Strani giorni ci hanno trovato
strani giorni ci hanno fatto incontrare.
Ecco il tuo cervo morto, Sfortunata. dice l'Arcanista del Nord.
La giovane sacerdotessa, a fatica, separa le corna dalla testa della carogna, poi si accorge che nel corpo non è rimasta più traccia di liquidi. Nemmeno una goccia di sangue.
Devi essere più precisa, quando formuli un desiderio, una richiesta, conferma l'uomo in nero. Avevi chiesto un cervo morto ed un cervo morto hai.
Errore mio, maestro, ma si rimedia facilmente. Così dicendo apre un solco nel palmo della propria mano, così da bagnare quelle corna per poterle consacrare.
In molti, seguitando a passeggiare nell'intricata selva dove gli animali che non fuggono cadono insecchiti come fiori tenuti tra le pagine di un libro per mill'anni! in molti finiscono per diventare l'ombra di sé stessi, Sfortunata, pensando di poter abbattere scudi molto più resistenti di loro. Ti perderai, diventando l'immagine che gli stolti, gli ignavi, vogliono di te? Oppure sarai abbastanza forte?
Ovvio, risponderebbe la giovane sacerdotessa: la fede che ho è tutto ed è più forte della mia stessa vita; sia rinsecchita adesso se non è così! mi sia staccata la pelle dal corpo per poi esser io cosparsa di sale e di piscio, se non è così! Ma dice soltanto: sono una Sfortunata e devo camminare attraverso la sfortuna finché la Signora non mi dirà di fare altro.
L'Arcanista del Nord scompare nelle pieghe della rifrazione ottica, tra il fumo e il sogno di un incontro strano, avvenuto in strani giorni. Lasciando il spore dell'arrivederci.