Faerûn's Legends

In udienza.

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view post Posted on 7/7/2020, 11:43
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Squartatore di Troll

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Abbassò il capo guardando il collo del cavallo ondeggiare dinanzi a sè.
Aveva fame, ma qualcosa nell’aria gli impediva di fermarsi, sistemare un bivacco e riposarsi un po’; si sarebbe fermato solo quando ne avrebbe avuto bisogno il cavallo.
Sul fianco della bestia, sbattevano al ritmo del suo trotto troppe armi per un uomo solo: arco e frecce, un’ascia, spade e pugnali.
L’uomo, che rispondeva semplicemente al nome di Haziel, era magro, le guance scavate rese ancora più scure dalla corta barba e dall’ombra gettata sul volto dal suo cappello.
Aveva cicatrici, qua e là, ed anche qualche incubo. Aveva qualche nemico, e qualche nemico ancora peggiore aleggiava da qualche parte nel suo animo.

Spinse il suo cavallo fino al tardo pomeriggio, e il sole stava appena sparendo dietro la linea dell’orizzonte, quando dai crinali che confinavano a nord con le colline del serpente e a sud con la fossa delle ossa, vide giungere un gruppetto di tre gnoll. In volo.

Haziel non era uomo da stupirsi, non era nemmeno uomo da andare nel panico dinanzi alle singolari avversità che il Toril era capace di mettergli davanti. Prima che potessero pensare che lui fosse una preda senza speranza, afferrò il suo arco e scagliò rapido una prima serie di frecce sullo gnoll che apriva la linea del terzetto in volo.
La creatura sembrò non accorgersi dell’attacco dell’uomo.
Haziel tirò indietro le redini del cavallo, per guadagnare spazio e tempo prima di essere sotto l’attacco di quelle creature; portò la mano sulla sua “Glymtul” di quel momento: la sua unica risorsa in casi così disperati, il suo unico brandello di magia: una singolare spada che aveva trovato, ironia della sorte, presso un misterioso mercante e che gli era costata il profitto di una stagione di caccia; un ottimo investimento, visto che poi quella lama gli aveva salvato la vita in più di una occasione.
Fece roteare le due lame di Glymtul sopra la propria testa, poi sul proprio fianco, creando una sorta di scudo dinamico con quel movimento; chi l’avesse voluto colpire, avrebbe dovuto mettere le mani fra le lame, e farsi colpire oppure farsele deviare dal bersaglio.

Quando il primo Gnoll gli fu addosso, Haziel lo colpì con una serie di fendenti troppo rapida perché la creatura potesse reagire. Il suo corpo lacerato cadde in terra, e per un momento Haziel fu rassicurato, e sperò di essersi preoccupato troppo.

Facendo trottare indietro il suo cavallo, colpì ripetutamente il secondo dei suoi aggressori, che si rivelò più resistente del primo; il cavallo, sebbene addestrato, iniziò a scartare, nervoso, ed Haziel iniziò a temere che queste creature fossero davvero avversari più pericolosi di quanto potesse supporre. Continuò ad indietreggiare, menando fendenti sulla creatura, che cadde in ginocchio ai suoi piedi; questa si afferrò alla gamba del cavaliere, che sentì una terribile ondata di gelo attraversargli ossa e budella, e ancora più giù, fino ad un posto dove egli stesso non osava guardare mai. Impallidì, e comprese quello che stava accadendo. Ne aveva sentito parlare diverse volte, nei racconti dei bivacchi degli uomini della frontiera. Ne aveva sentito parlare nelle locande ai crocevia delle terre più oscure e maledette dagli dei: erano vampiri.

Sapeva che perdersi d’animo non poteva che significare la sua disfatta; strinse i denti contro il gelo che lo attanagliava, e iniziò a colpire il suo avversario prestando attenzione a non scoprirsi, e tuttavia intenzionato a chiudere lo scontro prima possibile. Il terzo gnoll si sollevò in volo, cercando di prenderlo alle spalle mentre il suo secondo compagno cadeva al suolo. Haziel era stremato, e lanciò il cavallo in avanti, sperando di mettere tanta strada fra sè e gli artigli di quella creatura. Quando fu sicuro d’aver scampato il pericolo, tornò nei pressi del corpo della prima creatura abbattuta; con la pazienza e la freddezza di un macellaio iniziò a squartarne le carni. Vermi saprofagi fuggivano in ogni direzione, e l’uomo si sollevò dal corpo, consapevole che gli serviva una prova per essere creduto, quando avrebbe raccontato una storia simile.

Con lo stomaco in subbuglio ed un grande gelo nelle ossa, risalì a cavallo, raggiungendo la città di Baldur’s Gate, poche ore dopo, che era già notte fonda.

Oltrepassò le guardie alla porta ostentano una dignità che iniziava a venire meno.
Ogni passo gli costava una fatica colossale, ingoiava l'aria fresca della notte, fino arrancando fino a raggiungere il tribunale, sede del clero del guardiano.
Caracollò su una delle sedie, spaventando l'ultimo dei fedeli che era rimasto là in attesa chissà da quale ora del giorno.

Quando il sacerdote gli si avvicinò, aveva uno sguardo accigliato e severo, sicuramente convinto di avere a che fare con uno dei tanti disperati beoni e sfaccendati della città.
Quando si ritrovò dinanzi ad Haziel, lo vide pallido ed esausto, provato e pieno di cicatrici di tagli, morsi e bruciature.

"Sono un peccatore…." disse con voce roca e spezzata dalla fatica "....ma dai miei peccati, ne viene del bene."

Un altro rantolo, a prendere più aria; sentiva tanto gelo nel petto, nelle viscere. Non aveva ferite significative, eppure gli sembrava che la vita gli stesse scivolando via; il giudice, sacerdote del tempio di Helm nella città di Baldur's Gate, comprese quanto grave fosse la situazione, ed immediatamente si prodigò per la sua guarigione.

Dopo essersi ripreso, il vagabondo apprese che si era reso necessario un intervento divino per ricacciargli in corpo un po' di anima. Incupito per l'accaduto, si rivolse alla sola persona in città della quale si fidasse: Prudence Malinchiostro.
 
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