Faerûn's Legends

Ritorno alla casa del padre

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peace4peace
view post Posted on 28/5/2017, 06:50




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Il mezz'elfo si era chiesto più volte se fosse la cosa giusta da fare. Le parole di quella donna erano arrivate come un temporale a ciel sereno, a spazzare via ogni nembo di dubbio dal suo spirito inquieto. Ma ora, seduto in quel letto, solo, la risposta sembrava meno ovvia. Tornare a Silverymoon voleva dire tante cose, riabbracciare sua madre, rivedere i vecchi amici, ma soprattutto, trovarsi di nuovo faccia a faccia con lui. Chissà se il tempo e l'età avanzata ne avevano smorzato il carattere e il rancore nei suoi confronti. Conoscendolo, sapeva che nemmeno scendere nell'abisso e tornare indietro forse avrebbe cambiato le sue più profonde convinzioni. Ricordava vivido nella mente il giorno in cui era stato esiliato dalla casa in cui era cresciuto, la vergogna per aver disonorato quella casa, il rimorso per non essersi saputo frenare. Tuttavia, la sua unica colpa era stata quella di aver amato fino in fondo qualcuno, come il suo essere e il proprio cuore gli imponevano di fare. Ma era davvero amore quello? Poteva davvero chiamarsi amore quello scambiato fuggevolmente di nascosto da occhi indiscreti perchè ritenuto abominevole? Poteva davvero chiamarsi amore quello dato da un uomo ad un altro uomo...? Solo la Dea poteva saperlo. Tuttavia aveva nascosto il suo più grande segreto anche all'uomo di cui aveva imparato ad avere più fiducia, il suo padre spirituale, colui che gli aveva insegnato i dogmi della Dea e l'aveva portato per mano lungo il sentiero della salvezza dal proprio io tormentato. Ma suo padre era ormai vecchio, molto vecchio per l'età comune degli umani, non voleva perderlo prima di avergli parlato per l'ultima volta, prima di averlo guardato negli occhi per l'ultima volta, anche se quell'incontro forse sarebbe stato solo un ripetersi di situazioni già vissute. Elisabeth aveva ragione, forse era la stessa Dea che aveva proferito parola tramite le labbra carnose di quella bellissima fanciulla, non avrebbe avuto vera pace finchè non avesse affrontato a viso aperto quell'uomo che tanto amava ma che lo disprezzava così duramente. Infine, decise che era arrivato il tempo di esorcizzare una volta per tutte i fantasmi del passato...
 
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peace4peace
view post Posted on 1/12/2018, 20:53




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Erano passati più di due anni da quando aveva deciso di far ritorno a Silverymoon. La città non era molto diversa da quando l'aveva abbandonata, come del resto la tenuta Von Silbernes e nemmeno sua madre dopotutto, sempre incantevole nei suoi abiti pregiati dalla delicata manifattura elfica.
L'aria che si respirava appena entrati in casa però era differente: cupa, pesante, quasi ovattata. I volti stessi dei domestici che incrociava non lasciavano trasparire tensione o sorpresa nel rivederlo, ma più una sorta di triste rassegnazione, quasi si aspettassero di vederlo apparire come un fantasma del passato da un momento all'altro.
Trovò la madre al capezzale del padre, immobile, come una statua di cera, la cui espressione non lasciava adito ad alcun dubbio. Era arrivato appena in tempo, per vedere suo padre, un tempo forte e caparbio, lasciarsi lentamente scivolare verso l'ultimo viaggio che il suo cuore da tempo malandato poteva permettersi.
Le ore diventarono giorni, i giorni settimane, e le settimane mesi, mentre il giovane rampollo, tra un viaggio e l'altro, continuava a prendersi cura del padre morente insieme alla madre, nella fatua speranza che, prima di spirare, questi, aprendo gli occhi almeno per l'ultima volta, pronunciasse le tanto attese parole:
"Ti perdono Figliuolo..." ma così non fu.
Una notte di Darkember, mentre il gelo invernale ammantava di bianco la notte ormai buia, il giovane mezz'elfo tormentato dagli incubi si svegliava di soprassalto nella sua antica dimora di famiglia, nella mente ancora l'inquietante immagine di ciò che lo aveva destato, un volto ghignante scarnificato dal tempo e dalla putrescenza della morte, in bocca ancora il sapore amaro dell'ultima sconfitta. Come d'istinto si recò nella camera nuziale dei propri genitori, nessuno dormiva, sua madre sedeva mesta e in lacrime ai piedi del letto, il padre supino disteso immobile sul letto, li aveva appena lasciati per sempre.
 
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peace4peace
view post Posted on 21/2/2019, 21:19




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Seduto su di una comoda poltrona imbottita al piano superiore di una locanda della capitale cormyreana, sfilando le eccentriche calzature piumate comperate solo qualche giorno prima, fissava con sguardo assorto i pezzi di una lucente armatura d'ottone incisa con cura da mani esperte, rilucenti sotto i riflessi dorati del sole mattutino. La sua mente volò a quando da bambino era solito girare per i mercati della sua città natale, mano nella mano con i suoi genitori, chiedendo in continuazione dolciumi e giocattoli. Una volta restò colpito da una rissa tra bassi corpulenti uomini barbuti, che, dopo essersele date di santa ragione, ridendo e scherzando scomparirono dentro una bettola quasi barcollando, più contenti di prima.
Sollevando la testa chiese ingenuamente ai suoi:


"Perchè hanno fatto a botte quei tizi?"

la madre, quasi di getto, con un'espressione che non lasciava adito a dubbio alcuno, si limitò a rispondere semplicemente:

"Nani..."

il bimbo, ancora più perplesso, incalzò:

"Ma non si sono fatti male? io se cado e mi sbuccio un ginocchio mi lamento, loro ridono e sono felici, perchè non piangono?"

A quel punto il padre si fermò, prese un sasso da terra e sollevò il bambino tra le braccia:

"Vedi Raphael, quei tizi, sono diversi sia da te che da me e... anche da tua madre. Sono duri come questa pietra, hai mai visto tu un sasso piangere? io no!" e sorridendo lo lanciò lontano.

Infine la madre aggiunse sospirando: "Tuo padre ha ragione piccolo mio, nella mia lunga, lunga, lunga vita non mi è mai capitato di vedere un esponente del popolo tozzo piangere e spero vivamente non accada mai..."

"Perchè madre?"

"Perchè a quel punto non mi stupirebbe nemmeno sapere che gli dei fossero tornati a solcare queste terre..."

"Gli dei?"

"Lascia perdere, sei ancora troppo giovane per questi discorsi... Oh guarda che bella mela candita, ne vuoi una?"

"Si, Si!"

Sua madre sapeva sempre come prenderlo per il verso giusto, fin da bambino, ma adesso riusciva anche ad afferrare appieno le sue parole. Aveva conosciuto mastro Bazel molto tempo prima nella Città dei Duchi e, per quanto i suoi modi fossero rudi e fin troppo diretti, si era rivelato un valido e fidato alleato nella sua cerca contro l'abominio oscuro che si era imposto di annientare definitivamente. Ora era di nuovo a Suzail, proprio per riuscire a estinguere col tempo e il duro lavoro il debito contratto con lui in cambio della splendida opera che le sue sapienti mani di fabbro erano riuscite a forgiare. Qui, la sorte o la Provvidenza avevano concesso a entrambi un ulteriore mezzo per semplificare il tutto: il torneo delle Giornate del Drago. Non fu difficile convincere il nano a sponsorizzare il cavaliere in cambio di pubblicità per la sua attività e di parte della vincita se ci fosse stata, ma ciò che Raphael non si aspettava era che a furia di battere sul duro metallo rovente alla fine anche il suo cuore finisse col diventare più duttile.
Poco prima di salire in camera, il nano gli aveva confidato i suoi dubbi, le sue incertezze, riguardo la sua fede e qualcosa riguardo ad una sorta di "maledizione" che forse c'entrava con la sua famiglia, ma non aveva avuto l'ardire di indagare oltre dopo ciò che aveva visto, una lacrima solcare quel volto rugoso e paffuto, perdersi tra i riccioli di quella fulva barba crespa. Forse era stata solo colpa del freddo, come il nano si era subito dopo affrettato a puntualizzare con gli occhi ancora lucidi, anche perchè persino il mezz'elfo in quel momento aveva sentito un brivido percorrergli la schiena e aveva visto la candela sul tavolo spegnersi per un'improvvisa folata di vento. Chissà, magari davvero gli dei stavano per camminare di nuovo insieme ai mortali...


Edited by peace4peace - 22/2/2019, 09:05
 
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