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| Urla dei capimastri, rumore di attrezzi sparsi, tavole di duro legno che alacremente venivano inchiodate in scheletri di future imbarcazioni. Ferroso scricchiolio di pulegge e carrucole rozzamente oliate. Striduli di gabbiani affamati in cerca di fresche budella di pesce da dilaniare col becco. Questo era il panorama che si prospettava per le vie del distretto portuale di Waterdeep, quantomeno in ore diurne.
All’imbrunire il caratteristico ambiente chiassoso lasciava spazio al silenzio. Vicoli bui e freddi, illuminati in parte dalla fioca luce di lanterne, annebbiati appena dal vapore di rudimentali stufe e tubi di camino che dai quali si sprigionava in gran parte solo polvere e cenere. Sui ciottolati lerci, spesso si muovevano passi svelti, di gente che quegli ambienti conosce e vive quotidianamente, non indugiando lungo le vie, non intromettendosi mai in affari altrui. L’aria appesantita non sempre dal puzzo di pesce, ma molto più spesso dall’odore acre di muffa, di umidità impregnante il legno e la pietra che contraddistingueva le abitazioni di quei densi quartieri, faceva da contorno ad una faccia che Waterdeep da sempre aveva avuto, all’ombra dei quartieri più rigogliosi.
Evan, nato da una modesta famiglia, cresciuto nelle zone limitrofe al quartiere Sud, era abituato a sapersela cavare tra quei quartieri, mantenendo sempre un basso profilo. Dal giorno in cui si era iscritto all’Ordine Vigile, era usuale gironzolare spesso con zaini e scarselle dall’aspetto gonfio, ovviamente di tomi e pergamene. Questo probabilmente cominciò a suscitare attenzioni di qualcuno, forse pensando di poter fare un facile bottino notandolo da solo. Sebbene i tentativi di semplici criminali venissero spesso prontamente fermati, grazie all’utilizzo di semplici incantesimi, il giovane mago sapeva che doveva sempre guardarsi le spalle.
Crescendo, acquisendo maggior consapevolezza negli studi e diventando un incantatore esperto, si era sempre più spesso trovato ad intralciare i piani di bande criminali più organizzate, di gruppi di incantatori e talvolta anche personaggi collusi con entità malvage di altri piani. Si era addentrato, per il solo scopo di accumulare conoscenze e scoprire nuove cose, anche in meandri oscuri, di culti sconosciuti, altri mantenuti segreti. Aveva avuto tra le mani oggetti particolari che gli avevano rivelato informazioni che non avrebbe dovuto sapere.
Tutto ciò sarebbe stato sufficiente presto o tardi, per dare motivo a qualcuno di ricercare le sue tracce, tentando di annientare quello che sapeva.
Negli ultimi anni Evan aveva acquistato uno stabile esternamente dall’apparenza abbastanza semplice ed anonimo, luogo che utilizzava per dedicarsi ai suoi studi arcani ed esperimenti alchemici. Quasi nessuna delle sue presunte amicizie era a conoscenza di quel luogo, mantenuto segreto. Il ragazzo, per carattere, non era molto restìo a parlare della sua adolescenza e del fatto che la sua fosse una modesta famiglia. La madre innata lo aveva sempre trattato con superiorità e lui di contro era già diventato abbastanza autonomo per starsene per fatti suoi, concentrandosi sugli studi arcani.
Quanto tempo era passato dalla sua iscrizione all’Ordine Vigile dei Maghi Protettori? Quanto era migliorato e quanto aveva scoperto fino ad allora? Non era più il ragazzetto che segue i suoi fratelli per le vie del porto e li protegge.
Un incantatore esperto non avrebbe potuto di certo vivere sperando che tutto scorresse sempre serenamente, d’altronde nemmeno i cronomanti o i migliori esperti divinatori hanno la piena capacità di prevedere alcune incognite. Quella incognita si palesò molto presto, bussò alla sua porta silenziosamente, anzi, attese che fu egli stesso a varcare per l’ennesima volta quell’uscio per sorprenderlo. Chiunque fosse, celato nelle sue sicurezze e nei suoi intenti, lo aveva ferito quasi mortalmente.
Il mago era riuscito a scappare via da quel vicolo che considerava “casa” forse per un pizzico di prontezza di riflessi, forse per un tentennamento del suo aggressore.
Chi era costui? Cosa ricercava così tanto dal voler strappargli la vita? Nella mente di colui che si fa chiamare Draxler cominciarono ad annuvolare pensieri su pensieri. Un nemico? Tre? Innumerevoli? Quanti di essi potevano ricercare la sua attenzione fatale, dissetando lame e sussurri nascosti?
Presto lo avrebbe compreso.
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