Faerûn's Legends

Uomini degni

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Hextar
view post Posted on 8/1/2008, 15:15




"Restate e ascoltate bene! E se non volete ascoltare altre mie parole nella vostra vita, ricordate almeno queste: Faerun ha bisogno di eroi.
Avventurieri, io sono Elmister, e vi dico che questi reami perduti sono vostri: scopriteli, riforgiateli, difendeteli e rinnovateli, reclamando per voi una corona, fatevi avanti e impugnate le armi."
Elmister di Shadowdale,
Mirtul, Anno della Magia Selvaggia.


Dopo il 18 Marpenoth troppe cose erano cambiate, spoglio della fede, come una spada senza fodero, si era ritrovato a vagare.
Ma nessun cavaliere errante può andare troppo lontano, e gli spettri del suo trascorso sanguinario non tardarono a presentarsi di fronte a lui, armati.
Cadde più d'una volta, nelle valli e nelle giostre, le figure di Derek e di Kurgas avevano troneggiato sopra di lui. Il lembo di seta insaguinata che portava con se faceva pesare ancora di più queste sconfitte, affrontate col suo nome sulle labbra: Theres.
Un cavaliere errante, senza un patria, non ha ragione di rialzarsi, a dargli la forza di divincolarsi dalle braccia della morte fu la figura di Alisea, la sua, gentile, giovane dama, eterea e salda. Mano nella mano insieme avevano ripreso a vivere, a respirare. Aveva giurato di difendere quella figura, nella non morte e nella vita, così venne la Sembia, dove cercare una "famiglia", un fodero.

Infine la decisione: forse furono le parole di Horeness, il sapere Alisea prima imprigionata e poi dispersa, il sentire sempre più pesanti le parole "miglior offerente"; avrebbe abbandonato la Sembia.
Prima che Zhentil glielo chiedesse come tributo, sapeva di aver in passato posseduto un cuore pulsante. Un cuore tanto temerario quanto quello del generale Ganondorf, un cuore che ora riambiva ad avere, il cuore di un "avventuriero".
Con questa consapevolezza, sapeva cosa doveva davvero fare per trovare il suo fodero.
Avrebbe cercato gli uomini più degni di ogni reame, un invito aperto ad ogni anima. Avrebbe fatto marciare insieme a Zhentilar uomini del Cormyr se necessario, e infine, tra questi uomini avrebbe cercato la sua compagnia di ventura.

Avrebbe usato il modo piu' temerario per attirare gli impavidi: Myth Drannor.
Organizzare di suo pugno una spedizione nelle leggendarie sale, un invito aperto a ogni avventuriero, che avrebbe consegnato di persona di città in città, perfino agli apprendisti maghi.
Myth Drannor sarebbe stato il fine ultimo, la grande spedizione al quale sarebbe stato certo avrebbero partecipato i più grandi uomini, e avrebbe infine cercato di unire i più degni di loro, la sua futura compagnia di ventura.
Conosceva le leggende di quelle sale, gli elfi non gli avrebbero mai permesso di entrarci con un seguito di sconosciuti reclutati perfino tra gli scudieri ambiziosi, tantomeno voleva avere sulla coscienza vite troppo giovani.
Necessitava di uomini capaci, temerari e coscienziosi, dotati di buon senso e disciplina, virtù che solo il campo di battaglia può provare.
Avrebbe dunque indetto una serie di spedizioni "aperte" nel quale chiunque avrebbe potuto mostrargli il suo valore, avrebbe spinto ogni uomo che ne facesse richiesta di fronte alle creature più temute dei reami, dentro le caverne più buie.
Là avrebbe combattuto al loro fianco, li avrebbe valutati e infine deciso chi di ogni spedizione sarebbe stato "degno" delle leggendarie sale.

Con questo pensiero abbandonò le valli, la sua cerca di uomini era cominciata.
 
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_Caleb_
view post Posted on 8/1/2008, 23:11




Tirò le redini del Purosangue,un colpetto secco ma non abbastanza da far male al destriero.
Erano passati diversi giorni dall’ultima sosta dal Cormyr, Shadowdale, era di passaggio perciò perche non fare una sosta al vecchio teschio prima di rimettersi in marcia?
I sentori e i rumori oramai fin troppo familiari della taverna aleggiavano già prima di aver aperto il portone dell’ingresso. Dentro il solito carnevale di colori, scintillii di armature e il rumore delle storie più fantasiose del Faerun, che venivano ingigantite o mescolate alle più comuni leggende popolari o al vino di bassa categoria.

Un Sorriso e una boccata d’aria di taverna, e Caleb fece il suo ingresso. Slacciò il mantello da viaggio come era suo solito e lo tenne sottobraccio, mentre camminava cercando di scorgere volti o voci familiari.
Fu la voce autoritaria di Alaric a sovrastare il vociare della taverna, cercava uomini, degni e valorosi, due parole che a Caleb fecero sorridere, Era abituato a guardare Alaric davanti a plotoni serrati uniformi, e addestrati, reclutare uomini per operazioni speciali dall’elite di Zhentill, e non cercando tra i personaggi più variegati e strani, tra ubriachi e cialtroni tra ladri e guerrieri di ventura. Per quanto deprimente da un certo lato, ciò che gli si presento altro non era che una buona occasione.
Si fece avanti nel frattempo che Alaric saggiava le ardite e boriose parole di un uomo dai lineamenti dell’est. Cercate “Capacità”? Caleb avanzò appoggiandosi con un gomito al bancone. Allora spero di potervi essere utile Alaric La sua voce il suo tono cortese e mellifluo, si mescolavano a quella punta di superbia a una sicurezza tale da renderla fin troppo riconoscibile da chi l’aveva udita in altre occasioni. Alaric probabilmente riconobbe subito lo stregone, con un lieve sorriso lo salutò, e terminò la conversazione con l’uomo dell’est.

In poco tempo una piccola folla di avventurieri da quattro pezzi di rame bucati, qualche soldato temprato dalla brutalità della guerra e alcuni talentuosi in cerca di gloria e fama si avvicinarono ascoltando le parole del guerriero ramingo. Furono probabilmente le parole “Mith Drannor” o “Gloria” a richiamare quelle persone, di certo non “Onore” “Degni” o altri codici cavallereschi.
In poco tempo per alzata di mano si formò il primo sfortunato drappello.
Alaric,il soldato ramingo, organizzò i preparativi, la sua intenzione era quella di saggiare le capacità degli uomini, per scremare, chi con la morte, chi con il proprio talento un gruppo degno di varcare i cancelli di Mith Drannor. Il luogo dove Alaric volle misurare la bravura di quegli uomini furono gli antri dei draghi delle ombre, le caverne chiamate l’alveare.
Caverne colme di ragni mostruosamente grandi, di bestie feroci, ma niente che il fuoco magico dell’arte di Caleb non potesse squarciare, o che le tattiche di Alaric non riuscissero a far indietreggiare. Venne organizzata la formazione: chiusa armi a due mani ai lati, armi a una mano al centro, archi ai lati e Caleb nel mezzo. Abile tattica, anche se gli incanti che tutti gli uomini ricevettero da Caleb probabilmente valevano sette volte le tattiche militari, anche a quelle di Alaric. Questo era solito pensare Caleb.

Le prime grotte e cunicoli vennero passati a fil di spada, urla e stridule urla, rumore di ossa rotte e creature avvolte dalle fiamme magiche che si dimenavano. Era come se il puzzo di umido di marcio si fosse tramutato in un’adrenalinica mistura di sangue fiamme e battaglia.
Arrivò a dar manforte anche un sacerdote di Ilmater, Ion era il suo nome,e anche se era un servo della Triade, era sempre un uomo in più, e a detta di Alaric doveva essere un uomo che di scontri e di morti doveva averne visti molti. Tutto proseguiva per il meglio.
Tutto prima della terza grotta. Sapevano che in genere li albergavano i draghi delle ombre, ma quello che trovarono era probabilmente al di sopra delle arti, della tattica… degli uomini.
Un gigantesco e feroce Dragone delle Ombre, piombò dall’alto della caverna. Gli uomini furono abbastanza abili da uccidere i Draghi di dimensioni inferiori, ma davanti alla forza di quel Dragone fu la fine.
In un lampo Veks, l’arciere di Evermeet, venne sbattuto al muro da un’ala del drago, inutilmente il turbinio di frecce elfiche cercarono di scalfire la gigantesca bestia. Le fauci del mostro fecero cessare i dardi. Caleb non riuscì a emettere un solo fiato davanti alla scena che fu costretto a vedere, come un fischio nelle sue orecchie, assordante, il mondo e i rumori erano ovattati e quasi rallentati mentre l’elfo veniva inghiottito dal Dragone, e scomparve tra denti e ombre. In quell’ istante capì cosa era meglio, riprese velocemente coscienza di se e pronunciò un incanto proprio prima che il Drago potesse avere la possibilità di scagliarsi su di lui. Invisibile agli occhi e in grado di allontanarsi.
La formazione venne infranta con due artigliate, la fuga fu rocambolesca e il gruppo venne spaccato a metà. Caleb si trovava a dieci passi dal corpo di Ion, raggiunto da uno di quei soffi acidi del mostro. Se restiamo senza quel sacerdote siamo come morti , non era da lui la generosità, ma si rese conto che se Ion fosse finito nello stomaco di quella bestia, sarebbe stato fin troppo arduo riorganizzarsi. Corse verso di lui sicuro del suo incanto, ma si accorse troppo tardi che il drago aveva già un incanto capace di rivelare simili incanti. Un soffio acido inondò lo stregone che venne sbattuto lontano dal sacerdote, che si rialzò approfittando della distrazione del Dragone e scappò verso un cunicolo sicuro .Buio. Al risveglio pensò di essere nello stomaco di quella bestia, ma invece era a terra ferito ma vivo. Il mostro aveva notato probabilmente qualcosa perchè si era allontanato, Caleb si acquattò e strisciò nella direzione opposta, ovunque ma non verso quell’incubo alato.
Si riorganizzò con Ion, che aveva organizzato un giaciglio li vicino. E affacciandosi nel tunnel scorse Alaric e i sopravvissuti che venivano verso di loro.
Veloci ordini e incanti, riorganizzarono nel morale e nel fisico i sopravvissuti, che si lanciarono per la seconda volta… l’ultima.
In quell’assalto il dragone venne ferito. Ma respinse tutti gli assalitori. Coloro che sopravissero al secondo assalto si trovarono davanti alla scelta. Alcuni abbandonarono, preferivano tenersi strette le loro pelli, e le loro anime. Come biasimarli ma Alaric no, la sua tempra e la sua volontà lo volevano condurre verso la gloria, verso l’oro verso… la morte di quel Dragone.
All’uscita di quei cunicoli, alcuni presero i loro destrieri e partirono. Ma un’altra sorpresa, questa volta più gradita si presentò. Aelthas Selur, l’arcimago della nera città, il compagno d’armi di Alaric, e seppur per breve tempo il maestro di Caleb.
Con Aelthas tra le file della spedizione sembrò che l’impresa poteva essere compiuta. Nuovamente il gruppo si addentrò e nuovamente fronteggiò quell’ammasso di scaglie e ombra. Venne ferito, venne gravemente ferito e ad un tratto una serie di parole arcane uscirono fuori dalle sue fauci, e un raggio verde colpì Alaric, riducendolo in polvere. La colonna cedette, e a anche se Caleb cercò di Rallentare il mostro, esso avanzò come una valanga verso i sopravissuti. La ritirata era inevitabile, le creature esterne evocate da Aelthas vennero bandite dal piano materiale. Ion Riuscì a recuperare però una ciocca del guerriero, prima di ritirarsi. Con quella ciocca fu capace di riportare in vita l’ex governatore.

Furono momenti concitati, Ion decise di andare per la sua strada, dopo aver donato nuova vita ad Alaric, che sembrava una maschera di odio e furia.
L’ultimo assalto forse fu guidato dalla cieca follia, forse da coloro che piu di tutti erano motivati.
Caleb, in prima linea, con i suoi incanti, tartasso il Dragone, lanciò incanti su incanti, indebolendo la sua corazza, e li dove gli incanti infrangevano le scaglie, passava la lama di Alaric e i colpi dei restanti guerrieri.
Le difese del dragone caddero, le sue evocazioni vennero distrutte. Alaric cadde tramortito dopo aver inferto un temibile colpo, lasciando il Drago in fin di vita.
Caleb ebbe qualche istante prima di pronunciare quasi inavvertitamente una formula. Un raggio verde partì dal suo indice , e si infranse sul petto squarciato del Dragone, che cadde al suolo alzando una nuvola di polvere e con essa le urla di vittoria.
Quegli uomini avevano sconfitto l’arduo nemico. Nei loro cuori il sollievo, la gioia. Caleb guardava gli uomini fasciarsi le ferite e cercare i caduti, in quella confusione si rese conto che in quel momento, nell’istante in cui il mostro esalò l’ultimo respiro, i sopravvissuti si erano guadagnati la loro gloria.
Lui era pronto.

Edited by _Caleb_ - 9/1/2008, 01:23
 
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Galhad Silvermoon
view post Posted on 9/1/2008, 01:30




Un incontro inaspettato

Alla locanda del vecchio teschio, il vociare e i rumorosi passi dei tanti avventori riuscivano a essere allietati e resi per niente fastidiosi dalla soave musica bardica che riecheggiava nella sala movimentata.
Gahlad Silvermoon si trovava li, seduto ad un piccolo tavolino con una scacchiera e un boccale di thè caldo tra le mani. Aveva scelto la vita nelle valli, più consona alla sua natura originale, anzichè quella di Waterdeep che in un certo senso lo aveva cambiato per necessità. Dei passi pesanti si muovevano nella sala, passi di armatura che si distinguevano nella marmaglia.
Un uomo si fermò poi davanti al Paladino, che non credette alle proprie orecchie al sentire scandire le parole "Salute Cavaliere". Una voce inconfondibile, difficile da scordare.
Irrigidito alzò lo sguardo e ne ebbe conferma "Alaric Ganondorf".
"Una scacchiera, vi spiace se mi siedo?" chiese Alaric, seguito da un cenno con fare cortese del paladino
"Prego".
Il guerriero si sedette con fare educato, invitando Gahlad a muovere per primo sulla scacchiera.

La competizione si sentiva in aria per chiunque passasse vicino ai due che sembravano in un mondo a parte mentre la locanda viveva tutta intorno. Piccole frasi punzecchiatorie,dette con toni pacati ed educati, venivano a scambiarsi tra i due ad ogni pedone mangiato, rievocando lo scontro perso dal paladino al confine tra i territori dell'allora Generale e Governatore di Zhentill Keep e quelli delle Valli.
Il guerriero sferrava attacchi precisi ai pedoni mentre il paladino ne sacrifica alcuni per poi sferrare attacchi mirati e gravi alle pedine dell'avversario.

Man mano l'aria tra i due iniziò ad alleggerirsi e Alaric iniziò a parlare di altro al paladino.
Spiegò lui le sue intenzioni, di Myth Drannor e di trovare uomini valorosi e forti, fino ad arrivare al punto di chiedergli direttamente la sua collaborazione.
Gahlad aveva avuto parecchie notizie sul presunto "cambiamento" del guerriero, ma poteva finalmente vedere coi propri occhi che l'ombra di Bane non copriva più Alaric, ma bensì leggeva il desiderio nei suoi occhi.
Le pedine intanto davano ancora una volta la superiorità all'esperto comandante, che re di fronte a re dava la possibilità al paladino di fare scacco. Molti pensieri colpirono in un istante il Cavaliere di Lathander in quel momento.

Così, spinto dallo stesso desiderio del guerriero e con l'intento di essere di esempio per tutti coloro che saranno scelti per l'impresa, cosicchè possa infondere buoni ideali e principi ad ognuno di loro.
Il compito che lo avrebbe aspettato d'ora in poi sarebbe stato che mai.
Accettò infine, ma non furono le parole di Alaric, ma la volontà che dimostrò nel dirle a fargli capire che forse veramente qualcosa era cambiato, ma c'era dell'altro nel paladino che lo fece decidere.
Avrebbe combattuto con lui questa volta.
 
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Aiwaz
view post Posted on 9/1/2008, 02:28




Lo scuro manto notturno calava lentamente, quando si distinguevano le prime luci delle lanterne, Aiwaz decise di sostare a Shadowdale per un breve attimo.
Prestando attenzione si addentrò nella taverna come un comune cittadino delle valli, chiese un tavolo e delle provviste, sedendosi vide scendere dalle scale una donna, Miranda...

Quella giovane ragazza... fà di tutto per farsi mettere le mani addosso con il suo modo di guardarmi, di vestirsi e di parlare. Pensò Aiwaz guardandola e salutandola cordialmente.
i trascorsero svariati giri di clessidra e fra una chiacchiera e l'altra... spuntò fra le persone che mangiavano e bevevano in taverna un uomo, un guerriero vista la pesante armatura, un forte guerriero, che dai lineamenti duri, dalla postura inconfondibile rispondeva al nome di Alaric... Aiwaz si alzò da tavolo, si diresse verso di lui. Si presentò ad egli, e frà un discorso e un altro, egli gli parlò di una spedizione verso le tanto temute sale di Myth drannor.

Alaric parlava di disciplina, buonsenso, onore... tutti parametri che avevano costituito Aiwaz con l'addestramento fra gli Zhentilar. C'era di mezzo solo un nome dall'enorme peso... Myth drannor, una sfida che dava sia la curiosità che il terrore di lasciare l'anima in quelle sale maledette.

Non era una semplice coincidenza... questa spedizione avrebbe costituito la fase finale del suo addestramento e il momento per dimostrare la sua fede al suo dio, ma sopratutto alla donna che amava.
Erano questi, i suoi principi e il suo ideale.
 
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Elianto Dae
view post Posted on 9/1/2008, 10:22




- Felmeryel -

"Sei partito con il piede sbagliato, Alaric", pensò l'elfa.
Al Vecchio Teschio, già qualcuno aveva deciso di seguire Alaric in quell'impresa definita, a ben ragione, leggendaria.
E non le era piaciuto.

Avevano parlato di uomini degni, li avrebbe scelti Alaric. Lui? Lui capace di trovare uomini degni?
Era ancora troppo presto per poter definire Alaric stesso un "uomo degno" di accedere alle antiche sale di Myth Drannor.
Era ancora tutto da vedere, il Cormanthor avrebbe decretato il giudizio finale, e nessun altro.

Nel frattempo, l'elfa non gli avrebbe negato supporto in questa lunga preparazione. Occhi e orecchie tese, pronti a fissare a mente ogni singolo particolare di quegli uomini, null'altro che uomini.

Horeness fu presto avvisato, restava da parlare con Veksthanas, al quale l'elfa aveva chiesto di aderire alla prima spedizione, come osservatore fidato.
 
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Ilcariot
view post Posted on 9/1/2008, 11:24




Ion Solostaron

C'era qualcosa in quell'uomo che era in qualche modo ancora oscuro e contorto.
Ion lo percepiva dal suo modo di fare, dal suono autoritario della sua voce, autorità di certo maturata nei duri anni di comando a Zenthil Keep.
Quando aveva soccorso quel piccolo gruppo nelle caverne piene di ragni si era chiesto perche lo stesse facendo: sapeva bene dei trascorsi di Alaric e probabilmente molte delle sue "vecchie abitudini" non sarebbero cambiate cosi presto...
Di certo quell'uomo non era solo e di certo non era l'unico che doveva essere aiutato.
Ion sapeva bene che come sacerdote dell'Affranto il suo compito era di prestare le sue abilità di guaritore senza chiedere ne il come ne il dove ne il perchè.
E poi non si era mai basato sulle dicerie delle persone...aveva sempre voluto toccare con mano.
Alaric sembrava attaccato ai suoi compagni di ventura e ligio al suo dovere di capitano di quello strambo gruppo e la cosa gli bastava.
Di certo era stato per Ion un motivo valido per restituire il soffio vitale al corpo del guerriero.
Ion pensava che la via della redenzione per quell'uomo fosse lunga ancora...ma che fosse sulla buona strada.
 
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Ariel Khelek
view post Posted on 9/1/2008, 12:15




"Ancora una volta mi ha spiazzato" Pensò il giovane sacerdote dopo l'incontro. "Quantomeno ha accettato la mia proposta, non sarà lui a scegliere chi è in grado di scendere in quelle sale e chi no".
I pensieri scorrevano rapidi nella mente di Martin, ancora debilitato da quel sortilegio nefasto.
"Chi saranno quei due? Chi non potrò escludere dalla spedizione? Davvero Felmeryel ha accettato?" Troppe erano le domande, fra di esse l'unica costante era la certezza di dover valutare attentamente le persone che avrebbero potuto partecipare alla spedizione.
Un'anima che non può rinascere nella nuova vita è un'anima da salvare.
 
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6 replies since 8/1/2008, 15:15   315 views
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