Faerûn's Legends

Il Canto dell'Odio

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Aurin
view post Posted on 25/7/2019, 17:46 by: Aurin
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Predatore di Coboldi

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Su questo molo il freddo punge più dell’odore dolciastro e marcescente del porto. Non so perché ho avuto bisogno di venire qui per scrivere, tra il vociare insolente dei marinai e l’andirivieni delle donne di malaffare.
Che sia colpa del tempo passato in quella compagnia d’artisti? Forse una parte del mio cervello riconosce la poesia di questo tramonto, e il richiamo cupo e indolente del mare che scivola nel buio.

Da qui posso vedere le mura tetre e il profilo caotico degli edifici ammucchiati in un illusorio vortice di rassicurante civiltà.
La luce bruciante del tramonto squarcia nuvole plumbee che vanno diradandosi. Sopra i tetti aguzzi, per metà illuminati e per metà in ombra, gli ultimi raggi lenti del sole declinante assumono colori che non appartengono né al colore né alle cose che colorano. Scende una grande quiete sulla superfice rumorosa della città che sta scivolando nel silenzio.
Oltre il rumore, oltre il colore, oltre la vita e la sua insensatezza, la notte respira con fiato profondo e muto.

S’attenua la luce, che con la sua fatua presenza avvolge le cose di banalità ilare. Prediligo l’ora in cui ogni cosa si spegne. Vana come il rimestare la cenere, vaga come il momento in cui non è ancora l’alba.
Aspiro a una notte senza memorie e senza illusioni, una notte in cui il destino dipinga la sua apocalisse. Una notte fatale, in cui il tiranno disegni il futuro di tutti coloro che, come me, non ne posseggono alcuno.

Nella semioscurità ambigua di questo luogo io ridivento l’abisso del nome che porto. Perché ogni nome ha una voragine, che nella penombra si apre e germoglia.
Semi d’odio e risentimento che il vento della distruzione spargerà sopra la cenere.


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Zhentil Keep.
Forse è vero che il tempo miscela i ricordi e scolorisce gli ardori.
La rivedo con occhi nuovi, la chiamo casa, le chiedo persino di darmi uno scopo.

Com’è efficiente l’odio che la permea.
Con quanta facilità supera gli ostacoli, si avventa sui deboli, agguanta i brandelli di false speranze.

Un sentimento antico, che da solo genera le cause del suo continuo rinascere.
L’odio non si addormenta, l’insonnia che provoca lo rafforza.

La religione lo nutre, la tirannia lo giustifica, ma è un seme solitario che a tutto questo sopravvive.
Capace, sveglio, laborioso, lui solo trascina le folle.

E quanta bellezza riesce a creare!
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera, magnifiche le nubi delle pire nel rosa dell’alba.
Signore trionfante sulle rovine, maestro del contrasto tra violenza e silenzio, tra il sangue e la neve.

Dicono che l’odio sia cieco, ma è l’unico, lui soltanto, che costantemente guarda risoluto al futuro.


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Un’accademia. Libri polverosi, odori che si sovrastano, scie alchemiche, arti imbalsamati, sguardi vacui. Domande.

Non conosco la mia strada.
E’ un pesante sipario di velluto scuro oltre il quale va in scena l’atto decisivo che potrebbe cambiarmi la vita. Ma io resto lì, nella sala vuota dell’attesa tra realtà e finzione, dove ancora non posso scrollarmi di dosso il peso del passato.

Non conosco la mia strada, ma accetto la mia determinazione, il bruciore costante nelle viscere che mi chiede di diventare qualcosa di dirompente.
Di esplodere, erompere, trascendere, squarciarmi, annullarmi.
Quel seme insonne prenderà voce, e io non sono ancora pronta a domarlo.
Ma lo sarò. Senza fuggire, lo sarò.

Come quell’uomo? Ombra o fantasma? Il cadavere vivo di ciò che un tempo è stato vita perduta.
Gemme cupe affondano negli incavi vuoti. Un abisso silente, voragine d’ogni ragionevolezza. Il sangue sulla pelle penetra nelle pieghe invisibili, e neanche il fuoco lo laverà via.
Mi terrorizza non avere paura.

Mi credono sprovveduta. Attenderò il mio turno. Imparerò, servendo.

E’ questo che avresti voluto per me?



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*Il taccuino degli appunti di Silerah è un semplice quaderno rilegato in cuoio dalle pagine in ruvida pergamena grezza. Le facciate riportano appunti sparsi, presi con grafia svolazzante e veloce, inframmezzati a diverse bozze eseguite a carboncino e sanguigna con discreta perizia.*


anim_morti

 
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