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Quante volte l' ardire m'ha portato sul bordo di un precipizio, nel volo di una moneta che rotea nell'aria e ricade sulla vittoria?
Dall'oscurità giunse una voce.
"Finalmente ti sei svegliato!"
La voce di una donna, no, forse un bambino? Sentiva le palpebre pesanti e un dolore lancinante al fianco sinistro. La milza sembrava quasi aver smesso di esser parte integra del suo corpo, ma percepiva di poter ancora respirare. Ogni respiro però era un'impresa non da poco. Stimò che probabilmente aveva un paio di costole rotte. Provò ad alzarsi.
"Stai giù o ti si riapriranno le ferite" La voce era diversa dalla prima, ruvida e spessa. "Ho visto le insegne, sei un Drago purpureo?" Reclef provò ad aprire bocca ma le labbra screpolate si muovevano senza che emettesse alcun suono. Si limitò ad annuire "Capisco..." fece una lunga pausa, mentre Reclef sentì la testa sollevarsi ed il tiepido contatto con dell'acqua che ricadde nella gola come un messia in una terra in rivolta. "Non sapevo che i Draghi fossero persone così coraggiose, o sciocche. Se non fosse per il mio lupo che è riuscito a fiutarti nell'immensa accozzaglia di cadaveri, probabilmente saresti ormai cibo per vermi." Reclef provò a ricordarsi cosa era accaduto.
L'ultimo ricordo che aveva era di lui in esplorazione sui Picchi Tempestosi: le spalle al muro, il respiro affannato, urla e versi di terribili creature che vivono con l'unico scopo di dilaniare la carne, un servizio utile qualora si trattasse di carcasse, ma Reclef era lì, vivo. Come ogni volta, l'unica cosa che poteva fare era combattere: stringendo Kewosilde, la potente arma forgiata parecchi mesi prima da Xan Mekoring, piantò bene a terra i piedi e affontò le belve che lo avvolsero in un crudele abbraccio. Poi il Buio ed ora, quelle due voci.
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Nei giorni che ne venirono, Reclef riuscì a ristabilirsi lentamente, facendo la conoscenza di Daskel e suo figlio Goran, che vivevano non troppo lontano dai Corni Tempestosi, sopravvivendo con ciò che la terra poteva offrirgli. Quando riuscì a rimettersi nuovamente in piedi, diede una mano ai due, tagliando la legna, cacciando con loro e per un mese intero, quella divenne la sua casa. Sarebbe stata una vita interessante, così diversa da quella che aveva vissuto per ora. Nessun impegno, nessun dovere, vivere pensando al giorno in cui si era, con l'unico traguardo del domani che sarebbe stato simile al presente. Si sarebbe facilmente abituato a questa vita, se non fosse che una notte, prima di andare a dormire, nel muovere lo zaino, una vecchia moneta di rame rotolò sul pavimento della tenda. Rimase a fissarla per qualche minuto in un silenzio tombale. Qualcosa che aveva sigillato dentro di sé, si sciolse. La promessa fatta stringedo quella moneta sulla tomba del padre, la sua città che era costantemente minacciata, un'effige purpurea da dover onorare. "Credo che per me sia tempo di tornare..." Fu così che Reclef tornò a Suzail in sella ad un grosso animale che sembrava essere un lupo.Edited by Reclef - 26/6/2016, 21:32
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