Faerûn's Legends

Un passo indietro

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Eairin
view post Posted on 9/1/2008, 23:45




La giovane donna fece un respiro profondo, trattenne il fiato per qualche secondo, dopodiché soffiò fuori l'aria con forza, quasi con stizza. I capelli, rossi come le foglie d'autunno, le scendevano sulle spalle con ampie onde ribelli. Lo sguardo, indurito dai muscoli contratti della fronte, si spostava continuamente dalla finestra di fronte a lei allo scrittoio addossato alla parete. Su di esso una pergamena nuova, una lunga penna d'oca e una boccetta d'inchiostro nero. Gwen sospirò e spostò nuovamente lo sguardo sul cielo terso di quella splendida mattina. S'alzò, di scatto, dal letto su cui era seduta e si avvicinò alla finestra della camera, al primo piano di una locanda vicino al famoso mercato di Suzail. Dalla sua nuova posizione poteva vedere la gente in strada andare e venire dal mercato: massaie, signorotti, soldati di ronda.

Di scatto, ancora, tornò a guardare il foglio bianco. Cominciò a mordicchiarsi una guancia. Aveva imparato bene a maneggiare una spada, a combattere come un guerriero, lei che guerriero non era nata, eppure quel foglio era un nemico che non si era preparata ad affrontare: lo aveva sottovalutato.
Una miriade di sentimenti si affastellava in lei al pensiero di dover prendere quella penna in mano: paura, dolore, nostalgia, anche fastidio, ma quello che la faceva stare peggio era anche quello che avrebbe dovuto affrontare prima di tutti gli altri: il senso di colpa.
Era andata via da Nimphet ormai quasi un anno prima, carica di rabbia e di voglia di evadere, allontanarsi da quella casa vuota, da quelle terre e da quel destino che sembrava maledetto dagli Dei, con la spada che era diventata sua e i pochi abiti che aveva preso, tutti neri, come quell'inchiostro nella boccetta. Sbuffò. Spinse le dita di una mano contro il palmo dell'altra e le nocche scricchiolarono in segno di lamento. Attraversò la stanza con pochi passi decisi e si sedette infine allo scrittoio. Era la terza volta che quella scena si ripeteva nell'arco dell'ultima settimana, ma decise che non avrebbe tergiversato ulteriormente. Lisciò la pergamena con un gesto veloce e prese a scrivere...

Anno 1378 CV, 4 Hammer
Cari Genitori,
So che sarete molto stupiti di vedervi recapitare questa mia, e che probabilmente mi credevate morta... [...]
La mia vita è radicalmente cambiata da quando è morto Nicolas, nel mio vagare ho incontrato molte persone e ho visto molti luoghi, ma è mio desiderio vederne ancora molti altri. [...]
Mi dispiace profondamente di avervi fatto soffrire come sicuramente è stato, ma andarmene è stato l'unico modo possibile di trovare sollievo e sfogo al mio dolore, cosa che sta avvenendo molto lentamente... [...]
Vi chiedo quindi di non rispondere a questa lettera, non cercarmi, non tentare di convincermi a tornare a casa. Servirebbe solo ad allontanarmi ulteriormente. [...]
Nella speranza che possiate entrambi perdonarmi, vi saluto con affetto.
Gwen


Rilesse velocemente quello che aveva finito di scrivere, le labbra si serrarono istintivamente non appena gli occhi passarono sopra al nome del marito. Solo alla fine si rese conto di non aver detto quasi nulla di sè, della sua vita attuale, della ciurma, di quella che lei segretamente considerava la sua nuova famiglia, ma concluse che era meglio così. I suoi non avrebbero mai capito il perchè delle sue azioni, e lei non aveva nè la voglia nè la pazienza di provare a spiegarlo.
Piegò in tre la pergamena, dopodichè lasciò cadere qualche goccia di ceralacca sul foglio, attese qualche attimo e vi incise "G.A." con la punta della penna.

Si alzò di scatto, mise il mantello sulle spalle e prese la lettera. La lasciò al locandiere con qualche moneta e la richiesta di consegnarla al servizio postale cittadino. Uscita dalla locanda sospirò, poi guardò a destra e a sinistra, e si trovò immersa nella folla che a metà mattinata invade la città. Respirò con piacere l'aria fredda dell'inverno, e sorrise avviandosi in mezzo a tutti quei visi estranei nel grande viale che porta al mercato.
 
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