Faerûn's Legends

Paure e Coscienza, Una scelta difficile

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Adry_
view post Posted on 10/10/2007, 15:01 by: Adry_




L'improvvisa sensazione di essere solo, solo a dover combattere contro quella creatura, che si stava lentamente impadronendo del corpo della sua Alisea.
Quanto avrebbe dovuto attendere? E cosa sarebbe successo, al termine di questa “giusta guerra”?
Già, era così che la chiamava Alisea, o ciò che restava di lei: una giusta guerra, una battaglia che un antico spirito, per odio e per vendetta, voleva condurre, verso la Nera Città, riemergendo dall’oscurità che lo aveva maledetto, e alla quale la ragazza voleva assolutamente prendere parte.

Lei sarebbe potuta tornare in se, o morire durante lo scontro; o peggio, rimanere in tali condizioni, per sempre.
Si sentiva impotente, incapace, di fronte a tutto ciò; la persona che sempre lo aveva aiutato e gli era stato vicino, la sua parte di coscienza, ora era la persona da salvare, e Garret avrebbe dovuto trovare il modo.
I Corvi, naturalmente, erano assolutamente decisi a trovare una cura per le loro compagne, ancora di più quando esse cominciarono a dare sempre più forti segni che la loro mente era offuscata. Avrebbe potuto agire con loro, come fece inizialmente, setacciando una vasta zona in cerca di una cripta; fu a Zhentil Keep però che Garret trovò la maggior speranza.

Alisea gli aveva ancora parlato di Aelthas, ma mai approfonditamente. Sapeva che era un abile mago, un uomo rispettato nonché di potere nella Nera Città. Lo cercò, perché Alisea disse lui che Aelthas e Velkar offrirono lei un “aiuto”. Non capiva fino a che punto la mente della ragazza era lucida da poter riconoscere amici e nemici; fatto sta che, per il momento, era l’unica cosa a cui aggrapparsi…
Durante il loro incontro, assieme a due dei Corvi, Zeph e Ariel, il mezz’elfo capì che l’uomo era più invischiato nella faccenda di quanto inizialmente sembrasse.
Per questo decise di incontrarlo di nuovo qualche giorno più tardi, da solo, a Zhentil Keep.

“Le città possono dichiararsi guerra, gli spiriti riemergere dalle ombre e comandare i loro soldati, e i potenti tramare di nascosto per sottrarsi vicendevolmente il prestigio. Poco mi importa di tutto ciò, quando di mezzo c’è una persona a cui tieni molto. Forse per questo mi definisco un “egoista”.”

“Un tempo anche io ero molto legato ad una donna. Posso capire ciò che si prova.”

Le intenzioni dei due non parevano poi così diverse. Certo, di mezzo c’erano poi altre faccende e questioni di secondo piano, opportunità e occasioni da sfruttare all’interno di tutta la faccenda, ma a Garret non importava questo, per il momento. Voleva salvare Alisea e, in qualche modo, nutriva anche lo stesso desiderio per Alaric, e per Larathiel. L’ex governatore era un uomo che meritava davvero di camminare ancora tra i vivi e che, senza volerlo, aveva insegnato qualcosa al mezz’elfo, nelle rare occasioni in cui si sono incontrati. La giovane ragazza era una cara amica di Alisea, e sicuramente, se lei fosse stata in se, avrebbe tentato di salvarla.

“Non mi fido di voi, come voi non vi fidate di me, immagino. Pare però che qualcosa ci accomuni.”


“Molte volte avere degli alleati, seppur momentanei, può cambiare, anche completamente, l’esito di un evento.”


Fu così che, il bardo e il mago, trovarono un accordo. Garret raccontò ad Aelthas ciò che sapeva, comprese le informazioni del libro, come e dove trovarlo, e della visione sull’ Ashaba di pochi giorni prima.
L’uomo spiegò al mezz’elfo cose di cui era all’oscuro, nuovi dubbi e alcuni chiarimenti, parti di quella storia che non conosceva, ed i due integrarono le informazioni dell’uno e dell’altro, traendo alcune supposizioni e probabilità.

“Posso fare altro per voi?”
“Salvate Alisea. Credo che ora partirò per andare verso ovest. Mi potrete trovare all’emporio, ma nel caso dovessi cercarvi io? Non so di dove siete, dove posso trovarvi?”

Garret sorrise.
“Vi cercherò io.”
“Comunicherò con voi in codice allora.”

I due si accordarono, e infine, dopo una lunga conversazione, si salutarono, ognuno, per il momento, seguendo la sua via.

Quel giorno, cosa più importante, Aelthas fornì a Garret un’ ultima, pericolosa, speranza.


***************************


Infine giunse il momento.
Il lungo viaggio verso Waterdeep aveva stancato entrambi, e questo era un bene, per quello che Garret aveva in mente.
Dopo un giro della città, per sbrigare alcune commissioni, i due presero una stanza all’ Eccellente Maelstrom, dove decisero di riposare.

Lei era pallida, come da troppo tempo oramai, e fredda, non solo al tocco. Il mezz’elfo sapeva che stava per avvicinarsi quel momento, e fece fatica a rimanere calmo e rilassato. Sapeva che quello che stava per fare avrebbe potuto cambiare tutto.

Le strade di sotto erano quasi deserte; il sole era calato da tempo oramai, e pochi si aggiravano per le vie principali della Splendente. Una quiete permeava l’intera stanza; un silenzio che ben presto era destinato a rompersi.
Garret si avvicinò ad Alisea, sul bordo del letto, e sedette a fianco a lei; delicatamente la fece stendere sul suo grembo, accarezzandole dolcemente il viso ed i capelli. Nemmeno in quel frangente, in quei momenti così difficili, riuscì a fare a meno di notare la sua bellezza.
Per qualche istante rimase lì, a guardarla, mentre le carezzava piano il volto; pareva quasi attendesse qualcosa, un’ ultima possibilità, o che forse quel incubo terminasse.

“Sei stanca?”

Alisea annuì.

“Ho qualcosa, per te…”

Garret estrasse una boccetta, contenente un liquido rosso scuro, e l’offrì alla sua innamorata.

“Sai che non devi farti del male per me.”

“Sai che farei di tutto per te.”

Un lieve sorriso, e Alisea trangugiò la boccetta.

Il cuore di Garret prese a battere più forte, quando raggiunse con la mano, l’altra boccetta.
Sapeva che quel che stava per fare era orribile; sapeva che stava ingannando il suo amore, che stava approfittando della sua fiducia. Ma sapeva che non poteva fare altro.

“Ne ho ancora se vuoi..."

Il giovane stappò la fiala, Alisea socchiuse gli occhi.

“Ti amo…”

Avvicinò lentamente la fiala alla sua bocca, qualche lacrima già si affrettava ad uscire, dai suoi grandi occhi.

“…perdonami.”
 
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