Faerûn's Legends

[GDR on] Aberr'Arte

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view post Posted on 13/4/2020, 14:57
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Predatore di Coboldi

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Il maltempo infuria da giorni su Zhentil Keep, la pioggia inzuppa le strade fangose e il fragore dei tuoni vibra fin dentro le ossa. E’ notte fonda, e la stanza del collegio di Nuova Kay è illuminata da poche flebili candele tremolanti. Non so quante ore siano passate, ma a giudicare dal mio appetito, molte.
La risata irriverente del bardo risuona coprendo le parole garbate dello stregone calishita, mentre osservo il mio taccuino degli appunti pieno di scarabocchi e scritte cancellate.
Un vero e proprio caos che precede qualsiasi tipo di creazione. Perché noi non siamo maghi, perché la magia ci scorre nelle vene come un flusso tumultuoso, è istinto, passione, sentimenti contrastanti, scintille improvvise di consapevolezza.

“Ma in realtà non sarà affatto un museo. Dinamico, vivo, un’ispirazione in continuo mutamento.”

“Ma se invece che un nome fosse un titolo?”

“Arte…in gabbia! Artingabbia!”

“La fiamma artistica?”

“Il sollazzo banita!”

“La musa Zhent!”

“Il nascondiglio dell’arte…Tana Artistica?”

“Tanarte!”

“Sembra anche il nome di un demonio..”

“Museo, ma con un segno sopra!”

“Sarà l’Antimuseo per eccellenza.”

“Ma non sarà meglio metterci un suffisso? Centro d’arte…qualcosa?”

“E chi l’ha detto che si debba capire subito?”


Pellon Kay. Ricordo ancora la prima volta che l’ho incontrato, sembrava il classico artista di strada che viveva alla giornata raccontando fandonie e cercando di ingraziarsi l’appoggio di qualche borghese annoiato.
Fastidioso, camminava sul pericoloso confine del personaggio scomodo, che rischiava di sparire da un giorno all’altro. Tuttavia il mio recente passato itinerante con la compagnia d’artisti mi aveva abituato a quelli come lui, e sapevo distinguere il talento dalla mendacia.
Per me Pellon Kay aveva talento, andava solo indirizzato per il verso giusto.

Ricordo ancora la notte in cui ho ascoltato le sue melodie dissonanti, pioveva a dirotto, proprio come adesso, ma all’epoca non avevo potuto offrirgli altro che un patto di collaborazione reciproca, per uno scopo comune. Pensavo che sarebbe sparito con i miei soldi il giorno stesso, del resto non erano poi tanti. Invece ci ha messo un po’ di più a sparire, e a dirla tutta è stato meglio così. I tempi non erano affatto maturi.

Devo ringraziare la mia vena imprudente e scommettitrice per non averlo bruciato sul posto non appena si è ripresentato, mesi dopo. Beh, a dire il vero questo è successo comunque, durante la fiera, ma è tutta un’altra storia. Potrei giurare che non l’ho fatto per ripicca, ma chi mi crederebbe? E’ stato così sublime.

Ed ecco che il bardo ha avuto la sua seconda occasione, raccomandato dalla sottoscritta, non senza una profonda apprensione da parte mia, temendo il peggio. Ha dimostrato invece tutto il suo talento davanti all’intera città. I tempi erano maturi, e non potevo lasciarli sfiorire invano.

Quando il musico dalla lingua tagliente mi ha presentato il suo progetto di costruire un collegio bardico a Zhentil Keep, ho capito che c’era un enorme potenziale e che forse potevo far sì che crescesse ulteriormente.
E’ allora che abbiamo deciso di estendere il piano: non solo un Collegio Bardico, ma un vero e proprio progetto culturale che includesse il Teatro dell’Argine e un Centro Artistico Espositivo attualmente mancante in città. Una rete di interconnessioni tra le strutture, temi periodici, ispirazione, fascino, mistero, puro intrattenimento.

Nel segno di un’arte d’avanguardia, imprevedibile, continuamente mutevole, come il colore ad olio che si accumula sulla tela a pennellate dense, e poi inizia a cambiare mentre lo stendo con le dita, penetra nei pori del tessuto, prende altre forme e significati.
Un progetto ambizioso, tuttavia relegato in un confine piuttosto inoffensivo, persino in una città tirannica come questa, che è quello dello svago.

Le idee innovative e dissacranti del bardo dai modi grotteschi, unite al fine gusto estetico di Darad ed al suo innato ed esotico carisma, mi apparivano come un paradosso squisito. Non dovevo far altro che conciliare le cose, gestirle, osservarle prendere forma.
Ci mancava soltanto un tassello: un finanziatore abbiente. Avevo la risposta anche per questo.


“Ogni stagione espositiva sarà introdotta da uno spettacolo teatrale degli allievi del collegio”

“Ma se le visite fossero più dinamiche del solo guardare?”

“Dovremmo raccontare storie, attraverso un percorso sensoriale su più livelli. Oggetti, profumi, colori, cibi da assaggiare.”

“Un percorso prestabilito, che si snoda tra angusti corridoi disseminati di elementi legati al tema.”

“La musica! Ah, e delle creature in gabbia!”

“E perché non lasciare che gli artisti in città contribuiscano al tema con le proprie opere?”


La notte trascorre e le idee si accavallano. Ma manca sempre qualcosa. Il gusto zhent non è banale, solleticare la curiosità senza cadere nel già visto è tremendamente difficile. E’ una città abituata a patiboli nelle piazze, al degrado contrapposto allo sfarzo, alla violenza per le strade, alla paura, alla tirannia dai toni foschi delle tenebre.
Come esprimere l’innovazione artistica ed al contempo affascinare un pubblico abituato a tutto questo?

“Al diavolo le meraviglie! Puntiamo sull’orrido, il grottesco, lo spaventoso.”

“Così sì, sarebbe diverso.”

“Sì, ma un grottesco non volgare, deve affascinare, creare quel brivido di lieve terrore che intrattiene.”


Lentamente il primo tema inizia a delinearsi, ed ha esattamente la forma che ci serviva. Con un pizzico di magia per condire il tutto, e un progetto ben fatto, potrebbe funzionare.

“Sarà l’Antimuseo per eccellenza.”

“Antimuseo Aberr’Arte.”

“Sì, mi piace.”


antimuseo_progetto

 
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