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| «Una costrizione, io!» Lynn ancora non se ne capacitava bene, ma il peso che le gravava sul cuore era reale. Proprio lei che non faceva ma niente che non volesse, che voleva non avere obblighi verso niente e nessuno se non il suo dio... Era ora costretta in una cerca per conto del tempio di Mystra. In fondo perņ era giusto cosģ: si era assunta la responsabilitą per il gesto di Yalae, e l'unica cosa che non voleva affidare al vento era la sua parola. Alec ed Eredraug dovevano sentirsi alla stessa maniera. Nessuno di loro voleva davvero infilarsi in antiche rovine in mezzo al deserto per strappare un occhio di Aboleth anziano dalle mani e dai tentacoli degli Illithid. Perņ dovevano farlo. Se Roy era morto, la colpa era loro. Era stata Yalae materialmente a suggestionarlo per seguirli, ma nessuno di loro aveva opposto resistenza, nemmeno Lynn. In una certa misura erano tutti colpevoli, la sacerdotessa lo sapeva bene. Alla mezzelfa perņ faceva male vedere come Yalae se ne fosse fregata dell'accaduto, di come non accettasse l'idea di avere colpe nella morte di Roy. Ci avrebbe parlato di nuovo, con pił calma, le avrebbe spiegato di nuovo che quel genere di incantesimi vanno usati con una certa cognizione di causa. Non c'era molto tempo in quel momento perņ: bisognava trovare dei compagni di viaggio validi, il viaggio che li aspettava non sarebbe stato per nulla semplice ma ormai era inevitabile. Il peso della costrizione si sarebbe fatto sentire se avessero sviato da quel cammino. |
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