maestro, ma l'esperienza di lui era maggiore come anche le conoscenze.
Ma il fine dei due maghi era lo stesso. La vita e la morte sono solo due facce della stessa medaglia, ma cosa accade se riesci a sconfiggere entrambe?

La Maestra Nathadem era furibonda con sé stessa. I sentimenti sono una debolezza, e lei si era ripromessa che non sarebbe mai stata più debole, non si sarebbe mai più sentita indifesa.
Aveva permesso che si avvicinasse troppo a lei nonostante quello che le diceva il suo istinto, e il risultato era stato un bacio. Uno vero, non la finzione che era stata messa in scena pochi giorni prima a beneficio di Evan.

Non sapeva con chi parlarne. L'imp che la serviva aveva percepito il suo turbamento ma, complice il fatto che la lingua infernale non possegga parole per definire concetti come "amore" o "sentimento", non aveva capito.
"Quindi la potente Maestra Nathadem ha un nuovo servitore?" era stata la risposta dell'esserino, in un miscuglio di gelosia ed orgoglio. "Ovviamente sarà qualcuno che Ricfire può comandare, lui è arrivato prima ed è indubbiamente moooolto più potente!"
Lilian aveva lasciato il diavoletto a berciare piani per la conquista del mondo glorificando il potere che loro due avrebbero ottenuto. Questo colloquio non l'aveva aiutata.

Se avesse chiesto consiglio a sua madre avrebbe ottenuto una risposta del tipo "È un membro di una classe inferiore, divertiti pure con lui se vuoi ma ricorda che dovrai sposare un mago rosso." Tipico di lei, la figlia era solo un mezzo per acquisire prestigio sociale.

Con chi altro avrebbe potuto parlarne? Aeisha? Aeisha non le avrebbe mai dato la risposta che voleva sentirsi dire.

Avrebbe dovuto allontanarlo, ecco cosa avrebbe dovuto fare. Le faceva piacere avere vicino quel ragazzo, ma si era esposta troppo e questo la faceva sentire incredibilmente fragile. Non aveva paura: era terrorizzata.

Voleva fargli capire che tipo di persona fosse, per spaventarlo e allontanarlo, ma non aveva pensato alle conseguenze.

"Ho un diavolo come servitore"

Non era bastato quel segreto a fargli cambiare idea.
La maga aveva quindi deciso di mostrargli il suo vero potere.

"C'è una tana di hobgoblin poco fuori Suzail, giusto?"
Si erano calati e ne avevano sterminati una dozzina. Durante quell'operazione era rimasta per lo più silenziosa, pensierosa e in attesa.

"Ora, osserva."

Aveva toccato i corpi ancora caldi, mormorando parole arcane e ben note. Dai cadaveri degli uomini-cane si erano strappate le ossa, gli scheletri si erano rialzati come un grottesco esercito silenzioso.

Aveva osservato Andrew in silenzio, ma lui pareva più esaltato che spaventato da quanto aveva davanti agli occhi. Uscendo, l'aveva baciata. Lilian non capiva.

"Il mondo da cui vengo è glorioso e crudele..."

Gli aveva confidato quasi tutti i suoi segreti pur di metterlo in guardia, ma non era bastato.

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"Maestro Isur, ritengo di aver trovato un luogo adatto dove portare avanti i nostri studi."

Il mago rosso aveva annuito soddisfatto.

"Lo visiteremo nei prossimi giorni allora, Lilian"

"Volendo, posso portare una lama abile"

"Ricorda che chiunque porteremo con noi, una volta finita la missione diventerà materiale per i nostri esperimenti. È troppo importante per avere testimoni."

Un senso di déjà-vu aveva riempito la maga. No, non avrebbe portato nessuno con sé. Si stava chiedendo se era ancora sicura dello scopo che si prefiggeva fino a poche settimane prima...

Il giorno dopo si era recata alla tenda alla quale si incontravano di solito. Il primo che aveva incontrato non era lui, ma suo fratello. Si era parato contro di lei in modo quasi aggressivo, come se fosse lei la causa di tutto.

"Andrew ha ucciso delle persone... non so cosa gli hai fatto, lui non era così!"

La maga non capiva. E non aveva capito neppure quando Andrew l'aveva portata davanti ai resti di altre persone, brutta gente di cui i bravi cittadini non avrebbero mai sentito la mancanza.

"Mi odio per quello che ho fatto... io non sono così."
"Non ti ho mai chiesto di fare niente del genere."

Voleva impressionarla, voleva mostrarle qualcosa, in qualche modo Lilian questo riusciva a capirlo. Le aveva anche promesso che non avrebbe mai più fatto follie del genere. Si erano baciati di nuovo.


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Le diventava sempre più difficile impartirgli lezioni di alchimia. Lui la distraeva, e lo stesso studio in cui lei fino a poco tempo prima metteva animo e corpo ora diventava meno interessante.


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L'aveva visto di sfuggita sgattaiolare in una camera della locanda e l'aveva seguito. Il ragazzo aveva le mani sporche di sangue e il respiro affannato.

"Un tizio mi ha ucciso il cavallo e gli ha strappato il cuore davanti a me. Mi sono vendicato"

Lilian si era preoccupata che potesse essergli ripresa la follia. Non era così, un semplice regolamento di conti.
Avevano parlato a lungo.

"Gael dice che se non ti affidi a nessun dio, come me e lui, nel caso morissi la tua anima finirebbe nel muro delle anime e nessuno potrebbe mai riportarti indietro."

L'idea di perderlo era orribile, ma se così stavano le cose, era la verità. Non sempre era possibile riportare indietro qualcuno dal regno dei morti, ma nel suo caso sarebbe stato veramente impossibile.

"Ti prometto che se mai ti succedesse qualcosa del genere, ti riporterei indietro ad ogni costo."

Quella della maga rossa non era solo una promessa. Era una sfida al dio della Morte.

Si era guardata allo specchio per la prima volta dopo molto tempo. I nodi che la tenevano legata si erano ormai sciolti, a quanto pare qualcuno sapeva già chi lei fosse prima che il segreto venisse rivelato. Osservava la pelle lucida, i tatuaggi sul cranio che aveva appena finito di rasare.

Clara non le aveva fatto dimenticare le proprie origini.
Finalmente era di nuovo sè stessa.

"Forse ho trovato la strada giusta per le mie ricerche, mi dispiace ma non ho tempo da dedicarti. Ci rivedremo a Flamerule..."

La maga si era rinchiusa nei suoi laboratori, attratta da quello che potevano significare alcuni risultati che aveva ottenuto. Più che attratta, ne era stata ottenebrata, le premesse sembravano così promettenti...

...creare la vita...

Erano passati mesi e non se n'era neppure accorta, tanto la attraeva quel fine. Flamerule era passato, e poi Elesias, e poi Eleint. Dimentica di tutto, non se n'era neppure accorta. La sua frustrazione, sotto gli occhi di un preoccupato Ricfire, cresceva. I risultati così promettenti, sembravano condurla proprio alla scoperta del segreto dell'esistenza, eppure la conducevano solo verso innumerevoli vicoli ciechi.
Niente.

Certe volte non mangiava neppure, così presa dai suoi studi ed esperimenti, i mesi passavano e lei era solo diventata più pallida e smunta.
Ma non aveva ottenuto niente.

Piena di frustrazione, fissava i suoi studi, i suoi appunti.

Alla fine anche la sua testardaggine dovette cedere all'evidenza: quelle premesse tanto affascinanti erano solo uno specchietto per le allodole.

"Ricfire, in che mese ci troviamo?"
Il diavoletto, preoccupato, le rispose:
"Mirtul, Maestra."
"Mirtul? Ma non eravamo già in Kythorn?"
"Maestra, ehm..."

Quasi un anno.
Era quasi un anno che non metteva piede fuori dal laboratorio.
Rimase sgomenta quando finalmente lo ebbe realizzato.
E il ragazzo, quello a cui aveva chiesto di aspettarla?

Aveva rivelato quel segreto alla sua maestra, parecchio tempo fa.

"Lilian, ne sei sicura? Io ho avuto modo di provare quella forma ed è... brutta. Morta, fredda, putrida"
"Non mi importa di cosa si prova, serve solo ad avere più tempo. È solo un mezzo."

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Ma ne era veramente sicura? Era un mezzo per cosa?
Aveva svelato i suoi piani all'amato e lui ne era ancora meno convinto.

"Voglio sfidare gli Dei"

Forse non l'aveva presa del tutto sul serio, e sicuramente l'idea della non morte lo impauriva e ripugnava, ma aveva acconsentito ad aiutarla a trovare un rifugio tranquillo.
Per questo motivo erano scesi in quel buco che avevano scoperto, per esplorare l'ambiente. E quello che avevano trovato per la maga rossa aveva rappresentato una discesa nella sua anima.

La donna aveva osservato con rabbia il simbolo sacro spezzato.
"Quella gemma lasciala lì... è un'offerta. Te la ripagherò."
Quello era realmente un luogo sacro, creato per onorare un Dio distrutto. Avevano deciso di proseguire l'esplorazione, senza toccare nulla.

La tristezza l'aveva però sopraggiunta quando si erano trovati di fronte al golem deforme, creato da un mago folle. La sua carne pulsava, bocche sulla sua pelle urlavano, ma erano state tutte messe a tacere dalla lama del suo compagno.
"Che cosa orribile! Ma chi mai potrebbe pensare a creare un essere del genere!"
La voce della maga si era fatta triste.
"Sai, una volta ho assistito alla creazione di un golem del genere. È stato allora che ho deciso di dedicarmi alla necromanzia."
Non ne aveva spiegato i motivi e non aveva detto altro sull'argomento. Per un momento però si era chiesta se era necessario tutto ciò.

Avevano proseguito in quel luogo sacro abitato da morti e risvegliati, senza prendere nulla.
Fino a che non erano scesi nella cripta. Il ragazzo si guardava in giro mentre la maga era sovrappensiero...

"Attenta!"

L'essere toccato dal male la fissava con il suo sguardo mortale. La maga, maledicendosi per non essere stata abbastanza preparata, sveniva nel buio freddo della cripta.

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Poco dopo aveva ripreso conoscenza, risvegliata dal ragazzo.
Il corpo dell'essere giaceva poco lontano, distrutto dall'arma del suo compagno.

"Stai bene?"

Era preoccupato per lei.

"Si sto... sto bene."

Si era maledetta di nuovo per non essere stata abbastanza pronta.
Ma dentro di sé, stava veramente bene? Quel freddo che aveva provato, era realmente ciò che voleva?
Dentro di sé non era veramente convinta della strada che voleva percorrere.

Molti anni dopo, in un'altra città e in un'altra nazione.



Intenta nei suoi studi, la maga osservava in controluce una fialetta contenente un fluido viscoso. Il frammento di melma si agitava, come se potesse uscire da quella piccola prigione di vetro.
Questo ambito di studi stava perdendo di interesse ai suoi occhi, o forse era stata troppo entusiasta all'inizio.

"Padrona, padrona! E' arrivata una lettera per voi dalla Madre Patria"

La vocetta stridula di Ricfire la richiamava all'attenzione. Chi mai avrebbe potuto scriverle?
Riconosciuto il sigillo, aveva preso un grosso respiro prima di infrangerlo.

"Chi vi scrive Padrona Nathadem?" diceva il piccoletto sfregandosi le mani.

La maga era fredda dopo aver letto le poche righe, come se il lento battito cardiaco si fosse ancora più rallentato, la pelle diafana fosse impallidita.

"Dovremo fare un viaggio nel Thay. La lettera viene dai miei genitori." aveva risposto con un filo di voce.

"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo." - Lev Tolstoj, Anna Karenina



La lettera che aveva ricevuto l'aveva scombussolata.
Il contenuto era un semplice invito, neutro.

"Lilian,
è da prima che prendeste il rosso che non venite a farci visita.
Saremmo felici di avervi ospite il giorno XYZ del mese di Tarshak presso la dimora di famiglia.
Alavairthae,

Vostra Madre
Kar'ha Nathadem Anskulhd"


Il dovere filiale le imponeva di accettare l'invito e presentarsi ma avrebbe preferito essere scaraventata nelle cerchie più pericolose dell'Abisso piuttosto che tornare alla propria casa natale.
Aveva comunque preso penna e calamaio per vergare la risposta affermativa.

Edited by Frattaglia - 10/4/2022, 19:19

"Non so cosa ha in serbo il futuro
Stanotte, almeno stanotte, sei mio
E nulla altro importa"

Dopo aver vergato questa breve poesia sul suo diario personale, la maga era rimasta a pensare, ricordando ciò che era successo solo poche ore prima.
Aveva messo quel libretto in un luogo sicuro, celato e nascosto come era il suo animo.

Come consuetudine era poi andata verso il tavolino su cui era disposto un frammento di palco di cervo, accendendo una candela nera alla Vergine della Sfortuna, perché distogliesse lo sguardo da lei. Di solito si limitava a chiederle di non guardarla, al contrario di molti altri fedeli di Beshaba che cercavano di indirizzare il volere della Dea verso i loro nemici. Stavolta però c'era stato un mutamento in Lilian, oggi pregava perché la Dea indirizzasse il suo sguardo su qualcuno. Qualcuno che risiedeva a Eltabbar.

Edited by Frattaglia - 8/5/2022, 18:34

La maga rossa e la sua ombra camminavano per le strade di Baldur's Gate. La prima zoppicava vistosamente in seguito a un brutto incontro con una banda di hobgoblin comandata da un goblin arcanista.
Durante la camminata si era avvicinata all'altro, sussurrandogli.
"Il Maestro Isur, lui è uno di quelli che sarebbe meglio che non sapessero."
"Sai che mi basta la tua parola."
"No." poi aveva proseguito, con una briciola di incertezza "Te l'ho detto, la mia vita non è semplice."



Più tardi mentre il secondo medicava le ferite della prima in una stanza di una locanda, i due si scambiavano baci, carezze e propositi per il futuro.