Era immersa nella vasca di casa sua. L'acqua era talmente calda che aveva la pelle d'oca. La stanza era pregna dell'odore dei petali di fresia nell'acqua e dell'incenso che bruciava. Occhi chiusi, in quello che poteva sembrare un rilassante sonno, ma che in realtà era una tormentata pausa. Pausa, si, pausa. E pensare che tutto era cominciato da una semplice festa, che doveva servire solo a giustificare la sua imminente promozione ad Alta Connestabile della Città di Baldur's Gate. E poi..? E poi l'impensabile... Un'attacco prima, una guerra poi. Un nemico che prima pareva così tangibile e individuabile, ma che, poco a poco, diventava sempre più grande, più immenso, più fuori portata, più antico. E cosa poteva lei, salita al potere forse nel momento più sbagliato, contro forze così potenti? Si parlava addirittura di scendere nell'Abisso. Occhi chiusi, in quel tormentato pensiero. Occhi che avrebbero voluto non aprirsi, forse mai più. Eppure, una piccola vittoria l'avevano avuta. Il Braccio Amico, preso d'assedio ormai da mesi, era stato liberato, e Lei aveva partecipato a quella liberazione, affiancando un gruppo di volenterosi e di soldati del Pugno Fiammante nel ridonare la libertà a quel posto. Un sorriso comparve a fare compagnia a quegli occhi chiusi, un sorriso di compiacimento carico di autocompiacimento. Uscì dalla vasca, si sedette sul letto, e massaggiandosi i capelli ancora bagnati guardò fuori dalla finestra la Città. Com'era bella Baldur's Gate.
Come ti prepari a vivere qualcosa per cui non sei preparato? Come riesci a spiegarti qualcosa che poche persone sanno spiegare? Ma soprattutto: come puoi combattere una guerra, che sai di partenza di non poter vincere? Avernus, il Primo dei 9 inferi di Baator. Ovunque tu ti possa girare e guardare, vi è solo un'immensa e interminabile pianura bruciata e ardente. Il cielo è completamente immerso da una luce abbagliante, splendente, attraversato da enormi sfere di fuoco che esplodendo, danno vita a spettacoli inimmaginabili, terrificanti. Come ti comporti, quando sei in uno dei posti più pericolosi e allo stesso tempo affascinanti del creato? Tu osservi. Osservi attentamente colui che ritieni essere la tua unica fonte di salvezza in questo posto. Ne osservi i movimenti. Immagazzini ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni espressione del suo volto. Ed osservando ti adegui, ti evolvi, migliori. Sul loro cammino, mucchi d'ossa e centinaia di armi, ormai senza padroni, vittime anche loro della Guerra del Sangue. Come...come puoi sopravvivere qui... La loro missione è ardua, e gli ostacoli davanti sono quasi invalicabili. Per un istante tutto buio Ogni atrocità è svanita, scomparsa. Ma un istante dura solo un secondo, e una volta riaperti gli occhi, il paesaggio ritorna ad essere quelle lande infinite di fuoco e morte. Una mano tesa verso il suo uomo, l'altra che smorzava un urlo al sentir il nome dell'uomo che era appena stato decapitato dallo spadone del possente guerriero. Daimor è sicuro, spavaldo, a volte anche sbruffone. Sciocco. Avrà capito che deve la sua vita a Myos? No...non se n'è nemmeno accorto. Che bella statua che sarebbe stato, eterno suppellettile dell'Avernus. Alle sue spalle, orde di Diavoli combattevano contro gli Hellbred, felici di aver l'occasione di trovare, finalmente, la morte. Urla, disperazione, felicità, morte. Come puoi spiegare tutto questo, senza viverlo di persona? Semplice, non puoi. Come puoi spiegare la sensazione di trovarti di fronte a Raziel, la Stella di Fuoco, uno dei Sette Principi di Celestia? Semplice, non puoi. Come puoi spiegare la sensazione di puro terrore, quando i suoi occhi ti scrutano dentro, alla ricerca del male, lo stesso male che ti scorre nelle vene? Semplice, non puoi. Ancora buio, ancora pace, ancora sollievo, ma questa volta, una volta riaperti, c'è Baldur's Gate davanti a lei. Come pu...no...non puoi.
Caldo. Lo senti nel tuo corpo. Ti scorre nelle vene, trasportato dal sangue. E' il sangue stesso, perchè il tuo sangue discende dal fuoco. Stiamo parlando di quel calore che ti fa quasi rabbrividire, come la più fredda e uggiosa giornata d'inverno. Il camino era spento, i lampadari pure, eppure sentiva caldo. Guardò fuori la finestra, pioveva. Caldo, quel caldo veniva da lei. Era cambiato qualcosa in lei, dentro di lei, dal loro ritorno dall'Avernus. Vuoi l'adrenalina di aver compiuto un'impresa come quella di liberare Raziel il Crociato. Vuoi la consapevolezza di essere andata e tornata da un luogo mortale. Lo sentiva, quel calore, che cresceva, sempre di più, diventando da semplice sensazione a pura concretezza. Lo sentiva, e sapeva anche che non sarebbe più riuscita a trattenerlo per molto tempo ancora. Durò solo un attimo, e nel secondo successivo, davanti ai suoi occhi una vasta e verdeggiante prateria.
Cenere.
Che cosa aveva risvegliato, dentro di se? Cosa era rimasto, per così tanto tempo assopito? Per interminabili giorni era rimasta intrappolata nelle sue maschere, in quel sottile spazio che separa la prigione della mente dalla cruda realtà, in un'equilibrio precario chiamato SANITA'. E ora? Ora basta. Il sangue le ribolliva nelle vene. Il caldo era sparito, ora c'era solo fuoco. Fuoco, lo stesso fuoco di cui sono fatti gli esseri che le hanno donato la discendenza magica. E ora..? Ora c'era solo un'ultima cosa da fare, per completare tutto. Era arrivato il momento di tornare dove tutto era iniziato, e dove tutto sarebbe reiniziato. Era arrivato, finalmente, il momento di tornare a casa sua.
