Le parole le porta via il vento, Riflessioni di un ramingo qualunque

Le fiamme di un piccolo fuocherello da campo illuminano il volto del ramingo, ne delineano la barba incolta, i tratti induriti dalla vita boschiva.

Il tremolio delle fiamme ricorda che Shaundakul è sempre lì, presente, ad osservare il suo seguace, a controllare che i suoi passi solchino il giusto sentiero.
Fissando l'eterno moto delle lingue di fuoco, la voce si schiarisce ed il monologo coi Venti, può iniziare.

"Ah, quante smancerie, quanto attaccamento al futile. Non li capisco più."

Spezza l'ululato del vento, la voce provata del cacciatore. A gambe incrociate, sbocconcellando le razioni preparate giorni prima. Il destriero sbuffa aria calda, creando volute di calore ceh si disperdono sui picchi.

"Pulsioni e necessità incomprensibili. Sofismi e perdite di tempo.
Tutto questo non porterà indietro i morti, nè gli darà pace.

Il sangue? ..."

Spunta una domanda, breve e tagliente, che fa voltare l'uomo verso il passo appena attraversato, dove sangue mostruoso è stato versato.

Il peso del sangue...può ripulire il passato?


Fissando quel punto d'oscurità, significativo perché attraversato dalle sue frecce qualche ora prima, diventa il punto focale delle sue riflessioni.

Le riflessioni silenziose accompagnano lo spartano pasto.

"Non mi piegherò più senza un valido motivo. Non è così?"

Accarezzando il compagno di lunghi viaggi, termina il monologo del ramingo, ormai sempre più immerso nella sua solitudine, nella sua estenuante ricerca, cavalcando i venti dei propri viaggi.

Il soffio del vento. Un richiamo inesorabile per il ramingo senza pace.
L'odore della novità che ogni nuova brezza porta con sè, lo spinge sempre più lontano, sempre più.
Non sempre però, il Cavaliere dei Venti può proteggere un avventuriero intraprendente.

Le perfette statue di umanoide erano un avvisaglia palese, lampante.
Già tempo addietro si era imbattuto in simili accadimenti ma, c'era qualcosa di malsano che spingeva i suoi piedi, avanti e ancor più avanti.
Il passo lento e cadenzato dietro le dune che riparavano la tana di quelle bestie, lo rendevano abbastanza sicuro.

Una volta che il suo cappuccio fa capolino, è già troppo tardi. Le bestie sono lì, guardinghe, protettive, pronte a far a pezzi l'intruso. Il baluginio luminoso dei loro occhi, fu l'ultima luce che quel giorno venne individuata dagli occhi chiari del ramingo.
Un'altra possibilità, l'ennesima possibilità di rimediare ai propri errori, accrescere la propria saggezza.
L'attaccamento alla vita di chi non ha ancora compiuto e colmate le mancanze che gli gravano sulle spalle...