Era rimasta da sola, là al porto. Il Biondo aveva sentito improvvisa nostalgia del mare e si era imbarcato assieme all'Elfa, le tracce di Ragazzone si erano perse verso sud, e Vivian aveva trovato qualcun altro con cui fare affari, qualcuno di più affidabile di loro.
A lei era rimasta la sede mezza sgangherata che frequentava il meno possibile per non dare nell'occhio, usandola solo come magazzino. Ma in tutto ciò, nonostante la delusione per quella che una volta considerava la sua famiglia, era ancora là. Era di nuovo sola, ma se la sarebbe cavata anche questa volta.
Le ricerche di Ragazzone alla fine avevano dato frutto. Eccolo là, giusto davanti al messaggio che gli aveva lasciato.
Avevano passato la serata a ricordare i vecchi tempi, parlare di che fine avessero fatto il Biondo e l'Elfa. In realtà lo scopo di Ragazzina era convincerlo a tornare al nord. Lui aveva detto una cosa che l'aveva colpita, parlando del Biondo che li aveva mollati. "ora sei tu la Regina"
Essere lei il capo. Non ci aveva mai pensato, ma forse sarebbe stata una buona idea, cercare altri, riprendere il nome che si erano fatti. Ci aveva pensato, e molto. Sperava vivamente che Ragazzone tornasse al nord.
Tempo... era passato tanto tempo. Il progetto di tornare al nord era stato accantonato per ora, Ragazzone si era stabilito altrove e tra la scelta di tornare da sola al nord e quella di rimanere col socio aveva preferito la seconda. Ma aveva dovuto spiegargli alcune cose sul perché non volesse farsi vedere troppo da quelle parti... uno squarcio su una vita passata con cui non voleva essere ricollegata. La vera famiglia è quella di sangue o quella che ci si sceglie? E quando sarebbe stato il momento della vendetta?
Mesi erano passati, si sentiva più forte ora. Girando per la città dei Duchi ogni tanto aveva buttato un occhio o chiesto in giro dei suoi fratelli, senza dare troppo nell'occhio, ma non ne aveva cavato un ragno dal buco. Erano passati più di dieci anni da quando erano partiti per fare da scudieri presso un cavaliere locale, in dieci anni possono succedere mille cose. L'ultima spedizione con Ragazzone era stata quella in cui aveva capito di essere pronta a ritornare sulle tracce del passato. Era ora.
"E tu, tu cosa vuoi Rielel?" "Io voglio essere la migliore."
Lo stregone era indubbiamente una persona memorabile. Con delle idee molto strane e avventate, ma indubbiamente memorabile. "Se vuoi nascondere qualcosa, il posto migliore è davanti agli occhi di tutti" Era tutto il contrario della sua filosofia ma non le impediva di apprezzarlo. Ascoltava con enorme interesse le sue lezioni alchemiche, attratta dalla materia.
Ragazzina non era stupida e si rendeva conto che il debole che provava non era solamente per la materia. Per questo aveva lasciato decidere al suo socio se partecipare o meno al piano.
Aveva già il sentore di non potersi fidare, e non aveva avuto torto. Eppure sperava di reincontrarlo presto, voleva mostrargli quanto aveva imparato.
Ci aveva messo pochi istanti per riconoscere quel viso familiare che pure non vedeva da molti anni. Una persona un po' attenta avrebbe notato facilmente una certa somiglianza tra i due. Eppure l'altro non aveva dato l'impressione di riconoscerlo.
Ragazzina aveva atteso che fosse uscito dall'Artiglio per seguirlo fino al porto, e alla fine se l'era ritrovato davanti. Era più di un anno che era al Gate e in tutto questo tempo, non avendo trovato nessuna traccia, aveva perso la speranza di rivedere i suoi fratelli.
"...Rob?"
Il ragazzo l'aveva riconosciuta in pochi istanti, finalmente. Si erano abbracciati e poi, in un luogo tranquillo, le aveva raccontato la triste storia sua e di Devon.
Sentendo la storia, Rielel era passata da un certo risentimento nei confronti dei suoi fratelli perchè non avevano ancora cercato vendetta a un grosso, enorme senso di colpa. I due si erano messi nei guai, guai seri, perché stavano cercando lei. Rob aveva subito privazioni e soprusi e Devon... di Devon si erano perse le tracce nella Città Nera. Venduto agli schiavisti? Appeso alla forca? Arruolato a forza?
Una profonda tristezza aveva assalito entrambi, prima che lei iniziasse a spiegare la parte di storia mancante. La morte dei genitori, la fuga. I due avevano saputo della loro morte dei genitori, era stato proprio per questo che si erano messi alla ricerca della sorellina, finendo sulla pista sbagliata. I discorsi dei due ritrovati fratelli erano stati interrotti da un brutto ceffo, una vecchia conoscenza che, avendoli visti abbracciati, aveva deciso di andare a fare il terzo incomodo.
"Slade, fatti i cazzi tuoi" "Ti sembro forse il tipo da farmi i cazzi altrui?"
Il discorso con Rob era stato interrotto prima del tempo, lasciandole però un pensiero fisso sul destino del loro fratello maggiore. Dov'era? Era morto? Era vivo? Stava bene? Doveva trovarlo, sperare che fosse ancora vivo.
Costa della Spada. La camera da letto di una casa riccamente arredata.
Osservava nella penombra silenziosa la figura dormiente stesa al suo fianco. Il letto era piccolo ma, in qualche modo, riuscivano a entrarci entrambi. "Perché lo nascondi?" "Perché porterebbe ad altre domande. Non voglio altre domande, io voglio essere solo una cameriera di una taverna." Prima o poi ci sarebbero state altre domande, ne era certa. Ma in quel momento di pericolo avrebbe avuto bisogno che lui sapesse: non per amore della sincerità, ma era vitale poter valutare esattamente la situazione in cui si sarebbero andati a mettere. Al come gestire le domande che prima o poi sarebbero inevitabilmente arrivate ci avrebbe pensato dopo; sempre se ci fosse stato un dopo.
Era passato poco più di un anno, ma per Rielel è come se ne fossero passati venti. Aveva rischiato seguendolo, più per amore che per guadagno. Aveva perso più di quanto aveva ottenuto.
Aveva faticato ad accettare di nuovo le carezze del suo amante ma il dolore nell'animo rimaneva. Ogni dannata notte sognava il Signore dei Demoni e quanto accaduto. Per un periodo lei e lo stregone erano stati insieme, e quantomeno sapere che lui vegliava sul suo sonno aiutava Ragazzina a dormire. Avevano anche rischiato insieme, viaggiando in una città ostile. Poi lo stregone era partito, e lei era rimasta da sola con i suoi incubi. L'incontro con un demone d'ombra l'aveva rigettata nell'incubo, da ragazzina strafottente era diventava un fantasma. Poi, appoggiandosi a altri eroi, avevano sconfitto il demone. Non le aveva portato la serenità completa, ma almeno non andava più nel panico alla vista di un angolo in ombra.
*Qualche settimana prima, fuori la banca di Baldur's Gate*
Ragazzina stava entrando a sistemare alcuni affari riguardanti un conto non pagato, quando sulla porta era stata fermata. Una grossa figura avvolta in un mantello col cappuccio l'aveva fermata sulla porta, mettendole una mano sul braccio.
"Oh, che cazzo fai!"
Rielel aveva cercato di ritrarre il braccio ma l'altro l'aveva trattenuta per un istante, con una risata roca. I tatuaggi sulla mano del ceffo avevano qualcosa di familiare... La ladruncola non credeva ai propri occhi.
"Tu?!? Che ci fai qui, Biondo!" "Mi hai lasciato tu un messaggio a Waterdeep dicendo che saresti venuta qua."
Aveva perso da tempo le speranze di rivederlo, ma erano andati subito a parlare di quello che era successo. Racconti su racconti su racconti. Il gabbio, gli affari a sud, la collaborazione con Nigel, alcuni affari. Una cosa le premeva mettere in chiaro ma non sapeva molto come affrontarla e dopo un po' anche il Ruathym si era accorto che c'era qualcosa di non detto.
"Quando sei sparito ti ho cercato, senza successo. Ti ho aspettato per un paio d'anni, ma ora sto con uno." Il mezzobarbaro era scoppiato a ridere. "Io, al posto tuo, non avrei aspettato neanche sei mesi!" Rielel si era incupita, ma il Biondo aveva affermato che era a posto così. Chiuso il discorso, tornarono a parlare di altro.
Ragazzina voleva invischiare il Ruathym nuovamente nei suoi affari. Ma a quanto pare le cose non erano andate bene. Prima la Famiglia aveva stuzzicato il Tatuato, probabilmente voleva chiarire la scala gerarchica facendo a gara a chi aveva il cazzo più lungo. Non se lo aspettava, ma tant'è, era stata troppo precipitosa a volerlo avvicinare. Si chiedeva se ci fosse in mezzo anche una questione di gelosia, ma non ne era molto convinta.
Allora aveva riprovato a coinvolgere la sua vecchia conoscenza in affari ma come esterno. Nay. Si, era interessato. No, non la stava ad ascoltare. Confermava il parere di Nigel che fosse un testa di cazzo. Stava già decidendo che era il caso di toglierselo dai piedi definitivamente, ma il Ruathym le aveva evitato una rogna sparendo di nuovo. Magari era stato inghiottito da un troll, o magari Umberlee gli aveva voltato le spalle e si era finalmente inabissato. In ogni caso, meglio.
Sdraiata sul letto fissando il soffitto, Rielel ripensava alla scena avvenuta poche ore prima. C'erano molte cose su cui doveva riflettere.
"Non sempre hai agito come avresti dovuto" "E' vero" Lo sapeva già da tempo. A ripensarci ora, molte scelte che aveva fatto erano state causate dall'aver smarrito la strada. "Perché" Aveva tentennato alcuni secondi prima di rispondere "Nell'Abisso sono scesa per amore." Se ne vergognava, ma non poteva nasconderlo.
Ci ripensava ora, dopo molte ore. Lui era la sua debolezza, ma non voleva cercare alternative. Sospirando, aveva spostato i suoi pensieri su altro. Quel quadro...
Keep you in the dark You know they all pretend Keep you in the dark And so it all began
Era quasi l'alba, e alla luce di una singola candela osservava l'uomo sdraiato nel letto. Seminudo, i lunghi capelli neri abbandonati sul cuscino, dormiva di un sonno innaturalmente profondo. Lei, seduta sul letto, si accingeva a rivestirsi per andarsene prima dell'alba, come suo solito. Ma stavolta... stavolta era diverso. Qualche ora prima aveva fatto l'amore con lui con rabbia, ma solo ora iniziava a rendersi conto di cosa era successo. Non era solo perché avevano parlato di Fiona: parlare di lei le generava ogni volta una rabbia che riusciva a nascondere solo con grossa difficoltà. Ma stavolta non era solo quello. Era quello che aveva cercato di fargli lui. Tradita. Ragazzina socchiudeva gli occhi per la rabbia mentre si alzava di scatto. Avrebbe dovuto iniziare a mentire anche a lui, l'unico che conosceva tutti i suoi segreti? L'unico che la conosceva per davvero, e che l'aveva implorata di non farlo scivolare nella follia? Colui che aveva cercato di obbligarla? Cosa le assicurava che non ci avrebbe riprovato? Stringendo i denti aveva terminato di vestirsi in tutta fretta. Tremava per la rabbia. Era poi scesa dabbasso e con molta difficoltà si era obbligata a vergare un biglietto. Dal suo mazzo di chiavi ne aveva estratta una e l'aveva poggiata a fianco, sul tavolo.
"Ixia, ti prometto che cercherò di non crepare. Ti lascio la chiave di casa, non mi serve più.
Lo vedo davanti a me, incatenato, imbavagliato, bendato. Quello che una volta era il mio compagno di giochi ora ridotto a una larva. Nascondo la mia rabbia davanti al necromante, la mano stretta a pugno nascosta da un lembo della giacca. Lui sa che è importante per me, ma non voglio che sappia quanto. Spero che Devon non gli abbia parlato, spero non gli abbia detto quel nome. Faccio per parlare al necromante di quanto ho sentito, il Re in Giallo è stato visto in città quando... ...appare. Una maschera e una tunica gialla. Mi fissa, e lo vedo solo io. Non lo vede il necromante, e Devon è comunque bendato. Mi sento di nuovo male, di nuovo i sintomi di un parto mostruoso. Il pianoforte in un angolo della stanza inizia a suonare una melodia allegra, di solito si canta ai bambini appena nati.
Il panico che mi assale è striato dalla vergogna che Devon mi sappia in queste condizioni, fragile. Il necromante mi fa sedere mentre la melodia cessa, come anche l'apparizione. Non riesco a calmarmi finchè un segno di una presenza, inosservabile e allo stesso tangibile, mi fa comprendere che Lui, Lui non mi ha abbandonata. Il mio Signore, colui che guida i miei passi e le mie preghiere. Anche il necromante riconosce la presenza divina, anche se forse non ha compreso quale divinità sia. E' solo un istante ma mi dà conforto e mi fa tornare in me.
"Rispetterò la mia parte del patto." Non posso fare altro se non fidarmi di lui. Ma ho paura.
Dolore, dolore puro. Non provava nient'altro che dolore, così potente come non l'aveva mai provato. Non così, non era un dolore fisico, era nell'animo. Lei lo amava, e lui amava lei, ma non potevano stare insieme. Erano troppo fragili entrambi, lei sentiva il peso di essere condannata a... morire? Diventare la Regina in Giallo? Forse entrambe le cose. E lui, lui avrebbe dato la sua vita per lei, ma niente di quello che avrebbe potuto fare sarebbe servito. Rielel si era permessa di lasciarsi andare al pianto, nel silenzio di una stanza buia. E mentre si sfogava sentiva farsi posto una sensazione diversa, una consapevolezza che portava con sè paura. Era fragile, e se ora si fosse manifestato nuovamente il Re in Giallo forse sarebbe veramente impazzita del tutto. Si era asciugata il viso, ricomponendosi e cercando di ricacciare il suo stato d'animo dietro una maschera. Non poteva rimanere da sola. Si era affrettata fuori dalla stanza e dall'Artiglio, alla ricerca dell'unico che potesse aiutarla.
