Faerûn's Legends

La Luna e la Fenice, Gli eventi della profezia della Fenice con gli occhi della Selunita Alice.

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view post Posted on 14/7/2019, 22:45
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PROLOGO – I Baccanti



Era ormai da un po' di tempo che ero in viaggio lungo la Costa della Spada ed un bel giorno, vicino al Gate, sentii un gran vociare poco fuori dalla via maestra. Mi avvicinai e riconobbi Kent in compagnia di un umano ed un elfo. Tutti e tre sembravano ricoperti di... feci?
Era naturale chiedersi cosa fosse successo. Scoprii, dal loro racconto, che gli autori del fattaccio erano i “Baccanti”. Questo eterogeneo gruppo di folli dediti ai più sfrenati piaceri della vita mi erano già noti grazie ad un racconto di Kent stesso, che venne a conoscenza della loro esistenza dopo una disavventura con uno strano e molesto tizio che affermava di farne parte.

Sembrava che attirassero a se moltissimi viandanti e abitanti dei villaggi, trasformandoli in perenni festaioli. Come riuscivano a fare ciò? E soprattutto, c'era modo di fermare il diffondersi della loro follia?

Ci volle del tempo e qualche tentativo a vuoto prima di trovarli, ma alla fine furono loro stessi a palesarsi.
Cercando nella foresta fra Baldur's Gate e Waterdeep bastò seguire il baccano, i resti di varia natura e il forte odore per trovarne un piccolo gruppo.

Non erano cattive persone, erano solo folli, non meritavano di certo lo sterminio!

Lo scopo era quindi farli dormire per un po', ed infondo, nelle loro condizioni, bastava semplicemente qualche colpetto ben assestato.
Quando il gruppetto di baccanti fu reso più tranquillo, cercammo di indagare e di comprendere se e dove ve ne fossero altri. In nostro aiuto intervenne una creatura abitante dei fiumi, una Sirina che ci fornì la posizione di alcuni gruppi di Baccanti. Il più grande di essi aveva occupato la cittadina di Ulgoth's Beard.

Che fare allora? Questi esagitati pare provenissero in realtà da altri piani, ed erano quindi solo momentaneamente nel Torìl.
Come mandarli via? La Sirina consigliò di accontentarli con alcol e cibo fino a loro soddisfazione totale. Si potevano attirare in qualche radura dove avremmo potuto loro organizzare un banchetto, senza nuocere a nessuno.
Tutti quei piani sembravano esser ottimi, ma logisticamente irrealizzabili.

Non rimaneva altro che cercare di parlamentare con loro, magari con il gruppo più numeroso di Ulgoth's Beard.

Il gruppo di “eroi” che si incaricò della “complessa” missione era costituito da: Kent, Autumn, Dresdon, Gileril, Alexander e chiaramente io.
Giungemmo così, dopo qualche giorno, sul luogo, trovando la cittadina nel caos più totale. Nessuno sembrava essersi fatto male, però vi erano resti di vario genere, comprese escrezioni umane, un po' ovunque, con i cittadini esasperati dalla presenza di questi scalmanati.

Dopo una difficile indagine fra questa gente, si riuscì a comprendere che due erano le figure più carismatiche del gruppo: una tiefling mia omonima, cioè la “leader” in carica in quel momento, e un'elfa alata di nome Elsa Mars, un'ammaliante bellezza, dotata di non comuni capacità con l'arpa, che aspirava a prendere il controllo della marmaglia.

Gli avventurieri si rivolsero ad entrambe, con lo scopo di negoziare un accordo per far abbandonare ai Baccanti il Piano materiale.


Elsa chiedeva di aiutarla ad ottenere la guida del gruppo, spodestando la tiefling dal suo allegorico “trono”.

Alice chiedeva invece “semplicemente” di procurargli da bere per 400 persone.

Intanto i baccanti iniziavano ad innervosirsi per la scarsità di bevande alcoliche.

L'elfa sembrava molto più sincera della tiefling, perciò decisero che sarebbe stata lei la loro scelta.
Ovviamente, non si poteva di certo uccidere la leader Alice per spodestarla, non aveva alcuna colpa.
Mentre il gruppo si scervellava su come risolvere la situazione, Kent ebbe l'idea risolutiva.
Si mise ad urlare che la loro leader tiefling nascondeva l'alcol, ed io, comprendendo immediatamente, gli feci da eco in modo da convincere ancora di più il gruppo di scalmanati.
Disperati per la mancanza di alcolici, presero d'assalto la casa dove la tiefling si era sistemata, che perse i sensi nei tafferugli che seguirono.
La portammo fuori da li e l'aiutammo a riprendersi, ma appena aprì gli occhi, fuggì via, magicamente, verso chissà dove.
Elsa prese le redini del gruppetto di folli, e, dopo qualche tentennamento, mantenne la promessa, chiedendo al mio gruppo in quale piano si sarebbero dovuti recare.
Non sapevamo sinceramente dove mandarla, perciò consigliammo semplicemente un “piano caotico”.
La nuova “leader” Elsa Mars ed il gruppetto di folli, ormai entrati infondo nelle simpatie di quasi tutti noi, partirono per chissà dove.

Tutto sembrava essersi felicemente risolto, senza spargimenti di sangue e la situazione infondo era sempre stata affrontata con una certa tranquillità.

Delle nubi si stavano però addensando all'orizzonte, in maniera non solo figurativa.


Qualche tempo dopo, poco fuori dal Gate, si presentò un vecchio uomo, alla ricerca di alcune persone i cui nomi corrispondevano ai partecipanti alla “liberazione”di Ulgoth's Beard. L'individuo in questione era Shandalar, un potente mago che viveva in un palazzo nei pressi del villaggio.
Egli lamentò di un furto di un'importante pergamena dagli effetti sconosciuti ed imprevedibili, trafugata durante la permanenza dei Baccanti. Chiese il suo recupero, dietro lauto compenso.
La missione sembrava esser più rischiosa della precedente, ma la Selunita era anche un' avventuriera, e non voleva tirarsi indietro.


Negli stessi giorni però le file dei Malariti nelle foreste della Costa della Spada erano enormemente aumentate.

Cosa stava accadendo?

Le parole di un malarita con cui mi scontrai furono raggelanti: l'eletto di Malar, Anth Malar, aveva deciso di occupare le foreste a causa di un segnale ricevuto dalla divinità delle bestie.

A seguito di questo avvenimento, qualche tempo dopo, iniziò a piovere. Sembrava un semplice temporale, ma giorno dopo giorno la pioggia leggera continuava a cadere e cadere senza sosta.

Ancora mi chiedevo, cosa stava accadendo?

Tutti questi avvenimenti erano apparentemente slegati fra loro, accaduti casualmente a cavallo delle stesse decadi.


Presto mi sarebbe divenuto chiaro che la pergamena di Shandalar, Anth Malar, il destino dei baccanti e molto altro erano legati da qualcosa di più grande, una terribile serie di eventi che stava per colpire la Costa della Spada.

Il tempo delle avventure leggere e spensierate con un simpatico gruppo di esagitati era finito.
La mia, la nostra vera guerra stava per iniziare...




Edited by Abadeer - 15/7/2019, 00:13
 
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view post Posted on 16/9/2019, 13:16
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ATTO I – Il Limbo e la fondazione della Compagnia dei Custodi della Lama



Era ormai chiaro a tutti: la pioggia non aveva nulla che si potesse ricondurre al naturale corso degli eventi. Il volto di Selûne ogni notte era oscurato dalle malvagie nubi che riversavano la leggera ma persistente pioggia su tutta la Costa della Spada, che, come l'acqua del fiume su una roccia, goccia dopo goccia la corrodevano.

Qual'era il preciso legame fra l'arrivo di Anth Malar e queste misteriose perturbazioni atmosferiche? Sapevamo solo che l'eletto di Malar si era mosso a causa dell'esplosione di un vulcano nel sud, evento da lui ritenuto legato alla Profezia della Fenice.
La cerca delle risposte partiva innanzitutto dal recupero della pergamena di Shandalar. Io ma anche Tymia, Kent o Autumn non avevamo grandi possibilità di rintracciare i baccanti da soli, però c'era una persona a cui potersi rivolgere per chiedere aiuto, uno degli arcanisti più saggi e potenti della città degli Splendori, il Guardiano dell'Ordine Vigile Par Elidan Firenweer. Grazie al suo aiuto e alla sua divinazione saremmo riusciti a localizzare la pergamena. Essa si trovava nel Limbo, il piano esterno rappresentante il caos nel suo stato più puro, abbastanza prevedibile, infondo, data la natura di quel gruppo di scalmanati. In indagini successive però scoprimmo, in realtà per puro caso, che la pergamena era divenuta oggetto di disputa fra due razze (o fazioni in base a chi lo si chiede): i githyanki e i githzerai, quest'ultimi abitanti del piano del Limbo. Nello specifico, la pergamena era stata ceduta dai baccanti ai secondi di questi, ed i primi, i più malvagi fra i due, avevano intenzione di entrarne in possesso, anche con la forza. Era assolutamente necessario che la pergamena tornasse nel Faerun, in particolare nelle nostre mani.

Il viaggio planare per raggiungere il Limbo venne preparato dall'Ordine Vigile dei Maghi Protettori di Waterdeep ed in particolare dal Guardiano stesso.

Misi per la prima volta nella mia vita piede in un piano che non fosse il Primario Materiale dove sono nata e cresciuta. In questo piano di caos puro, il luogo ove eravamo sbarcati era in realtà relativamente stabile, almeno per il momento, dunque potevamo proseguire verso il Monastero dei githzerai, il luogo dove forse la pergamena era conservata. Lungo quella che si può definire strada, resa perigliosa dalla presenza di slaad e githyanki, incontrammo i baccanti, anzi l'ultimo di loro. Con un nostro enorme dispiacere ricevemmo la notizia che i baccanti da noi incontrati erano stati massacrati dai githyanki alla ricerca della pergamena, poiché sospettati di possederla ancora o di averla ceduta ai loro nemici. Venimmo a conoscenza inoltre che il Monastero dei githzerai era sotto assedio dei githyanki. Non rimaneva che scendere in aiuto della parte con la quale sicuramente si potevano instaurare dei rapporti maggiormente pacifici. L'intervento del nostro gruppo fu fondamentale nel respingere i gith malvagi, ma la pergamena non si trovava purtroppo in quel luogo. Ad informarci di ciò fu Zhjaeve, la monaca a capo del monastero, che ci indicò anzi un altro luogo, abitato sempre da githzerai, dove avremmo potuto reperire informazioni relativamente alla pergamena. L'incontro con l'altro gruppo di gith fu risolutivo quanto preoccupante. La pergamena non era neanche nelle loro mani, né in quelle dei githyanki, ma era stata trafugata dagli slaad, per passare nelle mani di una loro semi-divinità presente nel Limbo, Ygorl. Non si poteva combattere contro di lui, sarebbe stato impossibile sconfiggerlo in quelle condizioni, ma la pergamena era necessaria per la salvezza della Costa della Spada, non rimaneva che tentare la via diplomatica, sperando che il signore degli slaad fosse dell'umore adatto per trattare. Grazie a Zhjaeve, riuscimmo ad arrivare, tramite portale, al palazzo di Ygorl, che sembrava in realtà quasi attendere la nostra visita. Al suo cospetto, non avemmo altra scelta che chiedere la pergamena in cambio di un qualche accordo. Il nostro timore era, come ci era stato preannunciato, che ci proponesse qualche sfida impossibile, ad alto rischio di morte. Il signore degli slaad accettò di darci la pergamena in cambio di una risposta ad una domanda: “Che tempo fa nella Costa della Spada?”. Il gruppo si interrogò per lunghi ed interminabili minuti. Era forse un tranello? Bisognava analizzare la frase e comprenderne qualche nascosto significato? Gli indugi furono improvvisamente rotti dalla spregiudicatezza di Kent che diede la risposta più semplice: “Piove”. L'ansia invase per un attimo tutti i presenti, col timore che l'avventata risposta avesse segnato la loro condanna...
Ed invece era incredibilmente la risposta più semplice che Ygorl voleva. Non mi è ancora chiaro il perché abbia deciso di donarcela, così facilmente. È forse a conoscenza di qualcosa a noi ignoto? O solo per il gusto di vedere come va a finire questa vicenda? Le domande non ebbero però ulteriore spazio, era giunto il momento di tornare nel Toril, a Waterdeep.

La pergamena recuperata venne studiata dall'Ordine Vigile e risultò essere esattamente ciò che si sospettava.
Essa era sia la causa che la soluzione del problema: creata da degli eletti delle Furie per scatenare una tempesta perenne su vasta scala, la stessa poteva far cessare la tempesta. Ma per farlo era necessario il potere degli stessi eletti, i quali ovviamente non si sarebbero mai prestati a far terminare un'opera da loro stessi voluta. Vi era però la possibilità di procurarsi un loro “succedaneo”.

Se non ci fosse stato concesso il loro potere, ce lo saremmo presi con la forza. L'obiettivo finale era entrare in possesso del simbolo sacro di ogni eletto delle Furie.

Un compito arduo, forse impossibile, ma non c'era altro modo per salvare Waterdeep e l'intera Costa.

Era il momento di unirsi, l'obiettivo era comune per molti, seppur le motivazioni diverse. Io, Alice Nidirinn, sacerdotessa di Selûne, desideravo che il suo argenteo viso, offeso dalle orride nubi, tornasse a risplendere, che venisse arrestato il diffondersi della malattia del mannarismo, causato delle azioni del sanguinario Anth Malar e dalla tribù del Sangue Nero e che il mare cessasse di esser burrascoso e periglioso a causa del terrificante eletto di Umberlee, oltre a non esser personalmente di certo amante dei culti di Talos ed Auril. Mi unì così ad un gruppo formato dai druidi Autumn e Harus, rispettivamente fedeli a Mielikki e Silvanus, allo spadaccino Kent Dragonshield, alla cantrice Tymia Aucort, al Servo del Mistero Kulenov, al combattente mezz'elfo Aranel, sotto la guida del Guardiano Par Elidan Firenweer. Il nome della nostra compagnia fu “I Custodi della Lama”. A dispetto delle più disparate motivazioni personali, molti di noi erano inoltre accomunati dalla volontà di arrestare le azioni malvagie e crudeli che gli eletti e i loro seguaci stavano compiendo.
La nostra compagnia si sarebbe sciolta solo con il ritorno del sereno o con la nostra morte nel provarci.

Le nostre forze però ci permettevano di concentrarci solamente su un singolo eletto alla volta, e quale scegliere se non quello che minacciava in modo più diretto Waterdeep?
Il nostro primo obiettivo sarebbe stato l'eletto di Malar, Anth Malar...


Edited by Abadeer - 4/11/2019, 21:50
 
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view post Posted on 16/9/2019, 21:19
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ATTO II - Anth Malar


Anth Malar e i suoi servi circondavano le foreste intorno alla città degli Splendori. Nella raccolta informazioni precedente e successiva alla formazione della compagnia venimmo a conoscenza dell'esistenza dei due gruppi malariti maggiori che avevano occupato rispettivamente le foreste a sud e a nord di Waterdeep. Il gruppo nord era guidato da Hagar Hlutwigsson, un umanoide di grossa stazza ed altezza, circa 2 metri e 50, mentre il gruppo sud era guidato da un ferocissimo druido di Malar, Sengal “il Selvaggio”, un hin tanto piccolo quanto sanguinario.

Il primo dei due fece la mossa più furba ed inaspettata: si trasferì al porto di Waterdeep, dove la fame iniziava a farsi sentire a causa dei danni dell'insistente pioggia, promettendo cibo assicurato in cambio della fedeltà a Malar, propaganda che sembrava aver molto successo fra la massa di disperati abitanti del porto. Era diventato quasi intoccabile, salvo scatenare una rivolta cittadina.

Il modo migliore per raccogliere informazioni su Anth Malar era dunque puntare su Sengal, soprattutto perché egli si stava preparando ad una grossa caccia alle razze dotate d'intelligenza. Bisognava però localizzare la sua posizione, mentre intanto giungeva ora in aiuto anche il mio culto, le consorelle e i confratelli di Selûne, ed in particolare della consorella Lunaphrea, la quale incontrò personalmente tutti i Custodi della Lama, fornendoci preziose informazioni relativamente ai malariti ed assicurandoci anche che la Casa della Luna era in piena attività contro le trame di Anth Malar.

Sengal venne infine localizzato dalla divinazione, in un accampamento a sud. Un incantesimo di velo permise a noi Custodi di avvicinarci senza esser riconosciuti, mentre sotto i nostri occhi si stagliava lo scempio compiuto dai malariti. Molti seguaci venivano anche schiavizzati allo scopo di lavorare sui campi coltivati. In quel luogo si stava apparentemente producendo qualcosa, ma cosa? Intanto la copertura stava ormai per saltare, i mannari si stavano insospettendo nel veder girovagare dei loro apparenti sottoposti senza alcuna meta. Era giunto il momento di agire. Sengal risiedeva nella capanna centrale, la più grande. Era necessario far rapidamente irruzione. La battaglia contro i mannari infuriò immediatamente Il malefico halfing cadde però infine sotto i nostri colpi. Anche da morto, avrebbe potuto comunque darci le risposte che cercavamo sulla tana di Anth Malar. Ma le scoperte in quel luogo non erano terminate. Mentre mi accingevo a controllare una sorta di magazzino, notai una scala con una voce provenire dal piano superiore. Quando salii trovai un mezz'orco che parlava di un qualche carico da consegnare, pensando fossimo dei malariti venuti a reclamare qualcosa. In breve però egli capì che non eravamo seguaci del dio delle bestie, facendosi comunque catturare senza troppa resistenza. Con il mezz'orco e il corpo dell'hin, ci teletrasportammo di nuovo a Waterdeep.

Il primo interrogatorio fu al prigioniero vivo, il mezz'orco, che rivelò di esser addetto alla creazione di una pozione avente l'effetto di potenziare le capacità di coloro nei quali scorre il Sangue Nero, per un tempo di circa 12 ore a pozione. Già 9000 fiale erano state consegnate. La situazione era abbastanza preoccupante. Dopo qualche atto osceno al seguito dell'interrogatorio, il mezz'orco venne scortato alle prigioni cittadine. Arrivò quindi il momento di interrogare il “prigioniero” morto, Sengal, tramite l'incantesimo noto come “Parlare con i morti”. Egli ci rivelò così la posizione del luogo di consegna delle fiale, nonché rifugio di Anth Malar. Esso si trovava fra i Picchi Perduti, nella Grande Foresta, in una grotta piena di stalattiti dove pare impalasse barbaramente le sue vittime.

Fu li che poco tempo dopo ci recammo, localizzando l'esatta posizione della tana grazie a Lunaphrea e ai cacciatori della Casa della Luna, per scoprire nostro malgrado esser una tana abbandonata. Con il dominio mentale su un serpente mannaro effettuato da Par, scoprimmo che il grosso branco dell'eletto di Malar si stava spostando a nord-ovest del deserto dell'Anauroch, in una nuova tana ignota. Quella sarebbe stata la prossima tappa nella nostra caccia ad Anth Malar. Ma stavolta qualcosa sarebbe andato storto. Noi Custodi, seguiti dai miei confratelli seluniti e da un manipolo di guardie cittadine di Waterdeep giungemmo in quel deserto, un monumento eterno ad un impero caduto. Riuscimmo effettivamente a localizzare quella che sembrava una tana, con a guardia alcuni membri della tribù del Sangue Nero, che riuscimmo facilmente a neutralizzare. Noi Custodi, accompagnati da Lunaphrea, saremmo entrati nella tana, mentre i seluniti e le guardie cittadine ci avrebbero atteso all'esterno.
Varcammo la soglia della grotta, avendo appena il tempo di sentire un esplosione e vedere l'entrata crollare alle nostre spalle. Eravamo caduti nella trappola del nemico. Anth Malar aveva scelto il luogo giusto in cui rinchiuderci: una zona di magia morta infestata da esseri del Piano elementale del fuoco. Ci vollero settimane per uscire di li, scavando in mezzo ai cunicoli per raggiungere, finalmente, la fine della zona di magia morta e poterci teletrasportare tutti all'esterno.

Qualche giorno dopo, contattando Lunaphrea, scoprii la tremenda notizia: i miei confratelli seluniti e le guardie cittadine erano stati brutalmente massacrati dal branco di Anth Malar. Quelle bestie avevano ormai superato ogni limite: l'eletto andava fermato.

La mia consorella aveva localizzato la posizione approssimativa del sanguinario malarita: fra Triboar e il granaio del nord, Goldenfields, probabilmente nel pieno della frontiera selvaggia, nel villaggio del Larice Rosso. Era partita con gli esploratori da un po' di tempo, ed io attendevo sue notizie con apprensione. Venni a conoscenza del suo destino in una maniera abbastanza peculiare. Nel corso di una spedizione in una tana di malariti sulla Costa della Spada, dopo aver eliminato un mannaro del Sangue Nero li rifugiatosi, incontrammo un mannaro particolare, un furetto mannaro. Il nostro primo incontro fu abbastanza concitato: catturato e chiuso in un sacco, una volta liberatosi mi salì sul collo puntandomi il suo artiglio alla gola, chiedendo di parlamentare. Non mi rimase molto da fare che accettare. Il furetto, il cui nome si scoprì essere Ebberol, era un malarita “dissidente” nei confronti delle azioni dell'eletto della sua divinità, reo, a suo dire, di aver fin troppo attirato l'attenzione sui malariti, ormai attivamente braccati da molteplici forze in campo rispetto ai più tradizionali avversari. Ci fornì come prima informazione la posizione dell'enorme branco dell'eletto, che confermò i sospetti manifestatimi da Lunaphrea. Ma fu una seconda informazione a sconvolgermi particolarmente: Lunaphrea era stata catturata e mantenuta in vita, sotto però atroci torture, come trofeo personale di Anth Malar. Non potevo permettere che queste brutalità continuassero oltre. Era passato un mese dalla nostra fuga dalla grotta nell'Anauroch. Ebberol parlò a tutti i Custodi della Lama. Un piccolo santuario di Selûne nella zona occupata da Anth Malar era l'unico luogo sicuro più prossimo alla sua tana, il confronto non poteva esser ulteriormente rimandato. Il teletrasporto superiore portò tutti noi Custodi sul luogo, la magia di Velo, già usata per penetrare nell'accampamento di Sengal, si rivelò ancora utile per avvicinarsi al Larice Rosso. Il primo obiettivo era liberare la mia consorella Lunaphrea, sperando di non esser arrivati troppo tardi. La tana di Anth Malar si trovava in una miniera di carbone dismessa, nei pressi del villaggio del Larice Rosso, poco lontano dal luogo del teletrasporto. Un malarita di passaggio ci informò delle penose condizioni di Lunaphrea, ormai in stato catatonico per le violenze subite, la mia rabbia cresceva nei confronti di questi luridi mutaforma. Ci facemmo strada fra di essi, alcuni erano così ferali da attaccare i loro stessi “simili”, quali noi apparivamo essere. Eravamo vicini al luogo ove ci era stato indicato esserci un branco che teneva prigioniera Lunaphrea. Fingendoci ancora malariti, accampammo finte pretese sul trofeo, sfidando il capo branco. Ma essi non sembravano intenzionati a cedere e dunque li eliminammo quasi tutti, per giungere alla prigione della mia consorella. Il suo stato era pietoso, ma le mie preghiere e quelle del reverendo Kulenov gli fecero riprender conoscenza. Mi donò la sua arma, il Castigo di Luce Lunare, e gli promisi che Anth Malar avrebbe pagato per ciò che aveva fatto. Par con il teletrasporto la riportò a Waterdeep. L'idea iniziale era utilizzare Lunaphrea come “esca” per far uscire allo scoperto l'eletto, ma era ormai così vicino che non volevamo ci sfuggisse ancora. Inaspettatamente, arrivò un emissario del malarita, che ci propose uno scontro contro Anth Malar stesso. Molti branchi si sarebbero fatti da parte al nostro passaggio, il malcontento verso l'eletto sembrava esser cresciuto. Dopo un adeguata preparazione perciò, ci dirigemmo verso la miniera di carbone. Non vi era tempo di sviluppare un piano, non ci rimase altro che lo scontro frontale. Il branco personale di Anth Malar era rimasto a sua protezione ed iniziò un furioso scontro, nel quale tutti noi cademmo, tranne il nostro capogruppo, il Guardiano Firenweer. Tutto sembrava perduto, eravamo prigionieri dei malariti, quando Par con le sue sole forze uccise l'eletto di Malar in persona e tutto ciò che era rimasto del suo branco.
Rapidamente entrammo in possesso di tutti i suoi averi, uno di essi era probabilmente il simbolo sacro dal quale comunicava con la sua divinità. Neanche il tempo di riprender fiato che si scatenò una tempesta. Nello spazio della luce di un fulmine, comparve una sagoma femminile, che sparì immediatamente portando con se il corpo del defunto ex-eletto di Malar.
Quella donna, dalle informazioni raccolte da un capobranco mannaro, venuto per assicurarci la sua ritirata dai boschi della Costa della Spada, non era altro che l'ultima eletta sconosciuta, Deidre, l'eletta di Talos, apparentemente la mente dietro tutto ciò, riportata in vita dall'eletta di Auril a seguito di un interpretazione di alcuni eventi legati alla profezia della Fenice.

Il tempo per festeggiare era poco. Anche l'eletta di Auril era morta, uccisa dalle Aquile del Sangue, un altro gruppo implicato in questa faccenda. Ma rimanevano Deidre, l'eletta di Talos e Slarkrethel, l'enorme kraken eletto di Umberlee. Entrambi probabilmente molto più pericolosi degli altri due eletti.

Nella luce di Selûne però, noi riusciremo a prevalere...
 
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view post Posted on 15/10/2019, 20:28
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ATTO III - Slarkrethel



Il tempo ci era nemico.
Un kraken pluricentenario, l'eletto di Umberlee Slarkrethel si stava avvicinando. Alla sua già pericolosa e mostruosa natura, bisognava aggiungere le straordinarie capacità di manipolazione della trama in suo possesso.
Era intenzionato ad attaccare Waterdeep, probabilmente allo scopo di spargere terrore fra la popolazione della città.

Una domanda attraversava le riunioni dei Custodi della Lama: come affrontare un tale pericolo?
C'era un enorme problema da sormontare, che si aggiungeva alla potenza dell'eletto. Il mare. In tempesta inoltre. Il kraken è una creatura marina, mentre noi siamo creature di terra. Il vantaggio nel suo territorio era innegabile.
Il tempo passava e non si riusciva ad uscire da questa complessa situazione, mentre la collaborazione con le Aquile del Sangue risultava esser estremamente complessa a causa dell'incompatibilità fra i due gruppi. Il loro piano di un attacco frontale si scontrava con il nostro più cauto piano di tentare di portare in trappola il kraken, o riuscire a portarlo su terra, in modo da affrontarlo più efficacemente.

L'unica nota positiva che giunse in quei giorni fu l'intervento diretto dei circoli druidici. Un rituale avrebbe garantito un mare calmo per 20 ore, 36 se anche Harus ed Autumn avessero unito il loro potere in esso.

Solo un intervento esterno fu in grado di sciogliere questi nodi. Il Lord Svelato Piergeiron Paladinson convocò tutti gli attori di questa vicenda al palazzo di Khelben Blackstaff, nella sala riunioni. Seppur in una difficile e caotica riunione, emersero finalmente alcuni punti ed informazioni importanti: il simbolo sacro dell'eletto di Umberlee non era in possesso dello stesso kraken, ma era custodito nel suo tesoro personale, trasportato al suo seguito da alcuni suoi fedelissimi. L'obiettivo non era più necessariamente l'uccisione di un essere tanto potente quanto il kraken, ma era sufficiente tenerlo occupato il tempo necessario per recuperare ciò che ci serviva.

Per il combattimento contro Slarkrethel sarebbe stata costruita una nuova arma, il “cannone a flogisto”, un cannone caricato con un gas presente oltre il cielo dell'Abeir-Tòril. Non posso dire di averci capito molto, ma la missione venne presa dalle Aquile, con alcuni aiuti esterni, mentre la presenza di quasi tutti noi Custodi era più utile a terra.

Non posso negare che il mio cuore e la mia fede mi spingevano ad unirmi a questa missione, impensabile per la stragrande maggioranza degli abitati del Faerun, ma il consiglio del Guardiano Fireweer era di rimanere a terra perciò, godendo egli della mia fiducia, anteposi la sconfitta degli eletti ai miei interessi personali.

La parte più debole del piano deciso alla riunione con il Lord Svelato era il recupero del simbolo sacro. L'idea proposta dall'altro gruppo poggiava tutto sull'innegabile abilità dell'hin Luvia nel passare inosservata dietro le linee nemiche. Tenendo però conto che doveva esser vestita di un congegno gnomico atto a respirare sott'acqua senza magia noto come scafandro, e che probabilmente la guardia ad un oggetto di tale importanza sarebbe stata ferrea nonostante la battaglia, noi Custodi prendemmo la decisione di fornire supporto nel recupero del simbolo sacro.

Il recupero del flogisto da parte delle Aquile, effettuato grazie alla nave volante di Shandalar, andò a buon fine.

La sera del decimo giorno dopo la riunione il porto di Waterdeep fu assaltato dall'esercito di Slarkrethel. Squali mannari ed altri esseri marini fedeli di Umberlee si scontrarono contro le difese della città. Nel mentre, dopo alcune brevi schermaglie a cui partecipai, ci raggiunse il Guardiano per poter portare a termine il nostro piano.
Una pozione di respirare sott'acqua, l'incantesimo di teletrasporto ed eccoci negli abissi marini. Non pensavo fossero così bui e così freddi, era difficile proseguire se non tenendo il mantello del compagno di fronte. A sud si notava un edificio inabissato; era forse quello il luogo eletto a tenere momentaneamente il tesoro del kraken?
La strada fu funestata da diversi esseri marini a noi avversi, che riuscimmo però a sopraffare senza troppi problemi.
Raggiunto l'edificio e sconfitti i due guardiani, Luvia entrò nell'edificio, protetto da un campo antimagia. Non riuscimmo a capire cosa stava accedendo all'interno, ma la vedemmo dopo poco correr fuori e sparire di fronte ai nostri occhi. Si era forse teletrasportata via? La missione era riuscita?

Anche noi andammo via dai freddi abissi marini, per ritrovarci alla sede dell'Ordine Vigile. All'esterno dell'edificio Luvia ci attendeva, e con se aveva il Tridente, simbolo sacro dell'eletto.
La missione era riuscita. Ora eravamo in possesso di tre dei quattro simboli sacri.

Noi Custodi ci dirigemmo così immediatamente al rituale dei druidi, sperando fosse andato tutto per il meglio, e fornire ora il nostro supporto.
Autumn, Harus e i druidi stavano fortunatamente bene ed il nostro intervento fu propizio per respingere l'ultimo avversario, servo inoltre dell'eletta di Talos.

Nel mentre le forze del porto riportavano la vittoria: Slarkrethel era stato messo in fuga a causa delle ingenti ferite subite.

L'ottenimento di un'ulteriore vittoria non fece altro che diffondere gioia fra tutti i presenti ma ancora era presto per festeggiare.

Mancava Deidre Kendrick, l'ultima eletta ancora in forze, esecutrice materiale di tutto quello che stava accadendo. L'arcidruido che officiò il rituale raccontò ai presenti la sua storia. Lei era in realtà originariamente una persona di buon cuore, figlia di Re Tristan delle Moonshae. Per la salvezza di suo padre, però, venne ingannata e successivamente controllata dal dio Talos.
Vi era forse qualche speranza di farla ritornare la donna che era?
Solo la sua famiglia, la famiglia reale delle isole Moonshae ed in particolare sua sorella, la regina Alicia Kendrick potevano saperlo.

Il dilemma ora era diffuso fra tutti i protagonisti della vicenda. La via diplomatica o la via delle armi?

La scelta sarebbe stata presto fatta...


Edited by Abadeer - 15/10/2019, 22:31
 
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ATTO IV – Deirdre Kendrick




Dopo la fuga del kraken rimaneva solo un simbolo sacro da ottenere, l'ultimo reagente necessario allo svolgimento del rituale per fermare finalmente questa pioggia.
L'arcidruido aveva tracciato una chiara via su come procedere: diplomazia o guerra. In realtà forse le due strade non si escludevano vicendevolmente.
La scelta del gruppo dei Custodi della Lama e successivamente anche degli altri protagonisti di questa impresa ricadde sul cercare un incontro con la sorella di Deirdre, la regina druida della Moonshae Alicia Kendrick.

Nell'incontro diplomatico, onde evitare un sovraffollamento del palazzo reale, si preferì esprimere un rappresentante per ogni fazione presente nella coalizione nata contro gli eletti delle Furie. Per i Custodi della Lama, la scelta ricadde su di me.
Giunti a destinazione tramite portale, la regina Kendrick ci illustrò ciò che, a suo parere, avrebbe potuto far redimere sua sorella. Irretita da Talos, rimaneva sotto il suo giogo per timore dell'ostracismo della sua famiglia e del suo regno nei suoi confronti. Farle capire che era di nuovo benvenuta a fianco di sua sorella, il quale affetto nei suoi confronti non era mai diminuito, l'avrebbe fatta forse rinsavire dalla sua “follia”.

Il bastone personale di Alicia, da lei donatoci, sarebbe stata la prova inconfutabile del perdono agli occhi dell'eletta di Talos.

La seconda tappa della coalizione fu dunque l'isola Murena, luogo nel quale venne edificato il mausoleo di Deirdre. Piegata la resistenza di fronte ad esso ed ottenute le chiavi del cancello grazie alle abilità della hin Luvia, potemmo raggiungere dei cunicoli sotterranei, entro i quali risiedeva l'eletta di Talos.
Diversi furono gli ostacoli che ci si frapposero davanti nel raggiungere la sfortunata Kendrick: seguaci di Talos, muri di energia, meccanismi da attivare ed altri problemi di carattere non strettamente ambientale.

Questo però non riusci a fermare a lungo la nostra avanzata, ritrovandoci dunque al cospetto della donna obiettivo della nostra ricerca.

Lei si dimostrò ostile inizialmente, poco propensa al dialogo, ma le capacità oratorie del bardo Rayzengar e la sincerità della storia da lui raccontata, unite al pegno donatoci da Alicia, smossero l'animo corrotto di Deirdre. Vi era però un ultimo ostacolo: i sommi sacerdoti di Talos al suo fianco che non l'avrebbero lasciata andar via così facilmente.
Anche l'ultimo scontro, solo leggermente più complesso, fu affrontato e risolto vittoriosamente. Deirdre tornò dalla sua famiglia, non prima di averci donato il simbolo sacro del Distruttore.

Non avevamo avuto in questo caso un altro epico combattimento contro un eletto di una divinità, ma le risoluzioni pacifiche e le redenzioni dei malvagi sono sempre l'obiettivo finale che maggiormente, a mio parere, si dovrebbe desiderare.

Il ritorno a Waterdeep non era però così carico di allegria: i quattro simboli sacri degli eletti delle Furie erano sì finalmente in mano all'Ordine Vigile dei Maghi Protettori, ma mancava ancora l'ultimo atto di questa storia.

Il rituale andava fatto, come era stato rivelato fin dagli inizi di questa storia, nel Piano Astrale. Non il più pericoloso fra i piani forse, ma il timore che qualche incognita potesse sorgere nell'atto finale della nostra impresa era persistente.

Prima della partenza avrei salutato i miei genitori, per poi dirigermi verso la Casa della Luna al fine di chiudermi in preghiera e meditazione.

Possa Selûne guidare ancora una volta i nostri passi nella notte e portarli ad una nuova alba...
 
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view post Posted on 23/11/2019, 19:48
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EPILOGO – Il Piano Astrale e la fine della tempesta



Il momento era arrivato. Era scoccata l'ora dell'ultima missione: il rituale sul Piano Astrale.
Sotto idea di Par e con l'accordo di tutte le parti in causa, il membro del Pugno Fiammante Daimor Morn sarebbe stato considerato il leader della spedizione. Non amo la disciplina ferrea, ne amo i metodi inflessibili, ma le intenzioni da lui manifestate ed esposte su come guidare la coalizione erano altresì comprensibili.

Il benefattore di Ulgoth's Beard, il mago Shandalar, il possessore originale della pergamena della Profezia della Fenice, fornì al Guardiano Firenweer un tomo in cui vi erano contenuti ulteriori dettagli relativi allo svolgimento effettivo del rituale.

Egli ci avrebbe inoltre aperto un portale con destinazione un luogo considerato sicuro sul Piano Astrale: un avamposto commerciale dei githyanki.
Gli ultimi incontri con la loro razza non erano stati pacifici, ma Shandalar mi assicurò che non ci sarebbero stati problemi in quel luogo, almeno finché non ne avessimo causati.

Il gruppo si riunì, pronto a superare la soglia della porta arcana.


Il luogo in cui ci ritrovammo era davvero singolare. Somigliava infatti terribilmente a Waterdeep, come se fosse stata però ricostruita senza ben ricordare il progetto iniziale.

Un githyanki all'ingresso, che sembrava comandare la guarnigione locale, ci fece alcuni raccomandazioni relativamente a come comportarci da quelle parti, le medesime di fatto che ci fece Shandalar alla partenza.

Essendo un luogo di scambio commerciale, alcuni fra noi furono attratti da oggetti rari, se non introvabili, in vendita nel locale mercato. Nulla però che attirasse il mio interesse.

Era necessario invece raccogliere informazioni relative al luogo adatto per lo svolgimento del rito, il quale pare si dovesse trovare nelle zone limitrofe all'avamposto gith.
Le informazioni arrivarono grazie ad una piratessa githyanki, ora proprietaria di una locanda locale, la quale ci raccontò di una zona in cui circa 3-4 mesi prima, almeno secondo il computo ed il passaggio del tempo faeruniano, furono avvistati dei fulmini e intorno alla quale vi furono strani movimenti. L'unico modo per accedere a quel luogo era possedere una particolare sfera di potere psionico.

Screen-locanda-gith-Copia

Ci informò inoltre che essa era in possesso di un gruppo di illithid che infestavano le zone esterne all'avamposto. I cancelli di quest'ultimo erano però chiusi, e l'unico modo per uscire era ottenere il permesso del Gish, cioè il capo della guarnigione dell'avamposto.
Egli, al nostro manifesto interesse di uccidere dei mind flayer, ci diede il permesso di uscire.

L'incontro con gli scorticatori di menti non tardò ad arrivare. Non si tradusse però immediatamente in uno scontro. Le aberrazioni in fronte al nostro gruppo cercavano lo stesso oggetto che il Gish ci indicò essere in realtà in loro possesso. Il githyanki pare ci volesse usare per ripulire la zona adiacente all'avamposto. Gli illithid ci proposero un controaccordo. Se noi avessimo preso la sfera dal Gish, loro ci avrebbero lasciato entrare nella zona di nostro interesse. Il dubbio attraversò l'intero gruppo. A chi affidarsi? La sfera era fondamentale per superare una strana barriera che ci ostruiva il passaggio verso il luogo del rito, dovevamo assolutamente ottenerla.

Il parlare ancora con la piratessa della locanda ci fece capire che, indipendentemente dalla bugia, la riconoscenza del Gish ci avrebbe permesso di ottenere la sfera. Eliminare degli esseri tanto malvagi come i mind flayer non sarebbe, ed in effetti non fu, un problema sotto nessun aspetto.
La nostra ricompensa arrivò. Il Guardiano Firenweer fu edotto dalla githyanki sull'utilizzo della sfera e della fascia psionica. Alla sua volontà, la barriera che ci impediva il passaggio si aprì.

Era giunto il momento di porre fine a questa maledizione.

Il luogo ove entrammo era alieno, ancor più alieno del già inusuale Piano Astrale. Una lunga strada diretta verso un luogo di solida oscurità con al centro un altare, il luogo dove tutto era iniziato.
Gli arcanisti diedero il via all'esecuzione del rituale. Per ogni simbolo divino vi era un piccolo enigma da risolvere, che venne portato a termine con non eccessiva difficoltà, mentre il resto del gruppo proteggeva tutti dalle ondate ostili di alcuni fedeli delle Furie.

rituale-Copia

Infine il rituale giunse al suo termine.
Dopo la caduta dell'ultima resistenza, composta da alcuni Signori delle Tempeste, una sensazione di soddisfazione e giubilo attraversò i presenti.


L'euforia era però destinata a durare ben poco.
Il timore sostituì i precedenti sentimenti fra i presenti quando, mentre ci si preparava all'abbandono del piano, comparve davanti a loro quella figura, quella semi-divinità che sembrava aver avuto un ruolo tanto marginale e passeggero in questa lunga e complessa vicenda. Io mi ero sempre chiesta come mai ci avesse ceduto tanto facilmente quella pergamena. Era solo frutto della sua volubilità?

Egli ci accolse e si congratulò con noi, invitandoci alla sua dimora, che io e pochi altri avevamo già avuto modo di visitare. Dopo averci fatto accomodare, le sue parole risuonarono in conferma con i miei sospetti e le mie paure.

Il consegnarci la pergamena quel giorno di circa 4 mesi prima non era un atto di pura casualità, ma un impulso che Ygorl, il signore degli Slaad, diede allo svolgersi arbitrario e casuale degli eventi.

La pergamena, il suo testo non erano altro che frutto della sua mente, elemento del suo contorto piano.

Egli conosceva la smania degli eletti delle Furie per l'avvento di tale profezia, una profezia forse inesistente o forse non ancora destinata a compiersi. Quelli non attendevano altro che un minimo segno.

Un piccolo smottamento fra la neve per dare origine alla valanga.

E tutto ciò a che scopo? Per la morte di una semplice donna. Una donna destinata a dare vita ad un stirpe, nella quale, fra 5000 anni, sarebbe nato un eroe capace di dare ordine e prosperità alla Costa della Spada.

Il cessare della tempesta, per motivi casuali ed ignoti, aveva come effetto la morte di questa innocente.

Il mancato marito di questa avrebbe invece generato, con un'altra consorte, una stirpe destinata, allo scoccare dei 5000 anni, a portare caos e distruzione nella Costa della Spada e nel Torìl tutto.
Un piano pieno di casualità volto a portare il caos in un umanamente lontanissimo futuro.

Non potevamo però agire altrimenti. Fra cinque millenni qualcun altro, come noi, avrebbe posto fine a tale caos.
Era importante invece per noi, o almeno alcuni di noi, uomini e donne del nostro tempo, porre fine alla sofferenza del presente.

L'ultimo regalo di Ygorl fu un teletrasporto nel nostro piano d'origine, con destinazione chiaramente casuale.

La Costa della Spada era finalmente libera. Quella notte, il volto di Selûne, finalmente non più oscurato dalle malevoli nubi di Talos, tornava a guidare i passi di noi fedeli, mentre i marinai potevano tornare a solcare i mari con minor paura nei confronti della terribile Regina delle Sgualdrine.

A qualche giorno di distanza, i Custodi della Lama furono convocati dal Lord Svelato alla torre di Bastonenero. Temevo avremmo ricevuto qualche superflua onorificenza, ma l'oggetto donatoci fu in realtà simbolico ed apprezzato, un modo per rimanere uniti e connessi fra noi.
Renner Null, un arcanista fedele di Paladinson, ci comunicò avrebbe scelto la strada dell'archilich, un lich diventato tale per una causa volta al bene, per farsi da estremo depositario della memoria della profezia pentamillenaria.

Ora era davvero tutto finito. Il Guardiano Firenweer decretò lo scioglimento del gruppo di coraggiosi e valorosi, dei salvatori della Costa della Spada che si erano sempre battuti con ferme convinzioni noti come Compagnia dei Custodi della Lama.

Non avevo dimenticato nessuno dei sacrifici che erano stati compiuti dai fedeli della Signora d'Argento per poterci aprire la strada alla vittoria. I confratelli e le consorelle massacrate da Anth-Malar, il supplizio di Lunaphrea. Lei era stata sempre con me, la sua arma, il Castigo di Luce Lunare, aveva viaggiato con me fin sul Piano Astrale. Negli ultimi combattimenti sentivo lei, sentivo tutti loro, sentivo la Dama della Luna con me, al mio fianco.

Avevo fatto risplendere la sua argentea luce nelle ombre. L'eterna oscura notte, il distorto incubo di Shar, non si sarebbe realizzato in questo giorno.

Questa avventura mi aveva cambiata. Precedentemente ero una giovane, che mascheravo la mia ingenuità dietro la mia risolutezza. Desideravo solo viaggiare, scoprire qualcosa di nuovo.

Questo desiderio non è morto in me ma ho deciso di subordinarlo ad un'importante responsabilità. Io posso aiutare gli altri e voglio aiutare gli altri. Ne ho le capacità, ne ho i mezzi, ne ho la volontà. Dedicherò la mia vita al far risplendere la luce argentea in ogni luogo oscurato dalla malefica ombra. Lotterò per portare il bene ovunque ce ne sarà bisogno.

Solo un'ultima domanda, un pensiero che non avevo esternato a nessuno mi tormentava.
Ma se il piano di Ygorl fosse ancor più caotico del previsto? Se in realtà non ci fosse nessuna stirpe di eroi o malfattori pronta a nascere, ma abbia lanciato il seme di una nuova profezia solo per vederla casualmente autoavverarsi, forse per mano di qualche futuro folle convinto di essere il predestinato? E noi, riportandola nel Torìl e diffondendola, non abbiamo fatto altro che esser pedine ancora per un'ultima volta del suo folle gioco?
Era forse una domanda a cui non avrei mai trovato risposta...

Possa Selûne esser guida per il mio cammino nell'oscura notte e portarmi a riveder il sorgere della nuova alba.


Edited by Abadeer - 23/11/2019, 21:12
 
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