Faerûn's Legends

La Spada Maledetta

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Darkivaron
view post Posted on 31/10/2006, 19:11




"Non posso fare a meno di guardarti. Non posso fare a meno di ammirare i meravigliosi riflessi che si creano quando la luce colpisce la tua lama...
Azzurri, più azzurri del mare e del cielo...sei la cosa più bella che abbia mai visto...più bella di un tramonto, più bella di una donna...
Ti hanno affidato a me e non permetterò a NESSUNO di posare la sua mano impura su di te, a costo della mia vita...
Siamo fatti l'uno per l'altro, sei MIA...Mia...mia...MIA!"



Queste parole sussurrava rivolto ad una spada un uomo, mentre la lucidava freneticamente nonostante brillasse già come uno specchio. Si trovava in una caverna, dove a malapena filtrava la luce del sole.
La Spada, una spada lunga, era di ottima fattura, e la sua lama si faceva notare per il colore bluastro.
L'Uomo, un giovane sui ventanni, non era una visione altrettanto grandiosa. Il viso, che una volta poteva forse ritenersi piacente, era pallido, e gli occhi erano notevolmente infossati, come quelli di una persona che non dormisse da tempo. Capelli e barba incolti lo contornavano, dandogli un aspetto tra il malaticcio, il folle e il disperato. Ampie rughe solcavano la fronte.


L'Uomo era fuggito qualche giorno prima dalla città che aveva giurato di difendere.
Ferito, scosso e confuso, dopo che il suo Capitano aveva provato a togliergli...a DISTRUGGERE, la sua amata spada.
Il suo Capitano gli aveva dato ordini a riguardo...e lui per la prima volta in vita sua, senza rendersi conto del motivo, aveva disobbedito all'ordine esplicito e diretto di un suo superiore.
Il suo senso del Dovere, la Devozione al suo Dio, sembravano nulla rispetto alla bellezza della spada.
Se ne rendeva conto in parte, e ciò lo aveva tormentato, causandogli sensi di colpa, finchè non si era autoconvinto che la spada fosse un dono del suo Dio.
Si, si, non poteva che essere così.
Il suo Dio gli aveva affidato quella spada, affinchè facesse trionfare il suo volere con essa, il fatto che lui non avesse obbedito non poteva che spiegarsi con un intervento divino.


Avevano sostenuto che fosse "maledetta"...
PAZZI!!
Come era possibile una cosa così bella lo fosse? La loro era solo Invidia..., si invidia...

Però...
In effetti la spada pesava molto. Moltissimo. Si sentiva molto più goffo in combattimento. Non ne aveva abbandonato la presa neanche un istante. Forse neanche durante il sonno. Persino Thug, il becchino, aveva avuto la meglio su di lui, costringendolo alla fuga...non era riuscito a colpirlo neanche una volta...
Iniziò a guardare la spada allarmato.

Poi un riflesso blu della lama catturò la sua attenzione.
Sciocchezze!! Sto diventando pazzo anche io come il Capitano e gli altri. Deve essere colpa mia, mi devo allenare di più...sicuramente un calo di forma...passerà con il tempo!
Si, si, non può che essere così.

Non doveva farsi raggirare dalle loro Bugie. Aveva cose molto più importanti da fare. Fare progetti su come servire il Suo Dio grazie al potere della Spada. Non poteva più farlo al servizio della sua città, almeno per il momento...ma la sua priorità rimaneva quella.
Tranquillizzato e felice, mentre continuava a lucidare la lama, fissandola con bramosia, iniziò a riflettere sul futuro, e in particolare su un piano per sottrarsi al Capitano e ai suoi uomini, in modo che perdessero ogni traccia di lui.

(..............)

Poche ore dopo, cavalcava lungo la Strada Nera, diretto a Ovest.
Il vento soffiava, facendo in modo che la sabbia nascondesse ogni segno del suo passaggio...

Edited by Darkivaron - 31/10/2006, 20:22
 
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Haytram
view post Posted on 1/11/2006, 07:01




Imoden guardava il suo uomo, una guardia a cui era affidato il controllo della città, imbambolarsi come un'idiota davanti a quella dannata spada bluastra.
Serrò un guanto d'arme. Non poteva aspettare Velkar.. non poteva lasciare andare un uomo completamente folle e con un'arma in mano in giro per la città. Non voleva sbatterlo in cella, come avevano proposto, o altre cose.. bisogna agire subito per togliergli quel ferro.

D'altronde, se non voleva e non riusciva a lasciarla, la sua carcassa ci sarebbe certamente riuscita. Questo pensava Imoden e questo comunicò agli uomini che gli stavano al fianco in quel momento, ossia Thug e Ian.
Bisbigliò qualche parola all'orecchio di Thug ed esso partì via salutando.

Imoden ed Ian erano rimasti a piedi, davanti a Darkivaron sul suo cavallo e con il ferro in mano. Sul suo volto era calato un cappuccio scuro, come se non volesse farsi fissare in volto.
''Avvicinati soldato, voglio parlarti da uomo a uomo...'' - Darkivaron fece qualche passo a cavallo verso il suo capitano.
In quel momento arrivò Thug al galoppo e con l'arma in mano, cercò di rompere la spada di Darkivaron con qualche fendente mirato direttamente alla lama... ma non sembrò funzionare e finì per ferire il soldato.

''Ha vibrato paurosamente quando l'ho colpita... forse non è necessario stenderlo'' disse Thug riferendosi alla lama che aveva appena 'attaccato'.
In compenso, Darkivaron era fuggito e non si trovava da nessuna parte nei dintorni di Zhentil.

''Dobbiamo prenderlo assolutamente, non può andare in giro così... '' ripetè nuovamente Imoden...
 
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Alyssa Elmwood
view post Posted on 2/11/2006, 22:43




La lettera non era molto chiara, e non solo per come era stata scritta. Darkivaron si trovava in crisi mistica, sulla Costa della Spada, lontano da casa. Da quello che le stava dicendo Lucas, Darkivaron stava trascurando se stesso e si comportava in maniera strana, maniera che Alyssa non trovava particolarmente adatta per come aveva sempre visto Darkivaron. Congedato il messo, mantello sulle spalle, Alyssa uscì di casa sfidando la neve.
 
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Darkivaron
view post Posted on 4/11/2006, 00:54




L'edificio in rovina sovrastava la vallata. Un tempo forse pieno di ricchezze, fino a quel momento era stato rifugio di una eterogenena banda di umanoidi.
Ora, sembrava essere deserto, e il silenzio gli restituiva in minima parte la maestosità del passato.
Tuttavia, il puzzo dei cadaveri dei precendenti occupanti, più che altro goblin, avrebbe riportato alla realtà chiunque vi si fosse avventurato.
Ormai li c'era solo Morte.

L'Uomo Maledetto era nascosto dietro un muro, e osservava ogni minimo movimento proveniente dalla vallata sottostante, ove la neve caduta quella notte si scioglieva rapidamente sotto i caldi raggi del sole.
Qualunque cosa avesse tentato di salire la scalinata che portava all'edificio, sarebbe dovuto passare sotto i suoi occhi, stanchi ma vigili: aveva scelto quel rifugio appositamente.
Non amava essere colto di sorpresa.

Stava aspettando qualcuno, era ovvio. Sembrava molto teso e nervoso, e non faceva altro che accarezzare freneticamente la lama di una strana spada. La lama era crepata in diversi punti.

(...........................)

Parecchi giorni prima, si era recato a Baldur's Gate, per cercare un suo vecchio compagno di avventure. Lucas Leonheart.
Doveva far arrivare una lettera a Zhentil Keep, il più in fretta possibile, e gli serviva un messaggero.
Ma non poteva fidarsi di nessuno. La cosa doveva restare segreta.
Lucas tuttavia conosceva di persona il destinatario della lettera, e forse proprio per questo non lo avrebbe tradito.
Lo trovò in una locanda, mentre parlava con un elfo di nome Killian.
L'incontro fu fruttuoso, poichè il mezzelfo accettò l'incarico, ma allo stesso tempo molto seccante.
Infatti dovette sopportare gli assurdi commenti dei due sul suo stato di salute, che insistevano nel ritenere precario...
Elfi!!
Ma se non si era mai sentito così bene!

(............................)

Dopo una lunga attesa, alla fine il destinatario del messaggio arrivò.
Una figura in armatura argentea e ammantata di verde entro nella vallata, dirigendosi senza esitazione verso la scalinata.
I capelli rossi, del colore del sangue, ne adornavano il viso, attraente ma apparentemente privo di emozioni.
Entrata nelle rovine, la donna, impungnando una morning Star, si guardava attorno con prudenza, come se temesse di essere assalita da un momento all'altro.

Dopo averla osservata un pò, il Maledetto decise di uscire dal suo nascondiglio, avvicinandosi lentamente a lei, che lo squadrò senza abbassare l'arma.
Era avvolto da un mantello che, chiuso sul davanti, avvolgeva tutto il corpo,braccia e mani incluse, rendendo impossibile, a prima vista, determinare se fosse armato o meno; il volto era coperto da un cappuccio.
Nello stesso istante in cui lo abbassò,la donna abbassò la sua arma.
"Salve, Lady Alyssa.."

(............................)

I due parlarono a lungo. La Spada venne mostrata, e con essa le scalfiture che le erano stare inflitte da chissà quali orrendi mostri.
La sacerdotessa accettò di aiutare l'Uomo e la Spada.
Un rituale sarebbe stato necessario per riparare la Spada, e per legarla per sempre al'Uomo, rendendolo più forte...
Così disse la sacerdotessa, così promise.

Avrebbe cercato i componenti necessari al rituale, e sarebbe tornata da Lui.
Così disse la sacerdotessa.
Così, mentì....


Edited by Darkivaron - 5/11/2006, 18:27
 
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Darkivaron
view post Posted on 5/11/2006, 18:10




La sacerdotessa ritornò, come promesso, portando con sè la speranza di nuovo potere e nuova gloria.
Aveva tutti i componenti del rituale, ma era necessario che quest'ultimo si svolgesse al Grande Templio di Bane a Zhentil Keep, per avere successo.
Inoltre, a suo dire, l'Uomo, doveva essere preparato a lungo, prima della cerimonia che lo avrebbe legato alla Spada: un pezzo della sua anima sarebbe stato sacrificato, e non era una cosa da prendere alla leggera.
I preparativi si sarebbero fatti a casa della sacerdotessa, dove si sarebbe nascosto fino al momento propizio.

Il Maledetto sembrò preoccupato all'inizio, ritenendo troppo pericoloso per Lui e per la Spada, tornare nella Nera Città; ma venne rassicurato dalla sacerdotessa, che affermò di aver comprato il silenzio delle guardie con il denaro e con la paura in Bane.
Ella gli offrì la mano con grazia, e mentre la stringeva, lei mormorò una preghiera al suo Dio...che li portò nel centro del Suo Potere, il Templio di Zhentil Keep.
Una voltà lì gli venne offerta una pozione. Veleno. Doveva servire a indebolire il suo fisico e la sua anima a favore del rituale...
Ci sarebbe voluto tempo perchè facesse effetto, quindi gli venne intimato di berla all'istante...e obbedì. Si sentì male quasi da subito, pur potendo camminare.

(....................)

Mentre i due si avviavano verso la dimora della donna, iniziarono a udire dei rumori sospetti...passi...molti passi...ma nessuno che potesse produrli era visibile all'occhio dei mortali.
"C'è qualcuno" sibilò una voce maschile, innervosita. "Qualcuno ci sta seguendo..."
"Non temere" rispose una voce femminile, tranquillamente. "Sono solo i diavoli al servizio di Bane, che hanno il compito di proteggere il templio...e ora sono attratti dalla Spada. La vorrebbero per loro, ma Bane glielo vieta...non possono fare nulla, salvo seguirci."
Seguì un silenzio, proprio dei momenti di riflessione. "Va bene, proseguiamo allora", disse l'Uomo. La sacerdotessa non gli avrebbe certo mentito.

(.................)

Entrarono nella casa. Proseguirono nel soggiorno. I passi continuavano a seguirli.
"Venite Fuori Diavoli! Io non vi temo!" urlò con rabbia la figura maschile che teneva in mano la Spada dai riflessi bluastri.
Mentre diceva questo, la sacerdotessa pronunciò una serie di preghiere mentre lo fissava, dicendogli di non allarmarsi.
Evidentemente faceva parte del rituale. O forse voleva allontanare i diavoli.
Più pregava, più i movimenti dell'Uomo di facevano lenti e goffi. Ma si muoveva ancora.
La Donna continuava a pregare, guardandolo in un modo strano, come se le sue preghiere dovessero produrre un effetto particolare...cosa che invece non accadeva.

Ad un tratto, uno dei Diavoli si rivelò. Soltanto che non era un diavolo. Era Laurelion!!!
Una parola gli passò per la testa, mentre osservava anche gli altri Diavoli ( che non erano altro che Velkar, Thug, Ian e Courynn )manifestarsi. Tradimento.
Trangugiò velocemente una pozione di invisibilità, che aveva tenuto da parte per le occasioni "speciali" come quella, e cercò di dirigersi verso la porta; ma purtroppo per lui il gruppetto aveva già bloccato il passaggio.
Allora decise di dirigersi verso le scale, che portavano al piano superiore. Almeno sulle scale avrebbe potuto affrontarli uno alla volta.
Ma in poco tempo, un incantesimo lo fece tornare visibile, e alla fine le preghiere di Alyssa vennero ascoltate.
Non poteva più muoversi.
Courynn si avvicinò a lui armi in pugno. Poi, il Buio.

(......................)

Quando riprese i sensi, era completamente legato, circondato dai suoi assalitori.
Ma la Spada era sempre in mano sua.
Dopo avergli infilato un sacco in testa, lo portarono fuori di lì, strattonandolo come un animale da soma, nonostante non si reggesse in piedi per le ferite riportate.
Non vedeva dove stavano andando. Capì solo, dalle discussioni, che lo stavano portando in un posto dove Laurelion e Ian non potevano entrare.
Ad ogni modo, si ritrovò in una cella.
Urla frutto di sofferenza disumana, provenivano dalle zone circostanti: sicuramente altri prigionieri erano lì, e venivano torturati senza pietà.
Lì la Traditrice lo curò con un incantesimo, ma nessuno si premurò di levargli in sacco dalla testa.
Si ricordò, che coloro che dovevano essere giustiziati, dovevano tenere in testa un sacco simile fino al momento dell'esecuzione.
Restò silenzioso, e non si lamentò mai. Era stato sconfitto, ma non avrebbe dato a nessuno la soddisfazione di vederlo supplicare.

E poi aveva ancora la sua Spada!Lei lo avrebbe salvato in qualche modo!
 
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Lucas Leonheart
view post Posted on 5/11/2006, 19:54




Erano ormai passate almeno 5 ore da quando Ian aveva ricevuto da lady alyssa il compito di far rapporto al suo capitano.
"Vai e dì a ser Imoden che so dove si nasconde darkivaron" gli aveva detto.
Era quasi l imbrunire quando finalmente Imoden arrivò.
Messo al corrente della notizia si diresse seguito da Ian, verso la dimora della sacerdotessa
[...]
Poche spiegazioni e poi i tre si diressero verso il palazzo del governo dove insieme a Velkar il tesoriere e courynn elaborarono il piano per riportare in città darkivaron cercando di dare meno nell occhio possibile.
Accese furono le discussioni fra il tesoriere e la sacerdotessa sul metodo con cui liberare darkivaron dalla maledizione alla fine si decise per seguire la linea di ser Velkar.
Il piano invece per recuperare Darkivaron era semplice Alyssa l avrebbe condotto al tempio con la promessa di un rituale, Ian e gli altri nascosti nelle ombre l avrebbero atteso per poi bloccarlo al momento giusto.

Ian da buona recluta eseguì ogni ordine senza fiatare anche se a ogni passo a ogni mossa era sempre piu preoccupato per le sorti del compagno.
Cercò di fargli meno male possibile nel bloccarlo lui stesso lo legò rassicurandolo.
Poi su ordine di velkar cedette le corde che legavano il suo compagno a Courynn che da navigato militare aveva metodi ben piu spiccioli.
Aveva eseguito i suoi ordini ora non restava che attendere l incontro con la maga di cui lord velkar parlava e attendere ancora prima di ritrovare il suo compagno nonchè diretto superiore libero finalmente da quella spada maledetta.
 
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Darkivaron
view post Posted on 7/11/2006, 22:58




Il Cambio di Cella

Non seppe mai se era notte o giorno quando vennero a prenderlo. Nessuno si era premurato di levargli quel dannato sacco dalla testa. Riuscì solo a capire che le segrete in cui era stato rinchiuso per breve tempo erano sicuramente lontane dalle normali prigioni di Zhentil, dove lui stesso a volte aveva "scortato" diverse persone.

Erano in due gli uomini che lo accompagnavano, e dopo un pò riuscì a riconoscerli dalle voci: erano il Capitano Imoden e Ian, la recluta che era stata affidata a lui.
Giunti alle prigioni, non potè fare a meno di manifestare loro il suo bisogno di mangiare. Gli buttarono davanti qualcosa, probabilmente delle ciotole di legno con dentro del cibo.
Sembravano trascurare il fatto che era ancora legato e con un sacco infilato in testa.
"Credo avrò qualche problema a mangiare così Signore..." disse con tono di voce ironico.
Sentì Imoden sbuffare e dare ordini a Ian.
Quest'ultimo entrò nella cella, e dopo aver tolto il sacco, iniziò a slegarlo, pur con molto diffidenza.
"Non muovetevi signore" disse mentre lo faceva.
Lo guardò increspando la bocca in un sorriso amaro "è una battuta?"
Imoden sogghignò, e Ian sorrise.
"Vedo che vi sentite meglio, signore...avete recuperato il senso dell'umorismo"
"Si vede che soggiornare nelle segrete stimola la mia ilarità..."
La voce era carica di ironia, e il capitano inarcò un sopracciglio.

(.............)

Gli venne concesso di ristorarsi, dopodichè venne interrogato sui luoghi dove si era nascosto, e sulla strada che aveva percorso per sottrarsi alle loro ricerche.
Quasi vanitosamente, raccontò loro ogni particolare, sottolineando che se non fosse stato tradito, probabilmente non lo avrebbero trovato mai.
Il racconto non piacque troppo al suo superiore, che disse con disprezzo "un dannato fuggiasco..."
"Non fuggite mai più soldato, intesi? non scappate mai più!"
Il "soldato", o quello che ne rimaneva, si guardò intornò, studiando le pareti della cella. Solida roccia, nessun punto debole.
"Attualmente avrei qualche difficoltà a farlo, Signore" disse ironicamente.

" E vorrei vedere...."disse il Capo delle Guardie, quasi benevolo.

Ma nonostante la risposta,mentre accarezzava la sua spada bluastra, ogni tanto lanciava occhiate alle pareti e alle sbarre, come per cercare una via di fuga... e il suo interlocutore accorgendosene lo guardò assai male.
Il discorso proseguì, questa volta sul motivo per il quale era fuggito. Che chiaramente, era proteggere la spada da loro. Quando lui accennò al Suo Dovere verso di Essa, al fatto che quello era il Volere di Bane, il capitano iniziò a ridere a crepapelle...

Non gli credevano. Dopotutto, erano dei pazzi.
Lo canzonarono. "E ora? Cosa vi dice la vostra spada ora?"disse il "Rosso".
Darkivaron spiegò con tono paziente, come se parlasse con un bambino: "Capitano...è una Spada, non può parlare..."
Il "Rosso" sembrò quasi sollevato. Ma non aveva ancora sentito il seguito della frase.
"....è una Spada, non può parlare...ma sa ASCOLTARE...io le parlo spesso..."

(............)

Alla fine del racconto, guardò in faccia i suoi due carcerieri, e disse con tono grave e orgoglioso: "Bene, sono pronto per la mia esecuzione"
Imoden socchiuse gli occhi, come se non capisse di che accidenti parlava.
"Che esecuzione?"
"Bè, dato il cappuccio in testa, io credevo..."
Gli scoppiarono praticamente a ridere in faccia.
"No, non ci sarà nessuna esecuzione soldato...non temete... ma a suo tempo pagherete, eccome se pagherete..."

(.............)

Dopo un pò Ian li lasciò soli. Darkivaron notò che il suo senso della disciplina era notevolmente migliorato in sua assenza. E si era tagliato anche quei ridicoli capelli lunghi.

Imoden lo fissò serio.
"Sapete chi è quell'uomo, soldato?"chiese.

"Naturalmente Ian, la recluta che mi avevate affidato prima che "partissi" " rispose, pur avendo già capito che la domanda era retorica e il capitano aveva qualcosa in mente.
"Sareste ancora in grado di addestrarlo?"

Il detenuto sorrise tra sè. Chissà dove voleva andare a parare con quel discorso, pensò.
"Naturalmente. Si, sarei in grado di addestrarlo." disse con sicurezza e semplicità.
"In che modo?"
La domanda lo spiazzava. In risposta, iniziò un particolareggiato discorso su come avrebbe messo alla prova non solo in fisico, ma anche lo spirito di Ian, rendendolo come doveva essere secondo lui un guerriero al servizio di Bane: obbediente, disciplinato, e senza pietà.

Imoden sembrò in qualche modo soddisfatto delle sue parole.
"Allora non siete completamente rimbambito, soldato...sotto quell'aspetto da selvaggio c'è ancora l'uomo che ho addestrato...è solo quando si parla di quella dannata spada che non capite più nulla!"
"Sono sempre lo stesso, capitano" disse, mentre teneva stretta a sè la spada e la accarezzava quasi senza accorgersene.

Imoden fissò il gesto. "No...non lo siete ancora, soldato. Ora devo andare...spero che la nuova sistemazione sia di vostro gradimento."
L'ultima frase era chiaramente una presa in giro.
La cella era buia, fredda, e ossa umane facevano capolino negli angoli.
L'uomo andò via ridendo, e le ultime parole di scherno furono" Volete una torcia?"
Quando Darkivaron rispose, se ne era già andato, e con lui la luce.
"No grazie...non ho paura del buio"

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Qualche ora dopo, venne a trovarlo la Traditrice...
 
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Haytram
view post Posted on 8/11/2006, 07:29




Lo spirito carceriero di Imoden tornava a galla sempre più, ogni volta che passava davanti alle celle governative.
Prima di fare una visita al prigioniero decise di comprare per lui qualcosa da mangiare... d'altronde, non era facile vivere in pochi metri di spazio circondati da ossa e sangue incrostato sul pavimento e le pareti. L'uomo sorrise ed entrò nel negozio del macellaio.

Salì le scale che portavano dal fruttivendolo sotto lo sguardo curioso del venditore di carne.
''Salve. Datemi... dieci limoni. Metteteli in un sacchetto.'' sogghignò all'uomo.

[...]

Imoden era davanti a Darkivaron con un sacchettino in mano e sorrise ironico scambiando qualche saluto.
Dopo poco, iniziò a lanciare i limoni, uno dopo l'altro, nella cella del prigioniero che non sembrava molto contento della scelta gastronomica del Capitano.
''Su, assaggiane uno.. non vorrai mica dare un dispiacere al fruttivendolo che li ha coltivati apposta per te, vero?'' sorrise benevolo Imoden guardando bramoso il carcerato.

Alla fine, la fame prevalse sul gusto, e Darkivaron ingurgitò tutti e dieci i limoni più una manciata di datteri ammuffiti che Imoden si era trovato nelle tasche.
''Sono contento che il buon cibo ti piaccia..'' ringhiò Imoden con un sorriso beffardo stampato sul volto; il prigioniero accettava gli scherni rispondendo con una velata smorfia o con uno sguardo per niente compiaciuto.
Dopo qualche discorso, il buio era calato, e conveniva tornare alle proprie faccende.
''Beh, ora è meglio che vada... se hai ancora fame puoi sempre venire a trovarmi in locanda - il prigioniero si aggrappò alle sbarre cercando di rimanere indifferente - ''..scommetto che l'oste sarebbe contento di poter cucinare uno stufato di carne e patate in più... beh, ci vediamo in locanda, allora.'' e se ne andò via sogghignando.
 
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Darkivaron
view post Posted on 11/11/2006, 11:46




La prima visita di Lady Alyssa fu relativamente tranquilla. Il detenuto, essendo ancora adirato e confuso per il tradimento, non fu di molta compagnia, e la visita si concluse quasi subito, dopo che la donna si informò sul suò stato di salute e gli portò qualcosa da mangiare.
Gli ricordò dei suoi misfatti, di aver disonorato Bane e di aver osato credersi un suo prescelto facendosi ingannarre da un misero pezzo di ferro, ma non fu molto dura, e lui del resto non le prestò attenzione.

(..................)

Nei giorni che seguirono, la recluta Ian lo passò a trovare un paio di volte, portandogli da mangiare e da bere...cose genuine, nulla a che vedere con i limoni di Imoden.
Fu l'unico che non gli rivolse parole dure e di biasimo, ma anzi, cercò di fargli coraggio, dicendogli che tutto si sarebbe risolto quando lo avessero privato della spada...
Gentile, si, ma un pazzo come tutti gli altri.

(...................)

La seconda visita di Alyssa non fu come la prima. La sacerdotessa fu molto meno accondiscendente. Lo accusò di essere un perdente, un fallito dalla volontà debole, indegno di essere chiamato Banita.
Lo derise.
Per quello che aveva fatto, era strano che Bane non lo avesse fulminato quando aveva messo piede nel suo templio...ma dopotutto, egli non si occupava degli indegni, lasciava questo compito ai suoi sacerdoti.

La donna recava se un gattino dal manto bianco.
Voleva che Darkivaron se ne prendesse cura: sarebbe servito contro i topi, disse, e forse avrebbe potuto imparare qualcosa da quell'animale.
A quella donna doveva essere andato in malora in cervello: Lui, imparare qualcosa da un gatto!
"Arrivederci Lady Alyssa...e portatevi dietro quell'animale...dato che è così "saggio" come dite, non credo che una cella sia il posto adatto per lui" disse, con un tono falsamente cortese, con la chiara intenzione di prendersi gioco della donna.
La reazione non fu tiepida. Ella gli ordinò di darle la mano, cosa che lui puntualmente fece: anche se era una traditrice e una pazza, era pur sempre una chierica di Bane e doveva obbedirle, pensò confusamente.
Quando i due si toccarono, un tremendo dolore si riversò sull'uomo. lasciandolo senza fiato.
Non solo la sua Fede era stata insultata, ma i poteri del suo Dio ora venivano utilizzati contro di lui: era troppo, la rabbia lo invadeva, ma non poteva fare nulla.
La sacerdotessa sorrise crudelmente.
"Spero che abbiate imparato qualcosa...e prendetevi cura di quel gatto. Se non dovessi trovarlo in salute quando tornerò, ve ne farò pentire...Riposate bene" disse con voce soddisfatta di sè stessa.

(..................)

Restò tutta la notte a fissare quel dannato gatto. alternativamente alla sua onnipresente Spada.
Le cose non andavano come aveva previsto. Per nulla. Come era possibile che accadesse questo, se la spada era il segno che lui era prescelto da Bane?e se invece....
"No! NO! Non devo dubitare mai, Mai, MAI! Il dubbio è l'anticamera della dannazione..."
Non si rese conto di averlo detto urlando.
In risposta, urla di protesta giunsero dalle altre celle, dove altri prigionieri dormivano.
"Stai zitto di una buona volta, Dannato Pazzo!" fu l'espressione più ricorrente...
 
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Darkivaron
view post Posted on 17/11/2006, 20:48




EPILOGO

Darkivaron Salas pregava il suo Dio nelle Nere Mura del Suo Templio. Non era più schiavo della Spada, grazie al potere di Lady Alyssa, che in qualche modo lo aveva liberato: era di nuovo schiavo di Bane, e di Bane soltanto.
I Dogmi rimbombavano della sua testa. I Dogmi che conosceva a memoria, e che erano sempre stati il suo modello di vita. E che aveva infranto.

"Non servire nessuno all'infuori di Bane"
Il Primo dei Dogmi, il più importante: e lui non era riuscito a rispettarlo, non era riuscito a resistere all'incantesimo di un pezzo di ferro.

"Tradisci Bane e Morirai..."
Cosi recitava un altro dogma. Eppure era vivo, in ginocchio, pieno di vergogna, ma vivo. I suoi superiori non avevano acconsentito ad ucciderlo, come lui avrebbe voluto, come lui avrebbe fatto se fosse stato al loro posto.


"Quella Spada è stata creata per uccidere il suo portatore...ma tu, per qualche ragione, non sei morto, anche se sei impazzito. Bane forse ha voluto darti una seconda possibilità... e io non ucciderò qualcuno che il Signore Nero non ha voluto uccidere"Queste le parole che gli vennero rivolte da Imoden.
Forse era così. O forse la sua volontà, la sua Fede, aveva contrastato in parte i poteri dell'arma maledetta.O forse Bane non aveva considerato l'accaduto un tradimento, dato che la sua volontà era stata soggiogata.

Lo Zhentilar increspò le labbra in un ghigno di rabbia e repulsione.
Troppi "forse".
L'unica cosa sicura era ciò che materialmente aveva compiuto...una cosa semplicemente inaccettabile per lui.

Lo aspettavano giorni duri.
Ma giorni al servizio della città...e prima o poi ciò gli avrebbe permesso di a riabilitarsi agli occhi di tutti, dei suoi superiori e del suo Dio, ma sopratutto di ritrovare la pace interiore.

Pace che poteva trovare solo servendo Bane...solo nell'Obbedienza, mettendo a tacere il suo spirito e la sua mente, ancora troppo tormentati dalle sue colpe...
Il guerriero si alzò, e dopo essersi inchinato al'altare, uscì dal luogo sacro mestamente, pronto ad intraprendere la consueta ronda notturna...
 
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9 replies since 31/10/2006, 19:11   316 views
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