Faerûn's Legends

A Falastur Kaliska, quartiere dei vetrai, Neverwinter

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Aeryn Kaliska
view post Posted on 28/1/2021, 15:01 by: Aeryn Kaliska
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Niubbo

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Falastur.

Come stai, fratello?
Io sono stanca.

Sto bene, la vita è piena di emozioni, colpi di scena, incontri nuovi. Forse troppo piena e probabilmente non dovrei lamentarmi, ma sento questo peso addosso e non so che fare.
Il mio potere aumenta e comincio a cambiare. Come se fosse la trama ad attingere da me e non il contrario. Sto notando anche un cambiamento nel mio carattere, se prima combattevo per sopravvivere, ora lo faccio per vedere fino a dove riesco ad arrivare e se il mio potere spaventa i miei nemici, io li seguo e… finisco ciò che ho iniziato. Non perché voglia evitare un futuro attacco, ma perché adoro la loro paura e voglio farla mia. Mi butto ancora in situazioni più grandi di me e ne esco miracolosamente, quindi questo è rimasto invariato, Tymora tiene un occhio benevolo su tua sorella, non ti preoccupare.

La mia vita al Gate è fatta di chiacchiere ed alcol, tanto alcol. Forse sto iniziando ad avere qualche serio problema con il vino. Intesso legami per profitto e, a volte, mi ritrovo a stringere rapporti sinceri, almeno credo. Non lo so. Non so fino a che punto potrei spingermi, non sono sicura di avere un limite e nel caso l’avessi, non sono certa che mi fermerei. Mi sto rendendo conto che ciò che ha più valore non è la moneta sonante, quanto le informazioni. Ne sono tutti così affamati… e dove non arrivo con la trama, arrivo ascoltando ciò che si mormora per le strade.

Non ho scoperto molto sui paranaturali o sui non morti, siamo ancora in alto mare, ma il pensiero mi assilla anche se cerco di non ossessionarmi. Il nostro gruppo sta cercando soluzioni, ci si muove in base alla necessità, ti scriverei ogni cosa, ma il viaggio fino a Neverwinter è troppo lungo per affidare i miei pensieri ad un estraneo.
Posso dirti che ho avuto modo di vedere un non morto a distanza ravvicinata, il destriero di un uomo incontrato per caso fuori dalle mura, si fa chiamare il Pallido o il Necromante. La sua creatura sembrava così… in pace e perennemente turbata allo stesso tempo. O almeno è ciò che mi ha trasmesso, passando le dita sul suo manto privo di vita. Abbiamo parlato un po’ e non mi vergogno nel dire che il suo punto di vista sulle cose, mi abbia affascinato. Sento ancora lo scricchiolio delle sue ossa esposte.
Poco dopo è arrivata Lyra ed ha mostrato ad entrambe come togliere e dare la non morte ad una creatura. L’abbiamo lasciata lì, morta, e saremmo dovute tornare quella notte per vederla risorgere… non sono andata. Probabilmente il mio vagare nei boschi a sud, è dovuto a questo, spero sempre di trovarmi davanti il cavallo non morto che ho contribuito a creare.
Non so dove mi porteranno questi pensieri, al momento non me ne preoccupo.

Con Garreth… va bene. Penso. Spesso siamo così concentrati sui nostri obiettivi che potremmo essere due sconosciuti seduti in biblioteca, poi basta uno sguardo e tutto il resto scompare. In quell’istante credo di tornare me stessa. Ha questa capacità di farmi pesare i miei limiti, i miei fallimenti, spronarmi nel migliorare, così come farli svanire e mi guarda come se fossi perfetta. Il più delle volte vorrei disintegrarlo… però lo amo e lui ama me. Lo so che non sembra la storia d’amore perfetta, lo so che per molti l’amore è un’altra cosa. Non siamo una giornata primaverile, siamo una tempesta che si abbatte furiosa e che ti fa temere i momenti di calma. Credo sia l’unico modo per noi di esistere, in costante attesa di esplodere.
L’ho capito quando siamo partiti per liberare una zona su a Nord da un insediamento di mostri, una donna si è avvicinata e ci ha proposto di un affare: uccidere un drago nero, a lei sarebbe andato un quarto del suo tesoro ed il resto sarebbe stato nostro. Eravamo in tanti, ci sentivamo forti. Non lo siamo stati abbastanza.
Siamo fuggiti, Lyra ha teletrasportato Gabriel e me. Garreth e Willin hanno fatto lo stesso, credevamo che con loro ci fosse anche Leomor, ma non ne eravamo sicuri. Siamo tornati al Gate con il pensiero di averlo lasciato lì, ma ciò che ci ha fatto sprofondare nello sconforto è stato scoprire che i nostri compagni non erano riusciti a tornare. Davanti alla sua casa…la nostra casa, abbiamo atteso invano. Non riuscivo a guardare Lyra che era completamente distrutta ed io ero lì, sospesa, avvolta da un turbinio di angoscia e rabbia, rabbia di non essere in grado, di non essere abbastanza potente per aiutarlo. Non potevo stare ferma, non potevo lasciarlo lì. Piuttosto sarei andata da sola.

È venuto in nostro soccorso un cavaliere, Dresdon Deathmore, si è offerto di accompagnarci e con lui Gabriel, quel ragazzo è così buono, Fal, ho avuto modo di conoscerlo meglio nelle ultime settimane, è un bravissimo cantastorie, lavora per Dahkar, un uomo che sta aprendo una casa della fortuna qui in città… sto divagando. Torniamo al drago, alla scomparsa e alla spedizione di salvataggio.
Ora, a distanza di giorni e nella sicurezza di queste mura, penso avrei dovuto essergli più grata, nonostante non sia andata come ci saremmo aspettate. Siamo tornati lì, il cavaliere ha affrontato il drago che noi, in un gruppo di sette avventurieri, non siamo nemmeno riusciti a scalfirlo, o quasi.
Non erano lì e nemmeno il corpo di Leomor, abbiamo preso su le ossa di qualcuno, ma alla fine non era lui, per fortuna.
Fratello, stavo impazzendo. Non riuscivo a pensare, ho temuto di perdere il controllo e probabilmente, se non fossi stata così stanca e drenata, l’avrei perso. Sono stati giorni pesanti, nessun riposo, un’attesa infinita, ma dentro di me sapevo che non potevano essere morti.
Garreth non poteva essere morto.
Poi è apparso Willin, eravamo tornati da poche ore, stremati, senza un piano e lo abbiamo visto alla locanda. Ha raccontato qualcosa, non lo so, so solo che dovevo tornare a casa e dovevo vederlo con i miei occhi. Vorrei poterti descrivere l’ondata di sollievo, sconforto e felicità che mi ha investito, farti capire perché questa storia imperfetta sia racchiusa in quell’istante, ma mi è impossibile spiegarla davvero.

Ne ho parlato con Kenneth, non dell’averlo ritrovato sano e salvo, ma del nostro rapporto. Comunque te lo ricordi? Lo stregone in cui mi imbatto sempre. È bizzarro, è come se fossimo legati in una certa misura. Siamo così simili e con lui è tutto così facile… Tornando a noi, abbiamo passato una serata insieme all’Artiglio, c’erano Lyra, Jones e Nigel il proprietario, tra vino, birra, tiro al bersaglio e chiacchiere, il nome di Garreth è saltato fuori così come il fatto che stiamo insieme. Quando sono andati via tutti mi ha chiesto di lui ed ha detto che ogni volta che viene nominato mi rattristo o meglio, mi spengo. Non so se sia vero, forse è così, ma è complicato. Vivere liberi e non riuscire a fare a meno di qualcuno. Forse è perché all’inizio abbiamo tenuto la cosa nascosta, per evitare ripercussioni e per permettermi di avvicinarmi alle persone che ritenevamo necessarie.
Dovrei farmi qualche domanda, mettendo tutto per iscritto sembra dannatamente malsano.

Piuttosto! Kenneth mi ha mostrato la sua casa a Waterdeep, quella di cui ti ho parlato. E’ bellissima. Mi ha lasciato la chiave così che possa avere un appoggio e nei momenti più duri, il pensiero di lasciare tutto diventa possibile, questo, in qualche modo contorto, mi aiuta a resistere.
Lo sai quanto sia difficile per me, non ho mai preteso che, lasciando Neverwinter, la mia vita sarebbe cambiata del tutto, quel bisogno di continuare a muoversi è lì, indipendentemente dalla città in cui vivo.
Con lui mi sono ritrovata in parecchie situazioni strambe, lì a Waterdeep siamo andati a liberare la zona da alcuni briganti, ahimè mi ha preso in pieno con una delle sue magie, è molto potente.
Ti assicuro che non era sua intenzione, semplicemente stava affrontando da solo il primo gruppo all’ingresso, io entrando sono scivolata e…sbam. Svenuta. Si è vendicato (senza volerlo, Fal, dico sul serio) di quella volta in cui siamo andati a sud di Baldur’s Gate, una passeggiata nei boschi, ci siamo imbattuti in una rovina, degli uomini ci hanno attaccato e dentro, ovviamente, c’erano dei ragni enormi.
Lo sai che vado nel panico… Volevo aiutarlo e l’ho colpito alla schiena con un dardo incantato. Pessima mira. Mi viene da ridere.
In più siamo entrambi un po’ degli incapaci quando si tratta di bendare le ferite, almeno ci facciamo due risate nei momenti meno opportuni. Siamo fatti così.
Alla fine era la tomba di un tizio che quegli uomini usavano per nascondere il proprio bottino. C’era un passaggio segreto, per un momento abbiamo pensato di rimanere chiusi lì dentro, sopravvivere con i corpi dei ragni e mandare avanti la specie… ovviamente necessità fa virtù ed ho trovato la leva per sbloccare la porta. Non sono pronta ad avere dei figli dentro una tomba, penso sia comprensibile.

Ho conosciuto un bardo, Becket Jones, un tipo così irritante da risultare divertente. Sembra innamorato di tutte le donne, quando ti parla sei la luna ed il sole, sei la brezza che rinfresca le sue giornate e la coperta calda a cui non puoi rinunciare nel freddo inverno. Non sto scherzando, sarebbe in grado di dirlo. A volte ho difficoltà, lo ammetto, a separare l’arte dalla realtà. Di certo le sue proposte, sono reali. Mi piace lasciare un certo distacco con lui chiamandolo Signor Jones o semplicemente Jones.
Se potessi vedermi adesso… sono qui a scuotere la testa ed a sbuffare risate.
Questo è l’effetto che fa e devo dire che non mi dispiace, aiuta molto l’autostima. Potrei essere coperta di fango e mi guarderebbe come se fossi una dea.
Canta solo per una persona alla volta, questa è la regola, anche se una volta ha cantato per Lyra e me. Credo ci sia qualcosa tra loro. Ne sono felice, qualunque cosa sia, ha bisogno di un po’ di gioia nella sua vita, se la merita.
Ha cantato per me, era da un po’ che mi chiedeva di concedergli del tempo come musa, mi ha offerto la cena, del vino e mi ha fatto delle domande. È una persona curiosa, in tutti i sensi. Mi ha detto che sono come le fiamme fredde e che questo lo affascina… mi piace come descrizione.
È strano come ti vede la gente, vero? Ognuno ha un suo pensiero preciso, vede cose che per altri non sono importanti e ne ignora altre.


Ho incontrato un uomo, grande e grosso, un po’ inquietante devo dire, ma non ho saputo resistere quando mi ha chiesto se fossi disponibile per una piccola missione di salvataggio, degli avventurieri scomparsi vicino alle paludi. Te l’ho accennato prima, ora che rileggo, si chiama Nigel ed è il proprietario dell’Artiglio.
Ovviamente mi sono fiondata con la mia balestra e la voglia di gettarmi in qualche assurda avventura. Abbiamo trovato delle rovine ed iniziato ad esplorarle, io non so cosa facessero laggiù, Falastur, ma siamo stati attaccati da un numero imprecisato di creature... non morti, umanoidi dall’aspetto di tori, insomma delle mucche su due zampe, immensi, forse tre metri! Non facevano ridere, per niente, ma la descrizione è abbastanza accurata. Poi delle lucertole (cornute pure loro) e stavano rette.
In una stanza c’erano delle vasche piene d’acqua, in un'altra dei tavoli su cui c’erano dei corpi fatti a pezzi, postazioni alchemiche e quant’altro. Se non fosse stato per delle parti crollate, avrei potuto pensare che quel luogo che fosse ancora utilizzato da qualche pazzo. Ho trovato il diario del servitore di un certo Lord Chelimber che temeva di trovare la morte, non ricordo molto altro, magari un giorno di questi torno lì e lo leggo con più attenzione. Siamo andati avanti fino ad una stanza con delle donne serpente, non ne avevo mai viste, ma il mio compagno di ventura sembrava stupito che fossero fatte d’ossa.

Abbiamo bevuto qualcosa nella sua taverna e Tymora mi ha sorriso ancora, ho vinto il bottino ad una partita a dadi.

Dovrei raccontarti tanto altro, ma credo di essermi dilungata fin troppo. Diamine, probabilmente ti sarai addormentato a metà.

Ci sentiamo presto, cerca di non fare pazzie.
Io sto bene.



Aeryn



Ah, i tre avventurieri erano morti, succede.
 
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