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>||Underdark, in un luogo non ben specificato||<
Era la prima volta che si trovava in una situazione così disperata:
tutti i compagni fuori gioco, il sottosuolo attorno,
e dinnanzi Azmaer Dhuurniv pronto ad attaccare.
Reclef sapeva che non c'era altro modo ormai, sia per sè stesso,
sia per coloro che si erano avventurati con lui nell'oscurità
e che ora giacevano a terra in chissà quali condizioni.
Erano giorni che vagavano per cercare di riacciuffare Mourngrym Amcathra,
che era stato preso di forza dalla sua, apparentemente inespugnabile, Torre Contorta.
Azmaer Dhuurniv, il colpevole,
la grossa mummia drow avvolta da ragnatele,
lo fissava con le sue orbite vuote, fiammeggianti.
Stavolta non aveva alcuna illusione di vedere arrivare un Philip con le sue daghe
o una Kaia, o un Ralas che potessero dargli una mano.
Stavolta il peso del destino era tutto sulle sue spalle.
Reclef contro Azmaer,
la vita contro la morte,
la speranza contro la disperazione.
Nel buio si poteva udire un gocciolio, ostinato, cadenzato.
Il guerriero cormyreano strinse leggero Dain,
l'ascia infuocata in mithral che creò ad Adbar con l'aiuto dell'amico Dwinbar e Masir,
l'ascia che Martin aveva intriso con la benedizione di Kelemvor: rallentò il respiro.
Per un attimo sentì una parte del suo animo gridargli di fuggire, di salvarsi la pelle,
di andare dalle braccia della moglie e dimenticare tutto quell'orrore che lo circondava;
ma quella parte scivolò come farebbe un fiocco di neve nel Calim:
quello era l'unico posto in cui poteva ed aveva deciso di stare.
Non era altro che il frutto di una scelta.
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I cinque anni con i ragazzi dell'Ozymar,
mi insegnarono molto del mondo e della vita.
Dirvi di come ero diventato, bhè, forse mi farebbe sembrare un po' folle.
Ogni giorno mi sottoponevo a pesantissimi allenamenti,
per essere sempre più rapido, sempre più forte,
per difendere i miei compagni da qualsiasi avversità.
Riassumendo, potrei dire che l'indeciso Reclef,
era ormai il pericoloso guerriero di una banda di scapestrati.
Mi piaceva quella vita.
"Il mare è un immenso foglio di carta dove non potranno mai finire le frasi che vi potrai poggiare",
diceva spesso il mio eroe.
In effetti la libertà diventa davvero palpabile quando non hai la terra sotto i piedi.
Se riesci a superare gli attimi di smarrimento e timore,
si possono scoprire silenzi istruttivi che possono aiutarti a capire te stesso
ed il te che è a contatto con il mondo...
Gli affari della ciurma non erano di per sé leciti,
ma mai una volta Ghersh ci ordinò di uccidere per piacere.
Eravamo persone con una vita difficile alle spalle
e che cercavano di sopravvivere con i mezzi che avevano a disposizione,
ma avevamo un'etica, ed era Ghersh a rappresentarla con il suo modo di fare.
Anche se all'apparenza era un dannatissimo guascone,
nei momenti in cui contava,
riusciva ad essere deciso come non mai, soprattutto davanti alla crudeltà.
Quando ne scorgeva,
allora diventava implacabile e noi tutti avevamo un po' appreso questo modo di reagire al male.
Se ci penso, talvolta le mie risposte erano state a dir poco esagerate,
come il giorno in cui fermai un assassino di giovani donne e in cui
sperimentai la prima volta il combattimento con due asce.
Scoprendolo,
scoprii anche quanto può sanguinare un'essere umano mutilato in più punti...
Per la gran parte del tempo, per fortuna,
vivere con loro era un costante ridere e divertirsi.
Vi stupireste di cosa si può fare con una candela,
un mazzo di carte e qualche moneta..
Oltre tutto questo, c'era anche lei, la mia musa: Sheela.
mi chiedo se sarei l'uomo di oggi se non l'avessi incontrata,
ma ormai, mi piace credere che sia stata Tymora stessa ad averla mandata.
Le raccontai tutto di me, di mio padre, della mia infanzia,
di ciò che provavo e lei, mi insegnò ad osservare il passato sotto una luce nuova:
Tutto ciò che accade, accade per un motivo e non per forza deve avere una logica.
Ci sono momenti in cui non puoi far altro che accettare, altri, dove tu, persona,
uomo o donna, puoi scegliere fra una Testa ed una Croce,
e bisogna farlo con fermezza e coraggio e allora, solo allora, la fortuna ti potrà sorridere.
Presi questa nuova consapevolezza e la feci mia.
Furono anni di crescita importante
ed è strano come il fato agisca per farti intraprendere nuove strade.
Con me lo fece in modo così insolito, che a raccontarlo anche solo nella mia testa,
pare assurdo, ma come negare la verità quando la osservi?
Fen de Yul, un nobile di Luskan amico di Ghersh,
ci aveva assoldato per esplorare un piccolo santuario
in un crepaccio poco a ovest delle coste fra l'Amn ed il Tethyr.
Fen era un collezionista di rarità ed aveva ottenuto delle informazioni (a caro prezzo)
circa questo piccolo anfratto dedicato a Myrkul, che nessuno conosceva,
ma che (alla luce della caduta del suo credo),
poteva possedere al suo interno oggetti dal valore inestimabile.
Partimmo con grande tranquillità ed allegria,
consci che a parte qualche possibile tempesta,
sarebbe stato un lavoro facile.
Arrivammo senza problemi nel luogo indicato sulla mappa
che Ghersh aveva ricevuto dal de Yul,
e subito mi colpii la conformazione del luogo:
la roccia, a picco sul mare,
sembrava richiudersi su se stessa,
sconsigliando a chiunque si fosse avvicinato a quelle zone, di soffermarsi.
Sembrava non esserci alcun attracco, ma incredibilmente,
superando alcune file di rocce a spuntoni alte come giganti,
scoprimmo una piccola insenatura.
Sbarcati su quel poco di pietra calpestabile, notammo in alto,
a circa trenta metri, un'apertura che a conti fatti,
sembrava visibile solo da dove eravamo noi.
Non tutti erano in grado di arrivarci, così decidemmo di cimentarci in quattro.
Ghersh, Sheela ed io, eravamo fra questi.
Arrivati in cima, lo spettacolo che ci accolse non prometteva nulla di buono:
ossa nere erano poste ad adornare una piccola grotta, al cui centro,
svettava un piedistallo (con il simbolo di un teschio racchiuso dentro un triangolo)
su cui era posta una gemma nera, esagonale, grossa quanto un pugno.
Ghersh, che era l'esperto di meccanismi e affini,
controllò meticolosamente che non vi fossero trappole meccaniche,
mentre Sheela, attraverso le capacità divine,
se vi fossero auree magiche,
Dopo diversi minuti, conclusero che il luogo era sicuro.
Cominciammo così a cercare delle possibili reliquie,
ma ben presto risultò evidente che l'unico cimelio era quella grossa gemma nera.
Non so neanche spiegarvi perchè o per come, ma quando Ghersh la prese,
un brivido corse veloce lungo la schiena,
come un sesto senso che mi avvertiva di un pericolo.
Ma nulla accadde:
Ghersh prese la gemma e con un grosso sorriso si diresse verso noi
"Stavolta quando torniamo vi porto a bere e mangiare d'alta classe!"
Forse per via dei successi che avevamo inanellato negli ultimi tempi
o forse solo per ignoranza,
nessuno aveva valutato l'opzione di una trappola che agisse ad area:
nel momento in cui Ghersh terminò la frase, posando il piede sull'uscita,
l'intero santuario fu scosso da un tremito e
dal piedistallo sul quale era poggiata la gemma,
partì un raggio nero in direzione di Ghersh.
Lo avrebbe preso in pieno se non mi fossi frapposto fra lui ed il raggio.
L'impatto fu totale, ma non percepii alcun dolore, anzi.
Una sorta di tepore cominciò ad avvolgermi,
mentre i sensi lentamente cominciavano ad abbandonarmi.
Ebbi la sensazione di cadere in basso, a velocità costante,
fino ad un attimo dove tutto sembrava soffice ed etereo,
un'enorme distesa di nebbia,
un mondo....grigio
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Azmaer fece il primo passo con una rapidità incredibile,
che non ci si aspetta da una mummia di quelle dimensioni,
ma Reclef non fu da meno.
Scartò di lato con tutto il peso e sfruttando lo slancio,
riuscì ad evitare la carica e a contrattaccare
con un rapido movimento semi circolare sul piede perno.
L'ascia mancò di poco il bersaglio ed i due si ritrovarono nuovamente faccia a faccia.
Azmaer incalzò, aumentando la frequenza e la rapidità dei colpi,
costringendo Reclef ad una chiusura difensiva.
Non aveva mai affrontato un'essere così abile nel combattimento corpo a corpo
e nel giro di pochi secondi (che a lui sembrarono un'eternità),
dovette accusare un paio di colpi ben assestati, di quelli che ti fanno mancare il fiato.
Se non fosse stato per il giaco in mithral,
probabilmente l'artigliata lo avrebbe aperto come burro.
Nonostante la superiorità del nemico,
non vi era ombra di cedimento nello sguardo di Reclef.
Aveva troppe cose per cui non morire, non li,
non contro quell'essere....
Raccolse tutta la concentrazione,
allontanando il dolore e tese tutti i muscoli del corpo all'unisono,
nel modo in cui Gael gli aveva insegnato anni prima.
Era talmente concentrato che non si accorse del rivolo di bava che scendeva dal labbro.
In quel momento era penetrato nel luogo che chiamava "palco della fortuna",
dove conta solo l'immediato che si prepara all'istante successivo.
Era così tristemente abituato ad affrontare sfide mortali, che in quello stato,
si sentiva persino a suo agio...
Lo scontro diventò sempre più intenso ed Azmaer,
sembrò spazientito da quel piccolo umano
che continuava a resistergli e a contrattaccare,
riuscendo persino a ferirlo con quelle dannate asce.
Poi, sembrò deciso a chiuderla in breve e
slabrando appena le tele che coprivano ginocchia e gomiti,
s'appiattì, acquisendo maggior mobilità e si scagliò con tutto il corpo verso Reclef.
Quando lo vide arrivare,
il cormyreano fendette l'aria con ambo le asce nella sua direzione,
ma riuscì solo ad arginare la sua irruenza, finendo sbalzato indietro.
Era l'occasione perfetta per Azmaer di dargli il colpo di grazia,
ora che quella feccia di superficie era scoperta.
Ma aveva sottovalutato il suo avversario:
venendo sbalzato indietro, Reclef agì d'istinto,
assecondando il movimento e compiendo una mezza piroetta all'indietro,
finendo con le suole degli stivali a ridosso del muro della caverna.
Questa mossa gli permise di attenuare la forza del colpo ricevuto e di scaricarlo,
scattando fulmineo verso il drow.
L'artiglio sfiorò il collo di Reclef,
mentre Dain si piantò saldamente nel petto della mummia,
scatenando le sue fiamme arcane.
Fu così che Azmaer Dhuurniv conobbe la sua sconfitta.
Edited by Kralizec - 19/11/2019, 15:25