Faerûn's Legends

Posts written by Camthil

view post Posted: 28/2/2024, 18:02 Gosmathug - Le leggende di Faerun


La discussione con il lucertoloide fu breve… e triste pensò Camthil. Si resero presto conto di parlare con un individuo che si era autoimposto l’esilio dai propri simili. Disse che stava iniziando a dimenticare quale giorno fosse, i volti degli amici… Altri prima di lui erano stati colpiti da questa “cosa” fino a diventare bestiali e aggressivi. Così questi individui si allontanavano, dimenticando e venendo dimenticati… L’ultima frase detta dall’umanoide poco prima di congedarsi rimase impressa nel cuore di Camthil: «Il presente non ha più significato per me». L’elfo aveva scoperto la compassione verso una razza che, prima di allora, considerava un feroce e spietato nemico.

Qualcosa di strano stava accadendo in quel villaggio, che fosse l’effetto della pietra della divinazione? Gli avventurieri seguirono le indicazioni dell’uomo lucertola e presto arrivarono al luogo designato. La sensazione che li accolse fu unica: si stavano dirigendo verso una singola struttura eppure loro sapevano di star camminando nelle strade del villaggio, gli abitanti non sembravano curarsi di loro, ma loro sapevano che essi erano in meditazione… “Déjà vu”. «Io sono già stato in quel tempio» disse Alexander intimorito, «Ma lui lo conosco…» fece eco Gileril sommessamente, “e io sento di essere il condottiero di questo popolo” pensò Camthil. Il gruppo si era arrestato.

«Alla fine siete giunti» una voce poco distante fece tornare i guerrieri all’erta «nessuno si aspettava il contrario». Quello che era indubbiamente uno sciamano stava lentamente uscendo dal tempio. Ad un cenno del capo gli altri individui si unirono intorno al gruppo con sguardi curiosi, come in attesa. Lo sciamano si fermò davanti agli avventurieri e con occhi socchiusi senza guardare nulla in particolare tornò a parlare.

«Poco tempo fa giunse qui Immianthe, quella che noi chiamiamo La Dama Rossa. Diversa da ogni glaistig di lago, sia in bellezza che in pericolosità, portava un omaggio per proteggere la nostra prole: una gemma che avremmo dovuto conservare nel sangue da lei succhiato e dal quale sarebbe nato suo figlio adottivo.» Lo sguardo dello sciamano sembrò perdersi ancora di più nella profondità della palude. Emise un sospiro carico di tristezza. «A caro prezzo abbiamo dovuto accettare questo patto maledetto. Non siamo riusciti ad opporci alla sua magia… e ora se non portiamo abbastanza sangue il dono della memoria svanirà dalla nostra stirpe.». Lo sciamano sembrava sul punto di spegnersi quando d’un lampo eruttò braccia alzate al cielo urlando «Ma gli dei occorrono in nostro aiuto! Il vostro arrivo era stato predetto dalla profezia!»


“Quattro viandanti per quattro gemme risponderanno a cinque domande per la quinta. La saggezza romperà i sigilli e la prole sarà libera.”


“Oh no…” Camthil aveva già una mano in volto. Quante probabilità aveva un elfo giunto nel continente da poco più di un anno di rispondere a delle domande poste da divinità primordiali? Con sommo stupore e orgoglio Camthil rispose alla prima domanda. Gileril alla seconda ed Alexander alla terza. “Forse siamo veramente noi i viandanti della profezia” il cuore dell’elfo iniziava ad assaporare la speranza di un successo. «Da me» Alexander aveva risposto alla quarta domanda. Camthil stava annuendo concorde, ma lo sciamano invece sospirò. Nessuna parola fu concessa al gruppo di avventurieri, ma quello che sarebbe successo di lì a poco era chiaro a tutti: da salvatori erano diventati sangue da donare al Figlio.

“No vi prego…” il cuore dell’elfo si riempì di amarezza, ma non c’era niente da fare, nessuna bandiera bianca stavolta. Lo scontro fu breve, il gruppo si ergeva sopra i cadaveri di quelli che prima li stavano guardando con curiosità e speranza. «No… No!! Perché ci tocca questa sorte? Quale divinità vuole questo per il proprio popolo?» Camthil aveva gettato la spada nel fango “Abbiamo fallito di nuovo”. «Camthil ricomponiti. Ci siamo dovuti difendere.» la voce di Harus imperiosa, ma in qualche modo calorosa attirò lo sguardo dell’elfo. Stava continuando a dire qualcos’altro, ma nessun suono usciva dalla sua bocca “non ti sento… aspetta cos’è questo torpore…”. Gli occhi dell’elfo e dell’intero gruppo si chiusero dolcemente.


*La palude rimane in silenzio. Lentamente il sangue dei caduti si alza in volo levitando verso il centro di un pentacolo disegnato sul pavimento del tempio. Rimane li sopra fluttuando per qualche secondo per poi venir improvvisamente risucchiato senza lasciare traccia*


view post Posted: 2/2/2024, 23:20 Gosmathug - Le leggende di Faerun


foresta mistica

Suo malgrado il gruppo si diresse in direzione nord-est. Nessuno aveva voglia di parlare e l’elfo non faceva che chiedersi cosa li spingesse a continuare. Per i druidi, però, sembrava essere diventata una cosa personale così decise di non tirar fuori l’argomento.

Dopo giorni di cammino la palude non mostrava segni di anomalie, ma una sensazione di disagio si insinuò tra gli avventurieri: tutti ricordavano di essere già stati in quel luogo anche se nessuno ricordava in che circostanza. Inoltre la sensazione era quella di essere andati a sud-est.

Non fecero in tempo ad approfondire la discussione perché Gileril guardando distrattamente in lontananza notò una figura in piedi vicino ad un albero che li osservava. Gli altri si voltarono all’unisono e… non c’era dubbio: Alexander con addosso il doppio degli anni li stava osservando per poi sparire nel vento.

«Mantenete la mente salda… possiamo supporre con fiducia che sia l’effetto della gemma» disse senza un minimo di titubanza Harus. «Aspettate! Qual’è quella scuola di magia che fa vedere le cose?» chiese Gil, «Divinazione» rispose Camthil quasi in automatico. “Mio padre ne sarebbe fiero…” pensò sarcastico.

Il gruppo proseguì, nessun presagio, ma un’altra figura attendeva il gruppo a poca distanza: un umanoide dalla postura leggermente ricurva e dai tratti di una lucertola. Alexander prontamente fece un passo avanti dicendo «Non vogliamo farti del male», il lucertoloide rimase immobile. “Un’altra illusione” pensò Camthil, ma proprio quando si aspettavano che la figura svanisse, una voce sibilò nell’aria.

«Nemmeno io…»



view post Posted: 28/6/2023, 22:36 Dalla Litania delle frecce - Le leggende di Faerun


benedizione-header



Il nemico si avvicina, cercando di distruggere noi e tutto ciò che abbiamo di più caro e vicino ai nostri cuori.
Sii sempre con noi
nel sussurro del vento tra gli alberi
nel mormorio del ruscello sulle rocce
nel ruggito delle onde sulla riva
nel sibilo della freccia che fende l'aria
nel canto dei nostri cuori... nel desiderio delle nostre anime...



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"Il popolo fiero tornerà ad essere importante per queste terre..." pensò Camthil mentre ammirava l'altare.



view post Posted: 19/5/2023, 15:06 Gosmathug - Le leggende di Faerun


Ed eccoli lì di nuovo avanti alla porta, il villaggio sinistramente vuoto… Camthil era convinto di dover evocare l’abitatore per poter entrare, ma Alexander gli dimostrò che a volte basta essere più pratici. Un’ora ed una frana dopo i druidi riuscirono a creare un passaggio sicuro oltre la porta. Nel frattempo Zot si era ricongiunto al gruppo dopo aver recuperato un’altra pietra, la pietra dell’Invocazione.

“Un guerriero è preparato ad affrontare un nemico. Che sia carne e sangue, frutto della magia o tornato dalla morte non fa differenza. Ma nessun guerriero è preparato ad affrontare orrori che anche le leggi dei Piani ripudiano. Nessuno vuole combattere qualcosa che divora la tua sanità mentale”

Camthil non era pronto a quello che avrebbero visto, nessuno di loro lo era. Ricordò soltanto la sensazione di mille occhi puntati sul gruppo, poi un buio improvviso che scandì l’inizio della battaglia. Un lampo di luce arcana gli fece intravedere un’orso, Alexander, avventarsi contro qualcosa di vagamente umano. Ancora buio. Un’altro lampo magico. Gli occhi dell’elfo individuarono un ragno mastodontico uscire da una fenditura nella roccia. Quasi decapitò Gil che prontamente rotolò di lato piantandogli 4 frecce nella zampa anteriore facendolo collassare. Un forte intorpidimento alla testa. Buio.

Un improvviso calore e Camthil riaprì gli occhi. Zot era vicino a lui finendo di recitare una preghiera curativa con lo sguardo rivolto altrove per accertarsi che gli altri membri del gruppo si stessero rialzando. «Fuggiamo Presto!» urlò con voce imponente mentre il suo sguardo si spostava in fondo alla grotta dove per un secondo anche Camthil prima di fuggire individuò una sagoma familiare che avanzava: un occhio tiranno.

Infine ricordò la corsa disperata, il respiro affannato del gruppo, i grugniti di dolore ed infine la luce… Camthil rivolse lo sguardo verso l’ingresso ed un’improvvisa scarica di adrenalina lo investì vedendo Zot che in qualche modo aveva strappato la gemma al mostro. L’ultima cosa che vide fu l’espressione sollevata dietro la maschera dell’orco che fino a quel momento non aveva mai tradito nessuna emozione. Poi una serie di raggi arcobaleno e Zot non esisteva più, l’ingresso non esisteva più, la pietra non esisteva più. In quel momento anche la speranza nel cuore dell’elfo cessò d’esistere.

“Ora siamo rimasti soli…”


view post Posted: 31/3/2023, 13:39 Gosmathug - Le leggende di Faerun


Una voce nell'aria mi dice di tornare a casa anche se io, sinceramente, non ci sto. Un luogo a me sconosciuto, le voci han detto: «ci vedremo all'incrocio», ma per me questo crocevia è menzogna, se non un sogno


Satiro che suona il liuto


Profumo di casa, l’incontro col satiro riuscì ad alleviare le pene del guerriero facendolo tornare per un istante nella sua terra natia: l’isola di Evermeet. “L’arte, l’amore, le risate; le altre razze ci vedono frivoli, ma non capiscono che la bellezza è quello che ci dona equilibrio e ci permette di non soccombere ai giorni più bui. Quando credi di non poterti risollevare volgi lo sguardo alla Signora dal cuore d’oro. Vedrai che aiuterà». Probabilmente la stessa essenza del satiro fece ricordare all’elfo le dolci parole di sua madre. Così Camthil scrollò via per un attimo il senso di colpa, avrebbe avuto tutto il tempo di pensarci se mai fosse tornato alla Quercia, nel caso contrario non avrebbe avuto importanza.

Il satiro rivelò che c’era un luogo particolare in quella palude, una porta mai aperta da nessuno e che le serpi stavano cercando un modo di aprirla, stavano cercando l’Abitatore. Il gruppo scoprì anche che nella palude gli occhi tiranni stavano spargendo la voce di un sortilegio che avrebbe portato i folletti nella loro terra natia tramite un crocevia. D’un tratto ci fu una luce intensa nel cielo ed uno scoppio, il tempo di girarsi ed il folletto era sparito.

"L'abitatore, il crocevia, la porta. Signora dal cuore d'oro assistici..."


view post Posted: 22/3/2023, 16:45 Dal diario di Samuel Carter - Le leggende di Faerun


Non immaginavo così il Tethyr… ampie e selvagge foreste ci accolgono facendoci assaporare la libertà della natura, ma anche smarrimento… “Come faremo a trovare la statua?”

Harus non c’è, ma al suo posto ha lasciato a guidarci il druido Alexander in cui ripongo in egual modo fiducia. Anche il druido Pitor è al nostro fianco e anche lui, benchè lo conosca da poco, inizia a darmi un senso di familiarità e sicurezza.

Avanziamo senza problemi, ma il timore di aver trascinato l’intero gruppo in una caccia al vento rende comunque il percorso sgradevole. Gli altri non sembrano preoccuparsene e probabilmente è grazie alla loro determinazione che ad un tratto sentiamo Alexander gridare «Eccola!». “Dunque il diario non mentiva”.

Seguiamo le indicazioni del diario, ma come mi aspettavo sotto la statua non troviamo nulla di più che terra. Come altrettanto speravo, uno di noi vede quello che i passati avventurieri non erano riusciti a vedere, è Dama Serinde «Stiamo cercando a terra, ma l’aquila sta spiccando il volo ed i suoi occhi puntano in quella direzione».

L’aquila ci conduce in una valle ancestrale che ospita segni del passaggio dei nostri cugini Sy’Tel-Quessir: le rovine di un piccolo avamposto. Vorrei rimanere più a lungo, ma non voglio approfittare del tempo dei druidi e, come suggerisce Gileril, questo avamposto doveva proteggere una struttura più grande. “Tornerò”.

Ci inoltriamo sempre più avanti, ma veniamo scoperti da un gruppo di umani “Selvaggi, non poteva essere altrimenti”. «La bestia è nostra!» ci ringhiano contro. A nulla valgono le spiegazioni di Serinde. I cacciatori hanno poca pazienza e decidono di porre fine alla loro vita attaccandoci freneticamente. Uno di loro poco prima di morire ulula qualcosa al vento. “Ora la caccia ha due prede” penso fra me.

Mai vista una caccia così imponente, la valle abbraccia un costone roccioso stringendosi e curvando quasi a 180° per poi riaprirsi in una valle sottostante. Affrontiamo quello che potrebbe essere l’esercito di un piccolo forte, ma sono disorganizzati e iracondi mentre noi danziamo aggraziati fra i loro corpi, eccetto i druidi: ferali in un modo quasi primordiale.

Ben presto torna quiete nella vallata e ci rendiamo conto che la luna ha preso il suo posto nel cielo coccolata da nuvole scure. I raggi argentei illuminano la valle svelando quello per cui siamo venuti. Il mio cuore si stringe e l’emozione vorrebbe prendere la forma di lacrime, ma riesco a trattenermi. I resti di un tempio quasi intatto, il Cacciatore Notturno ci osserva attraverso occhi inespressivi “incredibile come la statua sia sopravvissuta al tempo”.

Le nubi si chiudono e per un attimo è buio. I nostri sensi percepiscono un muoversi di fronde. Occhi rossi e zanne enormi ci fanno capire che un’altra caccia è cominciata. La bestia sembra essere uscita dalle viscere della terra o dal remoto incubo del più baldo dei cavalieri.

Attacchiamo all’unisono. Mentre corro all’assalto immagino di essere nel passato: un gruppo di Sy’Tel-Quessir che proteggono la loro casa. La nostra coordinazione non permette alla bestia di concentrarsi su nessuno di noi e dopo qualche minuto di feroci balzi, parate e incalzate la creatura dell’incubo giace al suolo immobile.

Come uscendo intimorita da un riparo la luna fa capolino dalle nubi illuminando una stupenda distesa fiorita. L'aria ora è pervasa dall'aroma delle Tuberose Lunari, che nella notte, sbocciano il loro fiore argenteo. L'aroma ricorda un profumo prezioso, degno di una nobile signora, o del più eroico dei padri.

Distesa di fiori sotto la luna


view post Posted: 15/3/2023, 23:38 Ritiro di Wisdom, Onion e Thorn - Quattro chiacchiere nel Cormyr
Perdonatemi, ma questo post mi era sfuggito in maniera imperdonabile. Io vi ringrazio con tutto il cuore per il lavoro svolto (perché è un lavoro). Dal mio punto di vista avete segnato un'era di FL, ricordo ancora i primi incontri con ognuno di voi sin da quando ho creato il pg (ormai 3 anni or sono).

Concludo facendovi i miei complimenti perché non tutti sono in grado di fare quello che avete fatto voi.

Un abbraccio <3
view post Posted: 1/12/2022, 08:56 Zot e Bellocchio - Quattro chiacchiere nel Cormyr
CITAZIONE (zenone @ 29/11/2022, 20:25) 
Ma ...
... quindi é codesta sera di martedì?

Se puoi compila il doodle zenone poi sentiamo Cyber e quando definiamo una data la scriviamo sempre qui nel post come conferma. Per ora non abbiamo ancora i dati sulla tua presenza e quella di Harus per definire una data.
view post Posted: 20/11/2022, 21:54 Zot e Bellocchio - Quattro chiacchiere nel Cormyr
zenone sopra c'è il doodle per continuare la quest della dama rossa
view post Posted: 1/10/2022, 16:13 Dal diario di Samuel Carter - Le leggende di Faerun



“Samuel Carter….” forse il nome di qualcun altro, forse il nome di nessuno eppure un nome importantissimo. “Chi ha messo lì il tuo diario?” un diario anonimo che nessuno si dava la pena di leggere nei lunghi scaffali della biblioteca di Baldur’s Gate eppure aveva attirato l’attenzione del giovane elfo. “Se questa storia è vera possiedi qualcosa del cui valore non puoi avere idea. Cos’altro hai trovato, ma soprattutto cosa è rimasto celato, visibile solo ai figli del popolo fiero?”.

Qualche tempo fa il viaggio sembrava impensabile per un elfo che non sapeva neanche pronunciare il nome della regione indicata: il Tethyr. Oggi Camthil aveva incontrato altri fratelli interessati a quella storia. I punti di riferimento erano vaghi, ma non importava poiché Harus si era offerto di guidare il gruppo in quelle foreste “... e comunque il tempo non ci manca…”


view post Posted: 18/7/2022, 13:58 Benveniubbo! - Quattro chiacchiere nel Cormyr
Non capisco mai perché ci volete mettere sempre quel "mezz"! Una splendida elfa no??? >.<
Benvenuta! :lol:
view post Posted: 3/4/2022, 22:26 Nin o'torog - Le leggende di Faerun


Soundtrack

Osservo danzare Dama Serinde a piedi nudi sulla riva del mare, così leggiadra ed allo stesso tempo solenne mentre intona la sua litania… il nostro ultimo saluto.

Sarai stato spaventato, fratello ignoto, o forse avrai lottato con ferocia fino alla fine contro quell’enorme Capotribù Troll… Magari sarei potuto arrivare prima, forse un giorno, forse una decade… trovarti li, aiutarti e tornare alla Quercia raccontando la tua disavventura, ridendoci sopra e scherzando come vecchi amici. Invece tutto quello che rimane della tua esistenza sono quegli schinieri, quei guanti e quella lama. Anche loro immobili, solenni, ti danno l’ultimo saluto sulla riva del mare.

Serinde accarezza l’acqua generando piccole increspature che consapevolmente si dirigono ad Ovest… si ad Ovest verso la nostra isola verde, verso la nostra pace. Poi discreta, come una luna fra le nuvole, si congeda. Restiamo solo noi, io e quello che rimane di te.

Corri libero e sereno negli infiniti boschi di Arvandor fratello. Io rimarrò qui a vegliare sul nostro popolo e a coltivare le nostre speranze. Raccoglierò la tua lama… perché la battaglia non è finita. L’ho battezzata Nin o’torog, fratello, Lacrima di Troll… non so perché mi è sembrato un nome adatto…


spada elfica con custodia rossaImmagine di Deviant Art - shamangovannon


view post Posted: 3/3/2022, 23:40 Gosmathug - Le leggende di Faerun


L’uomo riversava a terra quasi asfissiato dal suo stesso sangue. I druidi però, non ritenevano che il suo ciclo di vita fosse giunto al termine e dopo diversi mormorii di guarigione l’uomo spalancò gli occhi angosciato. «S..sono solo un me..messaggero. Nah’oh, il nostro signore, vi chiede di andare da lui in pace» riuscì a balbettare tutto d’un fiato. Una strana sensazione iniziò a far breccia nel petto di Camthil “Questi sono i leggendari e pericolosi Yuan-ti? Sembra solo lo sguardo di una persona impaurita…”.

Il gruppo seguì il messaggero verso un’ampia tenda al centro del villaggio dove Nah’oh, uno Yuan-ti dal volto affilato e lo sguardo tagliente, li attendeva. Camthil pensò che quei lineamenti fossero adatti al sacerdote perché le prime parole che disse trafissero l’animo del giovane elfo come una lama.

«Ci arrendiamo invasori, non è rimasto quasi più nessuno vivo…»

Quella piccola sensazione di disagio esplose vivida in un vorace senso di colpa. “Cosa distingue un eroe da un mostro? A volte credo dipenda soltanto da quale lato dello specchio stai guardando. Sarebbero stati eroi della loro gente se ci avessero scacciato? Siamo noi, ora, dei mostri?” Una serie di emozioni conflittuali avevano trascinato Camthil nel profondo del suo animo isolandolo dalla realtà.

Intanto gli altri cercavano di carpire informazioni dall’acido sacerdote.

«È accaduto da pochi mesi ormai. È un fenomeno singolare che ha suscitato subito il mio interesse. I folletti che abitano la palude sono in fermento, credono che una voce li voglia “elevare” e far tornare a casa. Non so nulla di questa voce per cui mi sono avvalso di un… collaboratore» il sacerdote Yuan-ti indicò al suo fianco una figura scheletrica in armatura completa. I druidi d’istinto digrignarono i denti, il loro lato bestiale li aveva messi all’erta tanto che i canini sembravano più lunghi ed appuntiti.

yuan-ti

«Sostiene di essere un Re, io penso davvero che non lo sia mai stato. Vorresti dirci di più?» il sacerdote fece un gesto con la mano marcando la sua delusione. In quell’istante quella che sembrava essere una statua inanimata voltò la testa scricchiolando ed il Re parlò:



il re dimenticato



«Io regnavo su queste terre con la forza del coraggio… Si… Un coraggio che non può essere dimenticato, ma ci sono porte che nessuno è riuscito ad aprire, nemmeno la mia risolutezza. Non ricordo neanche il mio nome, maledetto ora sono e maledetta la mia eredità 900 anni orsono costretto a non ricordare… Costretto a non poter aprire ciò che l’Abitatore potrebbe fare… S… L’Abitatore…»

La porta, l’Abitatore ed un Re dimenticato; Zot, Gosmathug e le pietre… La tela si stava arricchendo di particolari, ma il quadro era ben lontano dall’essere completo. Vennero condotti al cospetto della porta che in realtà si rivelò un’arco inciso nella pietra con motivi floreali sotto a delle stelle stilizzate. Non percependo nulla di particolare il gruppo decise di lasciare il villaggio anche se quel villaggio non avrebbe mai lasciato il cuore dell’elfo.


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