| CAPITOLO 1 - La Genesi Sono nato in una gabbia e in un certo senso, tutta la mia vita è sempre stata come quella di una bestia fra le sbarre. La femmina umana che mi partorì non era altro che una vacca da monta, rapita chissà dove, tenuta a mò di oggetto per il divertimento e che finì la sua triste esistenza nel farmi nascere, o almeno è così che credo.
Vivere in mezzo agli orchi è come stare in una ciotola di fango e spuntoni: ti sporchi e fa male. In quanto mezzorco venivo usato per i compiti più umili, come accatastare la merda delle latrine o servire i vari capi. La nostra era una tribù particolarmente ampia, facente parte dell'esercito di Sothillis, uno dei potenti ogre magi che sottomise alcune delle città dell'Amn, riuscendo a far convivere Orchi, gnoll, hobgoblin e goblin sotto la stessa bandiera.
Pensavo che tutti gli umani fossero per natura abitanti delle celle e rimasi stupito quando vidi due di questi camminare tranquilli per il nostro accampamento. Non solo erano liberi di camminare, ma tutti quelli che li incrociavano, deviavano il corso o cominciavano a tremare di paura, ma non diedi troppo peso alla cosa.
La mia testa sarebbe potuta finita schiacciata sotto un randello, giusto per far scaricare un momento di stizza di qualche orco, se non avessi incontrato Lisa. Piccola, minuta, dalla pelle bianca e i capelli color del legno. La incontrai la prima volta nel mio giro di consegna dell'acqua ai prigionieri. Solitamente quando davo loro il vitto, le loro reazioni erano di puro odio e terrore. Come biasimarli? Però, quando diedi l'acqua a Lisa, lei mi disse "grazie", sorridendomi. Rimasi colpito, ma vedendo la sua mano cercare l'acqua a vuoto, capii che i suoi occhi non potevano vedermi. Forse era per questo che non mi odiava, ma non riuscivo a fare a meno di guardarla come qualcosa di incredibilmente nuovo e affascinante. Nella mia vita, nessuno era mai stato così gentile con me ed il cuore ne rimase segnato per sempre.
Per giorni, l'unico motivo della mia esistenza, era quello di poter stare un poco con quella piccola umana. C'era un legame fra di noi e di giorno in giorno, sentivo nascere in me qualcosa di sconosciuto. Avrei voluto che rimasse tutto così per sempre, ma capii la realtà delle cose quando Kutrek, uno degli orchi più anziani della mia tribù, venne alla gabbie per cercare qualche umana da seviziare. Per poco non scelse Lisa e compresi che prima o poi sarebbe toccato anche a lei.
Non potevo permetterlo.
La notte seguente, quando il buio era ormai profondo, aprii la gabbia e presi Lisa fra le braccia, cominciando la fuga. Dopo tre giorni di cammino, ero sicuro di esser già abbastanza lontano e al sicuro. Si stagliava all'orizzonte un futuro con lei ed ero felice, ma non avevo fatto il conto con il fiuto dei Worg.
Ci stanarono mentre dormivamo in un piccolo boschetto e ci riportarono all'accampamento. Provai a liberarmi, ma fu inutile. Avevo già visto qualcuno fuggire. Sapevo che fine facevano i fuggiaschi, ma stavolta non compresi quanto fosse grave la situazione. Non solo un prigioniero era fuggito, ma era stato uno della tribù stessa a permettere tutto questo.
La mia ingenuità scomodò coloro, che ora so, essere i veri comandanti della mia tribù e forse dell'intero esercito di Sothillis: quei due umani che vidi anni prima, vennero a dettar giustizia. Io e Lisa fummo legati ad un palo e ad un tratto il silenzio calò su tutto l'accampamento: uno dei due umani si tolse la veste ed erano visibili alcune scaglie vermiglie su metà volto, mentre l'altro urlava in orchesco: "Che questo vi faccia ricordare che bisogna esser fedeli!" Quando finì la frase, l'uomo con le scaglie cambiò forma. Non so ancora se ciò che accadde fu frutto della Trama o della natura di quell'essere, ma ciò che accadde fu un umano che diventò un drago Rosso e che in un attimo, simile al battere d'ali di una farfalla, spazzò via tutto ciò che aveva mai avuto un senso nella mia vita.
L'unica cosa che mi da sollievo oggi, è pensare che Lisa non si accorse di nulla mentre le fiamme che l'avvilupparono, la resero carbone.
In me qualcosa si spezzò ed è da allora che provo a ricomporlo. Il drago tornò uomo e il suo sorriso accese in me una furia cieca e brama di vendetta. Per poco non mi strappai i polsi da quanta forza misi nel liberarmi dalla corda che mi legava al palo e con tutto ciò che avevo, mi scagliai sull'assassino di Lisa. Non sapevo ancora che il soffio è qualcosa che prescinde dalla forma: la carica finì nel vuoto e una vampata di fuoco mi colpì di striscio, dando fuoco al mio viso.
Ero pronto ad accogliere la morte e raggiungere la mia adorata Lisa.Edited by Kralizec - 7/1/2019, 16:45
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