| L'odore del fumo proveniente dalle salme bruciate al cimitero giungeva fino alle porte della città. Anthonius si alzò dal letto con un'espressione disgustata nel sentirlo. Dalla finestra si poteva vedere una pesante coltre di nubi coprire il cielo; nonostante ciò la luce era intensa. Dopo esser scivolato fuori dalle lenzuola di seta Anthonius si vestì ed uscì di casa. Per le vie, un vociare che prima giungeva ovattato, ora rimbombava ovunque. Drappelli di Zhentilar, armati di tutto punto, correvano verso le porte. Evidentemente si aspettavano un attacco da parte dei non-morti di Clatus, si ritrovò a pensare Anthonius. Rientrato in casa, salì in soffitta e prese una larga cintura di pelle con svariate fiale gialle e rosse infilate in appositi lacci e se la legò ai fianchi, coprendola con una più larga cintura in seta. Prese quindi, da un grosso baule, una bardatura per cavalli in ferro nero. Uscendo a fatica dalla porta con la bardatura in braccio, Anthonius preparò Bucefalo. Ora la bardatura lo ricopriva, proteggendone i punti vitali. Soddisfatto del lavoro, Anthonius si diresse verso casa di Thug, il becchino. Una volta in casa, vide Aiwaz vestito con un'armatura di piastre nera, tipica delle guardie.
"Che fai, ti sei arruolato?" gli chiese Anthonius, dopo aver parlato con Thug. "Macché, mi ci hanno costretto a forza!" rispose Aiwaz prima di correre indaffarato in un'altra stanza.
Poco dopo, Anthonius uscì dalla casa con un giaco d'argento indossato sotto al corpetto. Per strada, una guardia lo fermò:
"Ehi tu, arruolat... scusatemi, non vi avevo riconosciuto."
Congedatolo con un cenno, Anthonius proseguì verso tutto quel trambusto, diretto verso le porte della città. Là vi trovò Imoden, Darkivaron e nientemeno che Fzoul Chembryl, l'Eletto di Bane. Non ci volle molto per riconoscerlo, baffi e capelli biondi, aria possente, lo Scettro dell'Occhio Tiranno saldamente impugnato. Osservava le fila dei soldati: ordinati, silenziosi ed impeccabili. Era un esercito imponente, che incuteva timore. L'Eletto parlò con Imoden e Darkivaron, la sua voce non ammetteva repliche. Era degno del titolo che portava, pensò Anthonius. Era la prima volta in vita sua che lo vedeva, ed era proprio come se l'era immaginato. Immerso in quei pensieri, Anthonius venne destato d'improvviso dalle urla dell'Eletto.
"Portatemelo qui!"
Era faccia a faccia con lui, l'uomo più vicino a Bane. Gli spiegò velocemente che aveva appreso la notizia del Dracolich dal becchino Thug, poi si mise in disparte quando arrivò il diretto interessato, che spiegò a sua volta da chi aveva ottenuto quell'informazione.
In seguito, l'Eletto ordinò che anche i prigioneri fossero liberati e costretti a combattere per Zhentil Keep, pena la morte. Ad ogni momento che passava, Anthonius ammirava sempre di più l'Eletto. La sua dote di comando era ineccepibile.
[...]
Nei sotterranei di Blackhold, Anthonius ed Imoden osservavano i tre Corvi d'Argento che erano stati imprigionati due giorni prima. Venne loro posta la scelta: combattere a difesa di Zhentil Keep o morire. Saggiamente scelsero di combattere. Mentre venivano fatti uscire, arrivò Velkar che avvisò dell'inizio della battaglia. Non c'era un attimo da perdere. Vennero rese le armi ai Corvi, che vennero portati al tempio per essere curati. Dopo esserseli lasciati alle spalle, Anthonius spronò Bucefalo, diretto verso le porte. Lo scenario era impressionante. Centinaia di soldati combattevano fuori dalle mura, contro un esercito scheletrico. Fra di loro vide alcuni suoi conoscenti, poi, ad un tratto li vide avvolti in una tempesta infuocata. Pochi istanti dopo, molti giacevano a terra.
Clatus, Alaric, Alisea e Lara erano lì fuori. Si sentivano le urla di Alaric, che chiamava Bane a gran voce. Anthonius rientrò in città, dove Clatus non poteva entrare.
Alaric avanzò fin dentro le mura, dove venne intercettato da Anthonius, che, bloccando la sua lama, gli aprì numerose ferite con fendenti veloci e potenti. Alaric ripiegò fuori dalle mura, la sua ritirata coperta da Clatus.
Vennero abbassate le grate, e mentre all'interno della città si curavano i feriti, al di fuori giungeva la morte, sulle ali di un Dracolich. Le fiamme si innalzarono sulle mura, esplosioni e fulmini sconvolsero le truppe in cima ad esse e quelle ancora rimaste al di fuori. All'interno si attendeva che il nemico sprecasse incantesimi, per poterlo poi sconfiggere facilmente. Ad un tratto, la grata cedette ed il nemico entrò. Il drago non-morto venne caricato da alcuni Zhentilar mentre si infilava per le vie della città, spargendo morte e distruzione.
Spronato il cavallo, Anthonius uscì ed atterrò Alisea, che poco prima aveva evocato un enorme colonna di fuoco. Arrivò subito Clatus a guardia del corpo privo di sensi ma ancora "in vita" della donna, ed Anthonius fu costretto a ripiegare. Nel mentre, Velkar aveva appiedato Alaric con un cono di freddo. Ora toccava agli scheletri invadere la città, ondate su ondate di scheletri di ogni tipo. I soldati combattevano bene, e quella prima ondata fu ridotta a brandelli.
Fuori dalle mura, Alisea era di nuovo in piedi, Alaric entrò di corsa, mentre Clatus rimaneva fuori. Anthonius spronò il cavallo, dirigendosi verso Alaric, che, nonostante fosse in netto svantaggio, riuscì a gettare a terra una delle scimitarre di Anthonius. Con rinnovato vigore, tra una finta ed una parata, Anthonius colpì in pieno petto l'ex-governatore, facendolo cadere.
"Portatelo al tempio!" disse Velkar. Tuttavia Alaric si rialzò, spada in pugno. Anthonius gli puntò una scimitarra alla gola, intimandogli di andare verso il tempio. "Temo che ormai la gola sia un punto come un altro..." rispose Alaric. "Uccidilo e portalo al tempio" riprese Velkar. Un singolo fendente ed Alaric cadde a terra, privo di "vita". Anthonius lo prese per un braccio e, dopo aver bevuto una fiala di colore rosso, iniziò a trascinarlo verso il tempio. Dovette più volte fermarsi ed uccidere le decine di scheletri che gli sbarravano il passo, ma ogni volta aveva pronta una fiala per curarsi. Le gradinate erano impervie, e solo grazie alla forza magica datagli da Velkar, Anthonius riuscì a portare il cadavere di Alaric nel tempio.
Dopo essersi completamente curato con altre pozioni, Anthonius scese ed andò a combattere per le vie. Ad un tratto, lo incrociò: era l'Eletto, era sceso per le vie a combattere per la sua città! "Lord Eletto!" urlò Anthonius, e quando questi si fermò ad ascoltarlo, gli disse: "Ho portato il cadavere di Alaric al tempio!" L'Eletto annuì e corse in direzione del tempio mentre rinnovati da nuova forza, Anthonius ed i soldati lì vicino gridarono all'unisono e si lanciarono verso il nemico, decimandone le fila. Ora i non-morti erano già entrati in città, ma i soldati combattevano strenuamente. Davanti alla porta, Anthonius vide il cadavere di Alisea. Lo prese ed iniziò a trascinare anche quello verso il tempio. Come prima, dovette affrontare decine e decine di non-morti, ancora più accaniti. Li uccise tutti senza subire ferite che potessero impensierirlo. Stava per riprendere il cadavere quando da terra un miscuglio d'ossa e di melma si eresse tra Anthonius ed il corpo di Alisea, mentre da dietro alcuni non-morti la portavano via.
La melma era imponente ma lenta: i suoi colpi non erano difficili da schivare, ma i colpi di Anthonius non sortivano alcun effetto. Anthonius continuò a parare e scansarsi, finché al suo fianco non arrivò Fzoul Chembryl, l'Eletto di Bane. "Tienila impegnata!" gli disse, e, mentre Anthonius parava i colpi della melma, Fzoul formulò un potente incantesimo. Subito dopo, con un possente colpo dello Scettro dell'Occhio del Tiranno, l'Eletto uccise la melma sul posto, poi corse via, verso la città.
I non-morti ora stavano avendo la peggio, venivano ricacciati indietro o distrutti dai soldati. Del dracolich non c'era traccia, era stato evidentemente abbattuto.
Anthonius si incamminò in una via centrale, abbattendo i pochi scheletri rimasti. Lì vide Fzoul che sbatteva Alaric contro una ringhiera. Fzoul gli strinse la testa tra le mani ed invocò Bane; immediatamente Alaric venne avvolto da una luce, e cominciò a riprendere colore. Era stato guarito dalla presa di Clatus, ora non gli apparteneva più. Dopo aver fatto ciò, Fzoul se ne andò, dicendo ad Alaric che avrebbero parlato più tardi, ma che ora aveva la sua città da difendere.
[...]
Alaric era seduto di fianco al ceppo delle esecuzioni, attorniato da parecchia gente. Arrivò anche Fzoul Chembryl. "La tua pena, ex-comandante, sarà assistere alla morte di tua madre sul ceppo. Perderai le persone che ami, come è stato per gli Zhentilar che oggi hanno combattuto." L'Eletto ordinò ad Anthonius e ad Imoden di tenere fermo Alaric. I due obbedirono senza indugio. Poco dopo, una guardia scortò una donna al ceppo. Era la madre di Alaric. Anthonius faticava a tenerlo fermo, stringeva più che poteva ma Alaric era in preda alla disperazione e corse incontro alla madre, liberandosi della presa dei due Zhent, scansando Fzoul, e gettandosi al collo della donna. Immediatamente Fzoul lo colpì con un devastante incantesimo, che lo costrinse a terra. I due Zhent lo alzarono di peso, mentre Alaric guardava con occhi pieni di orrore e lacrime sua madre venire decapitata per mano dell'Eletto. Anthonius distolse lo sguardo, disgustato dalla scena. La neve scendeva lenta, non si sentì altro rumore se non il colpo secco dell'alabarda che usò Fzoul per decapitare la donna. I corpi per le vie erano immobili, ricoperti di sangue, fango e neve. Molti edifici erano in fiamme, altri erano crollati. Un denso fumo si levava dalla città. Un teatro perfetto per una scena tanto raccapricciante. Alaric raccolse la testa della madre e la baciò sulla fronte, per poi volgere uno sguardo carico d'odio a Fzoul, che parlava alla folla, dicendo che quello era ciò che dovevano sopportare i traditori di Zhentil Keep e di Bane.
"Portatelo alle prigioni" ordinò Fzoul ad Anthonius ed Imoden.
Anthonius strinse il braccio ad Alaric, che nel mentre aveva raccolto un lembo delle vesti della madre, per fargli forza e per cercare in qualche modo di sostenerlo, ma sapeva che era tutto inutile. Quell'uomo aveva perso la madre in un modo atroce, che ad Anthonius non piaceva, certo, ma non poteva farci niente. Le cose andavano così a Zhentil Keep. Il volere del Tiranno andava rispettato, e se l'Eletto aveva optato per quella punizione, nulla avrebbe convinto Anthonius che non fosse stata giusta. L'Eletto comandava Zhentil Keep, e quel giorno l'aveva dimostrato a tutti.
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