Faerûn's Legends

I Guardiani del Cormyr

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view post Posted on 25/11/2016, 16:11
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Uccisore di Kraken

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Dalinzar si risveglio in una pianura ghiacciata e la prima cosa che vide fu un grosso Diavolo della Fossa che troneggiava su di lui.

<< Mio Duca...>>

Si limito a dire con un nodo alla gola.

<< Mi hai deluso Dalinzar.. si mi hai proprio deluso>>

Disse la creatura con un tono di voce annoiata.

<< E sai che io non ammetto i fallimenti>>

Quello che segui fu un dolore atroce al di la di qualunque tipo di immaginazione umana.

In mezzo a quelli spasmi di dolore atroci il diavolo riusci a concentrarsi su un solo pensiero.

“Vendetta”

Quell'incantatrice e tutti i suoi discendenti avrebbero pagato il prezzo di quell'affronto, le sofferenze piú atroci che un umano poteva concepire non sarebbero state niente in confronto a quello che lui aveva in serbo per lei

Una vendetta di sangue sarebbe stata firmata.

 
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view post Posted on 26/11/2016, 20:20
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Assassino di Briganti

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colonna sonora "Ethos"
"Ethos (ἦθος) è un termine greco (il cui significato, in origine, era "il posto da vivere") che può essere inteso in diversi modi. Può significare "inizio", "apparire", "disposizione" e da qui "carattere" o "temperamento""

Video

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**********
L'INIZIO.
**********

Il Drago, un tempo conosciuto come Vangerdahast, Mago Reale del Cormyr, si ergeva davanti all'eterogeneo gruppo e all'attuale Maga Reale, Caladnei, rivelando segreti fino ad allora lusso di pochi.

Anni prima, un Azoun V ancora in tenera eta', era rimasto ucciso a causa di una cospirazione e privato della sua anima, al fine di impedirne la resurrezione persino tramite intercessione divina.

All'epoca, alcuni avventurieri erano riusciti a recuperarne l'anima stipulando un patto con il Diavolo che ne era entrato in possesso, offrendogli in cambio un antico artefatto elfico.

Il Bambino era stato riportato in vita dai sacerdoti, e la storia sembrava essere terminata con un lieto
fine.

Ma ora, nel presente, era chiaro che cosi' non era accaduto.

Che l'anima del vero Azoun fosse stata o meno mai restituita, era nascosta da qualche parte sul Primo Piano Materiale, lontano dal suo corpo, invece posseduto dallo spirito di una entita' che si credeva esser stata distrutta.

Nalavara il Rosso, il Diavolo Drago diventato famoso durante la Guerra dei Goblin per aver combattuto contro Azoun IV fino alla morte di entrambi, era di nuovo tra loro.

Dovevano ancora capire come, ma in qualche modo era sopravvissuto.

Anzi, Sopravvissuta.

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Perche' Nalavara non era un "Rosso", contrariamente a quanto credevano molti, ma una "Rossa",
nè era stata sempre un Drago.

Centinaia di anni prima, quando il Cormyr non esisteva e i primi coloni umani giungevano in quelle terre, era un'elfa, alla quale un antenato degli Obarskyr porto' via una persona cara, uccidendola: e da tale evento scaturi' un odio inarrestabile per la dinastia, il loro regno, e probabilmente tutti gli umani usurpatori.

Come fosse riuscita a diventare il mostro che tutti conoscevano, e a creare creature demoniache come i Ghazneth, era ancora un mistero.

Gia', i Ghazneth.
Come Valdermar, come Suzara.
Demoni creati dalle spoglie mortali di chi aveva tradito la famiglia reale del Cormyr...tutti, traditori...meno uno.

Il "Nero" infine veniva smascherato dalle parole di Vangedahast.
Il Corpo del Duca Bhereu, trafugato mesi prima dal cimitero di Suzail, era ora un Ghazneth unico nel suo genere, un essere "senza carne", manipolato dai sortilegi di Nalavara per distruggere quel che un tempo aveva difeso.
Bhereu, l'inventore delle migliori strategie dei Draghi Purpurei, Era il Nero, il generale dell'esercito
orchesco.

Vangerdahast, scomparso da tempo, in segreto diventato un Drago a sua volta, aveva continuato a vigilare sul suo amato paese, scoprendo appena in tempo la vera identita' dell'erede al trono: il furto della corona durante il torneo era stata opera sua, un atto teso a impedire che Nalavara diventasse la regina del Cormyr all'insaputa di tutti, portando prevedibili disastri.

Piu' il drago apriva i loro occhi con queste rivelazioni, piu' le loro domande crescevano.

Come poteva essere fermata ?
Cosa c'entravano degli emissari del Culto del Drago, li in mezzo?
Che fine avevano fatto le anime della Reggente e della Regina Madre, di cui Nalavara aveva privato i corpi prima di fuggire, lasciandoli inerti come gusci vuoti?

"Come hanno fatto a diventare dei veri draghi?" si domandava una ancora stordita Aeisha.
Un Pensiero si infilava lento ma inesorabile nella sua mente, accompagnato da sensazioni discordanti.
Stupore, Meraviglia.
Invidia.
Una Brama, Sete di sapere, smorzate solamente dalle ferite ancora fresche e dall'umiliazione subita.

Ma doveva aspettare. Doveva Capire.

*****************************************

Quando Vangerdahast termino', si guardarono a turno, cercando nel viso dell'altro la
risposta a una domanda che nessuno aveva bisogno di pronunciare.

E Ora?

Erano gli unici che sapevano. Gli unici che potevano agire.

Anche se non tutti erano lì per bonta' d'animo, altruismo, nè tanto meno per il bene del Cormyr, come aveva detto Vangerdahast dopo aver sondato le loro menti, una cosa era certa.

Era costretto ad affidarsi a loro, costretto a sperare, che qualora non fossero gli eroi che il Cormyr si meritava, fossero almeno quelli di cui aveva bisogno.

"Si, Lo Saremo"penso' Aeisha, consapevole della nuova sfida.

Eroi capaci di fare qualsiasi cosa, per vincere.

Qualsiasi.



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Edited by Thayan4ever - 26/11/2016, 22:27
 
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view post Posted on 6/12/2016, 15:56
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Il vortice ai confini dell'Universo

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I fuochi dell'insediamento orchesco illuminavano un poco quella notte senza luna.
Dalla foresta del Re erano appena udibili gli schiamazzi di quelle bestie, come gorgoglii di un vulcano in attesa del momento propizio per esplodere.
Dalle mura di Suzail lo spettacolo ricordava alle persone quanto fosse labile il confine fra la vita e la morte, una coscienza condivisa ma non espressa, il sentore che tutto sarebbe potuto finire nel giro di una falena, travolti dall'onda impetuosa che quell'accampamento nella foresta simboleggiava.
In questi casi la cosa migliore era riposare, raccogliendo le energie per prepararsi a ricevere l'impatto, ma non tutti avevano le stesse necessità.

Nonostante il turno fosse concluso al tramonto, Reclef decise di rimanere sulle mura.
Di dormire gli era quasi impossibile, come avrebbe potuto?
Tutto quello di cui aveva bisogno erano quelle pesanti asce in piombo e quei pesi che aveva preparato sia per le braccia, che per le caviglie.
Doveva esser pronto per ciò che andava fatto:
Era arrivato da solo alla stessa conclusione di Caladnei e questo significava che anche gli alti vertici erano disperati, pronti a scommettere il tutto e per tutto.
Nello spazio di tre metri per tre, lasciò la mente libera dalle preoccupazioni, regolando il respiro sul ritmo dei muscoli.
Ricordava l'allenamento con Ghersh, il pirata che lo prese con se sulla Ozymar,
insegnandogli tutta la malizia che occorre nella vita per non soccombere, combattendo sia di testa che di braccio.

Devo essere più rapido

Si mosse appena, ruotando il torso quel tanto che bastava per generare un fendente trasversale della mancina,
per poi rovesciare con rapidità con la destrorsa nel senso opposto.
Il movimento fu talmente rapido che solo l'aria percepì la sequenza, restituendo due sonori *swoom*
Alcuni soldati lo guardarono stupiti, ma sul volto del guerriero non v'era soddisfazione.

Non basta! Devo essere più rapido!

Non poteva accontentarsi di quello che già conosceva.
Il furioso combattimento con il Ghazneth ed il Mezzo-Drago aveva mostrato le sue enormi lacune:
era in grado di vedere i loro colpi, ma il corpo non era in capace di seguire ciò che l'occhio percepiva.

Non posso accettare che mi sconfiggano ancora!

E come aveva imparato dal compagno pirata, lasciò che la mente proiettasse delle figure-ombra, rievocando le fattezze di quei due formidabili avversari,
cercando di dar forma al loro movimento con dovizia di particolari.
La forza centrifuga, il controllo del baricentro, lo scatto longitudinale, finte, nelle finte...ma...

Ancora non basta!


L'alba annunciò il suo arrivo, consegnando al soldato la stanchezza che cominciava a reclamare il dovuto ai muscoli.
S'appoggiò al parapetto ed osservò le cime dei monti delinearsi sullo sfondo.
Fu in quel momento che riuscì a valutare un particolare piccolo, ma significante: che vi fosse la guerra o la pace, al Sole non sarebbe mai importato.
Lui sarebbe sempre sorto ed il gallo avrebbe sempre cantato la sua venuta, così come in quella mattina, così come nei giorni in divenire.
Vista da quella prospettiva, i loro problemi non sembravano che piccole schermaglie fra foglie secche sparse nel vento, già.
Nonostante il cinismo di questo pensiero, questa innegabile verità lo fece sentire più tranquillo.


***
Non esiste notte abbastanza grande da non permettere al Sole di sorgere il giorno dopo.

***



Suzail



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Edited by Kralizec - 7/12/2016, 12:21
 
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view post Posted on 6/12/2016, 21:06
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Durante i giorni successivi all'incontro con Caladnei e Vangerdahast, il gruppo aveva fatto del suo meglio per riprendersi dalla battaglia, metabolizzare le verità sconcertanti di cui era stato messo al corrente, ed elaborare la mossa successiva.

Recuperare le anime di Filfaeril e Alusair, in possesso di Nalavara, significava affrontarla.
Affrontarla, significava trovarla, ma visto che il suo "nascondiglio" più probabile era nel bel mezzo dell'esercito orchesco, era sembrato alla maggioranza di loro tutt'altro che
praticabile, per non dire suicida, tentare di infiltrarsi.

Le possibilità di non essere scoperti erano ridottissime, sopratutto se avvicinandosi al "re", avessero avuto a che fare con la sua corte di Ghazneth, cosa quasi certa.

Ammesso poi che riuscissero a farlo, e a ucciderla, uccidere lei significava uccidere il corpo di Azoun V, il che non avrebbe risolto il problema della sua vera anima, nascosta chissà dove.

Pertanto ripiegarono su linee di azione più prudenti, cercando di procurarsi informazioni dai pochi indizi che possedevano.

Le indagini sul Simbolo impresso medaglione appartenuto al Cultista del Drago non andarono molto lontano, salvo il riuscire a scoprire da un sacerdote di Kelemvor che si trattava del simbolo di una divinità malvagia, legata alla morte e alla resurrezione, ma non appartenente ai Pantheon normalmente adorati dagli umani.

"Draghi" pensarono tutti.

Le indagini su quanto accaduto anni prima al Re ancora bambino, la sua morte e come era stata recuperata la sua "anima", o meglio sostituita, furono più interessanti.

Il nome del Diavolo con il quale era stato stipulato il patto era stato cancellato dagli archivi reali, e stranamente, Caladnei e Vangerdahast dichiaravano di non conoscerlo.

Per quanto la mancata conoscenza di un elemento tanto importante suonasse estremamente strana nella mente di Aeisha, il fatto di essere stata salvata da loro la indusse a non soffermarsi sul fatto: del resto, che motivo avrebbero avuto di raccontare della storia del diavolo e indurli ad indagare, per poi nascondere dettagli cosi' importanti?

Era più' probabile che Nalavara cercasse di occultare la questione, ritenendo che la cosa potesse danneggiarla, ed era per questo che dovevano assolutamente saperne di più.

Si recarono quindi nel luogo dove anni prima era avvenuto tutto, un sotterraneo sperduto tra i Corni Tempestosi.

Essendo stati nella catena montuosa in passato, sfruttarono il teletrasporto magico per arrivare nel punto più vicino a quello segnato nella mappa donata da Caladnei, superando in questo modo le forze nemiche che da lì eran venute.

Il fatto che fossero ormai sparse tra le pianure e la Foresta del Re, fece loro presumere che i Corni fossero relativamente sicuri.

Relativamente, era proprio la parola esatta.

Kaia si maledisse per esser stata cosi' certa delle sue conclusioni da non sondare magicamente la zona in anticipo, perché appena arrivati vennero attaccati da una banda di umanoidi .

Lo scontro costò ad alcuni di loro gravi ferite, ma venne superato con successo, e la zona a parte l'incidente si rivelò davvero tranquilla.

Arrivati alla casupola che costituiva l'ingresso al sotterraneo, notarono un particolare che li mise in allarme: sebbene vi fosse neve e polvere ovunque, la maniglia della porta d'ingresso recava dei segni, come se qualcuno vi avesse posato la mano da poco.

Per il resto l'edificio si rivelò abbandonato, e privo di pericoli.

Gli elementi più' rilevanti del luogo sembravano essere una bara abbastanza piccola da contenere solo il corpo di un bambino, un diagramma di protezione utilizzato per le evocazioni impolverato ma intatto, e una scritta col sangue, erosa dal tempo, proprio ai suoi piedi.

La maga identifico' rapidamente i caratteri usati come propri dell'Infernale, la lingua usata dai Diavoli Baatezu dei Nove Inferi.
Sicuramente si trattava da un nome, verosimilmente quello dell'ultimo diavolo evocato in quel luogo, ma solo poche lettere erano distinguibili, e non erano sufficienti a capire di chi si trattasse se non a qualcuno che per qualche motivo conoscesse proprio quella particolare Entità' diabolica tra le tante che abitavano gli Inferi.

In mezzo alle cianfrusaglie e alla polvere, trovarono anche cose che non si aspettavano di trovare, un diamante puro e una pergamena recante un potente e pericolosissimo incantesimo di Portale.

Diverse cose non tornavano, e le loro menti erano assalite da una folla di domande senza risposta.
Se qualcuno era stato li' prima di loro, chi poteva essere?
Se era qualcuno che voleva impedirgli di scoprire cosa accadeva, perché' non aveva cancellato il nome a terra completamente?
Perché' poi non era stato cancellato del tutto anni prima?
Chi diamine abbandonava una pergamena di quel valore in un posto del genere?

Dopo aver raccolto ogni cosa che ritenevano potesse essere utile, uscirono dal luogo, pronti a far ritorno a Suzail, e fu allora che Phil noto' studiando la zona con un cannocchiale una figura sospetta nascondersi dietro un masso in lontananza.

Una donna, con indosso i simboli dei maghi da guerra del Cormyr, che sembrava lì per spiarli.
Prima che riuscissero a raggiungerla, scappò via con un incantesimo.

Che senso aveva? Era stata proprio Caladnei a mandarli lì.
Non si fidava di loro?
O quella maga non sapeva della vera identità di Azoun V ed era al suo servizio?
Se non voleva farsi scorprire, perche' indossare delle vesti così identificabili?
Ipotesi, ipotesi.

E la fiducia verso chiunque che veniva messa a dura prova.

Nei giorni successivi cercarono di ottenere udienza da Caladnei, per comunicarle le scoperte e avere il permesso di consultare gli archivi dei maghi da guerra per approfondire la ricerca su quel nome, ma ogni volta che si recavano a palazzo la maga sembrava essere in qualche riunione "Importante".

Come se quel che stavano facendo loro non lo fosse.
Sembrava quasi che Caladnei li stesse evitando, o che qualcuno cercasse di impedire loro di incontrarla.

Dopo vari tentativi, fu la Laspeera, apparentemente una delle maghe da guerra piu' fidate e fedeli a Caladnei a concedere loro udienza, offrendosi di fare da "Intermediaria" e affermando di conoscere già' i dettagli della vicenda.

Eppure, c'era ormai qualcosa in quella faccenda, a partire dalla donna che li spiava sui monti, alle reticenze, al modo di fare di Laspeera e dei Maghi da Guerra, che li indusse tutti a tacere e non fornire nessun dettaglio, inclusi Ralas e i Draghi purpurei.

E se non si fidavano loro, figuriamoci se poteva fidarsi Aeisha. Era sempre possibile che Nalavara avesse lasciato spie nelle posizioni di comando o chissà' che altro.

Era evidente che qualcosa non andava, stava accadendo qualcosa che non capivano, e finché' tutto non fosse stato più' chiaro, sarebbero stati soli e senza aiuto nel portare a termine le loro indagini.

Rimaneva loro una ultima possibilità' per sapere di quel nome, la possibilità' che metteva a disagio tutti e ispirava sdegno nei cuori più' nobili.

Chiedere alla fonte.
Evocare una creatura diabolica dai Nove Inferi, col rischio che si liberasse, e accordarsi per ottenere le informazioni che volevano.

"Non possiamo scendere a patti con un Diavolo!" avevano detto alcuni suoi compagni, più di una volta.

"Certo", pensava la maga dai capelli rossi.
Era Immorale. Contro le regole.
E il fatto che i Cormyreani ci tenessero tanto a fare la cosa piu' "eticamente accettabile", a rispettare regolamenti e gerarchia, era esattamente il motivo per il quale Nalavara aveva avuto gioco facile sino a quel momento.
Stava usando i loro principi contro di loro, persino le loro tattiche militari attraverso l'ex comandante del loro esercito!
Avrebbero perso come sciocchi se non avessero compreso che le "regole" non valevano piu' nulla.
Il mondo come lo conoscevano ormai era capovolto.

Ma non la avrebbero trascinata con loro nella sconfitta, o no.


Ora avrebbe fatto a modo suo.

Un modo poco ortodosso persino per il più' spericolato degli evocatori.

Ma del resto lei non era un evocatrice. Era un Ammaliatrice.

In Pieno delirio di onnipotenza, ma che importava?

Dopotutto avrebbe potuto funzionare davvero.

Nessun patto, Nessun compromesso quella volta.

Un Atto nudo e crudo di puro Imperio.

Aveva bisogno di quel nome, se lo sarebbe semplicemente Preso.
Era il caso di dire,
Al "Diavolo", Le Regole.

 
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view post Posted on 8/12/2016, 20:28
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Assassino di Briganti

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Diverse sagome dall'identità occultata da maschere, elmi o travestimenti, rimanevano silenti, armi in pugno, in attesa.

In attesa, che qualcosa qualcosa andasse "male", il che era in un certo senso ironico visto che il Male era esattamente quello che avevano di fronte.

Gli occhi erano puntati sulla creatura infernale intrappolata nel diagramma magico e sulla donna che parlava con essa, la stessa responsabile di averla richiamata sul Piano Materiale.

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L'essere, dalle sembianze di un insetto antropomorfo alto circa tre metri, era un Gelugon, chiamato anche Diavolo del Ghiaccio, e quelli come lui erano noti agli studiosi di evocazione per essere usati come spie dai Baatezu, quindi depositari di molti segreti, forse gli stessi che loro desideravano conoscere.

La "Signora", lo pseudonimo con il quale la donna si era accordata di essere chiamata dai suoi compari al fine non dare al Baatezu la possibilità' di rintracciarli, lottava per mantenere il controllo su se stessa ancor più che sulla creatura.

Si ripeteva che poteva farcela.
Si ripeteva che aveva previsto tutti gli inconvenienti che potevano verificarsi e preso le contromisure necessarie.
Se lo ripeteva da giorni, ma ora che era lì, la ragione non le
bastava più da sola a stare calma.
La Paura dell'Imprevisto era diventata più opprimente di quel che avrebbe potuto immaginare.
Specie dopo che un imprevisto, non piccolo, si era appena verificato.

L'evocazione aveva funzionato, ma l'esemplare che aveva risposto al Richiamo sembrava molto più imponente del normale.

Ricordati chi sei.
Ricordati di cosa sei capace.

Kaia.
No.
Aeisha, Aeisha Kaar.
La Maestra, Aeisha Kaar.


Con ritrovata freddezza, si rivolse all'essere con aria di ostentata superiorità, preparata a dare il meglio di sè.

O, a seconda dei punti di vista, il Peggio.

************************************

"Come Osate disturbarmi, Mortali?"tuonò il Gelugon.

"Osiamo, perché Possiamo." rispose lapidaria, con il tono che avrebbe usato un domatore con una bestia per farle capire che non la temeva e che doveva stare al suo posto.

Proseguì, lusingando l'essere con proposte di guadagno e l'illusione di un eventuale "patto".

Doveva farlo parlare, prima di agire.

Doveva capire se sapeva ciò di cui avevano bisogno.


"Sapresti dirci da queste poche lettere quale diavolo è stato evocato qui?" disse indicando i resti della scritta di sangue secco a terra.

"Dipende..."

"Lo sai, si o no?"

"Non solo posso dirvi di chi si tratta, ma molto di più " fu la risposta del Gelugon che già pregustava chissà quale ricompensa.

Era il momento.

Su richiesta della maga, i suoi compagni arretrarono ancor di piu' rispetto al diagramma, lasciando un ampio margine di spazio.

L'Ammaliatrice iniziò a tessere la sua rete di incantesimi per indebolire la mente della creatura.

Una Nebbia tenue che sembrava cibarsi dei sensi e dello spirito di chiunque si trovasse dentro di essa si formò attorno all'essere, riempiendo l'area.

Il Diavolo del Ghiaccio resisteva tenacemente agli effetti della nebbia, ma iniziò presto a sentirsi molto confuso.

Fu allora che la maga scatenò contro di lui l'incanto di ammaliamento più potente che conosceva.

Lo aveva concepito per sottomettere la mente di un drago.

Era tempo di scoprire se poteva funzionare anche su un abitante dei Nove Inferi.

Il primo assalto del sortilegio di dominazione mentale fallì, schiantandosi contro la soprannaturale resistenza alla magia della creatura.

Non così, il secondo.

L'incantesimo aveva avuto effetto, ma non era abbastanza.

L'Effetto del Diagramma di protezione, lo stesso che impediva alla creatura di scappare e di nuocere a chi stava fuori di esso, impediva anche al controllo mentale di produrre effetti: l'incanto era come un collare attorno al collo del diavolo, già' presente, ma di cui non era ancora possibile tirare il relativo guinzaglio per farsi obbedire.

La donna senza esitare entro' nella nebbia, pronunciando un ultimo incantesimo poco prima di avvicinarsi al limitare del diagramma, tra i sussulti carichi di tensione degli astanti.

Si creò un globo di energia magica che includeva sia lei che il diavolo, smorzando temporaneamente la protezione del diagramma.

Quello era il momento più rischioso.

Se l'essere avesse avuto un altro modo per sottrarsi al controllo mentale, avrebbe potuto attaccarla.

"Esci dal cerchio, e disfati di qualsiasi protezione magica tu possa avere".

"Non ho protezioni magiche...Padrona."

Era tempo di tirare "il guinzaglio".

La mente del Gelugon, che svelò di chiamarsi Dalinzar, era completamente soggiogata, e obbediva ad Aeisha come un burattino.

Dalinzar rispose docilmente a tutte le domande che gli vennero rivolte, permettendo loro di identificare il Diavolo misterioso.

E senza che venisse stipulato alcun patto.

Bersurionylior, un Cornugon di elevato potere al servizio del Signore dell'Ottavo Cerchio, Mephistopheles, era noto negli inferi per avere una notevole capacità nel procurarsi anime, tanto che si diceva avesse ottenuto più' di ventimila anime nell'ultimo centinaio di anni.

Aveva una ossessione per gli artefatti elfici, che usava per corrompere e ottenere anime elfiche, che trovava prelibate: il che coincideva perfettamente col fatto che il diavolo che aveva "restituito" l'anima del re, avesse preteso un cimelio elfico.

Quel che non era chiaro, era come fosse possibile non avesse adempiuto alla propria obbligazione contrattuale, dato che i diavoli avevano delle regole ferree a riguardo.

Il Codice Infernale.

Secondo il codice, il mancato rispetto di un patto significava per tali entità essere degradate a forme inferiori, perdere potere, o nei casi peggiori, cessare di esistere.

Era molto più probabile, per quanto difficile da digerire, che chi aveva stipulato il patto si fosse lasciato abbindolare da qualche clausola.

Dopo numerose altre domande sul Cornugon e sul Codice Infernale, fu chiaro che l'utilità di Dalinzar era esaurita.

Era tempo per la parte conclusiva del piano: liberarsi di lui in modo che non riferisse a Bersurionylior che qualcuno lo cercava.

Riportato nel cerchio, intrappolato, lo "sventurato" si trovò colpito senza pietà da una pioggia di incanti.

Prima che se ne rendesse conto, la materia vivente di cui era composto, diventò pietra.

Pietra che come una prigione ne intrappolava l'essenza: né vivo né morto, il diavolo non sarebbe potuto ritornare negli inferi o essere un problema per nessuno, a meno che qualcuno non lo avesse liberato.

Ma anche in quel caso...

**********************************************

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Aeisha osservava la statua ridotta in pezzi.
Avrebbe potuto renderla polvere volendo, ma non temeva a quel punto l'essere ormai.

Anche se l'incanto di pietrificazione fosse stato spezzato, sarebbe morto sul colpo.
L'essere stato usato e umiliato in quel modo da un mortale, e poi ucciso, sarebbe costato quasi sicuramente a Dalinzar l'essere degradato a una forma infernale inferiore, oltre all'impossibilità di manifestarsi sul Piano Materiale per moltissimi anni.

Era tempo di concentrarsi su altre questioni.

Dovevano Trovare il modo di contattare Bersurionylior, sperando fosse possibile costringerlo ad annullare il contratto stipulato anni prima, trovando una falla in esso.

Non fu necessario.

Il Cornugon li trovò per primo.



Edited by Thayan4ever - 12/12/2016, 01:49
 
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Il Pirata Gentiluomo

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Andare ad un appuntamento al buio in determinate situazioni è come chiamare una carta al tavolo verde senza sapere cosa si ha in mano. Tutto si aspettava Philip meno di avere a che fare con un'adepta del Cornugon al quale si erano premurati di non far avere proprie notizie. Si aspettava un contatto da parte dei burattinai di quella situazione, credeva di vedere Lespheera non quella donna che tentò, e per poco non riuscì, di ucciderli; a salvarli fu il jolly...
Il diavolo stipulò un patto scendendo a compromessi perché aveva fretta di prendere l'anima di Nalavara prima che questa divenisse un dragolich e mettesse la sua anima in un filatterio conservato in chissà quale inaccessibile semipiano; Kaia di Messemprar aveva colto nel segno avanzando questa ipotesi. Avrebbero saputo dov'era l'anima del re se entro 10 giorni avessero ucciso il drago diavolo Nalavara, che in quel momento viveva nel corpo del futuro re del Cormyr.
Il piano fu loro illustrato dalla maga reale a grandi linee; l'esercito di sua maestà avrebbe attaccato massicciamente prendendo di sorpresa il generale nemico, il nero, colui che fu il duca Behereu con una tattica non ortodossa per lui che quell'esercito lo aveva guidato alla vittoria conducendolo in piccoli attacchi logoranti e atti ad aggirare il nemico. Non questa volta, anche se un tranello non previsto lo avrebbe ricevuto. Il gruppo doveva infiltrarsi nel campo nemico ed arrivare al quartier generale dove speravano di trovare Nalavara e fu così che Philip ripropose ciò che avrebbe voluto fare all'inizio di questa faccenda per raccogliere informazioni sui Corni Tempestosi; travestirsi e confondersi con il nemico. Un lavoro complesso che richiedeva travestimenti fatti a regola d'arte e delle pergamene che consentissero di comprendere e poter parlare la lingua degli orchi; queste, ciò che in passato non era riuscito a rimediare, erano stavolta fornite dalla maga reale in persona.
Il travestimento era perfetto e la parte recitata aveva permesso di confondersi nella marmaglia di orchi, troll, ogre e quant'altro. Trovarono un punto più isolato e quando a sole alto l'esercito cormyriano attaccò riuscirono ad evitare la marea verde in movimento e ad entrare nel quartier generale come esploratori portatori di notizie. Draghi e gazhnet si scontravano in cielo quando arrivarono al cospetto del Nero; in quel momento ogni travestimento fu inutile e le carte erano tutte in tavola, quasi tutte. Nalavara non era lì e il Nero nonostante la sicurezza ostentata li abbandonò per supportare i suoi sottoposti che subivano dei duri colpi dal vecchio drago e dalla sua compagna; un drago del suono che approfittò del momento di tregua dopo una battaglia all'interno del quartier generale per raggiungerli e guidarli sui Corni Tempestosi dove Nalavara stava per completare il rito. Il volo fu spericolato ma giunsero interi in alta montagna; i problemi cominciarono ad aggravarsi perché erano stati avvistati dal nemico. Un dragolich si parò loro davanti ma non era chi cercavano, lo abbatterono con non poche sofferenze ma Philip fu tramutato in una statua immortalata con le armi in pugno mentre si slanciava contro il nemico. Kaia lo salvò regredendo lo stato del sortilegio subito con un contro incantesimo che gli permise di tornare al suo stato naturale, ma la stanchezza e il dolore delle ferite erano forti; le bende coprivano dalla vista e dalle infezioni ma pur tentando di ignorarlo il corpo esigeva un prezzo dopo gli sforzi offerti; ma il tempo stringeva e il decimo giorno dalla stipulazione del patto si stava per concludere. Infine giunsero in cima ad un picco dove una sorta di tempio si erigeva addobbato dalle nevi immortali; pensarono fosse tardi ormai, il rito era compiuto e Nalavara ruggendo con il suo nuovo corpo scheletrico si parò dinanzi a loro. Philip ebbe il tempo di vedere attraverso le ossa mastodontiche del drago, un cristallo viola pulsante di luce posto sopra l'altare; forse una speranza... E poi fu il buio... Ma aveva ancora quel jolly nella manica: Kaia di Messemprar.
 
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***Theme***


Suzail in festa, la gente per le piazze che balla al ritmo della vita che ancora rimarrà fra quelle mura.
Gli orchi scacciati, nuovi giorni da vivere con speranza nel futuro.
Lontano dallo schiamazzo, una figura avanza a passi lenti per le periferie disabitate.
Il rumore di un cancello ed il silenzio dell'oblio che traspare dagli occhi del sacerdote.

grave_yard_2_1

Un becchino continua il suo lavoro: ci sono ancora tanti cadaveri da sotterrare; la morte non conosce festa.
Davanti ad una tomba, la figura si siede, posando a lato una bottiglia dall'etichetta consumata dal tempo.


Quante cose vorrei dirti, padre...
Ti direi di come ho visto con i miei occhi il terrore che ti ha ucciso.
Non immagini quanto mi sia sempre sentito in colpa in questi anni nel non esser stato in grado di far niente quando partisti per la guerra.
Pensavo che fosse impossibile riavvolgere il tempo, ma il destino non è lineare.
E' una ruota che ha deciso di darmi la possibilità di renderti giustizia, padre.
L'ho guardata e l'ho vista cadere, avvinghiata dalle fiamme purificatrici: le nostre.
Sono persino riuscito a colpirla con l'ascia, e ancora adesso posso rievocare la sua agonia.
Forse sono uno sciocco, ma in questo mondo di dolori e meraviglie, mi piace pensare che non debba neanche raccontarti qualcosa che hai visto, perchè tu eri lì, con me...


La figura stappa la bottiglia e ne prende una bella sorsata, per poi vuotarla sopra quell'effige consumata dal tempo, le lettere incise sulla pietra: Harald Shezaar.

...ora ti devo lasciare.
La città festeggia, ma non ha la minima idea di quel che sta accadendo veramente.
La nazione è tenuta in piedi da una sottile lastra di ghiaccio che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro.
Dovrò fare del mio meglio; adesso mi tocca.
Chissà che anche su questo c'è il tuo zampino...
Stammi bene, Ciao.


Fu uno strano modo di festeggiare il primo giorno del Capitano di Spada del 93° battaglione dei Draghi Purpurei.



Edited by Kralizec - 7/3/2017, 00:36
 
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view post Posted on 17/12/2016, 21:19
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Clara Addams

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*La città e il Cormyr erano salvi, e in parte anche grazie a lui. Le strade erano libere e i cittadini in festa, anche Eveningstar non tremava più. Will era tornato a casa ad abbracciare i suoi cari, aveva avuto notizia che anche i fratelli rimasti a Eveningstar stavano bene. Era sollevato, la pace sarebbe stata duratura.*

"Will, io e papà vorremmo tornare a casa. Ricostruiremo la fattoria, ma quella è la nostra casa e vogliamo tornare"

*Era giusto. Il ragazzone guardava il suo mantello viola, aveva perso lo scopo per il quale si era arruolato. Dopo averci pensato un po', aveva preso carta e penna...*
 
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Assassino di Briganti

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Trappole e Trattative.
Il Patto.


Erano da poco tornati nella locanda delle Fauci del Drago, e buona parte di loro aveva preso commiato per andare a godersi il meritato riposo: rimanevano ancora svegli a discutere dell'accaduto solo Kaia, Phil, Ralas e Tugrok.

Il Quartetto tuttavia, venne presto interrotto da qualcuno che bussava alla porta della stanza dove si erano riuniti.

Il Qualcuno, si rivelò essere un seguace di Silvanus di nome Arundel, giunto lì per riferire un messaggio al Mago Ralas Milner, messaggio che si esauriva nella richiesta da parte di una donna misteriosa di incontrare lui e i suoi compagni in un boschetto fuori città.

Kaia etichettò la situazione come una evidente trappola, una trappola che provati come erano per il viaggio forse non sarebbero stati in grado di gestire, ma Ralas e Phil erano convinti valesse la pena di rischiare.

Nonostante la Rossa avesse sbraitato a lungo contro di loro in preda a uno dei suoi attacchi isterici, alla fine si lasciò convincere.

Da una parte, se aveva ragione e non li avesse accompagnati, temeva che le conseguenze sarebbero state irreparabili, e non si sentiva poi così debole da considerare un pericolo per la propria incolumità qualcuno che si abbassasse a mettere in piedi un inganno così grossolano.

Da un'altra parte, la visione ottimistica dei suoi compagni non era da scartare: poteva realmente trattarsi di qualcuno che, non fidandosi più del modo di fare delle alte sfere dei Maghi della guerra, desiderasse semplicemente comunicare con loro lontano da occhi indiscreti.
Forse, la stessa maga che li aveva spiati sui Corni tempestosi...

Del resto, come imboscata iniziava a essere poco convincente proprio per la sua ovvietà.
Si rifiutava di pensare che qualcuno li sottovalutasse al punto da ritenerli tanto idioti da cascarci.

Ragionamento Ineccepibile...

*********************
*Un'ora più tardi, in un boschetto poco fuori Suzail*

"Va bene, siamo degli Idioti" pensò Kaia maledicendosi mentre combattevano per loro la vita contro la donna che li aveva attirati lì.

La donna, una incantatrice arcana, aveva affermato di volerli mettere alla prova, e solo se la avessero superata avrebbero avuto l'onore di conferire con il suo "padrone".

La prova, ma lo capirono tardi, consisteva nel non rimanere uccisi: presto diavoli dei Nove inferi iniziarono a comparire da ogni angolo, richiamati dai sortilegi della loro avversaria.

Arundel, usato come pedina in un gioco più grande di lui, fu uno dei primi a cadere, e gli altri lo seguirono presto.

Non erano assolutamente preparati, e avevano abbassato la guardia lasciandosi abbindolare da sciocche speranze.

Poco prima di essere sconfitta da un incanto della maga avversaria e perdere i sensi, Kaia richiamò in sua difesa un gigantesco elementale delle fiamme, consapevole che difficilmente sarebbe stato sufficiente a migliorare le sorti di quella battaglia ormai persa.

Eppure...si risvegliarono tempo dopo, sentendo come prima cosa, oltre fitte di dolore causate dai colpi ricevuti, un inconfondibile odore di bruciato.

Tutto quello che rimaneva della loro nemica era un ammasso di carne carbonizzata, apparentemente opera dell'elementale, e i pochi averi che il fuoco non aveva consumato.

Ma a Aeisha qualcosa non tornava: la possibilità che la sua creatura, per quanto imponente, potesse emergere vittoriosa da quel combattimento erano estremamente ridotte.
Che ci fosse lo zampino di qualcun altro?

Mentre ancora cercava di capire cosa fosse accaduto, la sagoma di un Diavolo Cornugon più grande e terrificante rispetto ai suoi pari si manifestò davanti a loro.

Erano allo stremo, e avrebbe potuto ucciderli facilmente.

Tuttavia, l'essere non mostrò di avere intenzioni ostili, ma esordì addirittura congratulandosi.

Il suo nome era Bersurionylior.

Lui era stato l'artefice dell'agguato, e secondo Aeisha persino la loro vittoria era una messa in scena organizzata da quel pericoloso manipolatore.

Se erano vivi, era unicamente perché' voleva qualcosa da loro....

********************************

"Uccidete Nalavara per me..E io vi dirò dove si trova la Vera Anima di Azoun V"

Stava proponendo loro un Patto, un patto che avrebbe condannato le loro anime a atroci tormenti se non lo avessero mantenuto.

Le parole pronunciate dal Cornugon erano semplici, chiare e apparentemente inequivocabili.

Ma non lo erano state anche le Parole del Patto stipulato anni prima con Caladnei e Laspeera in cambio di un'anima "che fosse in grado di riportare in vita il corpo del re", come avevano appena scoperto dallo stesso Bersurionylior?"
E cosa ne avevano avuto in cambio? Nalavara.....

Trattando con un Diavolo non c'era nulla di sicuro, ovvio, o chiaro, e l'inganno era nascosto dietro ogni frase, dietro ogni virgola, come una belva feroce pronta a balzare sulla preda.

Purtroppo, i Cormyreani avevano disperatamente bisogno di quell'informazione per recuperare lo spirito del loro re, e non avevano altre strade da percorrere.
Da quanto sapevano di lui, Bersurionylior era probabilmente troppo astuto e potente per cadere vittima di uno stratagemma simile a quello usato con Dalinzar, e nonostante le prime obiezioni sul fatto che il patto fosse troppo vantaggioso per lui e molto meno per loro, stavano per cedere.

Ralas fu il primo a offrirsi di firmare, mettendo in gioco la propria anima per la salvezza del regno che era diventato la sua casa e dimostrando un immenso spirito di sacrificio: se non fosse riuscito a uccidere Nalavara, avrebbe perso ogni cosa.




Il Cornugon sorrideva, guardando il gruppo prostrato fisicamente e mentalmente davanti a lui.
Eroi, uomini, vittima dei loro stessi giuramenti e delle proprie emozioni...sarebbe stato uno scherzo fargli concludere un Contratto Infernale!

Forse, più tardi si sarebbe pentito di non aver guardato meglio, perche' non tutti i presenti erano uomini..nè tantomeno eroi, o almeno, non il genere di "eroi" con i quali era abituato a trattare.



************************************


Kaia di Messemprar e Aeisha Kaar di Bezantur, le due facce della stessa medaglia, studiavano la situazione, sebbene avvilite dall'ennesimo scontro che le aveva viste mangiare la polvere.

Avevano inseguito la "verità" come un gatto insegue l'ombra di una mano su un muro, e solo ora Bersurionylior ne stava dando un assaggio.
No, non un assaggio.
Gli avanzi, come quelli che un padrone lascia ai propri cani.

Ma quelle "cagne" volevano di piu'.
E lo avrebbero avuto, anche se significava mordere il padrone.
Quel che non gli aveva detto, lo avrebbero capito da sole...

Caladnei e Laspeera erano state misteriose ed equivoche nei loro confronti, ma finalmente capivano perche'.

Erano state loro stesse a commettere l'errore di stipulare il primo patto col Diavolo anni prima, un patto che probabilmente conteneva anche diversi obblighi ai quali non potevano sottrarsi, come quello di mantenere il silenzio sull'accaduto e sul vero nome del Cornugon.

Non potendo parlare o agire di persona, le Maghe della guerra avevano cercato di guidarli in maniera indiretta, come era diventato chiaro dopo che il diavolo aveva insinuato che le due avessero cercato di aggirare i patti coinvolgendo persone estranee agli stessi.

Lui le sorvegliava, ed era cosi' che era risalito a Ralas e al gruppo di avventurieri.

Si spiegava cosi' anche la presenza della misteriosa maga da guerra che li aveva seguiti ai Corni Tempestosi.
Non era là per ostacolarli, ma al contrario, per assicurarsi che tutto andasse come stabilito, e che trovassero quel che era necessario: il nome e la pergamena di portale, che non era stata abbandonata ma messa di proposito.

Ma molto altro rimaneva oscuro, come il guadagno del diavolo in quella vicenda, e forse, capirlo avrebbe fatto una differenza fondamentale nelle trattative e nella guerra stessa.

Credendo di avere tutto in pugno, sicuro di sé, il Cornugon non si rese conto di aver distribuito senza volerlo altre informazioni importanti oltre a quelle consapevolmente elargite...informazioni che qualcuno aveva colto perfettamente.

La Rossa Ammaliatrice dai molti nomi non poteva battere quell'essere sul piano fisico o magico...ma la sua mente era di nuovo sveglia e agguerrita, riaccesa dal folle desiderio di avere la meglio su un Diavolo proprio sul terreno di cui si riteneva il Signore: L'Inganno.
Voleva scacciarlo da quel terreno, come una padrona avrebbe scacciato un contadino.

Alienandosi momentaneamente dalla discussione, si concentrò per studiare un modo di battere la creatura al suo stesso gioco.


L'unico vantaggio che il diavolo poteva trarre dalla morte di Nalavara, era ottenere la sua anima.
Ciò era possibile solo in virtù di un patto precedente, se l'anima era il suo "pagamento", o come "sanzione" se lei non avesse mantenuto la sua parte dell'accordo.

Nalavara doveva per forza essere a conoscenza del rischio, quindi.
Poteva essere un caso la presenza del Culto del Drago in quella faccenda?
No.
Il Culto era noto per la creazione di draghi non morti, i Dracolich.
Se Nalavara fosse stata in grado di riottenere la forma draconica,cosa che in passato aveva mostrato di saper fare, grazie ai cultisti sarebbe potuta diventare un Dracolich, qualcosa di realmente immortale e quasi impossibile da uccidere definitivamente...
Niente Morte, Niente Anima per il Diavolo.

Se era cosi', Bersurionylior non poteva prendersela con calma come aveva tentato di far credere, ma aveva DANNATAMENTE fretta, e un assoluto bisogno di loro.


Aeisha fece una semplice, spregiudicata mossa, nel tentativo di metterlo con le spalle al muro, prendendo la parola e fermando la conclusione dell'accordo.
In maniera quasi teatrale, sbattè in faccia a Bersurionylior le sue deduzioni una dietro l'altra, ostentando una sicurezza a riguardo maggiore di quella che realmente aveva, provocandolo di proposito per cercare di intuire dalle sue reazioni dove aveva visto giusto e dove no.

Poteva continuare a mentire minacciando di andarsene nel caso non firmassero l'accordo alle sue immodificabili condizioni, nella speranza che preso dalla paura di non poter recuperare l'anima del re qualcuno lo firmasse, ma alla luce di quanto "scoperto" dalla maga, non aveva nessuna credibilità ormai.
Loro potevano avere bisogno di lui, ma anche lui ne aveva, quindi era meglio la smettesse di essere ingordo e pretendere le anime dei firmatari del patto in caso di fallimento.





Il Cornugon cercò di ribattere che in ogni caso loro sarebbero stati costretti a uccidere Nalavara per difendere il regno, quindi poteva semplicemente non stipulare nessun patto, consapevole che avrebbe ottenuto comunque l'anima di Nalavara, mentre loro avrebbero perso la possibilità di conoscere la sorte di Azoun V.

Kaia lo aspettava al varco: aveva previsto quell'affermazione, ed era quello il momento di dargli il colpo di grazia.


Il Baatezu credeva fossero tutti accecati dalla lealtà per il Cormyr e pronti al sacrificio, in modo da poterli manipolare con facilità come aveva fatto anni prima con quelle due sciocche maghe della guerra? Grosso Errore.



Lui non stipulava un patto a condizioni decenti?
Benissimo. Non avrebbero firmato.

Niente Informazione, Niente possibilità di salvare il re.

Ma che senso aveva che lei si esponesse al rischio di un combattimento con Nalavara se la missione in sè sarebbe fallita comunque?
Avrebbe lasciato il Cormyr il giorno dopo, abbandonandolo al suo destino.
Se li aveva spiati fino ad allora, conosceva il potere della donna, e quanto la sua assenza avrebbe diminuito le probabilità di riuscita.
Non solo.
Altri, rendendosi conto della cosa, avrebbero seguito il suo esempio.
I Restanti, sarebbero eroicamente morti nel tentativo di uccidere Nalavara, che nel frattempo sarebbe diventata immortale, mentre lui, il potente Bersurionylior, sarebbe rimasto fregato a causa della sua stessa avidità, perdendo un'anima di valore inestimabile, o almeno attendendo chissà quante centinaia o migliaia di anni prima che le condizioni fossero di nuovo favorevoli per poterla riscuotere.
Era così sicuro di non voler cambiare le sue condizioni?


Aeisha guardava negli occhi la spaventosa creatura con forzata spavalderia, aspettando una risposta, ma consapevole che se non avesse avuto ragione almeno in minima parte, quello sarebbe potuto essere il momento in cui il Diavolo le avrebbe riso in faccia, o la avrebbe addirittura uccisa.


Invece, si limitò a fissarla in Silenzio.

Il Silenzio di chi non sapeva cosa controbattere?
Il Silenzio di chi aveva ancora segreti da nascondere, e taceva per non rivelarli?
Il Silenzio della Rabbia, per esser stato messo nel sacco da un'umana?


Quale che fosse la risposta, non importava.
Importavano solo le parole successive.

"Va Bene, Mortali. Quali sono i vostri termini?"



Edited by Thayan4ever - 28/12/2016, 13:26
 
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view post Posted on 9/1/2017, 22:42
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Il Pirata Gentiluomo

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Scendendo dalla caserma Philip udiva un suono concitato di bombarde e trombe: la banda stava suonando e cantando un brano popolare dedicato ai Draghi Purpurei e il traffico era più intenso del solito perché la gente si fermava spontaneamente ad ascoltare ormai rassicurata e grata per la fine della guerra. Si era fermato sugli ultimi gradini per avere una visuale migliore e sorridere per quel brano che sentiva un po' più proprio, anche se in cuor suo sapeva ormai che il peggio forse doveva ancora arrivare, ma gli innocenti del regno erano per ora salvi e si godevano un momento di gaudio.
Si immedesimò e volle goderne anche lui immaginando che tutto fosse giunto a conclusione e che fosse veramente al suo posto...

Sui Picchi del Tuono
ci sta una Ricciolina
che fa l'amore
col Drago Purpureo.

O Ricciolina
tu sei la mia morosa,
sei la morosa
del Purpureo.

O Drago Purpureo
parlate un po' più piano
se no la mamma
ci sentirà.

Se la ci sente
non ci fa andare in camera
così l'amore
non si puo' far.

La Ricciolina
abbraccia il suo Purpureo
e se lo bacia
tutta passion.

Il Drago Purpureo
da un colpo e poi va via
col passo lesto
da incursor.

La Ricciolina
la piange e con ragione
per la passione
del suo Purpureo.

A quattro mesi
la luna va in crescenza
e per l'amore di un Purpureo.

A sette mesi
è nato un bel bambino
con la divisa
col manto viol.

A cinque anni
andava già a cavallo
con l'insegna
da Purpureo.

Ed il bambino
chiamava suo padre
e suo padre
è un Drago Purpureo.

Il Picchi del Tuono
han fatto un Drago Purpureo
e per la Patria
ed è per te

 
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view post Posted on 21/1/2017, 20:33
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Assassino di Briganti

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Dieci Giorni.

Era il Tempo entro il quale la creatura diabolica pretendeva uccidessero Nalavara.

Se non lo avessero fatto, il patto sarebbe stato nullo.

Grazie alle difficili trattative, erano stati in grado di evitare che da questo derivassero conseguenze per loro, ma avrebbe comunque significato che non sarebbero venuti a conoscenza di dove si trovava l'anima del re, se non attraverso nuovi accordi , sicuramente più gravosi di quello che erano riusciti a estorcere all'essere.

Dieci giorni, volevano dire tante cose.

Sicuramente volevano dire che il tempo che avevano era poco e dovevano sbrigarsi.

Ma erano anche un'altra conferma delle loro ipotesi: in dieci giorni sarebbe accaduto qualcosa che il Cornugon temeva, probabilmente la trasformazione di Nalavara in Dracolich.

Come riuscire a scoprire dove si trovava l'antica elfa drago con sicurezza, e porre fine alla sua vita, in un tempo cosi' breve?

Forse era nel bel mezzo del suo esercito, con tutte le complicazioni che ne derivavano.
O forse no.

Kaia pensava che se la deduzione sulla "trasformazione" era corretta, difficilmente avrebbe scelto per un rito tanto complesso un luogo cosi' caotico come un accampamento orchesco.

Potevano quindi sperare che l'elfa e i cultisti del drago si isolassero in un luogo al chiuso, separato dal grosso delle forze nemiche, cosa che avrebbe facilitato la loro uccisione, ma il problema di fondo rimaneva lo stesso: trovarli.

Quasi tutti i piani ideati in proposito, avevano fondamentalmente due difetti: o richiedevano troppo tempo, o si affidavano sin troppo alla fortuna.

Passata la tensione derivata dalle trattative con i Diavoli, assopitosi momentaneamente nel suo animo il fuoco dell'arroganza e dell'orgoglio, la maga si trovava di nuovo di fronte a diversi dilemmi.


Erano davvero in grado di gestire una situazione del genere?

Una missione forse suicida?

Sarebbe stata in grado di uscirne se le cose si fossero messe male?

Ne valeva la pena, poi?

Poteva guadagnare molto da quelle situazioni, ma...lo voleva veramente?

Valevano la sua vita, il prestigio, il potere?

Voleva veramente conoscere il segreto di Nalavara, il segreto per diventare un Drago?

******************************************

Draghi.

Aveva iniziato a studiare quelle creature per paura, desiderando solamente di difendersi o sopraffarle.

Nel tentativo di capirne la mente, aveva cercato d'immedesimarsi in loro, proprio come si era immedesimata nella parte di "Kaia di Messemprar".

E la paura si era trasformata rapidamente in fanciullesca ammirazione, gelosia.

Si era resa conto di quanto la sua mente avesse in comune con quella di un drago (in particolar modo cromatico), e ne era rimasta affascinata.

Si era convinta di "pensare" quasi alla stessa maniera di quelle antiche creature ormai.

Non sarebbe stato forse giusto che il suo corpo e il suo potere rispecchiassero quel che era la sua mente?

Arroganza, Maestosità, Rifiuto di riconoscere un potere sopra il proprio.

Aveva confessato a Philip questi pensieri, il pensiero che avrebbe potuto chiedere come ricompensa a Vangerdahast di mostrarle come diventare come lui, se fossero riusciti nell'impresa.

Tuttavia, grazie a quella discussione si era resa conto che quel sogno, anche se realizzato, avrebbe potuto non appagarla.

Non a causa della reazione di Philip, che pur esponendo con molta prudenza il suo disappunto per i progetti della compagna, doveva probabilmente ritenerla pazza, tanto per cambiare.

Il problema era lei stessa.

Pensava a Nalavara, l'elfa tramutata in drago per uno scopo, che continuava a perseguire piani di vendetta in nome del suo vecchio popolo, gli Elfi.

Pensava a Vangedahast, il Drago Purpureo, che dedicava la sua esistenza alla protezione del Cormyr.

Cosa doveva pensare un VERO drago, di loro?

Cosa doveva pensare lei?

La parola, in lingua draconica, emergeva chiara e nitida nei suoi pensieri.

Impostori.

Imitazioni.

Abomini.

Il Disprezzo della Rossa cresceva, ed era un disprezzo che avrebbe riversato contro sé stessa se avesse seguito la loro strada.

Anche se fosse riuscita ad acquisire la potente forma e la longevità' di un drago, spinta dai propri desideri, che soddisfazione ne avrebbe mai avuto alla lunga?

A una cosa non si sarebbe mai potuta sottrarre: il proprio giudizio.

Si sarebbe per sempre ritenuta una creatura patetica.

Il Dubbio la consumava.

Cosa era un capriccio temporaneo, una suggestione, e cosa quel che realmente voleva?

***********************************


Quando si trovarono davanti a Caladnei per fare rapporto su quanto ottenuto, ancora non aveva trovato risposte.

La Maga della Guerra, davanti alle nuove notizie, propose un piano rischioso, tremendamente simile a quelli precedentemente elaborati da Philip e Reclef.

L'esercito del Cormyr avrebbe attaccato in forze gli orchi nella Foresta del Re, allo scopo di creare scompiglio e impedirgli manovre diversive.

Nel mentre, loro avrebbero approfittato della confusione per infiltrarsi nell'accampamento travestiti da orchi e uccidere Nalavara, che secondo le informazioni delle spie Cormyreane si trovava ancora lì.

Caladnei fece loro una semplice, terribile, domanda.
Erano pronti ad accettare quella missione, sapendo cosa comportava essere scoperti?


Uno alla volta, lentamente ma inesorabilmente, tutti i compagni di ventura di Kaia accettarono.

Pazzi.

"Pazzi! Siete assolutamente privi di buon senso!"sbotto', incurante di trovarsi davanti alla Maga Reale, Nella Sala del Trono del Cormyr.

Era adirata.

Adirata per la situazione.

Adirata con loro, e inconsciamente invidiosa, perché cosi' sicuri nelle loro azioni.

Adirata con Philip, che era disposto a morire e non rivederla mai più in nome del dovere.

Era adirata con sé stessa, perché aveva paura.

La paura era razionale in quel caso.

Erano loro contro migliaia di nemici, e Nalavara, anche se non nel pieno delle proprie forze, era una Leggenda.

Avrebbe potuto gettar via l'orgoglio, subendo quel che altri avrebbero deciso e fatto al posto suo, e andarsene.

Ammettere...la Sconfitta. L'inferiorità.

Dove era finita la "grande e astuta" Maestra Aeisha Kaar?
La Presunzione Thayan e quella "Draconica" erano già evaporate?

La Rossa ripercorreva gli eventi e le scelte passate, di tutta la sua vita, quasi in cerca di "aiuto".

Eppure di fronte a quella sfida non riusciva a decidere se fare un passo avanti, o indietro.

Quando parlò, non fu con convinzione.


"So che me ne pentirò'...ma, accetto." Disse, con una voce carica di rassegnazione.

Ormai, poteva fare una cosa sola: Osservare.

Osservare se stessa che come un corpo sferico continuava a muoversi per inerzia verso il suo obiettivo, semplicemente perchè non sapeva come fermare la sua corsa.

Come Nalavara...




 
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view post Posted on 23/1/2017, 07:23
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Il vortice ai confini dell'Universo

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La macina nel campo di Wilward dominava il sottofondo della stanza alla fattoria.
Gli piaceva quel suono, gli ricordava la sua infanzia, quando le cose era semplici e spensierate, quando ancora non doveva passare tutto quel tempo a lavarsi dal sangue incrostato sul volto, come gli capitava troppo spesso ormai...

Brillava nella memoria lo sguardo furente della necromante, la veste purpurea, nel momento in cui lo vide varcare le linee nemiche per fronteggiarla viso a viso.
In quel brevissimo frangente, il tempo sembrò congelarsi, svuotandolo completamente da qualsiasi ansia, una tecnica acquisita nel tempo per rimanere teso e rilassato nello stesso momento, focalizzando tutta la sua volontà sull'attimo successivo.
Il tutto non durò che pochi attimi, in una danza di asce e sangue, che pose fine alla vita di quella donna, impedendogli di pronunciare i suoi terribili incanti.
Toccata e fuga, una perfetta azione nello stile di Bhereu.

Erano arrivati li dopo le numerose ricerche per aprire le porte di Thunderholme.
L'enorme soglia pareva funzionare con un meccanismo insolito, ma non c'era da stupirsi di questo quando si aveva a che fare con il popolo della montagna...
Sulla cima di quel dirupo, formato da centinaia di rocce acuminate, il gruppo fece affidamento sulle conoscenze di Ralas, Kaia e Dwinbar, per trovare il modo di accedere alla città.
L'unica cosa che Reclef poteva fare per loro, era proteggerli e guardargli le spalle.

Già, guardare.
Furono proprio i suoi occhi a scovare un lembo di stoffa che li portarono al cospetto della veste purpurea, colei che possedeva ciò che andavano cercando: la chiave per aprire la città.

Ripensando a tutto quello che era accaduto, studiò il proprio volto riflesso nelle acque della botte, ormai contaminate con il sangue lavato poco prima.
Quanto era diversa la sua espressione da quei giorni d'avventura fra i mari del nord. Le rughe che solcavano i bordi del viso, gli ricordarono le responsabilità di cui si era fatto carico e non poté fare a meno di pensare a Pomos, il vecchio barbone che un tempo fu Capitano dei Purpurei, proprio come lui.
Le sue parole suonavano ora, come una profezia.

"Un giorno capirai la mia amarezza"

Si, Reclef si rese conto di essersi fatto carico di un'amarezza più grande di quella che forse, sarebbe riuscito a contenere, ma nulla poteva cambiare il corso degli eventi, nulla lo avrebbe fatto indietreggiare.
Esisteva solo il prossimo passo, la determinazione a non mollare mai, risalendo la corrente, a tutti i costi, anche se ciò avrebbe segnato la fine del suo viaggio lungo la via del Destino.

La chiave era in mano loro: non restava che aprire le porte di Thunderholme.


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Edited by Kralizec - 23/1/2017, 19:09
 
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view post Posted on 25/1/2017, 06:42
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"In Posizione!" Urlò un Lionar al suo reparto.

Era giunto il momento.

Il Drago Purpureo baciò, forse per l'ultima volta, il ciondolo che sua moglie e le sue figlie gli avevano donato al fine di potergli stare vicino anche in momenti come quello.

Davanti a lui e i suoi compagni, stava la Foresta del Re, occupata da quei mostri.

Presto ci sarebbe stata la resa dei conti.
Presto, le avrebbe vendicate.

Tutti, là in mezzo, erano lì perché avevano delle famiglie da difendere o da vendicare.

Tutti, avevano fatto un giuramento.

Tutti, avevano un nome, una storia.

Quel giorno, il nome era uno, la storia era una.

Drago Purpureo.

"Draghi Purpurei... All'Attacco!"
"Per il Cormyr!"
"Per il Cormyr!"

La massa compatta di migliaia di mantelli viola si strinse attorno alla foresta, cingendola in un abbraccio mortale.

La loro battaglia era iniziata, la battaglia per le terre del Cormyr.

Ma ve ne era un'altra, combattuta altrove, non meno importante.

La battaglia per l'Anima del paese.

Letteralmente, l'Anima.

**********************************

*Poche ore prima, ai margini della medesima foresta*

HOHjmpj

Scortati dai Draghi Purpurei e Maghi della Guerra, i Sei pezzi di Caladnei giunsero al suo cospetto, pronti a ricevere le ultime istruzioni e a posizionarsi sulla scacchiera.

Sei mortali contro i Sei Ghazneth rimanenti.

La scommesa di Caladnei contro quella dell'essere che un tempo era stato il Duca Bhereu.

Ma un trono vuoto era la risposta alla "Regina" Nalavara.

Chi avrebbe vinto quella anomala partita di scacchi senza Re, che sembrava persa in partenza?

La stessa domanda era sicuramente nella mente di ognuno dei sei, sebbene presente con sfumature diverse.

Alcuni erano pronti al sacrificio in nome di un ideale superiore, altri pur non essendo disposti a tanto, capivano che quel che avrebbero fatto avrebbe influenzato per sempre le loro vite.

Non era più tempo di ripensamenti, ma di agire.

Philip Barden si occupò dei loro travestimenti, sistemando sulle parti esposte dei loro corpi una pasta dall'odore nauseabondo formata da fango e altre cose che sarebbe stato meglio non avessero mai saputo.

Dopo parecchi minuti di lavoro meticoloso, stoica sopportazione e rassegnazione all'inevitabile, il gruppo di avventurieri sembrava a tutti gli effetti un gruppo di vili orchi.

Avevano poche ore per infiltrarsi nell'accampamento, e approfittare della confusione che avrebbe seguito l'attacco per fare quel che dovevano.

Si addentrarono nei boschi silenziosi, e dopo quasi un'ora trovarono le prime sentinelle.

Con grande disinvoltura, Philip riuscì a farsi dare indicazioni più' precise verso il campo.

Kaia, non essendo per nulla a suo agio in quella situazione fuori dal suo controllo, si limitò a sperare che Phil e gli altri sapessero quel che facevano, o almeno avessero fortuna.

La fortuna sembrava stare per esaurirsi quando giunti al campo, finirono per errore nella parte destinata agli Ogre.

Uno di quei brutali giganti afferrò Philip per il collo, sollevandolo da terra di qualche metro e minacciandoli tutti di farli a pezzi.

Proprio quando temevano che sarebbe finito soffocato, la creatura lo scagliò con disprezzo a terra, intimando agli "Stupidi orchi" di tornare nella loro zona.

Il resto della loro permanenza nel luogo trascorse quasi senza intoppi: data la moltitudine di tribù presenti nel luogo e la stupidità di gran parte di quelle creature, non fu un problema inventarsene di sana pianta una.

Il Problema però, furono i Troll.
Le creature sembravano percepire e riconoscere l'odore della carne umana, e per poco quel dettaglio non li fece scoprire.

Un Troll si avvicinò con sospetto, e per evitare il peggio furono rapidi nel sostenere che l'odore era dovuto all'aver banchettato di recente con la carne di soldati umani.

Il troll sembrò risentito di non essere stato "invitato", ma si allontanò insultandoli dopo aver ricevuto alcune delle loro scorte di cibo.

Per evitare altri incidenti del genere, arrivarono al punto di spalmarsi addosso escrementi di troll trovati poco lontano per nascondere l'odore.

Forse non sarebbe stata una cosa di cui si sarebbero vantati mai, ma funzionò.

Si allontanarono dal grosso delle truppe, in attesa dell'Attacco dei Purpurei, pronti a sgattaiolare nel piccolo fortino di legno che probabilmente ospitava il generale.

Quando fu il momento e scoppiò la battaglia, i Sei Ghazneth si alzarono in volo, incontrando nel cielo degni avversari: Vangerdahast, nelle sue sembianze di Dragone purpureo, e la sua compagna, il Drago del Canto Ammaratha.

Con l'aiuto della misteriosa figura che cavalcava Vangerdahast, un mago dal cappello a punta vestito di rosso, i due draghi riuscirono a tenerli impegnati in modo da distoglierne l'attenzione dai sei infiltrati.

I Falsi orchi riuscirono ad arrivare al suo interno facendo credere alle guardie di avere importanti informazioni per il "grande capo", che invece capì subito chi erano veramente.

Quel che restava del Duca Bhereu, un tempo un fedele suddito del Cormyr, era una figura scheletrica simile ai Ghazeneth, corrotta nei pensieri dalla magia di Nalavara.

"Umani qui. A quanto pare il "Vecchio" ha cambiato le carte del gioco."

Bhereu non sembrava preoccupato tuttavia: nel loro breve scambio di parole, fu chiaro che pensava di aver già vinto.

Nalavara non era lì, ma sarebbe "arrivata presto", e loro non avrebbero potuto fermarla.

Il Rito. Il Rito in un posto diverso dall'accampamento, esattamente come la Rossa aveva previsto.
"Perché' devo aver sempre ragione? "Nalavara è nel campo!" Spie cormyreane incapaci..." Pensò Aeisha con stizza, alla prospettiva di aver rischiato tanto per nulla.

Proprio quando pensavano che avrebbero dovuto combatterlo, Bhereu si alzò in volo, unendosi al combattimento che si svolgeva in cielo: uno dei Ghazneth era appena stato ucciso, e i due draghi e il mago rappresentavano per lui un pericolo ben maggiore degli umani a terra.

In compenso, rimanevano i capi delle tribù di umanoidi e giganti, e in pochi istanti si scatenò un tremendo scontro all'interno del fortino.

Ralas riusci' a isolarne l'ingresso creando un muro incantato, in modo da evitare che i nemici ricevessero rinforzi, mentre gli altri cercavano di non finire uccisi.

Tra colpi di lama e incantesimi, il risultato fu che in pochi minuti l'esercito invasore venne privato di tutti i suoi generali, fatta eccezione per Bhereu e la sua Padrona.

Mentre si prendevano cura di chi tra loro era rimasto ferito e cercavano indizi su dove potesse trovarsi Nalavara, o almeno le anime di Alusair e Filfaeril, un suono dirompente proveniente dai monti vicini si diffuse per tutta la foresta.

Il Ruggito di un Drago.

Le Parole di Bhereu ritornarono nelle loro menti.

Lei, sta Arrivando.

 
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view post Posted on 5/3/2017, 01:12
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Nella nostra infanzia, tutti abbiamo amato le favole.

Tutti abbiamo immaginato, da bambini, come sarebbe stato esserne il protagonista, immedesimandoci nelle sue avventure.

Da adulti, perduta l'innocenza di un tempo, abbiamo abbandonato quei pensieri presi dai problemi mondani.

Per i nostri amici quel giorno, fu come vedere esauditi i desideri impliciti nella mente di ogni pargolo.

Nella favola in cui si trovavano, erano gli eroi che cavalcavano un drago coperto da scaglie d'argento, diretti verso i Corni Tempestosi, in procinto di scontrarsi con un nemico che aveva terrorizzato un intero regno per generazioni.

Ma essere i protagonisti di una favola non era solo meraviglioso, come si erano aspettati da bambini.

Era Terrificante.


*********************

La Foresta del Re da dove si trovavano sembrava una massa verde indistinta, e il fragore della battaglia che si svolgeva al suo interno assumeva sempre più i connotati di un distante schiamazzo.

Il Suono che invece faceva da padrone incontrastato, era lo sbattere delle ali di Ammaratha, che maestose dominavano il vento.

Poco dopo aver udito il ruggito che era il primo segnale del ritorno di Nalavara, la Compagna di Vangerdahast aveva momentaneamente lasciato il combattimento per aiutarli a raggiungerne il luogo d'origine.

Il Dragone Purpureo e il suo cavaliere tenevano impegnati Bhereu e i Ghazneth, ma era vero anche il contrario.

Il Compito di affrontare il Diavolo Drago quindi ricadeva sulle loro spalle, come una volta era ricaduto su quelle di Azoun IV.

Come se la pressione non fosse abbastanza, quello era il Decimo giorno dalla conclusione del Patto con il Cornugon: non avrebbero avuto un'altra occasione.

****************************

Ammaratha li abbandonò sui Corni per tornare a combattere al fianco del suo amato, augurando loro buona fortuna.

Muovendosi tra i monti innevati, si misero a cercare tracce del loro obiettivo, ma fu invece una "Traccia" della presenza di Nalavara a trovare loro per primi.

Un Dracolich, messo lì a guardia dal Culto del Drago, si avventò su di loro, ma prima di essere fatto a pezzi dalle asce di Reclef scagliò un sortilegio su Philip, pietrificandolo.

Kaia non si era ancora liberata dai dubbi che la tormentavano da prima della loro partenza, ma la sorte subita dall'uomo che aveva allietato i suoi giorni a Suzail la spinse istintivamente a esercitare tutta la sua volontà e il suo potere per salvarlo.

Tutto quel tempo a chiedersi cosa voleva, quanto lo voleva...

Sapeva cosa non voleva.

Non voleva perderlo.

Fu come una scintilla tra le braci della sua convinzione, che la riaccese iniziando a sciogliere il gelo del dubbio che la aveva attanagliata fino a quel momento.

Si rivide, mesi prima, mentre leggeva la prima lettera inviatale da Phil.
"Alla mia Donna Preferita" diceva" Talmente Razionale da concedersi qualche volta di essere Irrazionale".

Quelle parole...erano la risposta che cercava, una risposta ben conosciuta che la grandezza di quel che stava affrontando le aveva fatto dimenticare.

L'Istinto non era sempre un male: a volte era qualcosa sul quale scommettere.

Continuare a farsi logorare dai dubbi in quella situazione non sarebbe servito, e la avrebbe fatta esitare nei momenti meno adatti.

Poteva salvare Phil.
Poteva uscire trionfante.
Potevano sconfiggere Nalavara.

Ma per avere qualche possibilità, doveva essere sè stessa, credendo nel suo potere senza porsi limiti.

Senza temere gli eventi, ma imponendo la sua volontà su di loro.

Come la Maga che era.

Come il Drago che sentiva di essere.

********************

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"Torna da me".

Le parole, sussurrate nell'orecchio ancora di pietra di Phil, ma rivolte alla Trama affinchè modificasse il Creato assecondando il Desiderio della maga, iniziarono a sortire il loro effetto.

La statua, gradualmente, tornò a essere un uomo.

La prima cosa che vide, fu una Rossa, la sua Rossa, che gli sorrideva stanca.

Dopo aver passato qualche minuto a riprendersi, si rimisero in cammino.

C'era un'altra Rossa, molto meno amichevole, che ancora li aspettava.

Stiamo arrivando, Nalavarauthatoryl.

 
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view post Posted on 14/3/2017, 05:20
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Assassino di Briganti

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Pericolo: considero questo post il punto di arrivo di molti altri post scritti sul personaggio dall'inizio della beta, ed è in buona parte un tentativo di analisi psicologica di come si è evoluto, quindi avverto chi legge che potrebbe essere abbastanza ostico e delirante :look:


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IL NOME DEL DRAGO

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"In Elfico la "N" seguita dall'apostrofo serve a negare la parola successiva.
Per esempio, la Parola "Tel'Quessir", che indica il Popolo degli Elfi, viene usata nella forma di "N'Tel'Quessir", per indicare tutti coloro che non sono Elfi."
Un anziano insegnante ai suoi allievi

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Quasi un anno prima, il drago purpureo Wolfgang D'Arabel aveva impulsivamente ipotizzato che dietro ai guai del Cormyr ci fosse il ritorno del Diavolo Drago, ma i suoi compagni non gli avevano prestato ascolto.

C'era bisogno di tirare in ballo un essere distrutto da tempo, ormai buono solo come "uomo nero" delle fiabe per spaventare i bambini disobbedienti, per spiegare quel che accadeva?

Venne deriso.

Nessuno rideva, ora.




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Nalavarauthatoryl la Rossa si ergeva davanti a loro nella sua nuova e tremenda forma, un drago scheletrico dalle dimensioni tali da far apparire il Dracolich incontrato in precedenza un piccolo inconveniente.

Un corpo umano privo di vita, quello di Azoun V, giaceva a terra abbandonato come fosse un paio di stracci ormai inadatto a essere indossato.

Sembrava il rituale fosse ormai concluso, ma forse non tutto era perduto.

Il Diavolo Drago doveva ancora adattarsi alla forma non morta, e non era nel pieno delle sue forze.

Ma cosa più importante il filatterio che garantiva l'immortalità alla creatura doveva essere per forza ancora nei dintorni: se lo avessero distrutto, la avrebbero sconfitta per sempre.

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Ma chi era davvero Nalavarauthatoryl?

In Antico Elfico, il suo nome per esteso significava letteralmente "Dama Alavara, promessa sposa di Thatoryl, tinta di Sangue", e ogni volta che veniva pronunciato rievocava la morte del suo amato e il modo in cui essa la aveva cambiata per sempre.

Pronunciato nella sua forma breve però, non era meno significativo.

"N'Alavara".

Non più Alavara.

Lorelei Alavara, questo era il suo vero nome, aveva cercato per secoli di scappare da se stessa, cambiando nome, poi forma, ma restando indissolubilmente legata al suo passato, senza mai farsene una ragione.

N'Alavara sarebbe sempre stata un insieme di Menzogne e Contraddizioni.

Non era un drago.
Non era un'elfa.
Non era...nulla.

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Aeisha Kaar di Bezantur, meglio nota come Kaia di Messemprar, era pronta ad affrontarla insieme ai suoi compagni.


Ma chi era davvero Aeisha Kaar?

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Il suo nome la legava con orgoglio alla sua posizione di Maga Rossa e ai sacrifici fatti per ottenerla, ma anche a chi lo aveva scelto per lei: genitori che erano stati quasi degli sconosciuti e che disprezzava e odiava.

Per anni aveva viaggiato in incognito nelle terre dell'ovest insieme al suo maestro, e ai suoi ordini aveva cambiato svariati nomi, al punto che il concetto stesso di "Nome" aveva perso parecchio del suo significato per lei.

"Uno vale l'altro" si diceva.

Non era certo una parola a definire il suo essere.

Poi il suo Maestro era morto, e aveva iniziato a compiere scelte dovendo rispondere solo a sè stessa.

Il Fato la aveva portata nel Cormyr, e lì aveva scelto di assumere il nome dell'unica donna che le aveva mostrato affetto disinteressato durante la sua infanzia, colei che le aveva fatto da madre senza esserlo, un'umile serva.

Un nome valeva l'altro, ma quel nome aveva gradualmente assunto un significato che andava oltre quello voluto inizialmente: quel nome, racchiudeva una serie di scelte.

Un nome non definiva il suo essere, ma la sue scelte si.



Era stata o aveva preteso di essere molte cose durante la sua ricerca di Potere, una ricerca comune a tanti, ma il suo percorso era diventato unico nel momento in cui quella ricerca era diventata una ricerca di Identità.


Maga Rossa.
Assassina a sangue freddo.
Ammaliatrice.
Avventuriera.
Amante.
Studiosa di Draghi.

E alla fine, "Drago".

Quell'illusione, quell'ossessione, era solo l'ultima di molte, ma ne era la sintesi.

Ma era la sintesi di una ricerca o la sintesi di una fuga?

Guardava il Mostro che aveva davanti.

Era come guardare sua "Sorella" gemella.

Sorella nelle Menzogne, Sorella nelle Contraddizioni...

Qualcosa la colpi' come un macigno.

Consapevolezza.

Il Dubbio e L'Istinto la avevano accompagnata lungo la strada sino all'altra Rossa.

Ma era la Consapevolezza di sè stessa che la avrebbe accompagnata durante la battaglia.


**************************************

Il Potere e la forma dei draghi la avevano affascinata e spaventata, ma il loro Spirito era la vera fonte del sua fissazione: aveva visto in loro qualcosa che le ricordava ciò che era, e ciò che sarebbe voluta essere.

Potente, si.

Ma più di ogni altra cosa...Libera.

Nonostante tutta la sua arroganza era sempre stato il mondo a compiere scelte per lei, e il suo passato la avrebbe sempre condizionata.

Aveva rifiutato di accettarlo prima, perchè era umiliante, ma la verità era che in un certo senso era sempre stata una schiava.

Forse proprio per quello inconsapevolmente aveva scelto una vita che la portasse ad assumere altre identità, fino al punto di arrivare a desiderare di diventare qualcos'altro: un drago.

Ma un Vero Drago è una creatura orgogliosa che trova nella sua volontà e in sé stessa tutte le giustificazioni e i riconoscimenti di cui ha bisogno.

N'Alavara aveva sprecato secoli cercando scioccamente di negare Alavara senza mai liberarsene davvero, tentando di convincersi di essere quello che non era, e così facendo non aveva fallito solo nell'essere un drago: aveva fallito nell'essere libera.

Lei non voleva essere cosi' debole e patetica, non più.

Non avrebbe permesso al suo passato di tenerla in schiavitù e all'incapacità di interpretare le sue emozioni di completare l'opera.

Aveva Deciso.

Non avrebbe chiesto a Vangerdahast o rubato a Nalavara il segreto per diventare un Drago, sarebbe stato un altro tentativo di fuggire da Aeisha Kaar o da Kaia, o da qualsiasi altro nome che racchiudesse una parte del suo vero io.

Era tempo di fare pace con sè stessa e abbracciare tutte le sue contraddizioni: tempo di essere Libera.

Non poteva diventare un Drago, perchè lo era già, lì dove contava di più, nel Cuore.

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Un drago degno di questo nome non sarebbe scappato da sè stesso umiliandosi e provando a diventare qualcosa che non era, anche perche' sarebbe stato ammettere implicitamente di essergli inferiore.

Provò allora una strana sensazione verso Lorelei Alavara, una sensazione che non avrebbe mai pensato di provare prima di uno scontro all'ultimo sangue.

Riconoscenza.

Grazie a lei, tutto aveva finalmente un senso.

L'ultimo anno, o forse, addirittura la sua Intera vita.


*******************************


Le Due Rosse si sarebbero affrontate, una Drago nel Corpo, una Drago nella Mente, quasi in ossequio a una Profezia mai scritta e mai pronunciata.

"Due Facce della stessa Moneta", come avrebbe di certo detto Reclef se avesse saputo della battaglia che era appena stata vinta nella mente della donna.

Ma non poteva, perchè rimaneva da vincere la battaglia nel mondo reale e la sua attenzione era concentrata su quella.

Le sue Asce avrebbero scalfito il Mostro che aveva causato la morte del padre?

Lo avrebbero scoperto in pochi secondi.

Ralas e Aeisha iniziarono a recitare i loro incantesimi più potenti, mentre i combattenti si misero a loro protezione.

Ma l'elfa drago parlò nella lingua della Magia, e l'Aria attorno a loro prese fuoco al suo comando...
(continua)





Edited by Thayan4ever - 21/3/2017, 03:43
 
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