Faerûn's Legends

Cronache dell'aquila di sangue

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vash00
view post Posted on 4/2/2019, 20:43 by: vash00
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Sgualdrina

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Era ormai passato moltissimo tempo dal giorno che iniziò la sua avventura.

I ricordi di quell'alba scalatta non lo abbandoneranno mai.

La profonda tristezza per una vita felice tramutata in incubo e quel vuoto dentro che mille donne e un infinità di canzoni non potranno mai colmare, lo accompagneranno ovunque.


Il gate era ormai la sua nuova casa, quella banda di scellerati senza alcun gusto artistico (per lo meno il nano), lo trattavano sempre come si tratterebbe uno sguattero, ma le loro parole, il tono e soprattutto i fatti, comunicano più di quel che loro vorrebbero. So che provano per me ciò che io provo per loro. Son forse l'unica cosa più vicina ad una famiglia che potrò mai avere.


Ricordo il giorno in cui però volevano davvero ammazzarmi, e per selune... il nano ce l'ha quasi fatta.


Giorni prima fui al bordello dove andavo spesso, mi piacciono le donne e pago sempre per tutta la notte, affinchè possa godere della loro presenza sotto le coperte e le possa ammirare al chiaro di luna, mentre dormono.

Avevo un buon rapporto con una di esse.

Era la seconda settimana che passavo ogni notte con lei e iniziò a narrarmi la sua storia.


Aveva un figlio, il marito era morto e lei per sopravvivere aveva iniziato a lavorare li. Con il tempo e con il figlio a cui badare, era finita per indebitarsi e il proprietario le aveva proposto di divenire sua schiava, con la promessa di mantenere lui il figlio se lei avesse accettato.
La donna inizialmente riluttante accettò e si sottomise, ma con gli anni, il figlio non la vedeva quasi più e lei veniva maltrattata e costretta a lavorare sotto minaccia per l'incolumità del figlio.


La storia di lei, toccò nel profondo il menestrello, e una notte decise.

Andò dal padrone della locanda e stipulò un contratto. Avrebbe acquistato la donna e il figlio ma a una sola condizione che sarebbe stata ben pagata.
Non sapendo come giustificare la spesa enorme, aveva infatti deciso di celare il tutto con un ubriacata colossale nella quale aveva sperperato una fortuna offrendo ogni servizio possibile ai presenti in locanda, con la benedizione del proprietario che si era di colpo ritrovato una fortuna tra le mani.


Fu così che Glorin e Himir vennero chiamati per rispondere delle spese del bardo, 2000 monete di platino spese in prostitute e nel miglior vino della locanda, per se e per almeno altre 200 persone che quella notte si dice accorressero da ogni zona della città.

Non si sa come, Rayzengar sopravvise alla furia delle scorregge naniche e alla calma sete di sangue di Himir, promettendo di ripagare il debito.

Ciò lo portò in luoghi sempre peggiori, primo tra tutti un antichissimo tempio di un dio profano chiamato Myrkul.
Combatterono tutti e lui tra uno spavento e un altro sopravvisse.


I morti, gli spettri...


Erano qualcosa che ineluttabilmente lo spingeva nel passato.
Nel dolore, nella tristezza e nel rimorso.

Himir lo vide e capì qualcosa del menestrello, ma come suo solito, preferì attendere il momento adatto per discutere.

Paura a parte di quel luogo ciò che rimase impresso a Rayzengar, fu vedere la morte in faccia.

L'aveva vista prima con l'aspetto di un vampiro, un essere con lunghi canini e occhi neri, profondi, vuoti.
E poi, la vide negli occhi di un essere, il quale per grazia della dea luna, incorciò lo sguardo con una delle immagini speculari invece che con lui, uccidendola sul colpo al posto del bardo.

Quella volta, così come altre, sono tornati vivi, ma una sola idea continuava a vagare nella mente del bardo.


"Devo ottenere più potere. Questa volta, non permetterò a nessuno di portarmi via la mia famiglia"


E fu così che iniziò a comporre il suo Requiem.


Avrebbe composto qualcosa di talmente sublime, da poter toccare le corde dell'anima, le "corde" che permettevano persino ai morti di muoversi come i vivi, le "anime" che fungevano da collegamento tra il mondo dei morti e il piano materiale.
 
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