Faerūn's Legends

Vita di un Thayan: un percorso in salita

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Belzac
view post Posted on 10/12/2018, 21:06 by: Belzac

Assassino di Briganti

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Chiesa ed esercito di Bane
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*Alcuni giorni dopo*


La spalla comincia a migliorare. Non posso ancora muovere il braccio, ma almeno il dolore e' diminuito.
Onde evitare spiacevoli sanguinamenti da riapertura, Wilhelm continua a lasciare il fazzoletto come sostegno.
La vista e' tornata normale.

Il peasaggio, da prima boschivo, ed il tempo atmosferico, instabile e per lo piu' piovoso, sono andati via via cambiando.
Oltrepassata la gola tra le montagne, il cambiamento e' stato radicale: una distesa infinita di sabbia ci accoglie sotto un sole cocente.
Siamo giunti a quella che Gilbert ha chiamato "Via Nera".
Scesi dal carro, osserviamo il mare sabbioso che si staglia davanti a noi e l'unica cosa che ci indica la via: un sentiero piu' spianato, che alterna crepe rocciose a piccoli cumuli di sabbia.
"Benvenuti nell'Anauroch" interviene Gilbert, continuando a guardare l'orizzonte.

"Anauroch".

Ora i ricordi si fanno piu' nitidi.

Rammento le parole pronunciate da Lord Zeross Nerv, il giorno in cui mi disse di accompagnarlo e verificare la mia abilita' in combattimento.
Senza il suo aiuto, ora il mio cadavere sarebbe gia' marcito sotto la sabbia.
"Senza di me, queste creature ti potrebbero uccidere con una facilita' tale che nemmeno immagini."
L'assenza di qualcuno dotato di capacita' sovrannaturali come Lord Nerv, mi fa scorrere un brivido sul collo.

"Sei nervoso, Krumorn?" chiede Gilbert, facendomi ritornare al presente.
"Questo posto brulica di pericoli" dico, nel mio solito modo.
Gilbert annuisce, poi risponde "L'importante e' non perdere di vista il sentiero."
Wilhelm rimane in silenzio, limitandosi a portare la borraccia alla bocca per un sorso d'acqua.
"E ricordatevi che l'acqua e' razionata, deve bastare sia per noi che per i muli."
"Sicuro che bastera' per tutta la durata del viaggio?" chiedo con non poca diffidenza.
Anche se e' stato previdente, non sappiamo quanto impiegheremo ad attraversare il deserto.
"Ne abbiamo per qualche giorno. Non sei in compagnia di gente sprovveduta, ti basti sapere questo."
Il tono in cui lo dice mi pare rassicurante, non domando oltre.
Il viaggio riprende, cosi come i miei pensieri, mentre guardo la catena montuosa allontanarsi a poco a poco.
Rimango seduto con la schiena appoggiata ad una delle casse in quello che sta diventando un forno su quattro ruote.
Guardo i due barili di acqua riempiti il giorno prima e messi vicini all'entrata assieme ad altre due casse che ho dovuto riempire di legnetti.
Abbiamo due borracce ciascuno e dobbiamo berne al massimo una al giorno, per cui le sorsate devono essere limitate e solo se necessarie.
Spero solo che Gilbert sia previdente come affermato poco fa.

*Svariati giorni piu' tardi*



Il lento viaggio continua.
Le montagne alle spalle non sono altro che una linea indefinita all'orizzonte, distorta dall'effetto del calore.
Le scorte d'acqua hanno raggiunto un quarto di ciascun barile, la preoccupazione di rimanere senza si fa incombente, cosi come il malumore.
Di giorno sembra di vagare all'interno di un immenso calderone, la notte e' fredda e pungente.
Di tanto in tanto, alcune raffiche fanno alzare la sabbia, investendo il carro e facendo anche alzare le imprecazioni di Gilbert, che si mischiano agli ululati del vento.
Ciononostante, per ora, l'andatura e' costante e sembra che il percorso sia sicuro anche se, e questo credo sia dovuto al silenzio tipico di un deserto, rimaniamo in costante stato di allerta.
Il carro ora si ferma.
Non odo rumori particolari, dopo alcuni istanti sento il brusio della voce di Gilbert che parla con qualcuno, ma non sento alcuna risposta.
Dopo una breve pausa, Gilbert riprende a discutere.
L'alternarsi continua per qualche attimo, fino a sentire gli stivali di Gilbert atterrare con la sua solita grazia sul suolo sabbioso.
Ora e' davanti al cassone e sale in assoluto silenzio.
Cominciando a slegare una cassetta di legno chiaro e levigato, mi rivolge alcune parole in tono serio e perentorio, ma con un volume piu' contenuto del solito.
"Non fare domande, rispondi alle loro e non ribattere, o il deserto sara' l'ultima delle nostre preoccupazioni."
Scende poi dal carro con la cassa sottobraccio.
Non fa ora ad avviarsi, che viene raggiunto da una figura avvolta in un mantello.
Da' uno sguardo all'interno.
Il naso e la bocca sono coperti da quella che sembra una bandana di colore grigio chiaro.
Il tempo sembra fermarsi in quegli attimi, mentre osserva il contenuto del carro.
"Chi e' il Thayan?" domanda senza rivolgere lo sguardo a Gilbert, continuando a muovere il capo incappucciato con sguardo vigile.
"La nostra scorta" risponde Gilbert con tono affabile, porgendogli la cassa, che prende guardando prima lo Zhent e poi me.
"Una scorta ferita a quanto pare." dice, guardando il braccio immobilizzato dalla fasciatura.
"Abbiamo avuto un paio di grane durante il viaggio" spiega Gilbert con voce calma.
"C'e' un sovrapprezzo da pagare?" chiede poi, con lo stesso tono.
Il suo sguardo si sposta su Gilbert.
"Hai altre domande retoriche?" gli domanda con tono fermo.
Il mercante prende un piccolo sacchetto, portandolo sulla la cassa e lasciandocelo cadere sopra, provocando il classico tintinnio di monete.
Il suo interlocutore non controlla il contenuto.
"Buon viaggio" conclude il tizio, con tono di sufficienza.

Come nulla fosse accaduto, riprendiamo a muoverci.

Con il passare del tempo, un altro giorno comincia a volgere al termine.
Il sole inizia ad avere il tipico colore del tramonto, la sabbia e le dune gialle si mischiano al rosso, facendo assumere al deserto una tinta arancione scuro.
Ammiro il paesaggio mentre usciamo appena dal sentiero, prossimi ad accamparci...


...La fredda sera e' riscaldata dal fuoco del falo', ma rimaniamo comunque avvolti nelle nostre coperte mentre consumiano un pasto a base di patate e fagioli.
Nessuno dei due sembra voler parlare del dazio pagato nel pomeriggio.
Sono conscio del fatto che, anzhe se domandassi informazioni riguardo a chi ci ha fermati, otterrei risposte vaghe o Gilbert taglierebbe sul discorso come ha gia' fatto in precedenza con il suo passato.
"Quindi ora abbiamo un passaggio sicuro?" chiedo, prima di portare il cucchiaio alla bocca.
"Sicuro e' una parola grossa, ma almeno sappiamo dove trovare acqua durante il tragitto" risponde Gilbert, inserendo un paio di prese di tabacco nella pipa, che poi accende utilizzando un piccolo legnetto ardente, rigettandolo subito dopo nel fuoco e cominciando a boccheggiare creando una sorta di nebbia attorno al suo viso.
"Hai avuto informazioni sul tempo che impiegheremo per la traversata?"
"Sono stati vaghi, piu' che altro parole di scherno, visti il carro e i muli" guardando con occhi assottigliati Wilhelm, boccheggiando in modo piu' frenetico, come a
riprendere ancora l'amico sulla scelta di risparmio, il quale non risponde a tono, rimanendo serio e fissando il fuoco.
Alla reazione immobile di Wilhelm, Gilbert mi guarda facendo un cenno con la testa verso il suo compare, chiudendo appena gli occhi per un istante ed alzando le spalle.
Sono entrambi piu' taciturni e, ad essere sincero, la cosa non mi da' fastidio.
Si addormentano poco dopo, complici anche le giornate passate sotto il sole con acqua razionata e sabbia in faccia.
Io rimango a fissare il piccolo falo' ascoltando il silenzio circostante, interrotto solo dal crepitio della legna sul fuoco, che va via via a diminuire col calare della fiamma, infondendomi calma e conciliando il mio riposo.

*Il giorno seguente*


L'acqua e' terminata.
Riempite le borracce, il resto e' stato bevuto dai muli, che sono diventati il secondo problema, piu' magri ed affaticati.
Il silenzio regna sovrano, nemmeno il vento e la sabbia hanno la forza di far inveire Gilbert contro gli dei.
Nel primo pomeriggio fa cosi caldo che mi immagino i muli accasciarsi a terra da un momento all'altro.
Appena questo pensiero mi sfiora, il carro si ferma.
Il silenzio quasi angosciante, che mi fa temere di dover attraversare a piedi quello che rimane di questo ormai dannato deserto, viene spezzato da un urlo.
Questa volta gridano entrambi all'unisono.
Scendo con la spada impugnata dirigendomi davanti, quando vedo in distanza il motivo di tanta concitazione:"OASIIIIII!!! OASIIIIIII!!!" continuano a ripetere a voce cosi alta da farmi rimpiangere gli ululati del vento.
Ammetto di essere sollevato, ma la ragione mi suggerisce di far ritornare un certo contegno, colpendo il carro con la lama di piatto e richiamando i due all'ordine...

...Ci fermiamo vicini all'oasi, mi guardo attorno per accertarmi che non ci sia nulla di strano o spiacevole, mentre Wilhelm slega le redini dei muli portandoli con se' verso la fonte d'acqua. Gilbert precede tutti correndo e ricominciando ad esultare come un matto, arrivando alla prima sponda utile e tuffandosi vestito, cappello compreso.
"Almeno e' l'occasione per vederlo farsi un bagno" commenta divertito Wilhelm.
"In effetti, era diventato un fastidio stargli controvento" dico serio, mentre Wilhelm annuisce ridendo.
Inginocchiatomi sulla sponda per darmi una rinfrescata al viso, il riflesso dell'acqua mi fa notare la ricrescita di barba e capelli. Prendo quindi il coltello e comincio il mio solito rituale, radendomi viso e testa come meglio posso.
Mi libero poi delle bende, deciso ad imitare Gilbert per levarmi di dosso sudore, sabbia e fatica. Le taglio con il coltello, osservando poi lo stato della ferita.
Il coagulo di sangue si e' ridotto, la pelle attorno e' ancora di un colore violaceo.
Provo qualche lento movimento, portando l'avambraccio verso il petto e cercando di far ruotare la spalla. Il dolore ora assomiglia piu' a quello di una seria contusione.
Ripeto la roteazione un altro paio di volte, non senza qualche smorfia, per poi immergermi nell'acqua.
Decidiamo di spendere il resto della giornata qui, godendo di un po' di meritato riposo e permettendo ai muli di bere a piacimento e brucare gli arbusti attorno all'oasi.
Gilbert si avvicina, tenendosi poi ad una certa distanza:"Domattina il viaggio riprende, riempiremo i barili stasera, cosi eviteremo di farlo sotto il sole."
Idea piu' che sensata, annuisco tenendo gli occhi chiusi.
I pensieri su quello che potra' accadere nell'immediato futuro, per ora, sono svaniti.

*La traversata continua*


Nei giorni a seguire accompagnati dall'incessante caldo, ci sono state altre due soste in due oasi.
Meno accoglienti della prima, ma pur sempre fonte di ristoro.
Wilhelm, fiero del suo lavoro, mi ha dichiarato guarito.
Ci sono volute piu' delle due/tre settimane che aveva pronosticato, ma la sua previsione riguardo alla cicatrice si e' rivelata esatta.
Una cosa e' chiara per tutti i soldati: se l'errore non ti uccide, impari da esso.
Da ora in poi, questo monito rimarra' inciso sulla mia pelle.
Durante il viaggio ci siamo imbattuti nel cadavere di uno sprovveduto, morto di stenti.
La sua armatura in ferro ed il suo scudo di legno erano ancora in perfette condizioni.
All'inizio ero riluttante, ma dovevo pur ricominciare da qualche parte.


Il carro si ferma, interrompendo i miei pensieri.
Il silenzio regna, anche il vento sembra essersi fermato.
Esco dal carro, stavolta armato di spada, armatura e scudo, ma quello che mi si para davanti spiega il silenzio dei due: montagne.
Rimaniamo a guardare i picchi all'orizzonte per qualche istante, forse increduli per un'impresa che sembrava persa in partenza, forse consapevoli di averla compiuta, o forse sperando che non sia solo un miraggio.
Piu' probabile, tutte e tre le ipotesi messe assieme.
Gilbert e' il primo ad aprire bocca:"Krumorn, controlla quanta acqua ci rimane."
"Un barile pieno a tre quarti."
"Ce lo faremo bastare."

Le scorte d'acqua sono finite poco prima di attraversare le montagne, usciti da quel mare di sabbia.
 
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