Dopo mesi di lontananza, senza neppur l'appiglio di una lettera o una voce, il bel Zaraf'el e la strega si incontrano al Canto dell'Elfa.
Tanto è l'ardore, vieppiù dovuto all'astinenza? che poco ci manca a che la strega se lo pappi lì sul tavolo con gli stivali e tutto.
Prima però deve parlargli. Io ho danzato per la mia Dea dicendo che sei mio marito.
E tu sei mia moglie, dice l'altro, e aggiunge: amore.
La strega rabbrividisce, così come quel gatto che vomita un tappeto. "non mi devi chiamare così!"
Zaraf'el rimane allibito.
Diciamo complicazione. Ciò che ci è capitato lo chiameremo
complicazione.
Nella taverna è pieno di avventurieri, che vanno che vengono. E chi si affaccia al tavolo separato vede i due amanti avvampare.
Si parlano.
Io sono cattiva per i buono e buona per i cattivi. sono il disorientamento. sono la baraonda, la mescolanza e lo scompiglio. sono guazzabuglio ma rispetterò la promessa a patto che tu non la sveli a nessuno; dice la strega.
oh moglie mia, perplesso aggiunge eccitato il bel compagno, rispetterò pur'io la promessa.
Quindi, ormai prossimi all'esplosione spontanea, vanno a cercar luogo carino.
Uscendo dal locale la strega ringhia e minaccia con gli occhi ognun che l'occhio lancia a sua bellezza.
Raggiungono la riva dei sospiri, laddove il Chiontar batte sulle pendici rocciose e forma spiaggetta solitaria.
Ho delle nuove magie, mio caro, e non immagini nemmeno quali...
Dopo l'intimo momento, la strega si confida: non voglio più essere bella.
E perché mai dici questo, complicazione mia?
La bella strega, rotola il capo sul di lui petto, ove poggia in ultimi sospiri, così da vederlo negli occhi, e sorride in modo sinistro senza dir nulla.