Faerûn's Legends

Il Canto dell'Odio

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Aurin
view post Posted on 27/2/2020, 23:02 by: Aurin
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Predatore di Coboldi

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liuto_3
♪♫♬musica♬♫♪


silll


Le rive del Neverwinter sono costellate di piccoli fiori azzurri e gialli, che sfidano la neve con fragili corolle e morbidi steli. Le acque miti del fiume, da cui prende il nome il Gioiello del Nord, creano uno splendido paradosso con il gelo che respiro tutto intorno.
Un halfling di Leilon mi ha raccontato che secondo la leggenda in queste acque vivono degli elementali del fuoco. La scorsa notte le ho fissate a lungo, godendo del loro mite tepore, ma non ho scorto altro che riflessi distanti di fredde stelle.
Ci siamo accampati vicino al fiume per sfruttare questa piccola magia, ma l’inverno si fa comunque sentire sulla pelle. La punta delle mie dita è gelida e abbiamo finito le scorte di stoffa per rattoppare i guanti. La stagione teatrale non sta andando benissimo negli ultimi tempi, tuttavia Erik è convinto che qui faremo un sacco di soldi appena inizierà la primavera. Ora è nella sua tenda che scrive le nuove sceneggiature e non mi azzardo a disturbarlo, resto nel mio angolo a scarabocchiare il quaderno osservando di tanto in tanto il nano che si prodiga per ravvivare il fuoco che scalderà la nostra notte nomade.
Se sollevo lo sguardo scorgo le mura di Neverwinter svettare in lontananza, massicce e solenni. Mi chiedo come siano i suoi mercati multirazziali, le taverne dei nobili, i quartieri malfamati...sempre che ce ne siano? Forse nei prossimi giorni lo scoprirò con i miei stessi occhi e finirò col detestare anche questa città aggiungendola ad una lunga lista.

...

E’ già la terza volta che Jenna mi chiama con quella sua voce gracchiante. Pensa di potermi comandare solo perchè ho sedici anni e non mi ribello quasi mai. Se solo sapesse con quale viscerale pazienza seppellisco dentro di me l’odio che provo per tutti loro. Beh, quasi tutti. Erik mi appare ancora bello come il primo giorno in cui l’ho visto a Zhentil Keep. Tutt’oggi mi chiedo cosa starei facendo, adesso, se non avessi deciso di seguirlo. Quando questi pensieri mi colgono è come se Zhentil avesse il potere di allungare la sua nera mano fino a qui, agguantando il mio cuore e facendomi sentire una tremenda mancanza di un posto che non esiste, ma che vorrei poter chiamare casa. Che sensazione bizzarra...continuare a vedere il luogo in cui pensi che potresti essere salvo, ma essere conscio di non poter fare niente per raggiungerlo.

...

Tra poco faremo le prove generali del nuovo spettacolo. Come al solito mi è toccato occuparmi di ridipingere le sceneggiature, e durante lo svolgimento non avrò altro ruolo che quello di mettere in scena trucchetti magici da contorno alla narrazione. Del resto non mi importa affatto di mettermi in mostra, come invece accade per la maggior parte delle persone di questa compagnia.

Come quella ragazza che ci ha raggiunto da Leilon per venire con noi a Neverwinter. Sembra che si unirà a noi solo per qualche tempo, mentre staremo in zona. Ha la pelle mulatta e un viso difficile da dimenticare per la sua peculiarità intrigante, una donna dell’est dagli occhi allungati ma molto espressivi. Possiede una voce che incanta, e non soltanto quella...sembra che tutti non facciano altro che parlare di lei.
Ieri mi ha chiesto perché tengo i capelli legati e non uso un po’ di trucco per far risaltare i miei occhi. Credo volesse essere gentile, ma la risata di Erik a quelle parole mi ha scossa in un modo che non saprei definire. E’ possibile che sia gelosia?

La osservo pettinarsi i capelli sciolti seduta sulle rive del fiume, specchiandosi nelle sue placide acque. Canta una melodia sommessa che sembra rendere ancora più dolce l’animo della sera, portatore di tregua dal trambusto odierno.
Mi siedo accanto a lei senza dire niente, e la osservo con una insistenza che darebbe fastidio ai più. Ma lei mi sorride amabilmente puntando su di me uno sguardo criptico, che lentamente si scioglie e sembra sorridermi allo stesso modo delle sue labbra. Per un istante ho la sensazione che mi stia detestando, ma che sia in grado di mascherarlo così bene da farmi quasi smaniare per lei.

Quando torna a guardare il fiume io resto ad osservarla. I lineamenti esotici ed armonici del volto, le forme femminili del corpo semiscoperto, e quei capelli corvini così lucidi e fluenti. Basterebbe soltanto la sua visione a far girare decine di teste, eppure la voce...quella voce è il vero inganno maliardo da cui sembra impossibile fuggire.

...

Le prove sono andate bene. Ero sicura che Erik avrebbe voluto festeggiare, aprendo una bottiglia del suo vino preferito e condividendola con me. Invece mi ha congedata in tutta fretta chiudendosi nella sua tenda per riposare in pace. Ho creduto che fosse semplicemente stanco, ma qualcosa dentro di me mi rende inquieta e non mi lascia chiudere occhio. Una sensazione, latente ma corrosiva, che qualcosa mi stia completamente fuggendo di mano nella mia giovane ingenuità.

Sono uscita di nuovo nella notte per fare una breve passeggiata, cercando quiete nel silenzio delle stelle, e trovando invece soltanto un buio assordante. Mentre passeggiavo tra le tende chiuse e gli schiamazzi degli ultimi ubriachi ho visto una figura sgusciare fuori dalla tenda di Erik. Seguirla è stato quasi un riflesso incondizionato, mentre sentivo salire in me un fuoco in grado di ustionarmi le viscere e arrampicarsi lungo il mio petto fino a impedirmi persino di respirare.

Ho seguito la figura fino alle rive del fiume, solo ora riesco a vederla in volto, mentre si gira incontrando il favore di un tenue raggio di luna. E’ quella mulan dalla pelle perfetta con gli occhi da gatta. Lei mi fissa tranquilla, ignara che l’ho seguita, ed io non riesco a fare altro che provare a replicare il meraviglioso sorriso che le ho visto sulle sue labbra ieri, tanto amabile quanto necessario per celare la mia profonda rabbia, soffocandola. Probabilmente sta funzionando, ma sento la pelle farsi sempre più calda, come se un fiume di lava nato dal nucleo del mio stesso essere stesse cercando di straripare ovunque attraverso i pori della mia carne.

In questo esatto momento capisco con chiarezza disarmante che anche lontana da Zhentil Keep, e dai soprusi e gli inganni in cui ho trascorso la mia infelice infanzia, non troverò altro che ulteriori menzogne e tradimenti.
E’ così cristallina questa consapevolezza improvvisa, che inizio a sviluppare una certezza rassicurante: quella di non avere più alcunché da temere. Come se la vita ora mi sembrasse troppo detestabile per avere un valore, per poterci ancora investire una qualsivoglia speranza. Ho la sensazione che qualsiasi sforzo mi sarà inutile, ma in questa incapacità di cambiare il mondo io posso diventare potente. Un essere che non possiede nulla da perdere.

Lentamente le vado incontro, mentre mi chiede con la sua carezzevole voce se voglio sedermi con lei a fumare un po’ di tabacco. La sua sinuosa figura si staglia contro un panorama fiabesco: il Neverwinter scorre silenzioso alle sue spalle, coperto da una leggerissima foschia notturna illuminata dallo spicchio di luna.
Oscillo tra il desiderio di fermarmi a dipingere l’immagine così perfetta che ho davanti, e l’impulso distruttivo di disintegrare qualsiasi rimasuglio di quella donna.
Deve essere così che si sentono i maghi potenti, mentre lasciano crescere sui propri palmi un potere arcano inarrestabile, ancora incerti se usarlo o meno, e contro chi. Il dolce piacere della sospensione di ogni coscienza che precede le azioni più truci degli uomini.
Posso farlo, oppure no. E’ tutto nelle mie mani adesso, e nel mio sangue.

Tutti questi pensieri prendono forma nella mia mente mentre non trascorre che un attimo. Le sono vicina adesso, e sento il suo inebriante profumo. Sollevo le mani per prenderle la pipa che ha tra le labbra, ma le mie dita finiscono sul suo meraviglioso viso e sprigionano tutta la mia rabbia senza che io possa controllarla.
Mi osservo come se fossi fuori da me.
Lei urla, e la pelle del suo viso si contorce tra le fiamme annerendo raggrinzita. Forse la spingo, o forse sta solo cercando di scappare da me. Mentre l’odore di carne bruciata mi invade le narici la guardo scivolare nel fiume e andare a fondo nella notte.

Per un lunghissimo attimo assaporo l’amara sensazione d’essere niente. Soltanto un anello di cristallo nell’infinita concatenazione di eventi più grandi di me, e...di lei.
Ma lei ora non è più niente, nemmeno cenere. Soltanto l’eco del suo grido straziante di poco fa rimane come traccia della sua esistenza, così diverso dal suono soave delle sue canzoni.

Improvvisamente mi è chiaro che non posso più restare, mi avvolgo nel mantello e punto dritta a nord. A quanto pare scoprirò presto cosa riserva per me Neverwinter.


drown


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Mi sveglio gettando di lato le coperte con un gesto infastidito. Sento il mio corpo bollente, come se fossi afflitta da una febbre di fuoco che mi divora quando sono incosciente. Passo una mano sulla nuca sudata e mi guardo intorno nella penombra. La fiala sul comodino è ancora piena per metà, e mi rammarico di non averne approfittato prima di mettermi a dormire. Sogni splendidi, sonni profondi...non certo come quello di stanotte. Un ricordo travestito da incubo, che talvolta torna a farmi visita credendo di potermi torcere la coscienza.

Mi alzo avvolgendomi nella leggera vestaglia di seta e vado di fronte al cavalletto. Un abbozzo di figura inquietante che regge i fili di alcune confuse marionette. Forse non avrei dovuto dipingere fino a tardi, inquinando la mia mente con pensieri angoscianti prima di coricarmi. C’è qualcosa in questo disegno che mi è stato commissionato, che riporta a galla una parte di me con cui rifiuto di fare i conti.
Vorrei essere sulla “mia” isola ora, ad ascoltare il vento e liberare i pensieri. Una splendida sensazione di leggerezza, tanto più apprezzata conoscendone la natura breve e passeggera. Un lusso da concedersi di tanto in tanto, solo quando persino respirare sembra diventato impossibile, tra le mura ed i doveri di questa città.

Mi vesto con calma, rinfrescandomi il viso, e siedo alla scrivania gettando un’occhiata ai miei appunti, mentre passo la spazzola tra le ciocche aggrovigliate dalla notte agitata.

Tre colpi alla porta.

Non ho molte visite di solito. Sorrido stupidamente, perché una parte di me sa già cosa troverà aprendo la porta. E’ quella parte di me che non sembra fatta di fuoco, ma di aria leggera e frizzante, di un niente frivolo, di desideri e sogni che probabilmente non si avvereranno mai. Tuttavia l’altra parte di me coesiste, ed è densa come pece, bollente come fiamme, e corrode lentamente, pezzo per pezzo, quegli stessi desideri.
Un paradosso di dualità, una mezzosangue, una sorta di funambola.

...

La luce flebile delle candele è sufficiente perchè il mio sguardo venga catturato da quell’insignificante punto sul volto che fino a poco fa osservavo con dolcezza. Un punto che d’improvviso si rivela essere una crosta spessa, che sembra espandersi, come qualcosa di malvagio che si riversa tutto intorno. Qualcosa da cui non riesco più a distogliere lo sguardo, che mi attira, che voglio toccare, tormentare. Come una porta che cerca di chiudersi mentre io voglio attraversarla ad ogni costo, consapevole che dietro di essa non ci sia nulla di buono.

Nel mentre sorrido, così come ho imparato a fare in quel giorno lontano, fingo che vada tutto bene solo per prendere tempo mentre mi porto sull’orlo del precipizio, pronta a spalancare quella maledetta porta. Come quel giorno con la donna mulan, come oggi con l’uomo che pensavo volesse credere in me.

E la crosta si stacca, rimane sotto le mie unghie, odora come il cerone che avrei dovuto imparare a riconoscere, dopo tutti quei mesi a teatro.
Non so chi ho davanti, ma sono certa che non sia l’uomo a cui avevo concesso fiducia, sforzandomi di ottenere la sua, calpestando il mio egoismo, la mia curiosità, persino i miei desideri.

E mentre il volto prende una forma che mi accorgo di riconoscere, sento gli occhi bruciare come se dovessero contenere tutte le lacrime calde che non mi concederò mai di versare.
La rabbia è incontenibile, eppure non esplode. E’ nella mia voce, nei miei gesti, ma non arde. Una fiamma soffocata da pesanti ceppi che prima o poi la uccideranno.

Lui ha uno sguardo triste, mi colpirebbe se fossimo in altre circostanze. Ma ora c’è solo odio, odio latente, che corrode verso l’interno invece che fuoriuscire. Le mie labbra si muovono e pronunciano l’incanto meno prevedibile. Non so perchè lo sto facendo, voglio solo che se ne vada, il più lontano possibile da me.
E lui obbedisce, contro la sua volontà. Sparisce nella notte, esattamente come quella prima volta, quando era ancora una porta chiusa e non avevo alcuna intenzione di attraversarla.


marionette

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Si dice che vi sia una piccola isola abbandonata tra le Moonshae, dove un tempo sorgeva la casa di un pescatore che viveva di doni del mare coltivando il suo orticello. Quando morì la terra continuò a produrre frutti grazie al clima mite e bonario, a prescindere dalla presenza dell’uomo.
Una notte deve esser accaduto qualcosa di inspiegabile a quella piccola isola dimenticata dal resto del mondo. Adesso la sua terra è completamente nera, bruciata da fiamme che sembrano essersi abbattute con crudeltà spietata ed inspiegabile.


“Una torsione d’agonia e terrore, il male che ognuno di noi provoca.

Solo cenere, fuoco di parole nell’aria, terra che si contorce gemendo, ferita.

Indifferenza criminale e avidità offesa, come lapilli incandescenti rigetto lacrime di fuoco.

Nauseata e delusa, affondo nel fango incandescente scavando argini fragili ed impotenti.

Sospiri affannosi di fuoco dal petto, vortici liberatori d’un uragano in piena.”



Edited by Aurin - 28/2/2020, 02:32
 
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