Derubato

Luce.
Una lama di luce, passando attraverso la finestra del Toro Blu, lo destņ. Dal rumore proveniente dalla sala comune doveva essere oramai mezzodģ.
Sentiva la bocca impastata, doveva aver bevuto ancora troppo. Fece per alzarsi, ed il fiato gli morģ in gola per la fitta che gli venne dal costato.
Il dolore lo fece tornare lucido all'istante. La freccia giaceva di fianco al letto ancora incrostata di sangue, il suo sangue.
Si lasciņ ricadere sul letto. "Derubato" pensņ "e vivo per miracolo probabilmente".
Era accaduto tutto solo il giorno prima, mentre poco lontano da Saerloon cercava erbe adatte a creare pozioni.
Un istante, un'ombra che prendeva vita, un uomo con un arco... e poi buio.
Si era svegliato con davanti agli occhi l'impennaggio di una freccia. Una freccia conficcata tra le proprie costole.
La ferita non era particolarmente grave, ma sufficente a fargli perdere i sensi.
Si era medicato da solo, rischiando di svenire una seconda volta mentre strappava la freccia dalle carni, ma era vivo.
Ancora non capiva come lo faceva sentire quello che era successo, se irato, vergognoso o solo stupito.
"Vivo" si ripeté.
Quello era importante, l'oro era secondario in quella prospettiva.
Ma una cosa lo disturbava, non era stato in grado di cogliere i lineamente dell'aggressore.
Imprecņ tra sč. Si sentiva... Impotente. Incapace di vendicarsi. E la sensazione lo infastidiva.
Pian piano tra i suoi pensieri si fecero strada i profumi del cibo che venivano da dietro la porta.
I pensieri di sconfitta e vendetta vennero in breve accantonati.
La vita andava avanti.