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| (Autoquest)La partenza è il ritorno o viceversa? Pensava Fellibylur tra sé e sé, doveva tornare per questioni familiari che approvava anche il capitano Dentosso, la cosa poteva fare ridere agli estranei e spocchiosi altolocati della Città dei Duchi che un mezzorco poteva mandare avanti il timone del Canarino Feroce, ma la donna non la pensava così, nella sua mente contorta a tratti altezzosa credeva che l'amato poteva tutto, solo che doveva avere la possibilità di avere il giusto slancio per così dire! D'altronde aveva finanziato il duro lavoro del bruto lupo di mare, poiché l'avea conquistata con i suoi grezzi modi, di far e d'agire, e allo corpo scultoreo...ma quest'ultimo è un capitolo a parte e non siam qui a ciarlar di romanticherie e licenziosità!
Ordunque tornando a narrare del viaggio per Calimport il duo assodava gli altri compagni terrestri di ventura di cui solitamente andavano a solcare l'entroterra faeruniano per correre dietro alle scintillanti vecchie leggende e intriganti dune del Calimshan di cui si narrano tesori e prodigi strabilianti, vi fu una navigazione lineare, senza intoppi e il vento a favore con quel mese che non ne voleva sapere di passar come l'infame orizzonte. Arrivati al porto, saggiamente Fellibylur sussurrò all'orecchio verdastro di Dentosso che le questioni familiari potevano attendere sino ai prossimi mesi, per non smuovere imbarazzi ed evitare che qualche d'uno cadeva nel mirino di presunti schiavisti locali, perciò il piccolo gruppo si precipitò fuori dalle mura di Calimport per poi prendere i ronzini e dar vita all'immersione nelle dune dorate. Un labirinto interminabile, il sole a picco che rendeva difficile le cavalcate, in preda ai miraggi e alle lame dei predoni, alle apparizioni di veraci serpenti delle sabbie, Efreeti rabbiosi... sinché dopo diversi giorni, ad un certo punto persi nella calura e nel dubbio ci si domandava se ciò che notarono la conformazione del terreno rassomigliava (forse per un gioco d'illusioni) a delle fondamenta di un'antica civiltà senza nome e senza tempo, nel proseguire si trovarono effettivamente dinnanzi a una rovina quasi del tutto scomparsa e rimodellata dal vento e dalla sabbia e... una strana lampada emanava una sinistra luce che ovviamente l'incauto Capitano, attirato come una falena dalla fatale fiamma della candela, ispirato e inebriato all'idea delle ricchezze toccò l'oggetto misterioso e da esso si manifestò una terribile nube coronata da fulmini a intermittenza, un minaccioso Djinni fumante si palesò come un guardiano privo di sentimenti, attaccò il gruppo, lo scontrò porto l'entità ad avere la peggio e così i primi riuscirono a varcare ciò che sembrava impossibile.
Avvicinati alla rovina vi era questa strana statua dorata non identificata in cui si provava in tutti i modi di studiarla con il poco delle conoscenze, tra l'incertezza e la paura, la curiosità e l'audacia del tocco senza venirne a capo, Fellibylur studiò la cosa sia da lontano sia da vicino insieme, ne fu così colpita che si ripromise di tornare un secondo momento, con possibili studi alla mano i quali potevano dare le giuste risposte sia a se stessa che agli altri, mentre Dentosso senza paura ne tastava estasiato la statua, quest'ultimo la vedeva come un bottino o già aveva intuito che forse ci poteva essere un passaggio di cui gli altri ne ignoravano l'esistenza? Fatto sta fecero altri giorni nel deserto sino a Calimport per riprendere il largo, per poi tornare a Baldur's Gate. La donna dalla fiammeggiante chioma, era ancora rimasta mentalmente lì in quell'inferno fatto di granelli, quasi sturbata dall'esperienza che l'ebbe messo la pulce nell'orecchio nella sua sete di conoscenza, si diceva tra sé e sé che la cosa non sarebbe finita lì e che avrebbe messo le mani più affondo nel fango per andare nei meandri di quella scoperta sensazionale, bastava continuare a fare ricerche più approfondite e l'indomani sarebbe tornata con un nulla di fatto sulle informazioni, perciò da dove iniziare?(continua...)
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