Faerûn's Legends

Il guerriero più forte del Toril

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view post Posted on 23/5/2017, 21:00
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Il Tifone Umanoide

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Una volta uscito, finalmente, da quelle profondità diaboliche, Askard fu invaso da una luce così forte, così accecante, che per poco non finì carponi per terra...anzi, ci finì per davvero. Lacrime sgorgarono sul volto del mezzorco: non erano lacrime di gioia per essere riuscito ad uscire da quel luogo di morte, ma bensì lacrime di rabbia. Lui era Askard, il guerriero più forte di tutto Toril, e ora, per un pò di luce e sole, era finito per terra con le gambe tremanti? Ma cosa era diventato?
Rabbia, rammarico, incredulità e paura invasero il cuore del mezzorco.
Ma non vi era tempo per piangersi addosso. C'era un solo posto per uno come lui: Zhentil Keep.
Inciampando, poggiandosi agli alberi, scattando ad ogni singolo rumore fra l'erba, Askard si mise in movimento verso i cancelli della Nera Città.
Passarono giorni, settimane, forse anche mesi, ormai il tempo aveva assunto una cosa così astratta agli occhi di Askard che non se ne rese conto. A momenti faceva fatica anche a ricordare la strada che aveva percorso per anni e anni, una strada che avrebbe saputo ripercorrere a memoria con occhi bendati. Ma ormai tutto era cambiato. Tutto.
Dopo tanto tempo e parecchie bestemmie, alla fine riuscì ad arrivare dinanzi al Nero Cancello. Era li, che guardava quelle porte come se fossero la cosa più bella del mondo e allo stesso tempo la cosa più terrorizzante che fosse mai esistita. Paura, aveva una paura fottuta di quello che avrebbe trovato, di chi avrebbe trovato, di chi non avrebbe trovato.
Poi...poi....poi....un mezzelfo incappucciato vestito da fighetta uscì da quel cancello: capelli rossi e lunghi, profumo da effeminato, andatura lenta. Askard guardò il mezzelfo riconoscendolo e il mezzelfo guardò Askard, senza però riconoscerlo. Ma cosa era diventato...era cambiato veramente così tanto? Era stato via veramente così tanto? Poteva quel pezzo di idiota non ricordarsi più di lui? DI LUI?!?!!? Rabbia, collera e furore invasero il mezzorco, che all'improvviso sbottò: "TUUU, GRANDISSIMO BASTARDO. DOVE CAVOLO SEI STATO FINO AD ORA?? DOVE SEI STATOOOO"
Il mezzelfo, evidentemente sorpreso da quelle esclamazione (e sicuramente già pensando all'incantesimo da dover pronunciare per punire quell'idiota) si girò di scatto e guardò meglio chi aveva di fronte: stupore, sgomento, incredulità e sorpresa invasero il mezzelfo, che per tanto tempo rimase senza parole, a bocca aperta. Fu allora che Askard urlò nuovamente "ALLORA GAROS, VUOI PARLARE O NO? TI HANNO STRAPPATO LA LINGUA E TE L'HANNO FICCATA NELLE MUTANDE DAVANTI???"
"A...A...Askard..?? Ma sei veramente tu??? No...non ci credo...tu sei morto...non puoi essere tu....no no no..."
Askard si avvicinò a Garos. Era dimagrito, quasi la metà di come se lo ricordava il mezzelfo, ma era comunque alto più di due metri e sicuramente più grosso di Garos di almeno 30 chili. Lo guardò dall'alto e disse "Se vuoi ti faccio vedere come ti spacco il culo anche da fantasma"
I due si guardarono per alcuni secondi, poi, quasi simultaneamente, scoppiarono a ridere entrambi. Garos non aveva bisogno di altre prove: tutti sapevano chi era e di quanto era pericoloso parlargli in quel modo. Solo un uomo avrebbe potuto parlargli in quel modo senza finire disintegrato o sciolto in una pozza d'acido, e quell'uomo era Askard Urghrash, il suo vecchio amico Askard.
Passarono ore ed ore a parlare.
Tanto era cambiato a Zhentil Keep, ma altrettante cose erano rimaste invariate, e questo era la cosa che Askard voleva sentire, che Askard sperava di sentire.
Dopo un bel po di tempo, i due si salutarono. Quel bastardo di Garos aveva comprato la sua casa quando era scomparso. E cascasse Tyr dal cielo se lui l'avesse riavuta indietro, anche se la doveva dividere con quella fighetta di un mezzelfo.
Una cosa però era certa: Askard Urghrash era tornato a casa.

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view post Posted on 25/5/2017, 05:49
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Il ritorno di un morto in una città abitata ormai da non morti è una cosa che passa molto di secondo piano: è come la nascita di un filo d'erba in una foresta...e chi se ne accorge.
Gran parte delle persone che lo conoscevano, o che lo temevano, erano ormai morte: il cambio di potere, le rivolte, la paura del nuovo regime, i colpi di testa. Tanti fattori che portano poi, alla fine, ad una sola conclusione o pensiero: "Ma è ancora la città adatta a me?"
Molti...molti avrebbero potuto fare questo ragionamento, prendendo al via più facile, andando seguendo magari nuove strade, ripartendo da zero...ma non lui...eh no....
Lui era Askard Urghrash...lui quella città l'aveva retta in mano quando a nessuno ormai importava più; lui quella città l'aveva difesa con il proprio sangue, macchiata con il proprio sangue e colorata con il sangue di tanti uomini che avevano osato avanzare pretese li dentro; lui quella città l'aveva amata quando c'era da amarla e odiata quando c'era da odiarla. Era stato tenuto in catene, costretto a correre per l'arena mentre veniva tartassato da dardi, marchiato a sangue con i dogmi di Bane, umiliato e deriso , ma era stato anche enormemente rispettato, temuto, chiamato Lord e Signore delle Armi, Comandante e Maestro. Più e più volte aveva combattuto in arena in nome di Zhentil Keep, ed ogni volta aveva alzato lo spadone in aria inneggiando la vittoria in nome della Nera Città, facendo risuonare il suo nome in tutte le arene che aveva combattuto.
Mentre era nella sua locanda preferita (o quella che ricordava che fosse tale) e tracannare birra , giunse a questa conclusione: questa città aveva bisogno di lui come lui aveva bisogno di questa città. Non ci poteva essere un Askard Urghrash senza Zhentil Keep, come non poteva esistere una Zhentil Keep senza un Askard Urghrash.
Era cambiato l'eletto di Bane? Bene, accompagnato da un bel "E CHI SE NE FREGA". Lui avrebbe continuato ad essere lui, si sarebbe adattato a quei piccoli cambiamenti, li avrebbe fatti suoi e, come sempre, li avrebbe sfruttati a suo favore.
Una volta veniva chiamato il Distruttore Rosso. Era venuto il momento di riprendersi tale appellativo.
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view post Posted on 4/6/2017, 09:36
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A volte un incontro in stalla non puzza solo di merda di cavallo, ma anche di rinascita.
Fù così che Askard quella sera incontrò Kalkuth, un mezzorco come lui che, a quanto pare, era uno dei pochi Zhentilar ancora in servizio che non si era schierato con Sigfrid ed il suo esercito di fanatico di Bane.
Ben bardato, giovane e grosso: praticamente lui da giovane.
La notizia del suo ritorno nella città ormai era sulla bocca di tutti, e sicuramente al tredicesimo plotone questa cosa non era sfuggita. In fin dei conti lui era uno Zhentilar: era nato da recluta, era diventato ufficiale, poi Comandante dell'intero esercito e alla fine di nuovo Maestro D'armi...la sua intera vita era girata attorno all'esercito, e difficilmente lui si sarebbe visto in altre vesti in quella città, e difficilmente si sarebbe visto in altre città.
"E così sei tu il distruttore rosso...Garos mi ha parlato molto di te, soprattutto di quanto sangue hai fatto versare nell'arena della città a traditori e reclute mentre le allenavi. Distruttore..." inizò Kalkuth, guardando Askard con quello sguardo che aveva visto tante volte nelle facce di chi intendeva misurare la propria forza con lui, per poi lasciare spazio ad orrore, dolore e terrore.
"E tu chi diamine saresti?" Si limitò a dire Askard, guardando il mezzorco negli occhi. Era poco più alto di lui ma di gran lunga più muscoloso. Alcuni anni prima sarebbe stato decisamente più imponente di lui, ma gli anni rinchiusi in quel buco di culo lo avevano indebolito veramente tanto, e questo non fece altro che far imbestialire ancora di più il mezzorco.
"Io mi chiamo Kalkuth, sono stato un allievo di Torka. Ho una proposta da farti Distruttore Rosso: conosco le storie su di te, ma io voglio vedere veramente chi sei sulla mia pelle, e farlo ora sarebbe una presa per il culo per entrambi. Vincerei troppo facilmente e tu moriresti.
Per questo, ascoltami: io mi propongo di aiutarti a recuperare la tua antica forza, ci alleneremo insieme, ti farò tornare quello di un tempo, ti farò tornare il Distruttore Rosso. In cambio, voglio solo una cosa da te: mi devi promettere che terminati gli allenamenti, accetterai la mia sfida in arena, e ti misurerai con me al massimo della tua forza, senza trattenerti. Allora, che te ne pare come proposta, Askard Urghrash..?"

Askard rimase in silenzio per alcuni secondi, interdetto da questa proposta. Anni fa avrebbe estratto il suo Patto Oscuro e avrebbe mozzato la testa di questo idiota in pochi secondi, ma le cose erano cambiate. Era conscio che da solo non sarebbe mai più tornato quello che era, e avere l'aiuto di qualcuno che era stato addestrato da uno che aveva addestrato lui sarebbe stata la soluzione migliore che si sarebbe potuto aspettare.
"Uhm...e va bene...facciamo così...ci alleneremo insieme, sputeremo sangue insieme in arena, suderemo come porci e bestemmieremo Tyr ogni minuto. Ma bada bene Kalkuth o come cazzo ti chiami: arrivato il momento, rimpiangerai questa tua richiesta, perchè io non mi limiterò"
A volte bastano pochi gesti: una stretta di avambraccio, una birra trangugiata in locanda, la prospettiva di una nuova sfida il giorno dopo, e il pensiero che, seppur solo in allenamento, avrebbe nuovamente spaccato la faccia a qualcuno...
Si...era veramente tornato a casa ora.
 
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view post Posted on 9/6/2017, 18:46
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Teppista

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Il rapporto con Askard non era mai stato perfetto.
Durante il primo incontro riuscì a non farsi uccidere unicamente grazie all'intervento dell'allora governatore Erotaroda, da quel momento il sacerdote decise di adottare la linea dura con il mezzorco.
Lo strappò del titolo di Lord delle Armi, lo spogliò del grado militare, lo costrinse a riportargli la testa di quello che probabilmente era più di un superiore.
Sigfrid era estasiato da tutto quell'odio concentrato in un singolo essere.

[...]

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Non lo vedeva da anni, ma avrebbe riconosciuto quel grugno ovunque.
Pallido, Smunto, Sporco. Con un'armatura che si sarebbe aspettato di trovare addosso ad un goblin. L'ombra dello Zhentilar gli si parava innanzi. Una caricatura del suo vecchio compagno d'armi se non per lo stesso identico sguardo assettato di sangue.
Ascoltò la sua storia, con le dovute riserve.
Non amava le coincidenze, e quel ritorno arrivava proprio nel bel mezzo di una crisi cittadina in cui erano coinvolti molti suoi allievi.
La sua mente si affollò degli scenari più improbabili, infine decise semplicemente di andare al passo con ciò che la vita gli aveva messo davanti.
Se lo sarebbe portato appresso, l'avrebbe messo alla prova come mai aveva fatto con nessun altro.

[...]


Il mezzorco con un singolo colpo di spadone tagliò le otto teste di un'idra, facendola sembrare una cosa da poco.
Il sacerdote osservò Garos, come ad accertarsi che non avesse avuto una visione.
Grondante di sangue, Askard alzò le braccia al cielo.
"Viva il Troll Orco!" Urlò alla foresta

Sigfrid rise, alla fine dei conti era sempre il solito cretino. Stare in quella situazione, tuttavia, era stranamente familiare.
Qualcosa che non aveva mai desiderato nella sua vita.
Scacciò i pensieri, alzando lo scudo e preparandosi alla successiva ondata di esseri che andava loro incontro.
Aveva affianco il Distruttore Rosso ed il suo Mezzelfo Folle.
Bastavano quelle presenze per sentire il terreno tremare sotto i suoi passi.
 
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view post Posted on 23/6/2017, 05:50
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Era passato del tempo ormai da quando Askard era "risorto", ricomparendo alle porte di Zhentil Keep come il peggior straccione, magro, denutrito, disarmato e decisamente indebolito.
Era stato aiutato, questo sicuramente non poteva negarlo...Sigfrid, Garos, Kalkuth...vecchie e nuove persone, antichi nemici e nuovi alleati, persone che poteva ritenere quasi come fratellie persone che non aveva mai visto prima, insieme anche a chi fino a poco tempo fa avrebbe voluto veder morto. In fin dei conti, questa era la vita di uno come Askard Urghrash, in continuo conflitto tra spada e mente, tra ragione e rabbia.
Quando era tornato, non era poi così diverso dagli scheletri e zombie che si aggiravano fra le strade della città. Ora, poco a poco, si era ripreso, aveva guadagnato peso, e la sua forza stava crescendo giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, e con la forza, stava crescendo anche la fame di riprendersi quello che aveva perso. Ne aveva parlato con Sigfrid: sarebbe tornato zhentilar. Era il suo destino. Era nato come uno zhentilar, sarebbe morto, quando lo avrebbe deciso lui, da zhentilar.
Fu così che, finalmente, venne il fatidico giorno dell'incontro con l'attuale caporale del tredicesimo plotone, il suo antico distaccamento militare. Il vecchiaccio, appena nominato Governatore momentaneo della città, era pieno d'impegni, e per questo delegò Garos nell'accompagnare Askard in caserma, in suo nome.
La conversazione con il nuovo caporale fu molto breve: i militari parlano poco, ma agiscono molto.
Ad Askard scappò un sorriso quando scoprì la vera natura dell'uomo: Caporale Van qualcos, cappellano militare sacerdote di Bane neo eletto caporale del XIII plotone Zhentilar, una situazione già vista, già vissuta, finita nel peggiore dei modi per quanto riguarda la sua carriera militare ma piuttosto bene, in fin dei conti, per quanto riguarda tutto il resto.

...


"Askard Askard, il mezzorco tatuato di bane che era dato per spacciato. Ho studiato molto il tuo fascicolo, so tutto di te. Hai fatto versare sangue per Zhentil Keep e per gli Zhentilar...attualmente siamo senza un Maestro d'Armi...ti andrebbe di riprendere il tuo vecchio posto di addestratore di soldati?"
Queste, furono le parole del Caporale, guardando Askard con quello sguardo vuoto, neutro, quasi senza vita, senza espressioni e semplicemente senza importanza.
Askard guardò Garos, tornò sul caporale e disse: "Signore...io sono venuto qui come un normale mezzorco...ma anche prima di varcare le mura della città, io ero già uno Zhentilar, senza saperlo...Sono nato Zhentilar, e quando deciderò di morire, vorrò farlo con i colori della Nera su di me, da Zhentilar...se dovrò far scorrere ancora sangue nell'arena addestrando uomini, ben venga."
In fin dei conti, le cose andarono molto velocemente, e in poche pratiche, Askard fu reintegrato nel corpo che aveva vissuto per anni, e che, alla fine,p gli apparteneva di diritto.

...
...
...


Primo giorno di addestramento delle nuove reclute. Davanti a lui, molti delinquenti e banditi a cui era stata offerta la vita militare al passo della morte. Pensandoci bene, forse, gli sarebbe più convenuto scegliere la seconda.
Askard guardò bene gli uomini che aveva difronte a lui, e ghignò. Era un ghigno antico, che tante volte aveva fatto in vita sua, ma questa volta era particolare. Sentì l'eccitazione scorrergli nelle vene, l'adrenalina, la voglia di impugnare la sua arma, di gridare, di prenderli a cazzotti uno per uno, e così fece: "BENE LURIDI SCARTI DELLA VITA, IO NON VI CONOSCO MA VOI IMPARERETE A CONOSCERE ME, IMPARERETE AD ODIARMI, A VOLERMI VEDERE MORTO, MA ALLA FINE SARO' IO AD UCCIDERE VOI. CI SONO DUE MODI PER USCIRE DA QUEST'ARENA:UNO E' DA MORTI, PER MANO MIA, OPPURE DIVENTARE UNO ZHENTILAR, E ANCHE COSI' NON E' DETTO CHE NON MORIRETE SUBITO DOPO. VOI PER ME SIETE AL PARI DELLA MERDA CHE MI ESCE DAL CULO OGNI MATTINA, ED E' QUELLA CHE MANGERETE DA OGGI IN POI. E ORA, MUOVETEVIII, INIZIATE A CORREREEEE"

Mentre prendeva la sua balestra, un fugace ricordo gli balenò in mente, riportando la sua memoria in un determinato momento della sua vita, con un determinato uomo che occupa e occupò un posto molto importane dentro di lui e , ghignando, iniziò a scoccare dardi in direzione delle reclute mentre correvano per l'arena....
"CORAGGIO MERDE, CORRETE, NON AZZARDATEVI A FERMARVI, O VENGO LI E VI SVITO LA TESTA E CI PISCIO DENTRO..."
Askard era, definitivamente, tornato...

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view post Posted on 14/9/2017, 16:21
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E così erano passati già 4 mesi dal suo ritorno a Zhentil Keep, e in questi fottuti 4 mesi, poco a poco, Askard aveva ripreso quasi totalmente tutta la sua antica, vecchia, distruttiva forza.
Gli allenamenti andavano alla grande, sputava e faceva sputare sangue: le estenuanti ore passate a duellare con Krast alla fine stavano dando parecchi risultati, ridonando la vecchia sicurezza e spavalderia ad Askard.
Certo sicuramente, allo stato attuale, se lo sarebbe sognato di duellare con gente come Ruther o contro Daryl, l'unico uomo che ad averlo sconfitto in un duello, eppure...eppure il ghigno dal suo brutto viso non era mai sparito, anzi...ANZI...non vedeva l'ora di ritrovarselo di fronte, spada contro spada, spalla contro spalla, pugno contro pugno, perchè i duelli si vincono due a uno, e non con un pareggio..
Ma queste sono cose che, attualmente, potevano accadere solo nella testa del guerriero. Ora come ora, l'unica sfida che poteva vincere era quella con se stesso, e non sia mai detto che Askard si tirava indietro nelle sfide.

"CORAGGIO, BRUTTO AMMASSO DI MUSCOLI E MERDA, FATTI AVANTI.." disse Askard a Krast, dopo aver sputato sangue e mezzo dente per terra..per poi ripartire alla carica in un nuovo allenamento..

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view post Posted on 11/2/2019, 14:42
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*Askard era appena rientrato a casa, stringeva ancora il pugno in un modo talmente violento che un rivolo di sangue fuoriusciva dall'armatura, che faceva un rumore fastidiosissimo per lo sfregamento. Poi fù il caos più totale.
Mobili per aria, vetri, schegge e cocci rotti dappertutto...quello che fino a qualche minuto prima era il suo bellissimo appartamento, ora era solo un mucchio di macerie e di distruzione, una distruzione pura, cieca, rossa.*


"Come ha osato...come cazzo si è permesso quella mezza sega ambulante di paragonarmi, anzi, a dirmi che gli ricordo un incrocio tra Krast e Kalkuth, ma più tendente a Kalkuth?
IO SONO ASKARD URGHRASH, QUESTA CITTA' E' ANCORA IN PIEDI ANCHE GRAZIE A ME, E QUESTA NULLITA' VENUTO DAL NULLA HA IL CORAGGIO DI DIRE UNA COSA SIMILE?????
NEANCHE SIGFRID MI HA MAI UMILIATO COSI'...NEANCHE SIGFRID....."


*Urla, rumori, bestemmie e ringhii invasero la casa del guerriero per tutta la notte, poi, all'improvviso, il silenzio...*

"Poche volte in vita mia ho giurato qualcosa....ma giuro che la pagherà."
 
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view post Posted on 3/10/2019, 07:56
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