Thunderholme, Tempio di Null
All'insaputa di tutti, nelle profondità del sottosuolo si trovava un Sole.
Questo Sole, era diverso da quello che illumina le giornate delle genti del mondo di sopra.
Questo Sole, invece di dare luce e calore, sembrava esistere solo per depredare il mondo circostante di entrambe.
Questo Sole... era un'ombra, un'ombra capace di risaltare persino nell'oscurità più totale.
Aurgloroasa, L'Ombra sibilante, infestava le lande dei mortali da quasi mille anni, e nonostante la sua esistenza fosse rimasta celata ai più per lungo tempo, chi avesse saputo il nome che il profeta Alaundo aveva dato all'anno in cui era nata non avrebbe non potuto cogliere l'ironia del destino.
Il 426 del calendario delle valli, era conosciuto come l'Anno dell'Alba Nera.
Da allora, si era mossa con discrezione portando avanti i suoi schemi, spesso agendo sotto mentite spoglie, e man a mano che gli anni passavano le sue ambizioni non avevano fatto altro che crescere: chi poteva dire quali erano i limiti di un'essere per il quale nemmeno l'immortalità era ormai abbastanza?
Come ogni drago, aveva aumentato il suo tesoro a dismisura nel corso del secoli.
Il tesoro era tutto per un drago: ne misurava lo status, l'importanza, la potenza.
Era una affermazione del suo essere davanti ai suoi simili, e al mondo intero, un qualcosa che andava al di là della mera avidità ed era legata al suo modo di essere e vedere il mondo.
Ma come c'era qualcosa che distingueva e rendeva unica Aurgloroasa rispetto ai suoi simili, c'era qualcosa che rendeva diverso il suo tesoro rispetto agli altri.
Un singolo, piccolo, malevolo oggetto, una gemma che era la gabbia dello spirito, dei sogni e delle speranze disattese di un bambino, un bambino che se le cose fossero andate diversamente sarebbe dovuto essere il re del Cormryr.
Era difficile dire quali fossero i piani dell'antico dracolich riguardo quell'anima, come la avesse ottenuta e se i mali che avevano colpito le terre circostanti fossero frutto delle sue trame.
Allo stesso modo, solo lei poteva dire se la disfatta di Nalavara fosse stato un intralcio nei suoi piani o piuttosto facesse parte di essi.
Una cosa era sicura tuttavia.
I Mortali ignari non sarebbero mai stati in grado di giungere fino a lei, e presto o tardi avrebbe avuto quel che voleva.
Il tempo e la segretezza erano dalla sua parte, e cosa potevano fare i Guardiani del Cormyr, sia i vecchi che i nuovi, se non agitarsi come bambini impauriti nel buio?
Niente.
Oppure...persino un Sole fatto di tenebre poteva essere vittima di una esclissi inaspettata?
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*Un pezzo di stoffa per coprire il sole*
Altrove
Video
Il piccolo stanzino del Capitano di Spada dei Draghi Purpurei era immerso nel silenzio.
Tutti fissavano la sfera di cristallo, in attesa di un responso.
"Lo ho trovato." disse in un sussurro appena udibile la maga, mantenendo la propria concentrazione mentre stringeva il lembo di stoffa trovato da Reclef, la loro unica traccia.
Sulla superficie dell'oggetto si delineò un'immagine.
L'immagine di un uomo con un mantello privo dell'angolo ad uno dei bordi.
Attorno, uomini armati con le armi ancora sporche di sangue e diversi corpi a terra, verosimilmente quelli dei componenti un carovana di poveri mercanti, assaliti in chissà quale luogo sperduto.
Gli occupanti della stanza si guardarono.
Non avrebbero avuto altre occasioni: era tempo di agire.
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Boschi della Sembia.
Mezz'ora dopo il teletrasporto del gruppo e l'attacco a sorpresa all'accampamento dei briganti.
Uno degli uomini che avevano scrutato nella sfera guardava con occhi vitrei l'ammaliatrice, che gli sorrideva come un gatto avrebbe sorriso a un topo, obbedendole come un pupazzo privo di volontà.
"Mi fa venire sempre i brividi quando lo fai" disse Philip osservando la scena a disagio, forse sopratutto perchè consapevole che se solo lo avesse voluto, la sua compagna avrebbe potuto fargli lo stesso con estrema facilità.
Sotto incantesimo, l'unico sopravvissuto rivelò che lui e i suoi compagni appartenevano al famigerato Culto del Drago: questo confermava che erano sulla pista giusta.
Poco lontano da lì, una loro unità guidata da una Cultista di alto rango, una Veste Purpurea, aveva preso possesso di un campo che sarebbe servito a uno dei loro riti più sacri e importanti: la creazione di un nuovo Dracolich.
La prospettiva di affrontare una potente necromante e i suoi adepti insieme a un drago non era entusiasmante, ma era proprio in mano di quegli individui che avevano le maggiori probabilità di trovare la pietra runica.
Così, dopo qualche ora di marcia, giunsero sul posto, e al nuovo scontro.
Il piano che elaborano per avvicinarsi di soppiatto purtroppo fallì miseramente.
Uno dei cultisti riuscì a dare l'allarme, e la carica rimase l'unica pozione.
I loro nemici seppur numerosi caddero uno dopo l'altro, tranne uno.
O meglio, una.
Una donna che indossava un anello d'oro con un rubino incastonato, la "mano di rubino" di cui le pietre avevano parlato a Dwimbar, che si desse il caso fosse anche la veste purpurea a capo dei cultisti.
La necromante, ergendosi altezzosa all'avvicinarsi dei nemici, con un singolo incanto simile a un urlo agghiacciante, risucchiò le energie vitali di tutti i guerrieri e le creature evocate dai maghi nelle vicinanze.
Aeisha esitò, e il suo cuore si riempì di gelo alla vista del suo compagno che cadeva, e a quell'esibizione di potere, un potere che non era sicura di poter contrastare.
Chi invece non esitò fu Reclef Shezaar.
Nonostante fosse stato colpito in pieno dall'incantesimo, nonostante vedesse morire tutto quello che era attorno a lui, continuò la sua carica, finchè le sue ascie non incontrarono il corpo della loro nemica, scrivendo la parola fine alla storia dell'incantatrice.
La Maga Rossa tempo dopo avrebbe pensato alla scena, riflettendo sul fatto che in circostanze diverse, se lei avesse fatto scelte differenti, quella sorte sarebbe toccata a lei.
Ma le scelte che aveva fatto avevano determinato i suoi alleati, e i suoi alleati si erano dimostrati migliori di quelli dei suoi avversari, almeno fino a quel momento.
Ma quelle scelte avevano anche dei costi.
Ancora una volta, Philip aveva sfidato la sorte, ed era arrivato alla soglia del mondo dei morti, per essere riportato indietro per un soffio dai poteri soprannaturali dei suoi compagni e dei loro dei.
Se da una parte era consapevole delle capacità a loro disposizione, capacità che permettevano di rimediare anche a situazioni del genere, non poteva fare a meno di pensare del rischio che rappresentavano simili situazioni, e di quanto fosse insopportabile vedere l'uomo in quelle condizioni, anche se in via temporanea.
Ma in mezzo a quelle considerazioni, ve ne furono alcune, collettive, di natura molto più concreta e immediata, una che restituì la speranza ai loro cuori, e una che pesò su di essi impedendogli di rilassarsi troppo.
La prima, fu il ritrovamento della Pietra Runica di Thunderholme tra gli averi della necromante.
La seconda, è che non c'era ombra del drago che sarebbe dovuto essere lì.
Quindi, se non era lì...il dracolich o futuro dracolich dove era?
La risposta alla loro domanda, fu lo stagliarsi della sagoma di un essere alato all'orizzonte...
Edited by Thayan4ever - 13/12/2017, 22:32