Passano giornate come foglie portate dal vento, in cumuli che nessuno nota.
Alcuni vanno ciechi, altri si accodano alla prima parola, oppure fanno ciò che han sempre fatto ripetendo il proprio nome ad alta voce davanti ad uno specchio convesso.
Non c'è purificazione, giacché non nulla di impuro è in me.
Piuttosto la consapevolezza di essere nell'errore e non cercarne rimedio: ecco il mio peccato grave.
Allontanarsi dalla retta via verso l'ignoto, in piena coscienza.
Perché l'ignoto è la sola cosa nota, per me.
Non abbandonare, Mancino, la tua peggiore bestia della morte.
Nel delirio mistico, ormai assetata soltanto di parole, la bella violenta lascia la città del Gate per andare a sud. La scusa è quella di trovare occhi di idra.
Dopo settimane di bivacchi e combattimenti solitari. Ogni notte a raccontare ad una stella diversa storie fatte di parole bambine che fanno girotondo alla faccia del senso.
Giunge a Calimport.
Voglio guardare negli occhi questa gente che ride e si vende, che di vizio fa valore e di valore commercia.
Ogni schiavo nella sua condizione, ogni padrone.
E prima di giudicare loro, giudicherò me stessa.
E proverò misericordia per me stessa e così la proverò per loro.
Perché io non sono altro che parte di tutto questo.
Passa diverse settimane a Calimport, intorpidita tra le carezze delle prostitute e l'aria spensierata della città dell'inganno.
E d'ogni cosa ride. E d'ogni notte fa nuova porta da aprire.
Taglia le lunghe treccione per farne dono ad una giovane ragazza che lavora alla locanda dell'Odalisca senza Veli.
Bacia tutte le ragazza che lavorano nelle locande della città.
Probabilmente esiste un altro Piano assieme a quelli di cui tanto parlano i maghi, confida ad una di queste: il piano storto. Ci siamo solo tu ed io dentro, adesso... in questo preciso momento.
