Faerūn's Legends

Vita di un Thayan: un percorso in salita

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Belzac
view post Posted on 19/11/2018, 22:42 by: Belzac

Assassino di Briganti

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Chiesa ed esercito di Bane
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*Zhentil Keep - Enclave Thayan - circa un paio di anni fa*



"Pare che da una montagna a est di Zhentil Keep sia franato un costone, liberando quella che dicono sia l'entrata di una caverna.
Il tuo compito sara' quello di individuare il luogo, fare una rapida esplorazione e tornare, facendomi poi rapporto.
"

Annuisco alle parole del Maestro Richard Ankhalab, congedandomi con un inchino rispettoso in segno di saluto.

"Krumorn" il mio nome uscito dalla bocca del Mago Rosso mi ferma sull'uscio dell'Enclave, facendomi voltare e, come suo solito, con espressione seria mi intima "Non fare il passo piu' lungo della gamba e soprattutto non deludermi."

"Non lo faro', Maestro." salutandolo con un altro inchino.


*Alcune settimante dopo*


Il mio viaggio si e' rivelato piu' lungo del previsto. Non essendo abituato a queste terre, faccio fatica ad orientarmi.
Ho perso il conto dei giorni, ma almeno sono riuscito a trovare il luogo che il Maestro aveva accennato. Ho anche una borsa piena di reagenti, pozioni e pergamene di non so che sorta; elementi di studio per un mago, spero vengano graditi.
Lascio il mio cavallo allo stalliere.
Mentre cammino verso l'Enclave, e' evidente che qualcosa sia successa, o stia accadendo in citta'. Non-morti pattugliano le strade cittadine, tra i vicoli della citta' che gli abitanti chiamano "La Nera" si respira un'aria piu' tetra del solito, lugubre, ma non mi e' dato sapere e di conseguenza non faccio domande.
Dopotutto, non e' la mia citta'.
Arrivo all'Enclave, saluto con un gesto militare le due guardie alla porta d'entrata.

"Ecco la recluta di ritorno, dopo il suo lungo viaggio" le parole, pronunciate con tono di scherno da uno dei due, testano non poco il mio gia' scarso autocontrollo.
Se non fosse stato un Thayan a dirle, probabilmente ora dovrei risponderne ad un superiore come successe in passato, o peggio ad un Mago oppure, peggio ancora, al Maestro Ankhalab.

Mi limito a guardare i compagni d'arme, dicendo in tono neutro di aver compiuto l'esplorazione assegnatami dal Mago Rosso.
I due si guardano, mi guardano.
Dopo quelli che sembrano interminabili secondi di silenzio, la stessa guardia assume un tono piu' severo.
"Il Mago Rosso Ankhalab e' morto, recluta. Per quanto non sia il mio compito, e' giusto tu debba esserne al corrente."
Un brivido mi percorre lungo la schiena, deglutisco appena, la mano che regge la borsa la fa cadere a terra, procurando un piccolo tonfo sordo, accompagnato da un ovattato rumore di ampolle infrante.
"Sei nuovo, si vede, sono cose che..."
"Cos'e' accaduto?" interrompo la sua morale sul nascere, non mi serve. Quello che mi serve, sono i fatti.
Mi guarda, vedo che esercita il mio stesso autocontrollo di poco fa.
"Sono voci giunte qui da poco. Visto che il tutto e' avvenuto a Baldur's Gate, non si sa molto sulla faccenda e non credo... ehi, dove vai?" vedendomi girare e far ritorno verso le stalle.
"Baldur's Gate" rispondo con tono secco, senza voltarmi.


*Mare della Luna - Giorni dopo*

Viaggio con il minimo indispensabile, il resto l'ho lasciato a Zhentil Keep.
Il galoppo del mio destriero e' veloce, sono cosi preso a guardare il sentiero davanti a me che succede tutto all'improvviso.
La freccia si pianta alla base del collo del cavallo, che rallenta di colpo per poi impennarsi.
Sono colto alla sprovvista, cerco invano di mantenere il controllo, ma l'equilibrio ormai e' spezzato. Complice anche il peso del mio corpo, reso ancora piu' pensate dall'armatura, cado di schiena.
L'impatto e' piuttosto brusco, tanto che mi fa uscire una buona parte d'aria dai polmoni, dalla bocca esce un suono gutturale, secco, non voluto, come un riflesso involontario.
Non ho tempo per lamentarmi del dolore, che devo girarmi su me stesso per evitare che il cavallo mi atterri sopra. Evito l'animale che stramazza al suolo a pochi centimetri, esalando l'ultimo respiro.
Ancora un po' stordito dalla caduta cerco di rialzarmi, ma vengo letteralmente inchiodato al suolo.
La lancia mi trapassa la spalla sinistra per poi piantarsi nel terreno. Sento il ferro freddo mordermi le ossa, cerco invano di contrarre i muscoli del braccio per resistere al dolore, la sensibilita' dal gomito in giu' sparisce.
Mi trovo faccia a terra, l'unica cosa che vedo sono un paio di stivali sporchi di fango, alzo lo sguardo appena in tempo per vedere la mazza che viene abbassata violentemente sul mio viso.

Il buio.


*Tre giorni dopo l'evento*

Apro gli occhi, riprendendo pian piano conoscenza.
Chiudendo quello sinistro, noto che il campo visivo dell' occhio destro e' ostacolato e in aggiunta, la vista e' sfuocata.
Sono completamente disteso all'interno di un carro dalla lenta andatura.
Le mie narici vengono assalite da un forte odore di spezie.
Guardandomi attorno, vedo alcune casse di legno chiuse e legate in modo da non scivolare qua e la' nel cassone.
Mossa previdente, dato che le ruote incontrano buche e sassi di continuo, una in particolare mi fa sobbalzare inerme, ricordandomi che la schiena ancora risente della caduta, ma soprattutto riesumando un dolore che avevo dimenticato.

La spalla mi fa ringhiare, d'istinto la cerco con la mano destra.
Tocco una fasciatura.
Levando la mano, noto che e' un lavoro ben fatto, bende pulite, una chiazza scura al centro.
Mi sento debole, le labbra sono cosi secche che se per caso dovessi sorridere, si aprirebbero dei tagli. Il palato e la gola sono aridi, tanto che mandare giu' saliva assomiglia piu' a deglutire dei vetri rotti.
La coperta stesa sul mio corpo e' di una lana scadente, il lieve ondeggiare del carro la fa strofinare sul mio petto, almeno ho la fortuna di avere ancora i pantaloni.
Non ho freddo, questo e' sicuramente un bene.
Il carro si ferma.
Sento il rumore di stivali che atterrano giu' dal carro dopo un salto.
Piego la testa in avanti, in modo da vedere fuori dal cassone.
Non capisco se il rosso del cielo sia l'alba o il tramonto.
La vista dell'occhio destro m'infastidisce, per convenienza lo chiudo.
Una sagoma si ferma davanti, salendo fa scricchiolare alcune assi.
E' un uomo sulla cinquantina, parecchi i chili di troppo. Con lui entra anche un miscuglio di odori che credo lo accompagnino da giorni: sudore, fango, alcol, tabacco.
Toglie una pipa dalla bocca, mettendola in un taschino a ridosso del petto della giacca malconcia.
Ha una barba nera, lunga, folta e arruffata. I capelli sono celati da un cappello di paglia.
"Ben svegliato" la voce rimbomba nel cassone, mentre incrocia le braccia pelose al petto, mostrando un sorriso di circostanza.
"Dove mi trovo?" chiedo con tono diretto, serio nel volto.
"Dove? Nel mio carro! La domanda giusta sarebbe stata "Quando". Dal momento in cui ti abbiamo raccattato gia' promesso a Kelemvor, sei rimasto incosciente per tre gioni di fila! Abbiamo passato pure mezza giornata in una tempesta degna di Talos, ma tu nulla!" concludendo con un'irritante, fragorosa risata.
Si gira un attimo verso l'uscita allungando un braccio e parlando con qualcuno, poi torna su di me allungandomi una borraccia.
"Mi dicono tu possa avere.." la afferro con uno scatto del braccio destro, il dolore al sinistro e' nulla ora, in confronto alla sensazione di arsura in bocca. Ne bevo praticamente tre quarti con un lungo sorso e mi verso il resto in faccia, mettendomi di nuovo disteso, sfinito e dolorante. Tossisco, rigurgitando un po' dell'acqua.
"..sete" conclude con tono quasi sorpreso.
Allungo il braccio con la borraccia in mano, guardando il soffitto.
"Un'altra..."
Prende la borraccia, accompagnando il gesto con un'altra risata.
"Ehi! Wilhelm! Il morto non e' morto! Ha ancora sete!"
"Smettila di urlare, prima che mezzo bosco ci piombi addosso! Scendi dal carro ora e bada alla cena, in tre non ci stiamo la' dentro"
Il chiassoso scende dal cassone con la stessa grazia della sua voce, lasciando spazio ad un'altra figura, che si avvicina andando a sedersi su una cassa alla mia destra. Capelli di un biondo scuro, raccolti in un codino che ricade su una spalla, baffi lunghi, l'aspetto e' sicuramente piu' curato dell'altro.
Regge una borsa di pelle a tracolla, che appoggia su una piccola cassa alla sua destra.
"Devi perdonare il mio socio" dice guardando la mia spalla "non gli piace perdere" facendo un sorrisetto, allungandomi una seconda borraccia.
Bevo un'altra sorsata, questa volta piu' controllata.
"Perdere?" lo guardo con l'occhio sano, tenendo un'espressione seria.
"Beh, eri ridotto veramente male e ha detto che saresti crepato da li a poco anche con le mie cure, cosi abbiamo scommesso... da quando ti abbiamo soccorso, una moneta d'argento per ogni giorno fino al tuo risveglio, quindi ora Gilbert mi deve tre monete d'argento." Il tono e' quasi felice per aver vinto una scommessa sulla mia vita, cosa che credo abbia compreso essere stupida da dire in mia presenza, quando vede l'occhiata che gli sto mollando, spegnendo il sorriso sornione.
"Ehm... pessimo inizio per rompere il ghiaccio, vero?" grattandosi il capo in maniera imbarazzata.
"Veniamo alle cose serie: il tuo stato"
Ora ha la mia attenzione.
"Tre cose: la prima. Gran bella botta sulla schiena. Ti dara' fastidio per un altro po' di giorni, ma non e' grave. Seconda: il tuo occhio destro. Ci vedi bene?"
"La vista e' sfuocata" faccio una breve pausa "ed ostacolata da qualcosa."
"L'ostacolo e' il tuo zigomo, e' gonfio come una mela. A mio avviso direi si tratti di una mazzata" detto cio' apre la borsa, tirando fuori una piccola boccetta, mostrandomi come contenuto una poltiglia scura "questo e' un unguento di mia produzione, l'odore non e' dei migliori, ma l'effetto e' efficace. Voglio dire, il gonfiore e' calato notevolmente. Se non ti spiace..." portando il dito unto dell'unguento vicino alla guancia, che gli porgo girandomi appena, tornando a guardare il soffitto del carro.
"Sei un cerusico?" chiedo con tono neutro, fissando in alto.
"No, ma cresciuto da uno per anni. Me la cavo, anche se a dire il vero, sei il mio primo... paziente, se mi passi il termine" finendo di applicare l'unguento.
Per effetto di qualche erba balsamica, l'occhio comincia a lacrimare.
"Che mi dici della spalla?" mantenendo lo stesso tono.
"Sei stato fortunato, se cosi si puo' dire. L'arma che ti ha trafitto non ha leso nessuna vena o arteria principale e non ha rotto nessun osso. La tua spalla era slogata, ho approfittato del tuo stato di incoscienza per rimetterla a posto.
L'importante ora e' tenere le bende pulite e cambiarle spesso, anzi, sono tre giorni che le hai addosso, per cui se non ti spiace sederti...
" prendendo delle bende assieme ad un'altra ampolla.
Poso la boraccia.
Mi giro sul fianco destro. Appoggiando l'avambraccio sulle assi, faccio forza spingendomi in posizione semi-seduta.
Faccio una pausa.
Il dolore torna puntuale, cominciando a farmi sudare la schiena. Stringo i denti e appoggiando la mano destra, riesco a mettermi seduto.
Sento i battiti del cuore pulsare direttamente sulla ferita.
Wilhelm comincia a sciogliere il bendaggio, appena la ferita rimane scoperta l'uomo accende una lanterna, avvicinandola alla spalla per studiarne le condizioni.
"Rimarra' una bella cicatrice" studiandola ancora un po' "ma guarirai" riponendo la lanterna su una cassa piu' grande alla mia sinistra.
"Questo aiutera' a tenere la ferita pulita" mostrandomi la seconda ampolla.
"E' un ottimo disinfettante, brucera' un po'..."
"Quanto dovro' stare in queste condizioni?" chiedo a denti stretti per effetto dell'unguento che brucia un po', mentre Wilhelm procede con bende nuove a rifare la stessa faciatura.
"Non ho mai visto una ferita del genere, ma direi due/tre settimane prima che tu possa pensare di usare il braccio."
"Non ho tutto questo tempo" dico seccato.
"Non preoccuparti, te lo abbiamo trovato noi" interrompe Gilbert appoggiato sull'uscio del carro, mentre si accende la pipa.
"Il viaggio e' ancora lungo, avrai tutto il tempo per rimetterti" facendo uscire del fumo dalla bocca.
"Non capisco" dico guardando Gilbert, strisciando indietro, posando la schiena alla parete del carro.
Bevo un altro sorso d'acqua.
"Non gliel'hai ancora detto?" l'omone ora ha entrambi i gomiti posati sul cassone, regge la pipa fumante con la mano destra, guardando il suo compare.
"Ci stavo arrivando, ma qualcuno ci ha interrotti..." risponde stizzito il biondo "dovresti impararare a..."
"Arrivate al punto" dico infastidito.
Wilhelm fa cenno al compagno di parlare, mentre rimette a posto le sue cose nella borsa.
"Quando ti abbiamo trovato mezzo morto, curato e sistemato sul carro, prima di andartene per tre giorni hai delirato parole sconnesse ed incomprensibili. Le uniche che abbiamo potuto capire sono state Maestro e Baldur's Gate" fa una pausa, prendendo una boccata dalla pipa, premurandosi di riversare il fumo all'interno del carro, con evidente fastidio mio e di Wilhelm.
"Indovina dove siamo diretti?" domanda poi iniziando una delle sue risate, soffocata questa volta da due colpi energici di tosse.
"Quanto tempo impiegheremo?" chiedo quasi rassegnato, sconfortato dal ricordo dell'andatura del carro.
"Mesi, senza dubbio" annuendo tra se'. "Il tragitto era gia' lungo di suo, ma caricandoti abbiamo deciso di allungarlo ulteriormente."
"Non capisco il perche'" confuso da quella teoria senza senso.
Wilhelm scende dal carro, offrendosi di finire la preparazione della cena. Gilbert annuisce per poi tornare sul discorso, prendendo una mappa da una tasca interna della giacca, sale sul cassone aprendola ed appoggiandola alla parete vicino alla lanterna.
Sposto lo sguardo sulla carta. Gilbert usa il beccuccio della pipa come indicatore.
"Vedi questa citta'? E' Zhentil Keep, siamo partiti da li. Questa e' Shadowdale" spostando la pipa "noi ti abbiamo trovato all'incirca qui, tra Le Valli e Il Mare della Luna" facendo dei piccoli movimenti circolari su un luogo non precisato."Ora, avremmo tranquillamente evitato Shadowdale, meno Valligiani vedo e meglio sto, ma sospetto avremmo dei problemi qui, alla Baronia delle Terre di Pietra" picchiettando il beccuccio sulla carta.
"Perche', che succede li?" domando senza spostare lo sguardo dalla mappa.
"C'e' un forte presieduto dai Draghi Purpurei" risponde con fare nervoso.
"Sono mostri pericolosi?" chiedo, non avendo mai sentito nominare nulla del genere. La domanda, dettata dalla mia ignoranza in materia, genera una risata cosi forte che porta Wilhelm a lanciare qualcosa verso il rumoroso compagno, colpendolo alla spalla.
Si ricompone a fatica.
"Bella battuta, davvero!" esclama con un filo di voce.
Mi limito a guardarlo.
"E' il nome dei soldati del Cormyr, ma non chiedermi il perche'. Vai a sapere dove li trovano certi titoli" spostando nuovamente lo sguardo sulla mappa, indicando nuovamente il punto dove risiede il forte.
"Gia' il fatto di essere onesti cittadini della Nera, gli farebbe storcere il naso. Ma non sarebbe che l'inizio delle possibili rogne. Comincerebbero a fare domande sul perche' trasportiamo un Thayan ferito sul nostro carro e magari dovremmo seguirli per accertamenti e forse arriverebbero al sequestro della merce o del carro stesso. No grazie, abbiamo gia' i nostri problemi economici."
E' la prima cosa seria che dice, non indago, d'istinto gli credo sulla parola.
Ma un'ovvia domanda sorge spontanea.
"E quindi quale sarebbe il nuovo percorso?"
"Qui" indicando in modo fermo una gola tra due catene montuose, un posto che mi dice qualcosa anche se i ricordi sono confusi.
"La Via Nera" conclude, ripiegando la mappa senza andare oltre con la spiegazione.
"Che nome rassicurante" commento in maniera ironica.
Alza le spalle, riponendo la carta nella tasca interna.
"Il luogo che la Via percorre non lo e' affatto, ma abbiamo sentito che, tenendosi sul sentiero, i rischi sono minimi. Dopotutto, anche se poco praticata, e' pur sempre una tratta commerciale. Ho sentito dire che Zhethil Keep ha avuto una certa influenza sul tenere quella strada sicura, c'e' anche un fortino li. Non dico che quando passeremo di li ci verra' steso il tappeto rosso, ma almeno allungando un paio di monete, le guardie chiuderanno un occhio sul perche'.. se capisci quel che intendo. C'e' una vostra enclave a Zenthil Keep e ne avete una a Baldur's Gate, dico bene?"
Annuisco.
"Bene, la cena e' quasi pronta. Wilhelm sara' qui con un piatto di zuppa anche per te" raccogliendo quel che sembra un patata lanciatagli poco fa, Gilbert scende dal carro, lasciandomi ai miei pensieri.
Di li a poco, il primo pasto dopo tre giorni.


Edited by Belzac - 11/29/2018, 02:34 PM
 
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