| Tirò le redini del Purosangue,un colpetto secco ma non abbastanza da far male al destriero. Erano passati diversi giorni dall’ultima sosta dal Cormyr, Shadowdale, era di passaggio perciò perche non fare una sosta al vecchio teschio prima di rimettersi in marcia? I sentori e i rumori oramai fin troppo familiari della taverna aleggiavano già prima di aver aperto il portone dell’ingresso. Dentro il solito carnevale di colori, scintillii di armature e il rumore delle storie più fantasiose del Faerun, che venivano ingigantite o mescolate alle più comuni leggende popolari o al vino di bassa categoria.
Un Sorriso e una boccata d’aria di taverna, e Caleb fece il suo ingresso. Slacciò il mantello da viaggio come era suo solito e lo tenne sottobraccio, mentre camminava cercando di scorgere volti o voci familiari. Fu la voce autoritaria di Alaric a sovrastare il vociare della taverna, cercava uomini, degni e valorosi, due parole che a Caleb fecero sorridere, Era abituato a guardare Alaric davanti a plotoni serrati uniformi, e addestrati, reclutare uomini per operazioni speciali dall’elite di Zhentill, e non cercando tra i personaggi più variegati e strani, tra ubriachi e cialtroni tra ladri e guerrieri di ventura. Per quanto deprimente da un certo lato, ciò che gli si presento altro non era che una buona occasione. Si fece avanti nel frattempo che Alaric saggiava le ardite e boriose parole di un uomo dai lineamenti dell’est. Cercate “Capacità”? Caleb avanzò appoggiandosi con un gomito al bancone. Allora spero di potervi essere utile Alaric La sua voce il suo tono cortese e mellifluo, si mescolavano a quella punta di superbia a una sicurezza tale da renderla fin troppo riconoscibile da chi l’aveva udita in altre occasioni. Alaric probabilmente riconobbe subito lo stregone, con un lieve sorriso lo salutò, e terminò la conversazione con l’uomo dell’est.
In poco tempo una piccola folla di avventurieri da quattro pezzi di rame bucati, qualche soldato temprato dalla brutalità della guerra e alcuni talentuosi in cerca di gloria e fama si avvicinarono ascoltando le parole del guerriero ramingo. Furono probabilmente le parole “Mith Drannor” o “Gloria” a richiamare quelle persone, di certo non “Onore” “Degni” o altri codici cavallereschi. In poco tempo per alzata di mano si formò il primo sfortunato drappello. Alaric,il soldato ramingo, organizzò i preparativi, la sua intenzione era quella di saggiare le capacità degli uomini, per scremare, chi con la morte, chi con il proprio talento un gruppo degno di varcare i cancelli di Mith Drannor. Il luogo dove Alaric volle misurare la bravura di quegli uomini furono gli antri dei draghi delle ombre, le caverne chiamate l’alveare. Caverne colme di ragni mostruosamente grandi, di bestie feroci, ma niente che il fuoco magico dell’arte di Caleb non potesse squarciare, o che le tattiche di Alaric non riuscissero a far indietreggiare. Venne organizzata la formazione: chiusa armi a due mani ai lati, armi a una mano al centro, archi ai lati e Caleb nel mezzo. Abile tattica, anche se gli incanti che tutti gli uomini ricevettero da Caleb probabilmente valevano sette volte le tattiche militari, anche a quelle di Alaric. Questo era solito pensare Caleb.
Le prime grotte e cunicoli vennero passati a fil di spada, urla e stridule urla, rumore di ossa rotte e creature avvolte dalle fiamme magiche che si dimenavano. Era come se il puzzo di umido di marcio si fosse tramutato in un’adrenalinica mistura di sangue fiamme e battaglia. Arrivò a dar manforte anche un sacerdote di Ilmater, Ion era il suo nome,e anche se era un servo della Triade, era sempre un uomo in più, e a detta di Alaric doveva essere un uomo che di scontri e di morti doveva averne visti molti. Tutto proseguiva per il meglio. Tutto prima della terza grotta. Sapevano che in genere li albergavano i draghi delle ombre, ma quello che trovarono era probabilmente al di sopra delle arti, della tattica… degli uomini. Un gigantesco e feroce Dragone delle Ombre, piombò dall’alto della caverna. Gli uomini furono abbastanza abili da uccidere i Draghi di dimensioni inferiori, ma davanti alla forza di quel Dragone fu la fine. In un lampo Veks, l’arciere di Evermeet, venne sbattuto al muro da un’ala del drago, inutilmente il turbinio di frecce elfiche cercarono di scalfire la gigantesca bestia. Le fauci del mostro fecero cessare i dardi. Caleb non riuscì a emettere un solo fiato davanti alla scena che fu costretto a vedere, come un fischio nelle sue orecchie, assordante, il mondo e i rumori erano ovattati e quasi rallentati mentre l’elfo veniva inghiottito dal Dragone, e scomparve tra denti e ombre. In quell’ istante capì cosa era meglio, riprese velocemente coscienza di se e pronunciò un incanto proprio prima che il Drago potesse avere la possibilità di scagliarsi su di lui. Invisibile agli occhi e in grado di allontanarsi. La formazione venne infranta con due artigliate, la fuga fu rocambolesca e il gruppo venne spaccato a metà. Caleb si trovava a dieci passi dal corpo di Ion, raggiunto da uno di quei soffi acidi del mostro. Se restiamo senza quel sacerdote siamo come morti , non era da lui la generosità, ma si rese conto che se Ion fosse finito nello stomaco di quella bestia, sarebbe stato fin troppo arduo riorganizzarsi. Corse verso di lui sicuro del suo incanto, ma si accorse troppo tardi che il drago aveva già un incanto capace di rivelare simili incanti. Un soffio acido inondò lo stregone che venne sbattuto lontano dal sacerdote, che si rialzò approfittando della distrazione del Dragone e scappò verso un cunicolo sicuro .Buio. Al risveglio pensò di essere nello stomaco di quella bestia, ma invece era a terra ferito ma vivo. Il mostro aveva notato probabilmente qualcosa perchè si era allontanato, Caleb si acquattò e strisciò nella direzione opposta, ovunque ma non verso quell’incubo alato. Si riorganizzò con Ion, che aveva organizzato un giaciglio li vicino. E affacciandosi nel tunnel scorse Alaric e i sopravvissuti che venivano verso di loro. Veloci ordini e incanti, riorganizzarono nel morale e nel fisico i sopravvissuti, che si lanciarono per la seconda volta… l’ultima. In quell’assalto il dragone venne ferito. Ma respinse tutti gli assalitori. Coloro che sopravissero al secondo assalto si trovarono davanti alla scelta. Alcuni abbandonarono, preferivano tenersi strette le loro pelli, e le loro anime. Come biasimarli ma Alaric no, la sua tempra e la sua volontà lo volevano condurre verso la gloria, verso l’oro verso… la morte di quel Dragone. All’uscita di quei cunicoli, alcuni presero i loro destrieri e partirono. Ma un’altra sorpresa, questa volta più gradita si presentò. Aelthas Selur, l’arcimago della nera città, il compagno d’armi di Alaric, e seppur per breve tempo il maestro di Caleb. Con Aelthas tra le file della spedizione sembrò che l’impresa poteva essere compiuta. Nuovamente il gruppo si addentrò e nuovamente fronteggiò quell’ammasso di scaglie e ombra. Venne ferito, venne gravemente ferito e ad un tratto una serie di parole arcane uscirono fuori dalle sue fauci, e un raggio verde colpì Alaric, riducendolo in polvere. La colonna cedette, e a anche se Caleb cercò di Rallentare il mostro, esso avanzò come una valanga verso i sopravissuti. La ritirata era inevitabile, le creature esterne evocate da Aelthas vennero bandite dal piano materiale. Ion Riuscì a recuperare però una ciocca del guerriero, prima di ritirarsi. Con quella ciocca fu capace di riportare in vita l’ex governatore.
Furono momenti concitati, Ion decise di andare per la sua strada, dopo aver donato nuova vita ad Alaric, che sembrava una maschera di odio e furia. L’ultimo assalto forse fu guidato dalla cieca follia, forse da coloro che piu di tutti erano motivati. Caleb, in prima linea, con i suoi incanti, tartasso il Dragone, lanciò incanti su incanti, indebolendo la sua corazza, e li dove gli incanti infrangevano le scaglie, passava la lama di Alaric e i colpi dei restanti guerrieri. Le difese del dragone caddero, le sue evocazioni vennero distrutte. Alaric cadde tramortito dopo aver inferto un temibile colpo, lasciando il Drago in fin di vita. Caleb ebbe qualche istante prima di pronunciare quasi inavvertitamente una formula. Un raggio verde partì dal suo indice , e si infranse sul petto squarciato del Dragone, che cadde al suolo alzando una nuvola di polvere e con essa le urla di vittoria. Quegli uomini avevano sconfitto l’arduo nemico. Nei loro cuori il sollievo, la gioia. Caleb guardava gli uomini fasciarsi le ferite e cercare i caduti, in quella confusione si rese conto che in quel momento, nell’istante in cui il mostro esalò l’ultimo respiro, i sopravvissuti si erano guadagnati la loro gloria. Lui era pronto.
Edited by _Caleb_ - 9/1/2008, 01:23
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