Faerûn's Legends

Legami: La Fiamma di Thay

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Ventrue4ever
view post Posted on 2/4/2016, 17:28 by: Ventrue4ever
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Assassino di Briganti

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Maghi Rossi del Thay
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Thazar Ka.





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"Da Oggi tu mi chiamerai "Padrone" Thazar Ka.
Ovviamente ancora non lo credi veramente, ma imparerai...o si, imparerai..."

Thazar ka lo schiavista a una inerme Kaia di Messemprar


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Il Thayan teneva la donna imbavagliata e con le mani legate al guinzaglio con una corda, facendosi guidare attraverso le terre della Sembia verso la loro meta.

Con il terrore negli occhi e il dolore che le attraversava il corpo, Kaia cercava di avanzare senza cadere, conscia
che per un simile errore sarebbe stata punita...di nuovo.

La sua mano sanguinante, lo spazio vuoto lasciato dall'unghia fatta saltare via dal dito con un coltello,
il segno della sua impotenza e del potere di quell'uomo su di lei, gli impedivano di dimenticarselo.

Non che avesse fatto nulla per meritarsi l'orrendo trattamento, frutto di crudeltà gratuita del suo "padrone".


Qualche ora prima non avrebbe mai pensato di fare quella fine...essere venduta, forse morire.

Non LEI.

Eppure era li.

Aveva incontrato quello sconosciuto a Saerloon, per caso, e dopo aver saputo della sua intenzione di recarsi all'enclave
Thayan, aveva pensato di non rendere manifesta la sua vera identità finchè non fosse stata completamente sicura della
persona con cui aveva a che fare, esattamente come aveva fatto con Uth Wyvern.
Lei, Untherita interessata a visitare l'enclave per commerciare, si era offerta di accompagnare il viaggiatore ignaro
della sua locazione, e lui le aveva offerto un compenso.
Sembrava tutto così semplice che non aveva minimamente preso in considerazione il fatto che non chiedere
l'ammontare del compenso avrebbe fatto nascere sospetti in quell'uomo, evidentemente per natura portato a escludere
che qualcuno potesse offrire aiuto senza secondi fini.

La situazione era quasi ironica: ora lei pagava il prezzo per non avere chiesto quello per i propri servigi.

A metà strada, era riuscito ad avvicinarsi abbastanza da immobilizzarla e puntarle una lama alla gola,
minacciandola di morte.
Era convinto, non erroneamente, che lei non fosse chi diceva di essere, ma una qualche spia, forse addirittura una "rashemi".

Provare a resistere sarebbe stato estremamente rischioso, rivelare la propria identità avrebbe potuto significare
salvezza o morte istantanea, a seconda delle intenzioni di quello strano individuo.

Portò avanti la sua "mascherata", fiduciosa delle sue capacità di rimediare a quell'errore con le sole parole.
Implorò di avere salva la vita, spiegò che non aveva chiesto l'ammontare del compenso perchè dovendo andare in ogni
caso all'enclave, una offerta era si benvenuta, ma non la aveva reputata poi tanto importante da mettersi a trattare
a riguardo, anche perchè lei stessa avrebbe beneficiato di una "scorta" lungo la strada.


Funzionò...in parte.

L'uomo si convinse della versione.
Ma si convinse anche che poteva fare un bel gruzzolo dalla vendita di una donna come lei.

Poi..un colpo netto e il buio, per svegliarsi e ritrovarsi totalmente incapace di reagire.
Incapace di parlare, era troppo tardi per ricorrere a incantesimi o per rivelare chi era, qualora avesse
deciso di rischiare.

Malediceva lui, malediceva se stessa.

Si disperava.

Poi lui parlò, chiedendole imperativamente, senza rendersene conto, l'unica cosa che la avrebbe potuta salvare.

"Ora Tu mi condurrai all'enclave."

Per fortuna il dolore era ancora abbastanza intenso impedirle di ridere.

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Lo schiavista Thayan probabilmente non capiva.

Non capiva perchè le guardie Thayan lo circondavano, armi in pugno, e slegavano la sua nuova schiava.

Quando le fece era tardi.

La Tremante Kaia se ne era andata, lasciando il posto a qualcun altro.

Una risata femminile, resa assai strana dal dolore per le ferite e dalla rabbia che la accompagnavano, annunciò
la presenza della Maga Rossa Aeisha Kaar di Bezantur.

Inginocchiandosi, Thazar comprendeva quel che aveva fatto, e quale sarebbe stato il suo destino, accettandolo.

La donna umiliata nell'animo, furente, disgustata dall'esser stata colta dai suoi sottoposti in una situazione simile,
avrebbe voluto infliggere al suo aguzzino torture capaci di far impallidire un Diavolo dei Nove Inferi...

Ma poi si rese conto dei mormorii, delle occhiate sconcertate.

Cosa avrebbero detto i suoi adepti, gli altri Maghi Rossi, quando avessero saputo che si era lasciata catturare?
Avrebbero pensato che era stata debole. Il suo prestigio ne avrebbe risentito.
Alcuni non la avrebbero più temuta, e questo la avrebbe messa in pericolo.

No, doveva salvare la situazione, capovolgerla a suo vantaggio.

Sorrise diabolicamente all'uomo, guardandolo in maniera ancor più malevola per quel che era costretta a fare.

Ancora una volta, doveva ricorrere alle Bugie.

Stavolta raccontate a voce alta, con un pubblico.

L'uomo che aveva condotto lì, ingannandolo di proposito, aveva superato la prova alla quale lei aveva scelto di sottoporlo.
Tutto era calcolato, e la maga doveva accertarsi semplicemente non si trattasse di una spia...e così aveva fatto.
Avrebbe avuto senso uccidere qualcuno che aveva semplicemente risposto come ci si aspettava a un piano geniale?

No, sarebbe stato uno spreco, ma un affronto a una Maga Rossa, andava comunque punito.

La vita del Thayan sarebbe stata salva...ma la avrebbe pagata con l'Agonia.
Tutte le unghie di mani e piedi gli sarebbero state strappate.

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Aeisha osservava pensosa, impressionata, l'uomo, il "demone" che odiava e temeva.

Era svenuto, sul tavolo delle torture, dove tre delle sue unghie giacevano in un mare di sangue, fuori dal posto
loro di diritto...le mani.

Quel demone non solo non aveva urlato, ma aveva chiesto e ottenuto di strapparsele da solo, in segno di penitenza,
criticando le guardie per la loro incapacità di procurargli dolore.
Poi il corpo aveva ceduto.

Massaggiandosi la mano, mentre un artefatto magico di rigenerazione già riparava, non senza causarle fitte,
ai danni subiti, Aeisha prese una decisione.

Un altro rischio, un altra opportunità.

Voleva che quel che aveva subito fosse in qualche modo ricompensato.
Voleva quelle capacità al suo servizio.

Anche se ogni volta che lo guardava, o pensava a lui, il suo sorriso veniva meno e sentiva un brivido
di paura percorrergli la schiena.

Nei giorni a venire i suoi allievi avrebbbero notato che il suo consueto atteggiamento frivolo e arrogante
si accompagnava sempre più spesso a uno maggiormente sobrio, riflessivo, e a tratti inquietante.

Forse, non si sarebbe mai più sentita al sicuro da nessuna parte.

Ma Ucciderlo ora, la avrebbe indebolita, non solo "politicamente": se lui ora rappresentava le sue paure,
doveva affrontarle e dominarle, non scappare da esse...o sarebbe rimasta una debole per sempre.

Per la Vendetta ci sarebbe stato tempo.



Edited by Thayan4ever - 2/4/2016, 19:50
 
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