Non mi prenderà mai. Parte 5
Anno 400CV - Piano d'esistenza: Piano Materiale - Luogo: Confuso
Non esiste immagine che possa richiamar tanta tristezza,
Non vè musica che possa allietar dolore,
in un luogo che ammalia ed al contempo disprezza.
reggia di chi, della vita, non percepisce il candore.
Eppur io mi volto e guardo lontano,
li all'interno del mondo crudele,
muovo i miei passi ed allungo la mano,
verso chi cade restando fedele.
Mi immagino un mondo fatto di niente,
senza ne immagini, ne quadri, ne suoni,
osservo distratta tutta questa gente,
scoprendoli ne forti, ne malvagi e ne buoni.
Fosca Calliope - Versetti tratti da "Poesie di un Mondo Celato" - 394 CV
Il ritmo pesante scandiva quelli che sarebbero stati gli ultimi rintocchi di un popolo, di centinaia di vite, di una infinità di pensieri.
Pensieri intrecciati, come trama viva, che, son certo, in questo momento sono tutti convogliati verso quell'iride che, in alto nel cielo, osserva e giudica.
Guardo l'orda sfondare i miei cancelli, non percependo altro che un senso di violazione, mi domando come osino, mi chiedo se sappiano chi io sia, veramente.
Un Lord di questa città onirica, un Mostro oltre il velo che ne delimita i confini, un Necromante ovunque io esista.
Facciamo a brandelli le loro anime, lasciando all'albero le loro carni, se ne disseta e si sfama, come avida sanguisuga che tutto ha di fascinoso se non lo scopo.
Eppure continuano ad arrivare, sempre di più sempre più numerosi, essi cadono e noi rimaniamo, come è giusto che sia, saldi e fermi.
E' forse la fede che rende inamovibile il mio corpo? Che sia veramente così, che io stia cambiando?
Mi specchio nei dogmi di quello che chiamano Tiranno e li sento in parte miei, non del tutto, non sempre,
ma mi scopro più simile a lui di quanto credessi.
Simile a lui, quando era ancora un mortale, quando combatteva, ambiva, sperava, otteneva.
E forse in queste mie blasfeme parole si cela il mio concetto di fede,
lo vedo crescere in me e prender forma, assumendo la mia, il Me Stesso, il Mio Io...
L'Unico Vero Dio.
Passiamo quei portali dopo che il LeShay fa la sua apparizione e mi ritrovo dinanzi la mia fine,
schiacciato sotto massi che perforano il mio corpo, incapace di vivere, incapace di morire,
perchè Lei mi osserva, silenziosa e immobile, statua dei mille anni ed epilogo di un'era.
Lei mi osserva ed attende che io allunghi la mia mano, tremante e terrorizzata, verso la mia unica possibilità.
Lo faccio e condanno la mia anima all'eterna dannazione in un luogo che verrà dimenticato da tutti, ma non da noi, no,
non da noi che lo ricordiamo oggi e lo rivivremo tra secoli.
La prendo e la porto alla bocca, gli spuntoni di roccia rendono i miei respiri difficili, mentre il sangue lentamente riempie i miei polmoni,
bevo a fatica e mentre lo faccio la sento, ride, ride di gusto, ride come risi io quella volta al Saggio.
Cerco di muovere il capo per osservarla, e comprendo.
Lord Akempus aveva atteso tutto questo tempo, era potente, si muoveva in questo mondo in autonomia,
sovrapponendosi a me, infettandomi, senza dover affrontare chissà quanta resistenza da parte mia.
Dopo tutto, non siamo poi così dissimili, figli di ere diverse, di domini diversi e dal potere differente, noi due ci osserviamo.
Opposti della stessa medaglia, e mentre lui ride dalle mie guance cadono lacrime di sconfitta e odio.
Il mio corpo si sfalda, la carne cede il passo a qualcosa che deve rimanere nascosto, qualcosa che espone la nostra anima al mondo,
non restano che ossa e brandelli di quella che era la mia pelle, e non vè più muscolo alcuno che serva a muover il mio corpo che, ora,
d'energia negativa e trama è pregno.
Socchiudo gli occhi e dico, esalando l'ultimo respiro, sputando via, per sempre, l'ultimo brandello di vita che mai più recupererò:
...Finalmente....
Poi il panico, la paura, il freddo, non capisco come sia possibile fino a quando questi sintomi mi fanno comprendere la realtà delle cose,
e la realtà è che tutto questo è finzione.
Non ho ottenuto nulla, non ho raggiunto il mio obiettivo, non ho sconfitto Lei.
Ingannevole destino di vita mi riabbracci e mi pervadi, nuovamente, con il tuo alito di speranza, e benchè io cerchi di fuggirti,
mi prendi con le tue catene e mi riporti nel mio mondo in cui son vivo e non posso far niente per tornare da Lei.
Questo è il giorno peggiore della mia vita, lo penso ma non lo dico, mentre mi ritrovo dall'altra parte del portale, insieme a tutti gli altri.
Questo è il giorno peggiore della mia vita, ma nessuno lo sa, tutti sono felici di esser tornati dalla "nostra parte", di esser di nuovo loro stessi.
Questo è il giorno peggiore della mia vita, e tu, lo hai creato, Akempus.
Io non potrò mai ottenere ciò che bramo e desidero e tu, che hai condiviso, come penso, parte del mio essere, così come io ho condiviso il tuo, sai.
Sai che non ti lascerò avere ciò che io non ho, sai che farò ogni cosa affinchè tu non sia altro che ciò che sono io, un misero mortale, debole, timoroso,
costretto ad inginocchiarsi dinanzi idoli sacri e dei, costretto a pregare altri, costretto alla dipendenza dalla vita stessa, droga infame e vile.
Quest'oggi ci siamo visti, e so che ci rivedremo tra mille anni, e quel giorno dovrai fare una scelta.
Dovrai scegliere, e dovrai farlo in fretta, perchè io so già in che direzione muoverò la mia mano.
Tu sei stato Vita,
Tu sei stato Morte,
Tu sei stato Invidiato,
Tu sei stato Ammirato,
Tu sei stato Tutto.
E verrai punito per non avermi notato, per non aver riconosciuto in me quel che sono e che posso essere, per esserti preso gioco di me.
E mentre la tua fosca condanna diventa la mia io ti giuro, con parole silenziose che so udiranno solo gli Dei
Lord Akempus, io svelerò il tuo segreto e lo farò mio.