Faerûn's Legends

Paure e Coscienza, Una scelta difficile

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Adry_
view post Posted on 13/6/2007, 13:49 by: Adry_




Quella volta era stata davvero divertente.
I due, che si frequentavano da poco, stavano indagando sulla scomparsa di una ragazza a Nashkell, sulla Costa della Spada. Alisea era seduta su un masso e stava tenendo d’occhio la locanda del paese, mentre Garret curiosava attorno al dormitorio dei minatori. Furono sorpresi da un individuo, e in fretta i due improvvisati investigatori misero in scena una scusa; la ragazza si mise in posa sul sasso, e il mezz’elfo cominciò a ritrarla su un pezzo di carta. L’uomo arrivò addirittura ad elogiare le doti del bardo, anziché rimproverarlo per la troppa curiosità!



E la nottata sul tetto della locanda del Braccio Amico?
Il cielo era splendido, ma non quanto lei, lì, al suo fianco, col naso in su, a pensare a chissà cosa. Quanto avrebbe voluto baciarla, in quell’istante! Erano solo pochi giorni però che si conoscevano, anche se la complicità stava sempre più aumentando…



“Ricordo ancora quando la vidi per la prima volta; salii le scale del Castello di Carta, la biblioteca di Zhentil Keep, fradicio d’acqua per l’acquazzone che da tutto il giorno imperversava sulla Nera Città.
Avevo un paio di scritti sotto braccio, intendevo presentarli al vecchio, noioso, ingobbito bibliotecario di turno, per guadagnare qualche soldo. E lì, tra i libri, la vidi.
Le gambe, lisce e perfette, accavallate sotto il tavolo, erano contornate e accarezzate da una vellutata gonna nera; una folta chioma di neri capelli, con un'unica ciocca rossa, le ricadeva sul volto, impedendomi di vederlo; un vestito scuro ed elegante lasciava intuire un corpo delicato e snello, la pelle chiara.
Poi alzò lo sguardo, abbozzò un sorriso e, con voce bassa ma dal tono allegro, mi chiese
“Posso aiutarvi?”

Non ricordo se ascoltai davvero quella domanda, o se oramai ero introvabile e perso, in quei due grandi e profondi occhi scuri, neri come la notte e, allo stesso tempo, dai tanti e misteriosi riflessi.

Bè, non sapevo se fosse noioso o meno, ma di sicuro non era né vecchio, né ingobbito, quel bibliotecario…”




Il combattimento con il drago rosso con l’occhio di rubino poi! Quella volta Garret ebbe modo di ammirare i grandi poteri magici che la giovane ragazza poteva evocare, per non parlare delle sue doti combattive, alquanto sviluppate. Fu soprattutto grazie a lei che anche quella volta il bardo se la cavò con qualche graffio. Quelle sue capacità però, che il mezz’elfo notò altre volte, avevano una provenienza incerta, non ancora identificata.



Sul balcone de L'Elmo e il Mantello, a Baldur’s Gate,il vagabondo aveva finalmente trovato il coraggio.
Garret riteneva che la vita andava apprezzata per gli istanti di cui ci fa dono, e quello, fu uno dei più belli in assoluto.
Le labbra accostate l’uno all’altra, finalmente i due trovarono sfogo a tutto quello che negli ultimi mesi era cresciuto, era nato. Amore sì, un forte amore.
Niente più importava al momento; quella ragazza era splendida, era tutto ciò che lui potesse mai desiderare: una compagna, un’amica, un’amante. In quell’ istante, poco prima dell’alba, un profondo rapporto stava saldando gli intrecci che già da tempo si erano insinuati tra i due.



Ed infine, quelle semplici parole contenenti un immenso significato, presero forma dalla sua bocca.
“Ti amo”

Era conscio di ciò che faceva, di ciò che diceva. Quella splendida creatura oramai aveva acquisito un importanza impareggiabile nella sua vita, niente avrebbe potuto distruggere ciò che era stato creato.



I due ormai parlavano liberamente di qualsiasi cosa, uno complice dell’altra, confidenti. Ma non di tutto.
Qualcosa ancora Garret non sapeva di lei, ed entrambi ne erano consci. Lei aveva promesso al bardo che un giorno avrebbe raccontato tutto, avrebbe conosciuto quella parte misteriosa e nascosta della ragazza. Aveva parlato di un luogo, un luogo in cui, una volta entrato, non è possibile fare ritorno.
Quella meravigliosa donna nascondeva davvero qualcosa, qualcosa di importante e pericoloso; non poteva essere altrimenti, la preoccupazione nei suoi occhi ormai Garret l’aveva decifrata da tempo.
In fondo la conosceva, seppur non del tutto; sapeva che era una ragazza forte, molto intelligente e saggia, e che a volte utilizzava mezzi non proprio ben visti dalla “gente comune”. Ma il mezz’elfo aveva detto lei più volte che non sarà un simbolo, una bandiera, un nome a cambiare l’idea che lui si fa delle persone.
La giovane disse che la persona che il bardo aveva conosciuto era lei, la vera Alisea; nessuna rivelazione avrebbe mai cambiato nulla nel suo modo di essere, di comportarsi, di amarlo; è e resterà ciò che lui aveva imparato a conoscere. Nessun pregiudizio avrebbe mai disturbato i rapporti di Garret, tanto meno nei confronti della donna che amava.



“Vedo una notte, una notte che nonostante tutto lascia sempre spazio al giorno;
Vedo l’alba tra le nuvole ed un vortice, un vortice in movimento.
Tu sei tutto, e non sei niente; possiedi però slancio e forza vitale, molta.
Il tuo futuro è incerto e nessuno è in grado di definirti bene; solo chi ha una buona vista potrà scorgere cosa sei.
Ma fa attenzione: sei tu stesso a voler sprofondare in quel vortice, e non lo risalirai più…”


Quella lettura delle carte da parte di una giovane girovaga, Elohim, non aveva lasciato Garret indifferente.



Sapeva che prima o poi, quel momento sarebbe arrivato. Lo attendeva, lo attendevano entrambi, e con dolore, perché sapevano che sarebbe stata una difficile prova da superare.



Alisea, seduta su un tronco caduto a pochi metri dalla costa che cingeva Suzail, tracciò con un bastoncino due cerchi concentrici. Depositò la sua cintura viola chiaro a terra, a riempire lo spazio esterno, ed una gonna nera, a colmare quello interno.

“Ti dice niente?”
 
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